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SEZIONE II - LA NARRAZIONE BREVE
dal racconto orale alla tradizione scritta
Esopo
Il lupo e l’agnello la storia i personaggi il tempo lo spazio il narratore e la focalizzazione le tecniche espressive
L’OPERA Già alla fine del V secolo a.C. si attribuiva ad Esopo un insieme di favole, la cui popolarità è attestata da Aristofane (vissuto tra il 445 a.C. e il 385 ca. e considerato il massimo rappresentante della commedia antica greca), che costituivano una delle prime letture scolastiche. A noi è pervenuta una raccolta di oltre trecentocinquanta favole frutto di redazioni diverse, la più antica delle quali fu opera dell’erudito peripatetico Demetrio Falereo (sec. IV a.C).
genere
favola tratto da Favole anno VII-VI a.C. luogo Grecia
IL BRANO La struttura della favola esopica è molto semplice: un breve episodio concluso da una sintetica morale.
la lingua e lo stile
n lupo vide un agnello presso un torrente che beveva e gli venne voglia di mangiarselo con qualche bel pretesto. Standosene là a monte, cominciò quindi ad accusarlo di insudiciar l’acqua, così che egli non poteva bere. L’agnello gli fece notare che, per bere, esso sfiorava appena l’acqua col muso e che, d’altra parte, stando a valle, non gli era possibile intorbidare la corrente a monte. Venutogli meno quel pretesto, il lupo allora gli disse: «Ma tu sei quello che l’anno scorso ha insultato mio padre». E l’agnello a spiegargli che a quella data egli non era ancor venuto al mondo. «Bene», concluse il lupo, «se tu sei così bravo a trovar delle scuse, io non posso mica rinunziare a mangiarti». La favola mostra che contro chi ha deciso di far un torto non c’è giusta difesa che valga.
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da Favole, Rizzoli, Milano 1998
Esopo Le notizie sulla sua vita si confondono con la leggenda già nei tempi antichi: lo storico Erodoto conosceva un libro popolare del secolo V a.C., il Romanzo di Esopo. Sarebbe vissuto nei secoli VII-VI, originario della Tracia o della Frigia e venduto come schiavo a un filosofo a Samo. Dopo avventurose vicende e lunghi vagabondaggi in Oriente, sarebbe stato condannato a morte a Delfi sotto la falsa accusa di furto sacrilego e Apollo ne avrebbe vendicato la morte diffondendone la fama. Si raccontava anche che fosse deforme, con una testa troppo grossa e il corpo piccolo, gobbo, obeso e balbuziente, ma dotato di una intelligenza tale da consentirgli di affrancarsi dalla sua condizione di schiavo. Probabilmente queste notizie tramandateci dagli antichi avevano un significato simbolico: la deformità e la balbuzie compensate dall’acutezza d’ingegno ricordano la cecità di Omero, anch’essa sicuramente simbolica, così come la condizione servile, comune anche a Fedro, sembra giustificare l’adozione di un genere minore come la favola. V. JACOMUZZI, M.R. MILIANI, F.R. SAURO, Trame e intrecci © SEI 2011
CAPITOLO UNO
il mito
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STRUMENTI DI LETTURA I personaggi I protagonisti di questa favola, il lupo e l’agnello, sono in netta contrapposizione, secondo un canone consolidato nella tradizione orale preesistente alle testimonianze letterarie: uno è il vincitore e uno è lo sconfitto, uno commette ingiustizia, l’altro la subisce. Nella rappresentazione popolare che ha dato origine sia alla produzione favolistica sia a quella fiabesca questi due personaggi hanno conservato nel tempo, pressoché inalterate, le loro caratteristiche: sono divenuti simboli di due diverse situazioni esistenziali, definite all’interno di un mondo culturale, come quello agricolo-pastorale, in
cui la presenza del lupo costituiva una minaccia costante per il bestiame, dalla cui sopravvivenza dipendeva la vita dell’intera comunità umana. Proprio in questo tipo di società si affermò, fin dai tempi più antichi, l’usanza di offrire alla divinità come vittima sacrificale l’agnello (cioè il bene più prezioso). Tradizione successivamente reinterpretata dal cristianesimo che ha simbolicamente identificato la figura del Cristo con quella dell’agnello. Nel corso del tempo, pertanto, le figure del lupo e dell’agnello si sono definite grazie all’azione dell’immaginario popolare che ha proiettato su di loro paure, speranze, insicurezze e conflitti.
Franz Marc (18801916), Il sogno, 1911, particolare. Gli animali, e in particolare i cavalli, furono i soggetti preferiti da Franz Marc che attraverso di loro esplorò il simbolismo del colore. In questo dipinto, i toni freddi del blu, che per Marc è il colore della spiritualità, evocano il mistero e la poesia di un’antica leggenda.
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di ffi co ltà
LABORATORIO Analisi La storia
Vedi a p. 6
1 Evidenzia:
La situazione iniziale
Righi .........................................................
Lo sviluppo della narrazione
Righi .........................................................
La situazione finale
Righi .........................................................
Il tempo
Vedi a p. 46
2 Individua l’analessi presente nel testo.
Il narratore e la focalizzazione 3 Il narratore è: interno
Vedi a p. 88
esterno
4 Quale punto di vista assume?
Produzione
di ffi co ltà
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Laboratorio
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5 Tieni presente la morale del racconto e scrivi una breve storia che abbia come protagonisti due esseri umani uno dei quali compie una vistosa ingiustizia nei confronti dell’altro e pretende di aver ragione. Ambienta la vicenda in una situazione contemporanea (ad esempio una strada di città in cui si trovano un automobilista e un pedone).
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CONFRONTO INTERTESTUALE
La lunga vita di una favola La favola del lupo e dell’agnello è tra le più famose e riproposte in varie epoche perché il suo tema è universale e ricorrente in contesti storico-sociali diversi: la volontà di sopraffazione dei potenti nei confronti dei più deboli, le subdole giustificazioni del potere, l’inevitabile sconfitta degli innocenti. Delle numerose riscritture, ne seguono due, rispettivamente, di Fedro e di La Fontaine entrambe ispirate al modello di Esopo.
Fedro
La Fontaine
Erano venuti a spegnere un lupo ed un agnello ne lo stesso ruscello della sete l’ardor. Ne l’alto del declivio1 il lupo erasi2 posto, l’agnel da lui discosto, nel corso inferior. Già dalle ingorde fauci stimolato il ladrone, per attaccar questione prese a parlar così: – Perché – gridò – m’intorbidi l’acqua ch’io a ber mi metto?Tremante il lanosetto3 giustificarsi ardì4: – Come ciò far, perdonami, o lupo, a te poss’io? Vedi che al labbro mio scende il licor5 da te. – E quei vinto sentendosi dalla ragion palese – Sei lune7 fa – riprese – dicesti mal di me. – – Io? – disse l’altro, – ah, credimi! non ero nato ancor – – Il padre tuo fu allora che ingiuriarmi osò. – E tra le branche8 avendolo già stretto, ingiustamente del misero innocente le membra lacerò. È scritta questa favola contro quelle persone che gli innocenti opprimono volendo aver ragione.
La favola che segue è una lezione che il forte ha sempre la miglior ragione. Un dì nell’acqua chiara di un ruscello bevea cheto9 un agnello, quand’ecco sbuca un lupo maledetto, che non mangiava forse da tre dì, che pien di rabbia grida: – E chi ti ha detto d’intorbidar la fonte mia così? Aspetta, temerario! – Maestà, – a lui risponde il povero innocente – s’ella guarda, di subito vedrà ch’io mi bagno più sotto la sorgente d’un tratto, e che non posso l’acque chiare della regal sua fonte intorbidare. – Io dico che l’intorbidi – arrabbiato risponde il lupo digrignando i denti – e già l’anno passato hai sparlato di me. – Non si può dire, perché non ero nato, ancora io succhio la mammella, o Sire. – Ebbene sarà stato un tuo fratello. E come, Maestà? Non ho fratelli, il10 giuro in verità. Queste son ciarle.11 E` sempre uno di voi che mi fa sfregio,12 è un pezzo che lo so. Di voi, dei vostri cani e dei pastori vendetta piglierò. – Così dicendo, in mezzo alla foresta portato il meschinello,13 senza processo fecegli14 la festa. da Le favole, Mondadori, Milano 1975
da Favole, Edipem, Novara 1974
1. ne l’alto del declivio: sulla parte alta del pendio. 2. erasi: si era. 3. il lanosetto: l’agnellino. 4. ardì: osò. 5. il licor: l’acqua. 6. palese: evidente. 7. lune: mesi.
8. branche: zampe. 9. bevea cheto: beveva tranquillo. 10. il: lo. 11. ciarle: chiacchiere. 12. che mi fa sfregio: che mi reca offesa. 13. il meschinello: il poveretto. 14. fecegli: gli fece. V. JACOMUZZI, M.R. MILIANI, F.R. SAURO, Trame e intrecci © SEI 2011
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Confronto intertestuale Prendi in esame i due testi qui proposti e quello di Esopo. 1 Quale differenza si impone alla semplice vista dei tre testi? 2 Paragona l’estensione della situazione iniziale nei tre componimenti. Dove è appena accennata? Dove è più articolata? 3 In quale favola il primo a fare la sua comparsa è il lupo e i fatti sono narrati dal suo punto di vista? 4 In quale si mette in risalto la figura dell’agnello? 5 In quale i protagonisti ci vengono posti subito entrambi sotto gli occhi? 6 Dove la morale è posta all’inizio? 7 Confronta il dialogo tra i due personaggi in Esopo e Fedro e annota le differenze. 8 Sottolinea le espressioni e le parole che in La Fontaine mostrano un riferimento al proprio tempo. 9 In quale favola ti sembra più forte la componente di critica sociale? Argomenta la tua risposta con opportuni riferimenti al testo. 10 Scrivi un breve testo in cui fai emergere le analogie e le differenze tra le tre favole.
Henri Rousseau (1844-1910), Il sogno, 1910, particolare. Il pittore Henri Rousseau immaginò spesso nelle proprie opere foreste favolose, un mondo esotico dove la fantasia si trasfigura in visione onirica, riuscendo a coniugare abilmente realtà e magia, uno spazio bidimensionale e colori irreali, una linea essenziale e lussureggianti figurazioni.
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