26. La Didone “ermetica” di Ungaretti

26. La Didone “ermetica” di Ungaretti Cori III e IV La storia di Didone ispirò Giuseppe Ungaretti, che compose diciannove brevi Cori descrittivi di st...

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26. La Didone “ermetica” di Ungaretti Cori III e IV La storia di Didone ispirò Giuseppe Ungaretti, che compose diciannove brevi Cori descrittivi di stati d'animo di Didone, compresi nell'opera incompiuta La Terra promessa (sottotitolo Frammenti:1935-1953). I temi sono il viaggio di Enea alla ricerca dell’Italia, la tragedia di Didone, la morte del nocchiero Palinuro ("Recitativo di Palinuro"), tutti personaggi del mito virgiliano ai quali Ungaretti assegna forte valenza allegorica. La struttura dell'opera, inizialmente concepita come un melodramma incentrato sulla figura di Enea e sulla sua missione, rimase allo stato di abbozzo e ci giunge frammentario. A Didone Ungaretti dedica diciannove cori, dove è svolto il tòpos dell’abbandonata arricchito però con il tema del declinare "degli ultimi bagliori di giovinezza", estraneo al testo virgiliano. Ungaretti stesso scrive: "Toccata Enea la terra promessa, tra le visioni della sua memoria che gli prefigureranno l'avvenire, si eleveranno anche i cori descrittivi di stati d'animo di Didone". Enea stesso, nel momento in cui approda alle coste italiche, invoca Didone che nella visione gli appare muta e sfuggente. Intanto ode i cori che cantano la passione della donna. La quale, parlando in prima persona in un liguaggio novecentesco lirico e analogico, rievoca la dolorosa vicenda dell'abbandono con immagini ed espressioni simili a quelle del testo virgiliano. III Ora il vento s’è fatto silenzioso E silenzioso mare; Tutto tace; ma grido Il grido, solo, del mio cuore, Del cuore che brucia Da quando ti mirai e m’ha guardata E più non sono che un oggetto debole. Grido e brucia il mio cuore senza pace Da quando più non sono Se non cosa in rovina e abbandonata

IV Solo ho nell’anima coperti schianti, Equatori selvosi, su paduli Brumali grumi di vapore dove Delira il desiderio, Nel sonno, di non essere mai nati.

Parafrasi del IV coro Sento nel profondo dell’anima schianti dolorosi, mi sento soffocare come se mi trovassi in una sola selva equatoriale e immersa tra i densi vapori delle paludi nebbiose mentre grido, durante nel sonno, il mio desiderio di non essere mai nata.