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focalizza la tua attenzione su un concetto. IDEA esprime un consiglio dettato dall' esperienza. ESEMPIO contraddistingue un esercizio, un esempio prat...

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MANUAL

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DECOMPRESSION Manuale per immersioni con decompressione in Eanx

“ Imparare senza pensare è fatica perduta Pensare senza imparare è pericoloso” — Confucio —

Decompression

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Modulo 1 • La Decompressione

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Modulo 1 • La Decompressione

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DECOMPRESSION Autore:

Roberto Menzaghi - Marco Braga

Ideazione Testi: Progetto grafico: Collaboratori:

Marco Braga Roberto Menzaghi - Andrea Bellati Roberto Menzaghi Dr. Luca Torcello - Maurizio Lucchini Nicola Bacchetta - Lorenzo Pestelli Eugenio Gentile - Sebastiano Polgrossi

Progetto editoriale:

Pure-Tech-Agency

A cura del PUBLISHING OFFICE PTA www.pure-tech-agency.net/IT/PTA/Publishing_Office/index.html Seconda edizione Copyright © 2008 Pure Tech Agency Via Torino, 28 - 21013 Gallarate (VA) - www.pure-tech-agency.net

Nessuna parte del presente manuale può essere copiata, riprodotta, elaborata e neppure trasmessa in alcuna forma tramite mezzo elettronico o meccanico senza previo consenso scritto dell’editore, tranne nel caso di brevi citazioni contenute in articoli di critica o recensioni. La presente pubblicazione contiene le opinioni dell’autore e ha lo scopo di fornire informazioni precise e accurate. L’elaborazione dei testi, anche se curata con scrupolosa attenzione, non può comportare specifiche responsabilità in capo all’autore e/o all’editore per eventuali errori o inesattezze. Nomi e marchi citati nel testo sono depositati o registrati dalle rispettive aziende. Pure Tech Agency detiene i diritti per tutte le fotografie, i testi e le illustrazioni che compongono questo libro.

Finito di stampare nel mese di Settembre 2008

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Decompression

INTRODUZIONE Questo è il manuale che devi usare durante il tuo Corso Decompression PTA, per essere in grado di utilizzare una miscela iperossigenata nelle tue immersioni oltre la curva di non decompressione. I limiti delle immersioni in Aria, dato dalle problematiche legate all’assorbimento d’Azoto come fattore principale, sono ormai note e ne costituiscono un fattore limitante. Come subacquei ricreativi abbiamo appreso i limiti fisiologici che incontriamo quando siamo esposti a pressioni elevate e agli effetti che l’Azoto procura: Narcosi, PDD, tempi di non decompressione, ecc. Viene spontaneo chiedersi se sia possibile poter immergersi respirando una miscela di gas alternativa che posso ridurre il carico di Azoto che le “normali” immersioni in Aria ci fornisce. Durante il tuo corso Nitrox hai appreso che questa possibilità esiste, basta aggiungere una percentuale maggiore di Ossigeno alla miscela, riducendo di conseguenza quella dell’Azoto. L’intento del Corso Decompression PTA è quello di chiarire ogni ulteriore dubbio sui vantaggi delle miscele con Aria arricchita di Ossigeno, sulla pratica della decompressione, oltre a fornire un’accurata conoscenza delle procedure d’immersione e dell’attrezzature subacquee. Le tecniche d’immersione sono in continua evoluzione, PTA ha la convinzione che l’aggiornamento continuo e il perfezionamento delle tecniche d’immersione sia il metodo migliore per immergersi in sicurezza. Questo manuale deve focalizzare la tua attenzione sugli aspetti teorici, ma soprattutto sulle applicazioni pratiche. Il manuale è da supporto al corso, ne è parte integrante, ma non è sufficiente per fornirti tutte le informazioni e conoscenze per immergerti con le miscele Eanx: ulteriori informazioni le apprenderai dal tuo Istruttore PTA, un professionista altamente qualificato che ti seguirà durante il tuo addestramento teorico e le successive applicazioni pratiche. Il manuale è strutturato in SEI moduli, ogni modulo prevede degli obiettivi d’apprendimento che dovrai raggiungere durante le lezioni di teoria e che saranno in seguito verificati dal tuo Istruttore durante gli esami finali.

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Modulo 1 • La Decompressione

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Modulo 1 • La Decompressione

LEGENDA Leggendo il manuale noterai delle caselle contrassegnate da simboli, esse ti forniranno preziosi consigli ed informazioni per meglio comprendere la materia di studio e quindi immergerti in sicurezza.

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ATTENZIONE

identifica un’informazione basilare per la tua sicurezza

FERMATI E RIFLETTI

sottolinea e rimarca un concetto chiave

RICORDA

focalizza la tua attenzione su un concetto

IDEA

esprime un consiglio dettato dall’esperienza

ESEMPIO

contraddistingue un esercizio, un esempio pratico

NOTA

fornisce un’informazione generale o di approfondimento

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Modulo 1 • La Decompressione

AVVERTENZE Tu e il tuo Istruttore avete delle responsabilità precise durante questo corso. Durante tutte le fasi del corso l’Istruttore valuterà le tue conoscenze e la progressione del livello d’addestramento sempre e comunque in funzione della sicurezza. L’Istruttore dovrà: • Organizzare le lezioni di teoria • Sovrintendere alla pianificazione dell’immersione, anche con l’uso del software • Svolgere il briefing pre-immersione • Assicurarsi del tuo equipaggiamento • Assistere all’analisi e al controllo della pressione dei gas che userai in immersione • Supervisionare direttamente tutte le attività in acqua • Svolgere il de-briefing post immersione • Compilare i moduli richiesti per il corso L’Allievo dovrà: • Presentare e compilare la documentazione richiesta per la partecipazione allo specifico Corso PTA ed attenersi a quanto viene dichiarato • Studiare e comprendere i sussudi didattici PTA e le lezioni integrative svolte dall'Istruttore • Analizzare personalmente i gas che dovrà utilizzare in immersione • Pianificare l'immersione con i sistemi proposti dal corso • Attenersi a ciò che viene pianificato, salvo diverse, esplicite ed inconfutabili decisioni dell'Istruttore • Essere responsabile delle proprie azioni e della personale sicurezza • Mantenere un adeguato stato di salute fisica e mentale • Informare l’Istruttore tempestivamente di eventuali cambi di condizioni personali o sofferenze psicofisiche • Immergersi secondo il principio del Sistema di Coppia, non separarsi mai dall’istruttore ne dall’eventuale gruppo d’immersione

BENVENUTO IN PURE TECH AGENCY: UN ALTRO MODO DI FARE SUBACQUEA! Decompression

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Modulo 1 • La Decompressione

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Modulo 1 • La Decompressione

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MANUALE DECOMPRESSION Pure Tech Agency www.pure-tech-agency.net

MODULI 1 LA DECOMPRESSIONE: TEORIA E TECNICA 2 LA MISCELA EANX 3 LE TABELLE EAN32 - 36 PER LA DECOMPRESSIONE 4 L’EQUIPAGGIAMENTO 5 SOFTWARE HLPLANNER 6 LA PROGRAMMAZIONE 7 APPENDICE

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Modulo 1 • La Decompressione

INDICE MODULO 1 - La decompressione: teoria e tecnica ................................13 Informazioni generali........................................................................................ 14 1.1 La teoria della decompressione ........................................................... 15 Gradiente ........................................................................................................... 15 Saturazione dei tessuti ..................................................................................... 16 Emisaturazione ................................................................................................. 16 Compartimenti tissutali ................................................................................... 16 Il valore M - Sovrasaturazione ......................................................................... 18 Desaturazione ................................................................................................... 18 La formazione delle bolle .................................................................................. 19 Modelli decompressivi....................................................................................... 20 VPM - Varying Permeability Model ................................................................. 23 RGBM - Reduced Gradient Bubble Model ....................................................... 24 Sistemi decompressivi ...................................................................................... 24 Coeficiente di saturazione................................................................................. 26 1.2 La tecnica della decompressione.........................................................27 Il distacco dal fondo - La risalita ...................................................................... 28 La tappa di decompressione ............................................................................. 29 L'uscita dell'acqua ............................................................................................. 29 La stazione decompressiva ............................................................................... 30 MODULO 2 - la miscela EANx .....................................................................31 Informazioni generali........................................................................................ 32 2.1 Ossigeno.....................................................................................................32 Tossicologia ........................................................................................................ 33 Effetti dell’O2 sul Sistema Nervoso Centrale (effetto Paul Bert) .................... 35 Effetti dell’O2 sull’apparato respiratorio (effetto Lorrain - Smith) ................. 36 2.2 Introduzione all’EANx............................................................................ 40 Vantaggi dell’EANx ........................................................................................... 40 Problematiche dell’EANx.................................................................................. 41 Applicazioni dell’EANx ..................................................................................... 41 La finestra dell’Ossigeno (Oxygen Window) .................................................... 43 2.3 Applicazioni del calcolo a T ..................................................................45 Calcolo della miscela ideale (Best Mix) con fattori decrementanti ................ 46 Calcolo dell’effetto anarcotico delle diverse miscele a varie profondità ......... 47 Calcolo dell’effetto anarcotico delle diverse miscele equiparato all’aria ........ 48 Calcolo della Best Mix in miscela ternaria ...................................................... 48 MODULO 3 - Le tabelle EAN32 - 36 per la decompressione.................51 Informazioni generali........................................................................................ 52 3.1 La decompressione con le tabelle NOAA ...........................................52 3.2 Tabella EAN32 ..........................................................................................54 3.3 Tabella EAN36 ..........................................................................................56 3.4 Le immersioni ripetitive ........................................................................58 3.5 Note importanti sul calcolo dell’EAD .................................................59 MODULO 4 - L’Equipaggiamento ...............................................................61 Informazioni generali........................................................................................ 62 4.1 Attrezzatura standard ed aggiuntiva .................................................63 Le bombole........................................................................................................ 63 Gli erogatori ...................................................................................................... 64 Il manometro - Il GAV ...................................................................................... 65 La zavorra - Le maschere ................................................................................. 66 Le pinne - La muta............................................................................................ 67 Gli attrezzi da taglio ......................................................................................... 68 I sistemi di luminazione ................................................................................... 68 Strumenti di misura tempo/profondità ............................................................ 70 10

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Il computer da immersione ............................................................................... 70 La bussola .......................................................................................................... 71 I sistemi di rientro ............................................................................................ 71 I palloni.............................................................................................................. 73 La Jon line ......................................................................................................... 74 Lo scooter ........................................................................................................... 74 4.2 Bombola decompressiva ........................................................................75 Procedure per l’uso della bombola decompressiva .......................................... 77 4.3 Configurazione dell’attrezzatura.........................................................78 Ridondanza ........................................................................................................ 79 Elenco dei componenti dell'attrezzatura.......................................................... 82 MODULO 5 - Software HLPLANNER ........................................................85 Informazioni generali........................................................................................ 86 5.1 Conoscenza del software HLPLANNER .............................................86 5.2 Come personalizzare il software .........................................................88 MODULO 6 - Programmazione e prevenzione ........................................95 Informazioni generali....................................................................................... 96 6.1 Programmazione dell ’immersione .....................................................96 6.2 La pianificazione di un'immersione..................................................101 6.3 Calcolo e gestione dei gas....................................................................104 Calcolo del consumo a profondità variabile ................................................... 106 Calcolo della scorta per emergenze ................................................................ 106 6.4 La prevenzione.......................................................................................107 6.5 Procedure per la prevenzione ed emergenze .................................110 Problematiche e rimedi ................................................................................... 112 Tabelle ............................................................................................................. 112 Primo Soccorso e CPR ..................................................................................... 112 Raggiungimento limite di esposizione all' O2 ................................................ 112 Superamento limite di esposizione all' O2 ..................................................... 112 Controlli di superficie...................................................................................... 113 Perdita del gas di fondo .................................................................................. 113 Perdita del gas per la decompressione ........................................................... 113 Secondo stadio in erogazione continua .......................................................... 113 Perdita della bombola di decompressione ...................................................... 113 Problematiche del gav ..................................................................................... 114 Malfunzionamento del computer.................................................................... 114 Superamento tempo e/o profondità pianificata ............................................. 114 Ritado in risalita ............................................................................................. 114 Perdita della cima o del punto di risalita....................................................... 114 Separazione dal compagno ............................................................................. 115 Affanno ............................................................................................................ 115 Mutamento condizioni ambientali ................................................................. 115 Comunicazioni tra subacquei e superficie ..................................................... 116 Riconoscere e controllare lo stress - Cosa provoca lo stress.......................... 116 Gestione dello stress - cenni tecniche di salvataggio .................................... 117 Procedure per omessa decompressione .......................................................... 118 Incidenti........................................................................................................... 119 Flow chard emergenze .................................................................................... 121 Esame neurologico .......................................................................................... 121 APPENDICE .................................................................................................123 Breve storia della decompressione ................................................................. 124 Glossario ..........................................................................................................???? Corsi PTA ...................................................................................................... ????? Iter didattici .................................................................................................. ????? Bibliografia .................................................................................................... ????? Decompression

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Modulo 1 • La Decompressione

MODULO 1 LA DECOMPRESSIONE: TEORIA E TECNICA

Panoramica • La teoria della decompressione • Sistemi decompressivi • Modelli decompressivi • Coefficienti di saturazione • Tecnica della decompressione

Obiettivi Al termine del capitolo sarai in grado di: • Apprendere i principi su cui si basa la teoria della decompressione • Apprendere i meccanismi che sono alla base della teoria della decompressione • Conoscere lo sviluppo delle teorie decompressive • Apprendere la tecnica per effettuare una corretta immersione con decompressione

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Come subacqueo ricreativo hai mosso i primi passi attraverso lo studio e la pratica delle tecniche d’immersione conoscendone i limiti dettati dalla fisica, dalla fisiologia umana e dalle attrezzature in uso. Hai appreso come immergerti in sicurezza prima a 18 m per poi passare ai fatidici 39 m di profondità. La regola è sempre stata di “non superare i limiti di decompressione” pensando che questa pratica fosse in uso solo a professionisti o a subacquei incoscienti. Questo corso ha l’obiettivo di farti conoscere le tecniche appropriate, valutare e rispettare i tuoi limiti oltre a farti diventare un attento programmatore delle tue immersioni. Il limite di immersione a profondità di 45 m che questo corso abilità ad effettuare, impone un salto di qualità, ma perché tanti sforzi per soli 6 m in più? La risposta è molto semplice: è impensabile fare immersioni oltre i 39 m senza “avvicinarsi o superare i limiti di non decompressione”. In un immersione avanzata non potrai decidere di terminare l’immersione ed uscire solo rispettando la velocità di risalita e la sosta prudenziale di sicurezza in quanto dovrai effettuare una sosta di decompressione obbligatoria. Per tale motivo occorre avere un’adeguata preparazione per risolvere le problematiche che si possono creare in immersione e per gestire la richiesta di una quantità sufficiente di gas anche con l’utilizzo di una bombola aggiuntiva. E’ necessario tempo e dedizione per entrare nei meandri della teoria della decompressione, branca complessa e affascinante dell’attività subacquea, questo ti darà modo di estendere i limiti delle tue immersioni, è imperativo conoscere e applicare a dovere le regole che governano gli scambi gassosi.

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Modulo 1 • La Decompressione

Informazioni generali

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1.1 La teoria della decompressione Durante l’immersione, un subacqueo respira una miscela di gas a pressione ambiente. I gas tendono a portarsi in equipressione rispetto all’ambiente circostante, infatti in immersione,durante la fase di discesa, la pN2 nel tuo corpo è inferiore a quella ambiente presente nei polmoni (che è relativa alla profondità a cui ti trovi), quindi l’Azoto si muove cercando il suo equilibrio passando velocemente in soluzione nel sangue (il tessuto più a diretto contatto con il gas), che a sua volta avrà una pN2 più elevata dei tessuti con cui è a contatto per cui cederà loro Azoto per raggiungere l’equilibrio pressorio sangue/tessuti vari. Nella risalita questo processo si inverte: la pN2 nei polmoni scende e viene a essere minore di quella nel sangue; il sangue quindi cede Azoto alla miscela presente attraverso gli alveoli, il gas inerte dunque comincia ad essere espulso tramite la normale respirazione e man mano che il sangue si impoverisce di Azoto i tessuti ne rilasciano a loro volta per raggiungere la condizione di equipressione. Il processo attraverso il quale un gas o un liquido si sposta da un’area ad alta concentrazione verso un’area a bassa concentrazione viene chiamato “diffusione”, mentre quello attraverso il quale il gas che è disciolto nel sangue passa nel tessuto per via della circolazione sanguigna viene chiamato “perfusione”. Il passaggio di gas tra tessuti, sangue e polmoni avviene dunque per differenze di pressioni presenti nei vari tessuti, tale differenza pressoria è chiamata “gradiente”.

Approfondimenti sul processo desaturitvo: Gradiente

Il gradiente di pressione controlla lo scambio del gas inerte (Azoto). Terminata l’immersione e risalendo verso la superficie la pressione assoluta che grava sul corpo si abbassa e il gas tende liberarsi uscendo dalla soluzione formando delle bolle. Come avviene questo? È il meccanismo di trasporto inverso al precedente: la pN2 presente nei polmoni scende e la pN2 nel sangue e nei tessuti sarà superiore a quella presente nei polmoni: il sangue ricercherà l’equipressione con il gas contenuto nei polmoni cedendo Azoto a livello alveolare. Questo comporterà un abbassamento di pN2 nel sangue, a loro volta i tessuti cederanno Azoto al sangue per equilibrare la conseguente differenza negativa di pressione venutasi a creare fra sangue e tessuti, se l’Azoto che sta uscendo dalla soluzione nei tessuti può essere trasportato totalmente verso i polmoni per essere esalato, tutto va bene; viceversa se una certa quantità rimane nell’organismo possono formarsi delle bolle. A questo punto avrai senz’altro capito che per rendere più veloce la desaturazione devi diminuire la fN2 presente nei polmoni, respirando una miscela con una percentuale di Azoto inferiore. Cosi facendo, a parità di pressione ambiente diminuirà ovviamente anche la pN2, il sangue sarà a contatto con una pN2 più bassa e rilascerà Azoto ai polmoni con una velocità maggiore del normale perché la differenza pressoria sarà più elevata. Decompression

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Modulo 1 • La Decompressione

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Modulo 1 • La Decompressione

A loro volta i tessuti troveranno una maggiore differenza di pN2 con il sangue e dunque sarà incrementata anche la loro velocità desaturativa verso il sangue: il processo globale di ricerca dell’equipressione sarà accelerato permettendoti di risalire più velocemente senza danno.

Saturazione dei tessuti La saturazione di un tessuto si ha quando la tensione tissutale (pressione di un gas all’interno di un tessuto) è uguale alla pressione parziale di un gas inerte. Perché un tessuto raggiunga quello stato di equilibrio delle pressioni chiamato stato di saturazione, occorre che il gas sotto pressione possa agire sul tessuto per un certo lasso di tempo. La sua durata è diversa e dipende dal genere di tessuto, e può variare da pochi minuti a molte ore, la saturazione completa al 100% la si ottiene dopo 12 ore di esposizione a pressione e temperatura costante. Raggiunto lo stato di saturazione, le molecole di gas che continueranno a penetrare nel tessuto per effetto della pressione saranno in numero pari a quelle che continueranno ad uscire per effetto dello stato di saturazione.

Emisaturazione

Un singolo tessuto che ha assorbito (tramite la legge di Henry) il 50 % di gas inerte (a temperatura e pressione costante) utilizzato nelle fasi della respirazione satura lo stesso a metà. I vari tessuti vengono classificati in base al fenomeno di dissoluzione in essi di gas inerti (principalmente l’azoto) e in base al “ tempo di emisaturazione”, ossia il tempo necessario perché in determinate condizioni di pressione e di temperatura essi assorbano il 50% del gas inerte considerato (emitempo). Questo tempo è costante e dipende dalla natura del tessuto, da quella del gas, e dalla temperatura. Proprio per questo ultimo aspetto il tempo di emisaturazione è considerato come uno dei parametri di classificazione dei vari tessuti.

Compartimenti tissutali

Le varie tipologie di tessuti del nostro organismo sono rappresentate matematicamente tramite i loro tempi di emisaturazione e vengono denominati compartimenti tissutali. I modelli matematici attualmente in uso, prendono in esame tessuti che variano dai 3 ad oltre 600 minuti di emisaturazione. Compartimenti con tempi di emisaturazione (periodi) brevi come i polmoni, il cervello, i reni vengono chiamati tessuti veloci (in questi tessuti lo scambio gassoso avviene principalmente per perfusione), quelli con periodi lunghi come le ossa, i tessuti adiposi sono detti tessuti lenti (in questi tessuti lo scambio gassoso avviene principalmente per diffusione). Benché un periodo porti un tessuto alla emisaturazione, sarebbe errato ritenere che due periodi portino a saturazione totale. Infatti il primo periodo porta al 50% della saturazione, il secondo satura il 50% della parte non saturata, il terzo la metà di quanto rimane e cosi via.

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Periodo = termine col quale viene definito il lasso di tempo che un tessuto impiega per raggiungere il livello di emisaturazione. Questo tempo varia da pochi secondi a molte ore ed è indipendente dalla pressione

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EMITEMPI DI SATURAZIONE

Esempio: Primo Emitempo: un tessuto con emitempo di 5’ sottoposto ad una data pressione di gas, dopo un’intervallo di tempo di 5’ avrà “saturato” la metà del suo volume, pari al 50%. Secondo emitempo: dopo altri 5’ avrà “saturato” la metà del volume rimasto, cioè la metà del 50% ossia il 25%, per un totale complessivo del (50% + 25%) 75%. Terzo Emitempo: passato un’ulteriore intervallo di 5’, avrà “saturato” la metà rimanente del 25%, il 12.5%, per un totale del (50% + 25% + 12.5%) 87.5%. Quarto Emitempo: passato un’ulteriore intervallo di 5’, avrà “saturato” la metà rimanente del 12.5%, il 6.5%, per un totale del (50% + 25% +12.5% + 6.5%) 94%. Quinto Emitempo: passato un’ulteriore intervallo di 5’, avrà “saturato” la metà rimanente del 6.5%, il 3.25%, per un totale del (50% + 25% + 12.5% + 6,5% + 3.25%) 97.25%. Sesto Emitempo: passato un’ulteriore intervallo di 5’, avrà “saturato” la metà rimanente del 3.25%, il 1.625%, per un totale del (50% + 25% +12.5% + 6.5% +3.25% + 1.625) 98.875%. Per gli scopi subacquei, un compartimento si intende saturo quando sono trascorsi 6 emitempi. Considerando i valori degli emitempi, per Haldane 5, 10, 20, 40, 75 minuti, si ricava la dicitura di compartimento lento, medio e veloce, partendo dal più breve al più lungo. Questi compartimenti sono alla base degli algoritmi matematici che gli scienziati ed i ricercatori hanno utilizzato sia per generare le tabelle d’immersione sia per programmare i software per i computer subacquei.

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Il valore “M” Il Valore “M” (Massimo) è definito come il massimo valore di pressione di gas inerte che un ipotetico “compartimento tissutale” può tollerare senza presentare evidenti sintomi di malattia da decompressione (PDD), in altre parole i Valori “M” rappresentano il massimo gradiente tollerato tra la pressione del gas inerte e la pressione ambiente, in ogni compartimento tissutale. Il termine “Valore M” è stato coniato da Robert D. Workman intorno al 1960 durante le ricerche sulla decompressione per la U.S. Navy Il Valore M può essere indicato anche come Experimental Diving Unit (NEDU) tensione critica o limite di sovrasaturazione

Robert D. Workman – Capitano della U.S. Navy Experimental Diving Unit (N.E.D.U.) fu il primo ad accorgersi dell’ineguatezza del modello haldaniano applicato ad immersioni particolarmente lunghe e profonde; procedette quindi alla revisione delle tabelle U.S. Navy introducendo il concetto di Valore M per spiegare come il valore critico dei compartimenti veniva modificato dalla profondità, aggiunse tre nuovi compartimenti lenti e studiò la possibilità di sviluppare un software per i calcoli decompressivi

Sovrasaturazione Quando la tensione tissutale è superiore alla pressione parziale del gas nell’ambiente circostante si ha una condizione di sovrasaturazione. Questa si verifica in condizioni diverse da quelle normali, come ad esempio ad elevata pressione o temperatura. Ogni tessuto è caratterizzato da uno specifico valore di sovrapressione, oltre il quale il tessuto comincerà a rilasciare gas tanto più velocemente quanto si supera suddetto valore. Il rischio è di incorre nella formazione di bolle che possono generare forme più o meno gravi di PDD.

Desaturazione Gli stessi concetti che abbiamo considerato per i processi di saturazione, valgono per il processo di desaturazione. Se la pressione di un gas sulla superficie di un tessuto diminuirà, la quantità di gas che vi si troverà disciolta avrà una pressione tissutale maggiore rispetto a quella pertanto le molecole di gas abbandoneranno il tessuto in numero maggiore rispetto a quelle che continueranno ad entrarvi. In immersione la fase di rilascio inizia nel momento stesso in cui ti stacchi dal fondo per fare ritorno alla superficie e deve avvenire con gradualità altrimenti il gradiente pressorio elevato determinerebbe la fuoriuscita repentina ed in gran quantità di gas inerte che porterebbe alla formazione delle bolle che sono all’origine delle Patologie Decompressive. 18

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Regola la velocità del ritorno in superficie secondo quanto hai già appreso nei tuoi corsi subacquei e seguendo le indicazioni fornite dalle tabelle o dal tuo computer d’immersione

La formazione delle bolle Perché in un liquido, saturo di un gas, si formi una bolla, occorre un’ improvvisa variazione pressoria di oltre 100 atm. Eppure quando sei in immersione è sufficiente la differenza di 1 atm per la loro formazione e, anche quando sarai uscito dall’acqua, ti resteranno in circolo bolle piccolissime che prendono il nome di bolle silenti o asintomatiche. E’ accertato che le bolle, durante la desaturazione, si creano a partire da micronuclei gassosi preesistenti nei nostri tessuti; la loro origine viene attribuita a movimenti articolari e muscolari, allo scorrimento di una superficie tissutale sull’altra, all’apertura e chiusura delle valvole cardiache o variazioni di pressioni del sangue all’interno del sistema circolatorio, che, creando zone di basse pressione a seguito di movimenti vorticosi ne favoriscono lo sviluppo Quindi durante la fase di risalita, nel tuo corpo circoleranno bolle di differenti dimensioni, secondo la legge di Laplace “la differenza tra la pressione all’interno di una bolla e quella presente al suo esterno è inversamente proporzionale al raggio della bolla stessa”. Questo vuol dire che tanto più piccola è una bolla immersa in un liquido, tanto maggiore sarà la pressione del gas al suo interno, rispetto a quella del liquido. Grazie a questo squilibrio la bolla dovrebbe dissolversi in seguito alla fuoriuscita del gas dalla stessa. Quando infatti la pressione interna di una bolla supera la resistenza della tensione superficiale (strato di molecole di gas che si oppone al tessuto esterno), le molecole del gas cominceranno a migrare verso l’esterno diminuendo le dimensioni della bolla stessa fino a dissolverla. Sperimentalmente, si è invece riscontrato che molte bolle soprattutto se di piccole dimensioni permangono all’interno di un liquido per un lungo periodo. Questo perché intervengono delle sostanze dette surfattanti che aumentano la resistenza della tensione superficiale. E’importante sottolineare che il surfattante riesce a rendere stabile una bolla soltanto se il diametro di quest’ultima rientra in determinate dimensioni, al di sopra o al di sotto delle quali diventa instabile. Durante l’immersione, le bolle presenti nei nostri tessuti, verranno alimentate dall’aumento della tensione tissutale dell’inerte. Risalendo, con la diminuzione della pressione i tessuti tenderanno a rilasciare il gas inerte per bilanciare il gradiente pressorio creatosi. Più il processo sarà repentino più gas verrà rilasciato maggiori saranno le dimensioni delle bolle creando ostruzioni del flusso ematico e provocando la malattia da decompressione.

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Modulo 1 • La Decompressione

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Il processo continua anche dopo l’uscita dall’acqua. Evita ogni sforzo o altra condizione che possa generare una PDD

La risalita controllata, in effetti, corrisponde ad una decompressione in movimento, a cui ogni subacqueo è sottoposto, ma quando l’accumulo di inerte supera certi livelli, la risalita cosi effettuata non basta più e occorre integrarla con tappe o soste da effettuarsi a quote e tempi determinati. Tali immersioni, abitualmente vengono chiamate: immersioni con decompressione, e anche noi per semplificare, da adesso adotteremo questa convenzione. In questo campo molto è stato scoperto, ma molto è ancora da scoprire: la teoria decompressiva è sempre in continuo aggiornamento ed evoluzione per aumentare la sicurezza delle immersioni. In appendice troverai una breve storia della teoria della decompressione

Modelli decompressivi Quanto detto fino ad ora descrive a grandi linee ciò che succede in immersione durante la fase decompressiva, ed è ancora oggi alla base di tutte le tabelle e sistemi decompressivi utilizzati. Quello che nel corso degli anni la ricerca scientifica ha modificato sono i valori e le tolleranze con cui il corpo risponde alla sovrasaturazione. I primi modelli decompressivi si fondarono sulla teoria dei gas disciolti, Haldane riteneva che i tessuti potevano tollerare un valore critico di sovrapressione di 2:1 prima di rilasciare bolle dannose; realizzò tre differenti tabelle per immersioni ad Aria da utilizzarsi per decompressioni inferiori a 30’ (tabella I), superiori ai 30’ (tabella II) e per immersioni profonde ad Aria sino a 100m ma con decompressione in Ossigeno Puro. Tali tabelle prevedevano di risalire il più velocemente possibile fino a che i compartimenti tissutali del subacqueo non raggiungevano il valore di pressione massima tollerata. Raggiunto tale limite, imponevano uno stop decompressivo per permettere ai compartimenti di rilasciare una quantità d’inerte tale da consentire di risalire fino al successivo stop coincidente col raggiungimento di un nuovo limite di sovrasaturazione. Questa procedura è conosciuta come “decompressione a fasi” e andava ripetuta finche i compartimenti non si desaturassero abbastanza da permettere l’emersione. La Royal Navy adottò per prima le tabelle haldaniane come la U.S. Navy che però ne modificò i valori perché attraverso gli studi condotti da Hawkinsings in camera i perbarica scoprì che ciascun compartimento aveva il proprio rapporto critico (Valore M) e che questo veniva influenzato anche dalla profondità. Ne derivarono così le famose tabelle U.S. Navy basate su sei differenti gruppi di tessuti suddivisi in base ai loro tempi di emisaturazione: 5 -10 – 20 – 40 – 80 – 120 minuti. 20

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Nel corso degli anni furono oggetto di differenti modifiche: nate in ambito militare vennero adattate all’uso commerciale privilegiando l’aspetto conservativo con la riduzione dei tempi di fondo e della velocità di risalita e l’aumento dei compartimenti. Parallelamente alla U.S. Navy anche lo scienziato svizzero A. Bühlmann studiò i fenomeni legati alla decompressione che portarono alla pubblicazione del libro Decompression — Decompression Sickness, che costituì la prima guida completa in materia di decompressione comprendendo anche i calcoli su come attuare sviluppare le tabelle decompressive fino ad allora coperti da segreto militare. L’Algoritmo di Bühlmann divenne la base per molti computer d’immersione e per programmi di simulazione per personal computers. Il metodo Bühlmann per i calcoli decompressivi è simile a quello prescritto da Workman. Questo include i Valori M, che esprimono una relazione lineare tra pressione ambiente e pressione tollerata del gas inerte negli ipotetici compartimenti “tessutali”. La maggiore differenza tra i due approcci è che i Valori-M di Workman erano basati sulla pressione ambiente, mentre quelli di Bühlmann sono basati sulla pressione assoluta. Bühlmann pubblicò due gruppi di Valori-M che sarebbero divenuti conosciutissimi: il primo lo ZH-L12 dal libro del 1983, ed il secondo lo ZH-L16 dal libro del 1990 (con edizioni seguenti). Il termine “ZH” significa: “Zurigo”, la “L” sta per “Limiti” e il “12” o “16” rappresentano il numero di coppie di coefficienti del Valori-M per gli emitempi compartimentali per He o N2. Lo ZH–L12 ha dodici coppie di coefficienti per dodici emitempi, calcolati sperimentalmente con immersioni reali o in camera iperbarica. Lo ZH–L16 ha sedici coppie di coefficienti per sedici emitempi compartimentali ed i suoi Valori “M” sono derivati matematicamente per questo garantisce una maggiore precisione a prezzo di una decompressione più lunga. Ci sono tre versioni del programma ZH-L16: nella versione A ci sono i veri valori calcolati dal prof. Bühlmann ed è disponibile solo ai fini della ricerca, la versione B è stata utilizzata per il calcolo delle tabelle di decompressione e la versione C, quella più conservativa, viene utilizzata da molti computer subacquei. Negli anni si è constatato che questa procedura portava a tempi di decompressione troppo permissivi e non sufficientemente sicuri per il subacqueo sportivo, per cui si sono sviluppate nuove teorie che hanno portato ad accorciare i tempi di fondo, ridurre la velocità di risalire e a ricalcolare i tempi e le soste decompressive. Alla fine degli anni ottanta l’introduzione della misurazione Doppler e successivamente dell’Ecodopler ha rivoluzionato nuovamente le teorie decompressive. Questo sistema rileva, tramite una sonda, la velocità e la direzione del flusso sanguigno e li sovrappone ad una visualizzazione ecografica dei vasi fornendo preziose informazioni sulla localizzazione e l’estensione di eventuali interruzioni di flusso. Decompression

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I risultati hanno evidenziato che: • le bolle si formano a seguito di qualsiasi immersione • il rischio di PDD aumenta in rapporto alla grandezza delle bolle rilevate • bolle asintomatiche, o silenti, sono sempre presenti a seguito di un’immersione. Abbiamo visto come nel corso degli anni con il proseguire della ricerca e l’aumentare delle immersioni a “maggior rischio” la teoria di Haldane e i suoi derivati è stata messa in discussione, in quanto non proprio accurata per un certo range di esposizioni iperbariche.

I Pyle Stop o Deep Stop sono delle tappe addizionali, utilizzate per limitare la formazione di bolle. All’inizio della risalita, si calcola la metà della profondità tra la quota massima e la prima sosta deco obbligatoria indicata dal computer. Questo sarà il primo deep stop. Il prossimo è nuovamente a metà strada tra la profondità del precedente stop e il prossimo tetto richiesto. Si ripete questo processo finché la distanza tra l’attuale deep stop e il prossimo tetto richiesto sia minore di 10m. Gf – Gradient Factor Grandi e /o rapidi gradienti sovrapressori in un profilo decompressivo producono molte più bolle potenzialmente responsabili della PDD. L’ovvia soluzione è quella di limitare la grandezza dei gradienti sovrapressori. A questo punto si è ricercato il limite di “quanto profondo” dovesse essere questo deep stop: il compartimento-guida associato con un deep stop non dovrebbe essere al di sotto della zona decompressiva. Infatti, è richiesto un gradiente sovrapressorio di una certa grandezza per un efficiente rilascio di gas. È oltremodo importante minimizzare l’accumulo di gas nei compartimenti lenti durante la decompressione. Questa è la teoria evoluta dei Deep Stops, conosciuta come quella del Gradient Factor sviluppata da Erik C. Baker. Con i Pyle stops ed i Gradient Factor di Baker si era cominciato a intravedere che il portarsi rapidamente alla quota di stop per massimizzare il gradiente decompressivo non era spesso molto efficiente. Invece, inserendo dei limiti maggiori vuoi con i deep stops, vuoi minimizzando il gradiente desaturativo (Gradient Factor), si ottenevano decompressioni più efficaci e maggiormente sicure. L’idea che i subacquei potessero sviluppare bolle, anche senza mostrare evidenti sintomi di PDD, è certamente vecchia quasi quanto lo stesso sport. Behnke, nei primi anni 1950, chiamò questi casi asintomatici o delle bolle silenti. Lo studio sistematico di alcune pratiche decompressive dei pescatori di perle 22

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del Pacifico, che effettuavano più immersioni al giorno per quasi tutti i giorni dell’anno utilizzando il sistema dello “sbaglia e impara”, evidenziò che il controllo della risalita era una parte fondamentale della loro pratica. Contro tutte le teorie del tempo, permetteva loro una tale serie di immersioni senza o con molto basse incidenze decompressive. Brian Hills introdusse, per minimizzare la formazione e crescita delle bolle, i calcoli “termodinamici” per la produzione di tabelle decompressive. Anche se le sue idee per le decompressioni erano fortemente basate su esperimenti, esperienze e teoria, i suoi profili decompressivi decisamente insoliti furono lungamente derisi. Seguendo Hills, i ricercatori dell’Università delle Hawaii, Yount e colleghi, postularono che una base comune a tutte le PDD potesse essere il danno iniziato nei tessuti acquosi, da cui è formata la quasi totalità delle creature viventi. Condussero una serie di esperimenti, che risultarono nella formulazione del Varying Permeability Model (VPM). Come nel modello di Hills, le tabelle VPM insistono sui primi stop profondi per mantenere il gas in soluzione, in maniera che possa essere eliminato attraverso la circolazione sanguigna, piuttosto che confluire in bolle. Wienke estese il VPM includendo nel calcolo le immersioni ripetitive e multi-day nel Reduced Gradient Bubble Model (RGBM). VPM e RGBM controllano la formazione delle bolle in generale, non affidandosi solamente alle teorie “compartimentali” ma basandosi anche sulle leggi della termodinamica e della probabilità. I modelli basati sulle bolle o sulla fase gassosa (libera), spiegano che una distribuzione di micronuclei è sempre presente nel corpo e che un certo numero di questi sarà eccitato alla crescita durante la compressione/decompressione. In maniera semplicistica, si può dire che sono presenti nel nostro organismo delle micro bolle piccolissime, mantenute tali dalla pressione. I modelli dei gas in fase libera tendono a calcolare la decompressione come una risalita lenta e costante. In questo modo. Così facendo, non saranno liberate grandi quantità di inerte con pressione sufficiente ad entrare nei micronuclei, farli ingrandire e trasformarli in bolle pericolose, ma solo piccole quantità sufficienti a fare ingrandire i micronuclei a un livello tale da non essere ritenuti pericolosi.

VPM - Varying Permeability Model Il Modello della Permeabilità Variabile (Varying Permeability Model [VPM], Yount 1979) incorpora fondamentalmente la profondità d’immersione nella formulazione dei criteri di risalita. Per profili d’immersione quadri, dove la pressione di schiacciamento Pcrush è uguale alla profondità d’immersione, il minimo gradiente di sovrasaturazione è stato sperimentalmente determinato essere proporzionale a Pcrush. Il Modello della Permeabilità Variabile postula che i nuclei di cavitazione (microbolle che stanno per espandersi) consistano in microbolle sferiche, con membrana permeabile di molecole attive superficialmente (surfattanti), abbastanza piccole da rimanere in soluzione e al contempo abbastanza forti da non collassare sotto il peso della pressione. Nel corpo di un subacqueo in decompressione, potranno esservi cavitazioni nei tessuti causati dal movimento e dalle cavitazioni sinoviali dovute alle sollecitazioni delle articolazioni. Da qui, la raccomandazione di evitare forti movimenti dopo l’emersione. Decompression

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La forza meccanica di compressione viene fornita da una pellicola elastica, o membrana, composta da molecole attive superficialmente. Normalmente, le pellicole VPM sono permeabili al gas, ma possono divenire effettivamente impermeabili se soggette a grandi compressioni tipicamente eccedenti gli 8 bar. Controllando i cambiamenti nel raggio dei nuclei, causati dall’aumentare o diminuire della pressione ambiente, il VPM ha fornito precise descrizioni quantitative a seguito di molti esperimenti sulla presenza di bolle e sul loro numero. Il modello è stato anche utilizzato per tracciare i livelli d’incidenza di patologie da decompressione in varie specie animali e per calcolare tabelle decompressive per gli umani. Il rapporto per il quale singoli nuclei VPM evolvono da uno stato di equilibrio a un altro, sono stati studiati teoricamente ed è stato proposto un processo statistico secondo il quale può essere generata o rigenerata la distribuzione di un’intera popolazione di nuclei VPM.

Rgbm – Reduced Gradient Bubble Model L’RGBM, sviluppato da Wienke è basato su studi di laboratorio sulla crescita e nucleazione (prima che una bolla possa crescere, deve formarsi o nucleare) delle bolle, e derivato da un modello simile, il VPM. Altri meccanismi di nucleazione includono, bevande gassate e cavitazioni indotte dall’esercizio fisico. È un modello a due fasi, che considera i gradienti di gas in fase libera e in fase disciolta. Mentre i modelli classici (Haldane, Bühlmann) limitano l’esposizione richiedendo che la tensione tessutale non ecceda mai la tensione critica, l’RGBM limita il gradiente di supersaturazione mediante la fase di costrizione del volume delle bolle che controlla i deep—stops, mentre utilizza la diffusione per controllare gli stops meno profondi. In più l’RGBM considera nei suoi calcoli, l “Oxigen Window”. L’utilizzo di stop più fondi e lente risalite cercano di limitare la crescita delle bolle ed il loro volume globale. Calcolando tabelle con software basati sui modelli dei gas disciolti ed inserendo manualmente i deep—stops, aumenteranno vistosamente i tempi di permanenza alle quote meno profonde. Utilizzando invece l’RGBM, si riducono, generalmente, i tempi di permanenza alle quote meno profonde. L’RGBM è utilizzato sia per la produzione di tabelle (Abyss) che per computer subacquei (Abyss, Hydro Space Engineering, Mares, Suunto).

Sistemi decompressivi Non molti anni fa, l’idea di poter calcolare autonomamente tabelle decompressive era solo un sogno, ma dalla pubblicazione del libro di Buhlmann nel 1983 vi è stata una proliferazione di programmi decompressivi per personal computer. Nel suo testo, infatti, si trovavano quasi completamente le istruzioni su come ottenere tabelle decompressive mediante calcoli matematici. Quale è lo strumento più adatto per eseguire un tale numero di operazioni velocemente? Il computer, naturalmente, sia quello da tavolo che quello da immersione. Le differenze fondamentali tra i due tipi di computer sono varie, ma innanzitutto vi è la capacità di calcolo. I computer da tavolo eseguono molte più operazioni e i programmi decompressivi che “girano” su di essi ottengono molte più informazioni, valutano molte più 24

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variabili e visualizzano più situazioni di eventualità, cose che il computer d’immersione non è al momento, in grado di eseguire. Per fare un esempio, i software decompressivi che si basano sull’algoritmo di Buhlmann utilizzano per i loro calcoli almeno 16 compartimenti tessutali, mentre i computer d’immersione ne utilizzano mediamente otto. Anche se il software può generare tabelle, a causa dei molti parametri modificabili dal subacqueo non possono essere considerate come consolidate. Molti di questi programmi producono tabelle valide, ma richiedono un certo tempo di studio per ottenere dei risultati validi e funzionano al meglio soltanto se l’utilizzatore ha una buona conoscenza della decompressione. Il programma decompressivo necessita di conoscere una serie di informazioni per poter calcolare il profilo dell’immersione e gli eventuali obblighi decompressivi, questi informazioni dovranno essere inserite direttamente da chi lo utilizzerà verificandone l’esattezza. Ogni software sceglie una strada tutta sua per arrivare alla compilazione di questi dati ma, alla fine, le richieste di base sono le stesse: che cosa si respira, a che profondità si andrà e con che velocità di discesa, quanto tempo si rimarrà sul fondo, a che velocità si risalirà verso la superficie. Ormai quasi tutti i software incorporano vari sistemi di riduzione o penalizzazione al fine di tener conto delle molte variabili insite nell’immersione. Alcuni preferiscono inserire una percentuale di tempo in più negli emitempi di rilascio dei gas; altri, più sofisticati, lavorano direttamente sul modello matematico. Una cosa è certa, più il software è sofisticato, più parametri possiamo variare, maggiore sarà la vicinanza del calcolo alla reale immersione che affronteremo. Non è pensabile utilizzare un sistema di calcolo automatico senza sapere come funziona. Ovviamente, è necessario rendersi conto esattamente di ciò che si sta facendo, dato che quella che mettiamo in gioco è la nostra incolumità. é relativamente semplice riuscire ad ottenere tabelle che ci piacciono inserendo dati in maniera grossolana, ricordati che i calcoli sviluppati dal software possono essere giusti solo se i parametri sono impostati correttamente, ma se sbagliamo non sempre il software ce lo dirà. Con questi software abbiamo il completo controllo sui limiti di sicurezza che, se non ben conosciuti e compresi, possono inevitabilmente portare a conseguenze estreme. Dopo aver fatto immersioni utilizzando un computer che pensa per noi occorre seguire un addestramento adeguato alle immersioni che ci proponiamo di fare e reimparare a usare le tabelle di decompressione. Per poter utilizzare efficacemente un software decompressivo, è necessario lo studio completo del relativo manuale, dove sono esposti i modi d’uso, i limiti e le procedure consigliate E’ molto utile confrontare, se possibile, varie tabelle decompressive generate da più programmi per rendersi conto delle immancabili diversità di risultati partendo sempre dalla stessa immersione

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Coefficiente di saturazione

Progredendo nella tua immersione i tessuti immagazzinano maggiori quantità di inerte e, come sai, alla fine della stessa ne rimarrà una certa quantità, per stabilire quale sia la quantità assorbita sono presenti, nelle tabelle d’immersione, alcuni simboli che ne indicano il valore e di conseguenza il coefficiente di saturazione. In questi ultimi anni si è pensato didatticamente e mnemonicamente più utile sostituire il coefficiente di saturazione numerico con una lettera, definita lettera di appartenenza a fine immersione, o gruppo d’azoto residuo. Per immersioni impegnative è invece più utile conoscere l’effettiva quantità di inerte contenuta nel proprio organismo, per poter valutare con più obbiettività la percentuale di rischio derivante dall’immersione. Una lettera di appartenenza a fine immersione, per esempio H, non ti dice nulla in merito alla quantità di inerte disciolto nell’organismo. Ma se vai a controllare la tabella, troverai che hai un coefficiente di saturazione pari a 1,52 che corrisponde al 52% in più dello stato normale! Se poi lo confronti con il valore di 2,046 pari al limite massimo, puoi avere finalmente un’idea dello stato di sovrasaturazione dei tuoi tessuti. Gruppo alfabetico

Coefficiente calcolato

Coefficiente approssimato

Corrispondenza

Semplificata

A

1.066

1.07

B

1.122

1.12

1.1

B

C

1.188

1.19

1.2

C

D

1.254

1.25

E

1.32

1.32

1.3

E

F

1.386

1.39

1.4

F

G

1.452

1.45

H

1.518

1.52

1.5

H

I

1.584

1.58

1.6

I

J

1.65

1.65

K

1.716

1.71

1.7

K

L

1.782

1.78

1.8

L

M

1.848

1.85

N

1.914

1.91

1.9

N

O

1.98

1.98

2

O

P

2.046

Q

2.112

R

2.178

S

2.244

T

2.31

U

2.376

V

2.442

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LIMITE MASSIMO

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Come eseguire una decompressione. Innanzitutto è necessario programmare scrupolosamente l’immersione, tutto quello che è in tuo potere deve essere vagliato e considerato, e in particolar modo la decompressione. È necessario scegliere la teoria decompressiva che ritieni migliore, conoscerne tutte le regole e applicarle al piano d’immersione che vuoi effettuare così come apprenderai nel modulo tre utilizzando le Tabelle NOOA I e II per immersioni fuori curva rispettivamente per immersioni con Ean 32 ed Ean 36, utilizzando il calcolo dell’E.A.D. (Equivalent Air Depth) per altre Eanx, oppure affidarti ai dati elaborati da un apposito Software decompressivo come ad esempio l’ HlPlanner, il software decompressivo che trovi nel kit didattico, del cui utilizzo verrai informato in questo stesso Corso. Immersione alla profondità di 35m per un tempo di fondo di 28’. Andiamo a controllare sulle tabelle NOOA la quota dei 36 m. Una delle regole che devi conoscere è quella che ti dice di adottare sempre la profondità o il tempo maggiore, se nelle tabelle utilizzate non trovi l’esatto valore che stai cercando. Scegli quindi la profondità maggiore e avrai, per un tempo di fondo di 28’: 3’ di decompressione a 3 m. Vuoi però cautelarti maggiormente, perché prevedi per esempio di dover pinneggiare controcorrente per un certo periodo, per cui sceglierai nella tabella la profondità successiva. La tua immersione avrà, di conseguenza, una sosta di decompressione a 3 m di 7’; inoltre, la tabella ti fornisce un ulteriore dato: la lettera di appartenenza alla fine dell’immersione I e J per quella della profondità successiva. Il tempo di fondo sommato al tempo di risalita e al tempo di decompressione ci darà una durata complessiva di: [15 + (4 + 3)] = 22’ d’immersione, ai quali aggiungerai i soliti 3’ di rispetto all’ultima quota decompressiva: totale tempo d’immersione = 25’. Fin qui nulla di nuovo, è una programmazione standard con la sola quota di decompressione obbligata ai 3 m.

Decompression D ecompresssio on

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Tecnica della decompressione

Nella subacquea avanzata è essenziale cercare di sviscerare qualsiasi problema che potrebbe accadere in acqua. È per questo che dovrai portare anche in immersione la tabella, pronto a verificare eventuali tempi o profondità maggiori. La programmazione “a tabelle” è sicuramente utile per avere, prima del tuffo, una visione generale di quelli che saranno i parametri essenziali della nostra immersione. Oltretutto, utilizzando un computer d’immersione avrai un sistema di emergenza nel caso si dovesse guastare. A maggior ragione, invece, utilizzerai le tabelle se non sei in possesso di un computer multimiscela, per poter calcolare e usufruire della riduzione di decompressione che ci fornisce la miscela iperossigenata.

Il distacco dal fondo

Psicologicamente è il momento più stressante, passi dal motivo per cui ti sei immerso, l’esplorazione di un relitto per esempio, a quello che sai essere il più importante per la tua sicurezza: la corretta decompressione. Devi risalire stando attento alla velocità programmata, quindi al controllo dell’assetto controllando il jacket e l’eventuale muta stagna, alle tappe decompressive che le tabelle o il computer ti indicano di fare. In questo momento gli aspetti positivi dell’immersione sono superati da quelli negativi: tanti compiti da eseguire insieme. Uno degli errori classici è quello di procrastinare il momento del distacco dal fondo. Un altro è quello di partire velocemente per toglierti prima possibile dalla massima profondità. dovraii abituare quindi f dità Ti d bit i d ad eseguire più compiti contemporaneamente. Niente come l’esperienza e il continuo allenamento a tali compiti potrà fare abbassare il livello di stress a cui in quel momento sarai sottoposto. È molto utile, un minuto prima della risalita, riordinare le idee, rinfrescarti le tappe decompressive e visualizzare quella che sarà la tua risalita Il segnale “ultimo minuto”, da utilizzare sempre nelle nostre immersioni avanzate e tecniche, verrà più diffusamente discusso e messo in pratica durante l’addestramento del Corso PTA Technical Diver. Foto Archivio R. Menzaghi

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La risalita

Seguendo i criteri più attuali, la risalita dovrà essere lenta e costante (sempre nel rispetto del sistema decompressivo attuato, o delle indicazioni del computer) e senza eccessivi picchi di velocità, per poter mantenere le microbolle sempre presenti ad un livello di eccitazione il più basso possibile. PTA sconsiglia assolutamente la ricompressione in acqua, da utilizzare solo come alternativa al peggio

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La tappa di decompressione

Anche la risalita verso la prima tappa decompressiva deve servirti per riordinare le idee,in particolar modo a preparare la tua bombola decompressiva. Svincolerai l’erogatore dalla bombola, svolgendo la frusta in modo da consentirti un’agevole e rilassata presa di contatto, aprirai la bombola, controllando sul manometro la quantità di gas a disposizione. Avendo tutto pronto, potrai avvicinarti alla quota decompressiva ed effettuare l’eventuale cambio di gas con la dovuta calma. Raggiunta la quota decompressiva, seguirai alcune procedure di massima per un corretto svolgimento della stessa: • respira eseguendo inspirazioni/espirazioni lente e profonde • mantieni il torace al livello della quota di decompressione, meglio se tutto il corpo (posizione orizzontale) • non affaticarti, ma non restare completamente immobile, un piccolo movimento (mani, piedi, braccia, ecc.) è utile a promuovere la circolazione soprattutto periferica, con conseguente migliore rilascio dell’inerte • evita di assumere una posizione forzata o faticosa, soprattutto nelle decompressioni lunghe • torna in superficie dall’ultima tappa decompressiva molto lentamente. Queste regole dovranno essere messe in atto al meglio, ponderando bene le azioni che si compiono. Tutte, infatti, sono concatenate tra loro e interagiscono fisiologicamente sugli scambi gassosi che, proprio in questo contesto, sono la parte più importante della nostra immersione. A questo proposito, sono da sfatare alcune opinioni sull’esecuzione dei tempi di decompressione; ossia, che il non eseguire esattamente al minuto secondo gli stop decompressivi può portare alla PDD. Niente di più falso! Magari fosse così: significherebbe che l’algoritmo è esatto, sicuro al 100%. Non possiamo certo sottovalutare le tappe imposte dalle tabelle o dal computer, tutt’altro, ma 30’’ in più o in meno non sono influenti nel totale del profilo decompressivo.

L’uscita dell’acqua

A questo punto la maggior parte del lavoro decompressivo è stato eseguito, sei tornato nel tuo ambiente naturale, ma anche qui vi sono poche ma importanti procedure: • dopo un’immersione con decompressione o al limite della curva è importante non affaticarti in superficie • considera il ritorno all’asciutto come una vera e propria sosta decompressiva a profondità zero, quale infatti è: per almeno 30’ devi comportarti come se fossi ancora in sosta di decompressione. Non fare sforzi, resta tranquillo, idratati assumendo liquidi. Tutto a questo punto è terminato. Ma nell’eventualità di presenza di sintomi di PDD, il subacqueo avanzato deve essere in grado di poter eseguire quelle procedure o manovre di primo soccorso che, com’è evidenziato dalla letteratura medica, prima sono eseguite e maggiore è la possibilità di risoluzione del problema occorso. Un Corso di Primo Soccorso, ottenibile presso il tuo Training Facility PTA, è un dovere per ogni subacqueo, a maggior ragione per quello avanzato. Le tecniche di rianimazione cardiopolmonare ti potrebbero essere utili in caso di gravi emergenze. Decompression

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Modulo 1 • La Decompressione

La stazione decompressiva Immersioni da riva La stazione decompressiva va predisposta alla profondità prevista lungo una sagola fissa che determina un percorso preciso oppure, in un punto noto del fondale, tale da dare la totale garanzia di poterla individuare in risalita e in superficie (segnalandola con una boa). Decompressione su cima Sistema da utilizzare in immersione utilizzando un natante. Predisporre una cima di diametro adeguato, almeno oltre 1 cm di lunghezza non superiore ai 12 m alla quale saranno assicurate una o più bombole secondo le necessità; la cima dovrà essere predisposta con una zavorra tale da tenerla in tensione e contrastare una eventuale presenza di corrente. In alternativa alla cima si puòpreferire il trapezio, ovvero una barra rigida orizzontale tenuta in posizione da due cime alle sue estremità. Se si appende la stazione alla barca essa, dovrà essere agganciata a "mezza nave", ovvero al centro evitando la poppa e la prua. Questo sistema permette di diminuire sensibilmente l'escursione oscillatoria provocata dal moto undoso, a tutto beneficio del confort in decompressione e conseguentemente della sicurezza. Tassativamente evitare di fissare la stazione sulla cima dell'ancora in quanto l'ancoraggio deve prevedere un'ampio lasco ciò comporterebbe una continua variazione di profondità di tutta la struttura. Il sistema migliore prevede di non agganciare alla stazione decompressiva alla barca ma bensi ad almeno due galleggianti di capacità adeguata che ne assicurino, la stabilità ed immediata individuazione. Utile a questo scopo sono i parabordi, mentre sono da evitare i palloni segnasub, assolutamente inadeguati per questo scopo. Il complesso, reso cosi galleggiante, potrà essere collegato alla barca da una sagola che ne permetta il rapido recupero; oppure lasciato alla deriva una volta che i sub vi abbiano preso contatto, ciò consentirà una maggiore situazione di comfort ai subacquei in decompressione in presenza di corrente. La barca sarà cosi libera di muoversi per ogni evenienza recuperando i subacquei al termine della loro decompressione. In entrambi due metodi sopra esposti dovranno essere predisposte le bombole di servizio e di rispetto dotate di doppio erogatore, di manometro mantenendo i rubinetti chiusi. Le bombole saranno fissate alla stazione decompressiva tramite dei moschettoni, che ne consentiranno una immediata liberazione. Ricordarsi di controllare preventivamente la pressione ed il corretto funzionamento degli erogatori, prima di filare i gruppi in acqua. È utile predisporre anche della zavorra supplementare anch'essa dotata di moschettoni in modo da potere essere facilmente utilizzabile da subacquei in assetto leggermente positivo.

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Modulo 1 • La Decompressione

MODULO 2 LA MISCELA EANx

Panoramica • Fisiologia dell’Ossigeno • EANx • Applicazioni del sistema del calcolo a T

Obiettivi Al termine di questo capitolo sarai in grado di: • Conoscere il processo fisiologico della tossicità di Ossigeno • Elencare i due nuovi fattori di predisposizione alla tossicità di Ossigeno e il loro valore decrementante • Conoscere l’iperossia polmonare e il motivo per il quale non è pericolosa per il subacqueo sportivo • Elencare i vantaggi dell’Eanx in immersione fuori curva di non decompressione o solo come miscela decompressiva • Definire il significato di miscela idele (Best Mix) • Calcolare la Best Mix considerando i fattori decrementanti • Calcolare il potenziale anarcotico delle varie miscele a diverse profondità • Definire l’effetto narcotico delle varie miscele EANx a diverse profondità equiparandolo a quello in aria • Calcolare la Best Mix in miscela termaria

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Modulo 2 • La Miscela EANx

Informazioni generali In questo modulo verrà posta attenzione sugli effetti fisiologici delle miscele iperossigenate in decompressione; inoltre verranno approfondite alcune tematiche di particolare interesse, già trattate nel manuale Nitrox, introducendo anche alcuni concetti totalmente nuovi.

2.1 Ossigeno L’Ossigeno (O2) è un gas inodore e insapore, chimicamente è costituito da molecole contenenti 2 atomi, ha numero atomico 8, peso atomico 16 e peso molecolare 32. Ha elevatissime proprietà ossidanti e per questo motivo è il gas indispensabile per la vita, in quanto serve da comburente per tutti i processi metabolici. Nell’atmosfera è presente con una concentrazione di circa il 21%. L’Ossigeno viene introdotto nell’organismo attraverso la respirazione e trasportato ai tessuti dai globuli rossi legato all’emoglobina (Hb). Un grammo di Hb è in grado di trasportare 1.34 ml di O2, quindi con un contenuto di Hb normale (15 gr /100 ml di sangue) sono presenti circa 20.1 ml di Ossigeno ogni 100 ml di sangue. U Una quota di O2 è fisicamente disciolta nel plasma: la solubilità d dell’Ossigeno nel plasma è 2.14 ml / d 100 ml / 1 bar, che corrispondono a 1 0.449 ml / 100 ml in aria, 2.14 ml / 0 100 ml in O2 normobarico al 100%, e 1 b ben 6.42 ml / 100 ml a 3 bar. In condizioni di iperossia, quindi, non v varia la quota fissata all’emoglobina, m mentre aumenta in modo p proporzionale quella disciolta nel plasma, che è anche quella più immediatamente disponibile e utilizzata per prima nei processi metabolici. Il prodotto “di scarico” dei processi metabolici è l’Anidride Carbonica (CO2) e con buona approssimazione si può stimare che tanto O2 viene consumato, quanta CO2 viene prodotta, e questo indipendentemente dalla pressione. La CO2 viene trasportata dai tessuti ai polmoni con il sangue, ma con meccanismi differente da quelli dell’Ossigeno: circa il 5% fisicamente disciolta, 20% legata all’emoglobina (HbCO2) e il 75% sotto forma di bicarbonato (+HCO3). La solubilità della CO2 è di 53 ml / 100 ml di plasma / 1 bar. In condizioni di iperossia l’emoglobina è completamente occupata dall’Ossigeno e l’Anidride Carbonica non è in grado di fissarsi all’emoglobina. La CO2 è di estrema importanza fisiologica, in quanto è la sua concentrazione ematica che determina direttamente o indirettamente, lo stimolo respiratorio.

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Decompression

L’elevata reattività dell’Ossigeno ha determinato la necessità che tutte le cellule viventi abbiano una serie di sostanze antiossidanti indispensabili per contrastare e controllare questa reattività. Anche in Aria a pressione ambiente, in assenza di queste sostanze, l’Ossigeno determina la morte cellulare. Naturalmente, la gravità dell’intossicazione da Ossigeno aumenta progressivamente con l’aumentare della pressione parziale dell’O2 e della durata dell’esposizione. A sufficiente pressione e durata dell’esposizione l’Ossigeno causa inizialmente un’alterazione del funzionamento delle cellule fino ad una distruzione chimica di qualunque cellula vivente. In pratica non esiste alcuna cellula e tessuto dell’organismo umano che sia immune da effetti tossici dell’Ossigeno: la suscettibilità e la sensibilità sono differenti, in funzione del tipo di tessuto, delle sue capacità di combattere gli effetti tossici e della vascolarizzazione. L’Ossigeno viene utilizzato all’interno delle cellule attraverso passaggi metabolici successivi, ognuno dei quali dà origine ad un prodotto intermedio altamente reattivo (i radicali liberi dell’Ossigeno: O2, OH, H2O2) che deve essere controllato da sostanze apposite (essenzialmente enzimi “antiossidanti”: catalasi, superossidodismutasi, lipoperossidasi, …, ma anche da vitamine – Vit. D ed E). L’eccessiva produzione di questi prodotti, che avviene soprattutto in iperossia, ma anche in ipossia e comunque durante i normali processi metabolici, determina inizialmente la lesione di strutture cellulari (membrane, acidi nucleici, proteine ...) che conducono alla morte cellulare. Questi processi sono implicati in numerose malattie e anche nel fisiologico invecchiamento.

Tossicologia

Foto mare nostrum

La pressione dell’Ossigeno e dell’Anidride Carbonica a livello dei tessuti sono intimamente legate fra loro: un aumento della pressione della CO2 crea una variazione dell’acidità che comporta una maggiore liberazione dell’O2 dall’emoglobina e, al contrario, una bassa concentrazione di CO2 aumenta la quantità di Ossigeno fissata. Ciò è quanto avviene fisiologicamente nei tessuti – primo caso – e nei polmoni – secondo caso. In condizioni iperbariche, anche durante respirazione di Aria, l’Ossigeno è presente in elevata quantità: questo comporta una alterazione dei meccanismi di trasporto della CO2 e un possibile accumulo di CO2, favorito anche dal fatto che in presenza di elevate quantità di O2 anche i centri respiratori, di norma sensibili alla CO2, vengono ngono parzialmente inibiti, riducendo la possibilità e l’efficacia degli scambi gassosi a livello polmonare. La CO2 elevata ha in più un effetto sulla vasoregolazione, provocando una dilatazione dei vasi periferici, con conseguente aumento di Decompression

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flusso. In pratica questo si traduce in una maggiore quantità di Ossigeno che giunge ai tessuti, aumentando il rischio di tossicità. L’aumento della pressione dell’Ossigeno provoca effetti tossici in tutti i tessuti, ben noti da moltissimo tempo – i primi lavori scientifici risalgono al 1945: a livello cerebrale danno enzimatico e cellulare, con tremori, convulsioni, distruzione neuronale fino alla morte a livello polmonare comparsa di una tossicità chimica tracheobronchiale, danno polmonare con atelettasie (insufficiente e imperfetta dilatazione , congenita o acquisita, degli alveoli polmonari; essa provoca affanno e tosse), riduzione della capacità di scambio alveolare, fino ad anossiemia (deficienza di O2 nel sangue), acidosi e morte a livello oculare distacco retinico, danno delle cellule visive fino alla cecità a livello ematico emolisi danni renali danni epatici lesioni miocardiche effetti endocrini su surrene, gonadi e tiroide Tavola 1 - Effetti tossici dell’O2

Per le esposizioni che possono essere effettuate durante l’attività subacquea, gli organi maggiormente esposti a possibili danni sono il polmone e il sistema nervoso centrale. Sono stati studiati da tempo i limiti di tossicità per il polmone e il S.N.C. (Sistema Nervoso Centrale). Dal grafico si evidenzia bene che esiste una relazione fra pressione e tempo e che esistono dei limiti teorici di pressione, al di sotto dei quali è assai improbabile che si possa manifestare una tossicità anche per tempi di esposizione estremamente lunghi. I limiti segnati (2 atm per il S.N.C., 0.5 atm per il polmone) sono però validi solo per il 50 % della popolazione, ed è quindi indispensabile per l’utilizzo pratico essere assai più conservativi. Di norma, la sintomatologia relativa all’intossicazione da Ossigeno è del tutto reversibile, ritornando ad una respirazione di miscela normossica. Quando però i meccanismi di difesa vengono superati, per durata dell’esposizione o pressione dell’Ossigeno, il danno a livello cellulare può diventare permanente.

34

Decompression

Effetti dell’Ossigeno sul sistema nervoso centrale (effetto Paul Bert) Il cervello può modificare in maniera sostanziale il flusso ematico, ma non ha nessuna possibilità di accumulare Ossigeno. Durante esposizioni a O2 iperbarico, il primo meccanismo di difesa è costituito da una importante vasocostrizione, che però determina anche un accumulo di CO2, prodotta dalle cellule cerebrali, che viene allontanata a fatica, e provoca invece vasodilatazione ed ulteriore esposizione del cervello ad alte concentrazioni di Ossigeno; questo meccanismo è legato alla reattività locale della circolazione cerebrale e per certi versi abbastanza indipendente dalla concentrazione di CO2 ematica sistemica. La manifestazione clinica di questa intossicazione è rappresentata da una crisi convulsiva, del tutto simile alle crisi epilettiche, seguita da un periodo prolungato di apnea, da interpretare come meccanismo di difesa del cervello all’iperossiemia. La crisi pare dovuta prevalentemente ad un’inibizione del “metabolismo” dei neurotrasmettitori, prevalentemente a carico di quelli inibitori (soprattutto il GABA – acido amino butirrico) e in misura minore di quelli eccitatori, che quindi scatenano la crisi. La crisi vera e propria è frequentemente preceduta da una serie di sintomi premonitori, che sono però spesso assai difficili da avvertire e rilevare: pallore, sudorazione, senso di tensione epigastrica disturbi visivi, come scotomi (macchie cieche o luminose nel campo visivo), diminuzione dell’acuità visiva, visione a “tunnel” cambiamenti dell’umore, depressione, euforia, sonnolenza, apprensione, disinteresse, rifiuto di collaborazione, malinconia acufeni (rumori nelle orecchie) vertigini variazioni della frequenza respiratoria nausea e vomito sgradevoli sensazioni olfattorie e gustative tremolio dei muscoli facciali, soprattutto intorno alle labbra Tavola 2 - Segni e sintomi dell’avvelenamento da O2 al CNS

Il più delle volte fra la comparsa dei primi sintomi e la crisi convulsiva trascorrono pochi secondi. Sperimentalmente è stato rilevato che l’interruzione periodica della respirazione di miscela ad alta pressione di Ossigeno, allontana di molto il rischio della crisi: questa tecnica viene utilizzata correntemente durante i trattamenti in camera iperbarica, dove si possono raggiungere pressioni di ossigeno intorno a 2.8 atm. Esistono inoltre fattori predisponenti alla tossicità dell’Ossigeno, fra questi i più importanti sono rappresentati dal lavoro muscolare, il freddo e le situazioni di stress (scarsa visibilità, buio, …). Inoltre vi sono delle predisposizioni individuali, che possono comunque variare nello stesso soggetto, verosimilmente legate a situazioni ormonali (tiroide, surreni, …) o del sistema nervoso simpatico – riconducibili ad una fisiologica risposta allo stress. Decompression

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Anche la febbre, ma questo è un problema più per i trattamenti di Ossigeno terapia iperbarica che per le immersioni, crea una maggiore suscettibilità alla crisi iperossica

Effetti dell’Ossigeno sull’apparato respiratorio (effetto Lorrain – Smith) Il polmone, o meglio l’alveolo polmonare, è la struttura che riceve direttamente, senza l’intermediazione del sangue l’eccessiva pressione di Ossigeno. Per questo motivo il primo segno di eccessiva pressione di Ossigeno è una tosse secca e stizzosa accompagnata da bruciori retrosternali, dovuta all’irritazione dell’albero tracheo – bronchiale. Il progredire della tossicità determina poi una progressiva difficoltà respiratoria, soprattutto evidente nelle profonde inspirazioni Il danno anatomico più caratteristico è inizialmente un ispessimento della membrana alveolo capillare, con conseguente riduzione della capacità di scambio. L’evoluzione di questo danno porta alla formazione di zone atelettasiche (afflosciamento di un territorio polmonare dipendente da un bronco che impedisce la ventilazione polmonare e il riassorbimento dei gas esistenti) sempre più ampie fino alla fibrosi polmonare (processi infiammatori dell’interstizio polmonare a decorso cronico, ne deriva perdita della funzionalità respiratoria), con la possibile sovrapposizione di focolai broncopolmonitici e possibili barotraumi polmonari per ostruzione bronchiolare e conseguente air trapping (intrappolamento dell’aria negli spazi più periferici). Strumentalmente è possibile rilevare attraverso esami spirometrici una riduzione della capacità vitale, progressivamente più grave in funzione della pressione dell’Ossigeno e della durata dell’esposizione. Bisogna tenere presente che le alterazioni polmonari sono reversibili, ma con tempi piuttosto lunghi, dell’ordine di giorni o settimane, a meno che non intervengano alterazioni fibrotiche che sono invece irreversibili. La progressione lenta della sindrome non deve far sottostimare il problema: vi possono essere problemi pre esistenti, anche se del tutto asintomatici e ignorati, legati a precedenti fatti infettivi o al fumo, che possono costituire un fattore aggravante tanto l’insorgenza, quanto la reversibilità della tossicità dell’Ossigeno. Nel tentativo di prevedere l’entità di queste alterazioni, è stato introdotto un sistema matematico di calcolo della tossicità. E’ stato stabilito che l’esposizione a 1 atm di Ossigeno al 100% per 1 minuto rappresenta l’Unità Polmonare Tossica (UPTD = Unit Pulmonary Toxic Dose). Le UPTD sono calcolate secondo la seguente formula:

UPTD =

36

1 ---------t

0.5 -----------p-0.5

Dove: t = tempo di esposizione p = pressione dell’ossigeno nella miscela

Decompression

TABELLA pert il calcolo delle UPTD K

0.5

0.00

0.6

0.26

0.7

0.47

0.8

0.65

0.9

0.83

1.0

1.00

1,1

1.16

1.2

1.32

1.3

1.48

1.4

1.63

1.5

1.78

1.6

1.93

1.7

2.07

1.8

2.22

1.9

2.36

2.0

2.50

2.1

2.64

2.1

2.77

2.3

2.91

2.4

3.04

2.5

3.17

2.6

3.31

2.7

3.44

2.8

3.57

2.9

3.70

3.0

3.82

Esiste quindi un fattore K per ogni pressione parziale di Ossigeno,che moltiplicato per il tempo dà il valore di UPTD e questi valori sono stati calcolati per una più rapida valutazione delle UPTD. E’ stato sperimentalmente valutato che una riduzione della Capacità Vitale del 2%, del tutto asintomatica, interviene con un valore di UPTD di 615, mentre la sintomatologia iniziale con tosse e bruciori, corrisponde ad un valore di 1425 UPTD, con riduzione della capacità vitale del 10%. E’ possibile inoltre che la sintomatologia non cessi con l’interruzione dell’esposizione all’Ossigeno, ma continui per alcune ore.

Tavola 3 - Calcolo UPTD

Pp O2 in bar

Ulteriori fattori predisponenti alla tossicità dell’Ossigeno A questo punto ti sono ben chiari quali siano i rischi ed i fattori che predispongono alla tossicità dell’Ossigeno, avendoli anche studiati nel Corso Nitrox, per tali motivi dovrai sempre prevedere, durante la pianificazione della tua immersione, tutte le possibili cause che possono scatenarla, pertanto ti viene richiesto un ulteriore decremento di 0.1 ata della pO2 massima. In realtà quindi lo scopo di questo abbassamento di pO2 è quello di aumentare il tasso normale di prevenzione globale. Abbiamo visto che la strategia d’approccio alla tossicità d’Ossigeno, data la difficoltà nell’avvertirne l’insorgenza nonché la grave problematica della crisi convulsiva che ne deriva, Decompression

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deve essere la prevenzione. È vero che lo stress aumenta in queste immersioni più impegnative (é normale anche nei subacquei meglio preparati ed allenati) ma esso, nel caso aumentasse troppo, deve essere considerato un vero e proprio fattore di predisposizione a sé e perciò il subacqueo prudente lo dovrà abbassare ancora di 0,1 percentuale. Esempi: • Se pianifichi un’immersione in condizioni normali la pO2 massima di utilizzo sarà di 1.6 • Se pianifichi un’immersione in condizioni normali con penetrazione in grotta la pO2 massima di utilizzo sarà di 1.5 • Se pianifichi un’immersione in condizioni di freddo con penetrazione in un relitto la pO2 massima di utilizzo sarà di 1.4

L’uso, in decompressione, di miscele iperossigenate diminuisce il tempo di fondo disponibile Ricorda che nella stessa immersione i tempi di esposizione alla pO2 in decompressione sono cumulativi a quelli di fondo, devi perciò durante la fase della pianificazione tenerne conto sommando il tempo di fondo con quello richiesto per la sosta decompressiva; il volore ottenuto deve rientrare nei limiti di esposizione all’Ossigeno così come esposto nella relativa. Limiti di esposizione all’Ossigeno per il CNS Pressione parziale Durata massima per singola Massimo tempo cumulativo per di O2 (atm) esposizione (in minuti) esposizione ripetitive nelle 24 h 1.6

45

150

1.5

120

180

1.4

150

180

1.3

180

210

1.2

210

240

1.1

240

270

1.0

300

300

0.9

360

360

0.8

450

450

0.7

570

570

0.6

720

720

Tavola 4 - Liniti di esposizione all’ Ossigeno per i CNS

PTA vuole che tu comprenda bene questo concetto, come visto in precedenza, le miscele EANx standard (32\36) non richiedono calcoli aggiuntivi per la tossicità di Ossigeno, data la scarsa pO2 che presentano in decompressione, ma avvicinandosi a una percentuale del 50 di O2 le cose cambiano. 38

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Esempi: Se pianifichi un’immersione con 10’ di decompressione in Ossigeno puro a - 6 m (utilizzando quindi una pO2 di 1.6) quale sarà il tuo tempo di fondo massimo ? pO2 1.6 X 45’ (massimo permesso), 10’ dei quali in decompressione a Ossigeno puro quindi 45’ - 10’ = 35’ tempo massimo di fondo 35’ + tempo di decompressione 10’ = Tempo totale 45’ a 1.6.

Nelle immersioni fuori curva con decompressione in miscele iperossigenate non standard è consigliabile che sul fondo non si ecceda la pO2 massima di 1.5 ata (mantenendo l’esposizione di partenza di 45’ invariata) L’uso di miscele maggiormente iperossigenate per diminuire i tempi di desaturazione di una normale immersione con miscela standard verrà trattato in maniera ancor più esaustiva nel Corso SOLO. Avendo già appreso, nel modulo uno, i concetti relativi alla decompressione ora sei in grado di capire perchè le decompressioni in Ossigeno puro permettono grandi riduzioni di tempi decompressivi: I’Azoto non è presente, la pN2 nei polmoni è dunque a zero e il gradiente è massimo. Anche l’Ean32 o l’Ean36, quali miscele Iperossigenate, presentano una fN2 sensibilmente meno elevata dell’Aria e di conseguenza il loro gradiente in decompressione sarà più alto, a vantaggio della velocità desaturativa. Ritorneremo su questo punto nel modulo quattro quando parleremo delle tabelle. Esempi: Se pianifichi un’immersione con decompressione di 10’ al 50% di Ossigeno la pO2 massima di utilizzo consigliata sul fondo sarà di 1.5 ata

Analizza sempre la tua miscela prima dell'uso

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2.2 Introduzione all’EANx E A N X

Enriched Air Nitrox fO2

Vantaggi dell’EANx Operando al di fuori della curva di non decompressione, hai ormai appreso che le miscele iperossigenate vedono aumentare quelli che sono i loro tradizionali vantaggi, già apprezzabili, entro i limiti di non decompressione. Rivediamo, schematicamente, i dieci vantaggi delle miscele iperossigenate appresi durante il Corso Nitrox PTA: 1

prolungamento dei tempi limite di non decompressione

2

minore esposizione alla Narcosi

3

riduzione del rischio di incorrere in una PDD (il problema persiste comunque)

4

maggiore integrità cellulare dei tessuti eventualmente colpiti da PDD

5

maggiore sicurezza

6

maggiore sicurezza utilizzando tabelle o computer basati su algoritmi per immersioni ad Aria

7

minore intervallo di tempo nelle immersioni ripetitive

8

maggiore durate delle immersioni ripetitive

9

minor stanchezza durante e dopo l’immersione

10

minor tempo tra immersione e volo

Come puoi notare, parliamo dei vantaggi delle miscele iperossigenate e non di miscele deazotate; infatti i vantaggi dell’ Eanx non sono dati solo dalla diminuzione dell’Azoto ma anche e soprattutto dall’incremento dell’Ossigeno nella miscela. Se aumentiamo la percentuale di O2 in una miscela Eanx, la percentuale di N2 diminuisce, ciò porterà ad ulteriori vantaggi ai fini della decompressione L’Azoto non è un gas inutile o che non influenza la nostra fisiologia (Narcosi) la sua minore presenza, dovuta appunto dall’aumento dell’Ossigeno, diventa perciò un ulteriore fattore di sicurezza. Con l’uso di miscele iperossigenate in immersioni “fuori curva” infatti si avrà una diminuzione dei tempi decompressivi richiesti, paragonati ad un immersione in Aria a parità di quota e di tempi. Avrai modo di apprenderlo quando, nel modulo quattro, studierai le tabelle Nitrox, conoscendo anche un altro grande fattore di conservazione in quanto il già noto conservatismo aumenta ancora di molto. Dobbiamo però tenere presente che questa procedura non deve essere considerata in modo arbitrario in quanto sono necessari complessi calcoli per determinare di quanto tempo si può modificare una tappa di decompressione respirando una miscela Eanx o persino Ossigeno puro al posto dell’Aria. 40

Decompression

È fondamentale seguire adeguate procedure d’immersione, come ad esempio una corretta velocità di risalita e il rispetto dei tempi di decompressione previsti dalle tabelle o dai software utilizzati per pianificare le tue immersioni. La velocità desaturativa aumenta fortemente, di conseguenza i tempi di decompressione possono essere anche notevolmente ridotti (concetto appreso durante la conoscenza del gradiente desaturativo). La decompressione è quindi molto più efficace e sicura, le miscele iperossigenate, in questo settore d’immersione, raggiungono il massimo della loro versatilità ed utilità, avrai modo di accertarlo ed apprezzarlo alla fine del tuo corso.

Problematiche EANx

Sono le stesse di quelle che hai appreso durante il corso Nitrox e legate appunto alle miscele con percentuale di O2 superiori al 21%.

RISCHI MINORI

UGUALI

PDD

Ipotermia

Marcosi d’Azoto

Barotraumi

Debilitazione psico-fisica

Sovradistensione polmonare

MAGGIORI Tossicità dell’Ossigeno

Vogliamo solo farti notare che ad un aumento dei vantaggi non corrispondono nuove problematiche, ciò significa che il settore dell’immersioni in Eanx fuori curva di non decompressione è decisamente quello più profittevole.

Applicazioni dell’ EANx

Nell’uso specifico, al di fuori della curva di non decompressione, le miscele iperossigenate, oltre ai vantaggi di base già conosciuti ed apprezzati, ottimizzano la sicurezza e la praticità dell’immersione in funzione dei rischi legati all’uso della sola Aria come miscela di fondo utilizzandola in fase decompressiva diminuendo sia il numero delle soste che i tempi decompressivi e contenendo i rischi di PDD. Và da se che l’impiego dell’Eanx per immersioni con decompressione è una soluzione ottimale per tutti quei subacquei che desiderano avere tempi di fondo più lunghi; essi godranno di tempi di permanenza maggiori con decompressioni più brevi, più efficaci e sicure. I subacquei tecnici adottano come pratica comune quella di utilizzare una miscela Eanx durante le tappe di decompressione anche se si è pianificato come profilo decompressivo i tempi dati dalle tabelle ad Aria, se la stessa è stata usata come miscela di fondo. Ovviamente entro certi limiti di profondità, che in un discorso più tecnico non sono necessariamente i 34 od i 40m, dove ad esempio oltre i 60m dove si preferisce utilizzare una miscela ternaria (Trimix = He -N2 – O2) anche e non solo per problemi narcotici. Argomento trattato nei Corsi Tecnical Aria/Trimix PTA

Decompression D ecompresssio on

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Modulo 2 • La Miscela EANx

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Ti ricordiamo che prima di ogni immersione un subacqueo, deve pianificare la propria immersione determinando sia i limiti dati dall’Azoto quanto quello dell’Ossigeno, apprenderai come farlo nel modulo 3 di questo manuale. Quando respiri una miscela Eanx in immersione cosi come in decompressione, ricorda che devi prestare molta attenzione a non eccedere i limiti di esposizione (profondità e tempo) all’Ossigeno con le inevitabili conseguenze. L’impiego dell’EANx in decompressione viene inteso anche come sola miscela decompressiva, senza averla usata sul fondo, ovverosia come gas da decompressione dopo aver effettuato un’immersione in Aria o miscela ternaria L’Eanx, risulta perciò essere la miscela preferita, per prerogative d’impiego, da sommozzatori professionisti, video/fotosub e sommozzatori scientifici. Un utilizzo eccellente è la classica bombola decompressiva appesa sotto la barca, oppure trasportata dal subacqueo ed agganciata al proprio gav; verrai informato sulle motivazioni ed addestrato al suo uso durante questo corso. L’uso decompressivo di una miscela Eanx al termine di un’immersione profonda in Aria (entro il limite dei 50/60 m) fornisce un elemento di sicurezza notevole; ad esempio le due miscele standard Ean32 ed Ean36 permettono di fare qualsiasi decompressione a qualsiasi quota (sempre nel rispetto della loro MOD) per il tempo richiesto senza problema di calcolo della Tossicità d’Ossigeno cumulativa (vedi relativa tabella). Infatti usando un miscela Ean36 ad esempio per una tappa di decompressione a 9 m avrai una pO2 di 0.70 ata circa (1.9 x 0.36 = 0.684). Tale procedura aumenta fortemente l’efficacia e la sicurezza della decompressione e perciò che PTA la consiglia. Vogliamo però farti notare come non devi superare gli standard previsti per questo livello d’addestramento; per un addestramento teorico/pratico più approfondito PTA ti consiglia il Corso Solo Grazie al concetto di gradiente ora sai che puoi rendere più veloce ed efficiente la desaturazione semplicemente diminuendo la fN2 presente nei polmoni. Ecco perchè le decompressioni in Ossigeno puro permettono grandi riduzioni di tempi decompressivi: I’Azoto non è presente, la pN2 nei polmoni è dunque minima e il gradiente è massimo. Anche l’Ean32 o l’Ean36, quali miscele iperossigenate, presentano una fN2 sensibilmente meno elevata dell’Aria e di conseguenza il loro gradiente in decompressione sarà più alto, a vantaggio della velocità desaturativa. Naturalmente ridurre la fN2, sino anche a portarla a zero, significa sostituire l’Azoto con un altro gas. A questo riguardo è importante sottolineare che il concetto di gradiente riguarda la differenza di pressione del gas in desaturazione e nient’altro: è dunque totalmente indipendente dal gas posto in sostituzione per diminuire la percentuale d’Azoto e il concetto non deve venire ricondotto mentalmente solo all’Ossigeno come gas sostitutivo. 42

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Esempio: puoi avere lo stesso gradiente dell’O2 puro (0% N2 in miscela decompressiva, gradiente desaturativo massimo) anche con un mix del 20% di O2 e 80% di He: infatti in tale miscela l’Azoto non c’è e la sua Pressione nei polmoni è zero come in Ossigeno puro. Nel momento in cui prendi contatto con la suddetta miscela in decompressione poni quindi comunque la pN2 a zero e il gradiente desaturativo dell’Azoto sara lo stesso che in Ossigeno puro, con una velocità desaturativa dunque teoricamente identica a quella riscontrabile con Ossigeno puro. Questa specifica sul concetto di gradiente ci permette di fare un’ulteriore precisazione. Se dunque concettualmente la velocità desaturativa di un gas è dipendente solo dalla differenza di Pressione - gradiente - (e non dal gas o dalla miscela di gas che respiriamo in decompressione), però alcune proprietà fisiologiche solo dell’Ossigeno danno a questo gas anche un potenziale desaturativo proprio. In altre parole se in una miscela decompressiva per abbassare la pN2 poniamo come gas sostitutivo l’Ossigeno, la velocità del processo desaturativo aumenta oltre quanto sarebbe lecito aspettarsi dal solo modificato gradiente. I motivi di questa speciale efficacia desaturativa sono attribuibili sostanzialmente al fatto che l’Ossigeno è un gas metabolico.

La finestra dell’Ossigeno (Oxygen Window)

Se un gas viene a contatto con un liquido, gli atomi o le molecole del gas entrano nel liquido; in termini più precisi, si dice che passano in soluzione nel liquido, appena abbiamo il contatto tra gas e liquido, inizia il passaggio in soluzione nel liquido del gas. Mano a mano che passa il tempo il gas continua a passare in soluzione, ma con sempre minore velocità. Dopo un certo tempo si raggiunge una condizione che possiamo chiamare di equilibrio dinamico, in cui continuano a entrare tante molecole quante ne escono e quindi è come se non ne entrassero più. Se però a questo punto aumentassimo la pressione, altro gas passerebbe in soluzione nel liquido. Inizialmente sempre alla massima velocità possibile, sino a un nuovo equilibrio dinamico che si raggiunge nello stesso tempo impiegato quando abbiamo messo a contatto per la prima volta il gas con il liquido. Analogamente, se una volta raggiunto l’equilibrio dinamico diminuissimo la pressione, assisteremmo al rilascio da parte del liquido di parte del gas in soluzione. Anche la temperatura ha un’influenza significativa, infatti sinora l’abbiamo pensata costante; se da una condizione d’equilibrio dinamico modifichiamo la temperatura del sistema, rompiamo l’equilibrio. Un liquido si dice saturo di un dato gas quando, con riferimento alla pressione del gas e alla temperatura, non ne può più entrare in soluzione e siamo in equilibrio dinamico. La quantità di un dato gas componente una miscela che si dissolve in un liquido a una data temperatura, dipende dalla pressione parziale del gas considerato e dal coefficiente di solubilità di quel gas in quel particolare liquido.

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Diminuendo la pressione, diminuisce la quantità di gas in soluzione nel liquido Diminuendo la temperatura, aumenta la quantità di gas in soluzione nel liquido Il nostro organismo, in fase di decompressione, è carico del gas inerte che stiamo respirando. Sappiamo che l’eliminazione del gas inerte è maggiore quando la differenza tra la pressione interna ai tessuti e quella del sangue venoso è massima. L’ideale sarebbe non avere alcun gas nel circolo sanguigno, o addirittura il vuoto, per velocizzare al massimo questo processo. Di conseguenza, più la miscela decompressiva che respiriamo è ricca di Ossigeno, meglio otteniamo la stessa condizione. Inoltre, una parte dell’Ossigeno presente viene metabolizzato e trasformato in Anidride Carbonica. Questa ha la particolarità di riuscire ad attraversare molto facilmente le membrane cellulari e di sciogliersi agevolmente nei liquidi corporei e nel sangue, sbilanciando di conseguenza la somma delle pressioni parziali. Il posto così liberato da una parte delle molecole di anidride carbonica rappresenta la cosiddetta finestra dell’Ossigeno e crea un vuoto che favorisce l’uscita di altre molecole di gas inerte disciolto, che va ad occupare quel vuoto. Maggiore sarà il differenziale tra l’Ossigeno e gli altri gas fino al massimo concesso dal nostro metabolismo, maggiore sarà la propensione del gas inerte a uscire dai tessuti per essere eliminato. ARIA ALVEOLARE

SANGUE ARTERIOSO

SANGUE VENOSO

Azoto

570

570

570

Vapore acqueo

47

47

47

Ossigeno

103

45

44

Anidride Carbonica

40

40

45

Pressione Totale

760

752

706

Tavola 5 - Pressione dei gas presenti nell’Aria e nell’organismo, espresse in mmHg

Possiamo quindi immaginare come un subacqueo avanzato possa mantenere massimizzata in fase di decompressione la finestra dell’Ossigeno. Continuando ad eseguire la decompressione in Aria ovviamente non cambierà nulla; anzi, avvicinandosi alla superficie, con il diminuire della pressione diminuirà anche la pressione parziale dell’Ossigeno, diminuendo l’apertura della finestra dell’Ossigeno. Utilizzando invece una miscela iperossigenata (Eanx) si avrà subito un’innalzamento della pressione parziale dell’Ossigeno, data dalla maggiore percentuale dello stesso nell’Eanx respirata; permettendo alla finestra dell’Ossigeno di raggiungere la massima apertura, aiutandoci al meglio nella liberazione del gas inerte assorbito. Ciò va a grande vantaggio e della prevenzione e della cura di fenomeni di PDD (ecco perchè viene raccomandata la respirazione di Ossigeno ad alte percentuali - possibilmente puro - nella cura dei fenomeni embolici - sia per l’elevato gradiente che per le qualità proprie desaturative dell’Ossigeno). 44

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L’efficacia delle miscele iperossigenate a livello desaturativo non è solamente maggiore perchè viene diminuita la fN2 e aumentato dunque il qradiente, ma anche perchè il gas che sostituisce l’Azoto (Ossigeno) ha proprietà intrinseche che favoriscono di per se stesse la rimozione del gas inerte disciolto nel corpo

2.3 Applicazioni del calcolo a T Perché studiamo le leggi fisiche? Per il motivo che ci consentono di fare delle previsioni su cosa accadrà o potrà accadere e ci forniscono un’interpretazione semplificata della realtà. Finalità di questo capitolo è spiegare come applicare le leggi fisiche ai problemi che dovremo essere in grado di affrontare nella pratica della subacquea avanzata e, più avanti, in quella tecnica. Il sistema di calcolo a T è la base per soddisfare richieste operative anche molto avanzate. Fra i molteplici usi che possono essere proposti vi è la possibilità di calcolo della miscela migliore g (Best Mix) per l’immersione in programma. Inoltre con il sistema di calcolo a T è possibile rilevare il grado narcotico dell’Eanx alle g varie profondità, quantificandolo in rapporto a un dato familiare: I’effetto narcotico equivalente in Aria (END). Sempre il sistema di calcolo a T permette di trovare qual’è la frazione ideale anche di un terzo gas (Elio) inserito in miscela per usi tipicamente profondistici (pur esulando dalla materia che stiamo trattando - le miscele iperossigenate - risulta assai interessante capirne il metodo usato). In questo modulo il tuo Istruttore avrà modo di trattare nuove applicazioni del calcolo a T, che sono già state introdotte nel Corso Nitrox PTA, ti verrà richiesta la giusta attenzione ma il tutto ti sembrerà molto interessante in quanto verranno trattate applicazioni operative e quindi decisamente curiose e stimolanti.

p

f

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P

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Calcolo della miscela ideale (Best Mix) con fattori decrementanti Volendo sapere qual è la miscela migliore atta allo scopo pianificato, troveremo quale è la pO2 massima sopportabile e quindi calcoleremo la fO2 in base alla profondità. Fattori decrementanti: •Aumento della pCO2 dovuto ad un elevato sforzo fisico, ad una respirazione affannosa o difficoltosa (corrente, lavoro subacqueo) •Freddo •Farmaci/droghe/alcool (immersione preclusa) •Stress o scarsa condizione fisica •Predisposizione individuale alla tossicità dell’Ossigeno •Immersione speleo sub o con penetrazione in un relitto Alla presenza di questi fattori la massima PO2 tollerabile non potrà più essere quell’indicata dalla apposita tabella, ma il valore dovrà essere decrementato dello 0,1 per ogni fattore predisponente presente nell’immersione, mantenendo inalterato il limite di tempo. In un’immersione a 30 m per 25’ in condizioni di freddo, quale sarà la Best Mix ? pO2 = 1.5 (fattore decrementante freddo - 0,1) P = 30 m = 4 ata fO2 = 1.5 : 4 = 0.375

1.5 fg

Best Mix = Ean 37

4

In un’immersione a 20 m per 52’ in condizioni normali, quale sarà la Best Mix? pO2 = 1.5

1.5

P = 20 m = 3 ata fO2 = 1.5 : 3 = 0.5

fg

Best Mix = Ean 50

3

L’equipaggiamento deve essere pulito e dedicato ! In un’immersione a 30 m per 58’ in condizioni di penetrazione e scarsa visibilità, quale sarà la Best Mix ?

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PO2 = 1.3

(da 1.5 scendiamo di 0,2 a causa dello stress per scarsa visibilità e del fattore decrementante della penetrazione)

P = 30 m = 4 ata

1.3 fg

fO2 = 1.3 : 4 = 0.32 Best Mix = Ean32

4

Prima si deve sempre trovare la pO2 massima a cui ti puoi esporre, il resto viene in seguito! Qualsiasi calcolo tu stia facendo, devi sempre sapere qual’è la massima pO2 e questo è facile perchè la imposti proprio tu !!!

Calcolo dell’effetto narcotico (END) delle diverse miscele a varie profondità Come già sai, tutti gli effetti deleteri dei gas sul corpo umano (tossico per l’Ossigeno, narcotico per l’Azoto, ipnotico per l’Elio) si manifestano a determinate pressioni. Nel visualizzare e approfondire l’effetto narcotico delle varie miscele alle diverse profondità, possiamo dimostrare con completezza e precisione quanto visto nel corso Nitrox quando elencando i vantaggi del Nitrox veniva descritto che il suo utilizzo riduceva fortemente od annullava la narcosi d’Azoto La tossicità dell’Ossigeno si manifesta oltre la pO2 di 1.6 ata. Se partiamo dall’assunto che in Aria si manifesta narcosi d’Azoto a partire dai 30m circa, la pN2 corrispondente al suo livello narcotico è 3.16. La sua manifestazione, con questi valori è evidente, in forma silente; se è vero che si comincia a sentire i suoi effetti a partire da questa quota d’immersione risulterebbe perciò più difficile parlarne non facendo degli esempi pratici sulle sensazioni che provoca non manifestandosi apertamente. Aria a 40 m; pN2 =?

pg

P = 40 m = 5 ata fN2 = 0.79

0.79 5

pN2 = 0.79 X 5 = 3.95

Ean 32 a 40 m; pN2 =?

pg

P = 40 m = 5 ata fN2 = 0.68;

0.68

pN2 = 0.68 X 5 = 3.4

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5

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A questo punto della lezione, il tuo Istruttore potrebbe richiederti di partecipare ad una discussione sull’argomento appena insegnato, cogli l’occasione per valutare se hai ben compreso tutto quanto hai sentito

Calcolo dell’effetto narcotico delle diverse miscele equiparato all’Aria Abbiamo visto che alla profondità di 40 m l’Ean32 ha un effetto narcotico numericamente inferiore (pN2 3.4) a quello dell’Aria (pN2 3.95) ma vogliamo capire “toccando con mano” a quanto corrisponda effettivamente tale differenza che, posta in questo modo, non può darci un’idea molto chiara. Per fare questo non dobbiamo fare altro che cercare a che profondità troviamo la stessa pN2 di 3,4 respirando Aria. Quando avremo questa risposta, dato che siamo molto familiari a tale sensazione (narcosi in Aria), avremo un’idea fisiologicamente reale della differenza numerica sopra proposta. Quindi: a che profondità troviamo una pN2 di 3.4 respirando Aria?

3.4

pN2 = 3.4 fN2 = 0.79

0.79

P = 3.4 : 0.79 = 4.3 ata

P

END = 33 m

Se ne deduce che l’effetto narcotico dell’Ean32 a 40 m (pN2 = 3.4) sarà identico a quello dell’Ean21 a 33 m (pN2 3.4). Dunque nell’Ean32 la narcosi è inesistente anche alla quota massima di utilizzo. L’END dell’Ean36 sarà ovviamente ancora più bassa

Calcolo della Best Mix in miscela ternaria. Se nelle immersioni entro determinate profondità l’attenzione viene incentrata soprattutto al controllo della tossicità dell’Ossigeno, a quote elevate anche la narcosi d’Azoto diventa un serio problema, anche perchè oltre i 66 m (pO2 1.6) un decremento della fO2 segnerebbe un aumento della fN2 oltre i valori dell’Aria (0.80 e in crescendo); fatto improponibile a causa della già forte narcosi in Aria che verrebbe a essere aumentata da una pN2 ancora maggiore. In tal caso si decide di togliere Ossigeno e Azoto e di immettere un terzo gas con caratteristiche di respirabilità ottimali e con potenziale narcotico praticamente zero ( si tratta di un gas più volatile e leggero che diminuisce notevolmente anche lo sforzo respiratorio). Il procedimento analitico e di calcolo è estremamente semplice. 48

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Sicuramente a questo punto il tuo interesse per gli argomenti di questo corso incominciano ad essere elevati, in quanto ciò che stai apprendendo fa parte di un’altra materia molto nutrita di nozioni e tecniche nell’ambito ricreativo assolutamente nuove. Per questo motivo preparati alcune domande da proporre al tuo Istruttore, il quale ti fornirà il necessario bagaglio culturale e ti aiuterà a comprendere meglio i temi della Sicurezza e del Comfort Generale in relazione all’uso delle miscele per scopi profondistici. L’Istruttore risponderà alle tue domande senza disperdere l’attenzione dall’obiettivo di questo modulo, senza creare confusione, non approfondendo eccessivamente gli argomenti in quanto materia di corsi più avanzati per i quali non sei ancora preparato. Innanzi tutto si decide a che pO2 ci si intende esporre sul fondo, poi anche quale grado narcotico si vuole sopportare. Oltre alla pianificazione della pO2 avremo anche una pianificazione della pN2 (narcosi d’Azoto). Le miscele permettono una flessibilità operativa inimmaginabile se si rimane con schemi mentali rigidamente attaccati all’Aria. Conosciuta la profondità e impostati questi due parametri, si troveranno la fO2 e la fN2 e il resto sarà Elio. Immersione a 100 m pO2 desiderata sul fondo: 1.4 pN2 desiderata sul fondo: 3.4 (la stessa equivalente a 33 m in Aria vista nella pagina precedente

Procedimento di calcolo:

1.4 pO2 1.4 : 11 (ata sul fondo) = 0.13 fO2 = 13

fg

11

pN2 3.4 : 11 (ata a 100 metri) = 0.309 fN2 = 30.9

3.4

Resto Elio (56.1%)

fg

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11

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Modulo 2 • La Miscela EANx

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Con questa miscela potremo scendere a 100 m tenendo la tossicità dell’Ossigeno perfettamente entro canoni sicuri e avendo un END di soli 33 m. Resta inteso il fatto che per la decompressione si dovranno usare tabelle o algoritmi specifici (software decompressivi). Naturalmente se le esigenze di fondo (p. es. penetrazione di un relitto) o di decompressione (p. es. lunga decompressione con miscele Iperossigenate) lo richiedono, possiamo sempre modificare a nostro piacimento le frazioni di gas in miscela. Questa tecnica apre nuovi orizzonti alla subacquea mantenendo estremamente elevata la sicurezza, che è anche data dalla lucidità mentale. Naturalmente si rende necessaria la frequentazione di un corso che ti possa dirigere verso quello che è il massimo dei brevetti ricreativi non professionali: l‘Extended Technical Diver PTA.

Foto archivio Seasoul

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Modulo 2 • La Miscela EANx

MODULO 3 LE TABELLE EAN32 - 36 PER LA DECOMPRESSIONE

Panoramica • La decompressione con le tabelle NOAA • Le tabelle NOAA EAN32 • Le tabelle NOAA EAN36 • Le immersioni ripetitive • Note importanti sul calcolo dell’EAD

Obiettivi Al termine di questo modulo sarai in grado di: • Pianificare immersioni fuori curva respirando Ean32 • Pianificare immersioni fuori curva respirando Ean36 • Pianificare immersioni ripetitive fuori curva respirando miscele diverse • Spiegare perchè l’EANx usato fuori curva è ancora più sicuro • Spiegare le regole generali per effettuare una corretta decompressione • Prepararsi a pianificare immersioni con l’uso di un software decompressivo

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Modulo 3 • Le Tabelle

Informazioni generali Il tuo corpo durante l’immersione assimila una quantità di Azoto più alta del normale e che può tollerarne solo un certo livello in eccesso senza sviluppare i segni\sintomi da PDD. Quando tale livello viene superato, si rende quindi necessario dare al corpo il tempo di rientrare entro un range accettabile prima di uscire dall’acqua. Le tabelle di decompressione vengono usate per stabilire la velocità di risalita e le soste in acqua necessarie a tale scopo. Un brevettato PTA è un subacqueo preparato, prudente e considera la pianificazione di un’immersione come un elemento essenziale della propria preparazione. A tale scopo la conoscenza, l’uso di tabelle appropriate e la capacità di redigere un programma di pianificazione sono indispensabili Il fatto di definire le immersioni in curva senza decompressione non è esattamente corretto. Se nelle immersioni in curva non ci fosse nessun tipo di decompressione da fare allora, potremmo anche risalire rapidamente in superficie senza preoccuparci e, sappiamo bene che non è assolutamente così. La velocità di risalita, per i tessuti più veloci, è vera e propria decompressione. Ragioniamo insieme. Nessuno vieterebbe di avere una risalita differenziata e continua: vari computer hanno nella stessa velocità di risalita due od addirittura tre variazioni, e spostano il subacqueo in decompressione di metro in metro verso la superficie (non fanno fare salti di 3 in 3m, ma è scomodo) Di fatto il computer sa in ogni secondo la minima quota a cui tu puoi stare e, senza fermarti, potresti teoricamente effettuare la decompressione in costante movimento sfruttando le informazioni che il computer sta elaborando ma che non sono visualizzate. Ma prova ad immaginarti nel seguire le indicazioni sul computer che si muovono di centimetro in centimetro. In quest’ottica le soste di decompressione sono una scelta dovuta all’impossibilità pratica di mantenere una risalita continua con variazioni infinitesimali.

3.1 La decompressione con le tabelle NOOA Nel Corso Nitrox PTA hai imparato che le tabelle NOAA Nitrox I - II e U S Navy ad Aria erano progettate per essere interscambiabili tra di loro e usate con lo stesso sistema analitico. Questo non muta nell’uso fuori curva; le tre tabelle sopracitate rimangono sempre interscambiabili tra di loro nonchè assolutamente identiche come impostazione grafica e d’uso, per questo motivo ci rivolgeremo a esse parlandone al singolare e definendole “la tabella”. Fatta questa premessa e non volendo ripetere le ampie informazioni fondamentali già contenute nel corso Nitrox, ci limiteremo a notare solo le diversità che esistono fra la tabella in curva e quella fuori curva. 52

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Questa è la parte dedicata al processo analitico, cioè alla messa in atto dei meccanismi di calcolo, perciò ti raccomandiamo di avere la massima attenzione nell’eseguire e comprendere l’esercizio. Tieni sempre vicino le tabelle NOAA, segui il tuo Istruttore, il quale procederà con la giusta tempistica per farti comprendere meglio gli esempi, ma non esitare a chiedergli delucidazioni La sezione dedicata alla decompressione è la parte posteriore della tabella che hai usato nel corso Nitrox. La differenza fondamentale risiede nei tempi di fondo, perchè come sai le profondità esplorabili sono sempre le stesse, rigidamente limitate dalla tossicità dell’Ossigeno: puoi uscire dalla curva non aumentando la profondità ma solo permanendo più a lungo in immersione. Osserva ora la tabella; da sinistra a destra trovi: 1) le profondità - che quindi sono sempre le stesse 2) il tempo di fondo - qui va inteso che i minuti partono dal minuto successivo all’ultimo che trovi nella prima sezione in curva 3) il tempo di risalita che devi impiegare dalla profondità prescelta alla prima tappa di decompressione; 4) i tempi richiesti di sosta alle profondità di 9m di 6m e di 3 m 5) il tempo totale di risalita (risalita dal fondo alla velocità prescritta + totale delle soste di decompressione) 6) il gruppo di appartenenza alla fine dell’immersione per il calcolo dell’Azoto residuo. Non ci sono linee-guida degli spazi verticali sotto 9m, 6m, 3m e per sapere a che profondità viene richiesto il tempo decompressivo dovrai correlarlo con il riferimento superiore in giallo a colpo d’occhio. Avrai notato dunque che in questa facciata della tabella non c’è la parte di Intervallo di Superficie nè la parte dedicata al calcolo del Tempo di Azoto Residuo, ovverosia quello che nella tabella per curva è la Seconda e Terza Sezione che ben conosci. Ciò non significa che non interessino più, ma semplicemente che ti devi riferire alle sezioni già presenti nell’altra facciata della tabella. In effetti la tabella con decompressione corrisponde alla Prima Sezione della tabella in curva a cui si sostituisce quando i tempi ricercati sono al di fuori di essa. Verrà dunque chiamata Prima Sezione per Decompressione. In quest’ottica, capita la diversa disposizione grafica dei quattro parametri fondamentali (profondità, tempo di fondo, tempo di decompressione alle relative quote e gruppi di appartenenza alla fine dell’immersione) e il significato delle due informazioni supplementari (tempo di risalita alla prima tappa e tempo totale per uscire dall’acqua), non c’è nulla da aggiungere al “funzionamento”di questa tabella oltre quello già ben conosciuto per la Prima Sezione nel lato opposto. L’unica particolarità è data dai segnali di attenzione al superamento dei limiti di tempo concessi alle varie pO2 (che devono essere usati solo in operazioni di soccorso e con specifica assistenza in acqua e di superficie) e le indicazioni necessarie per la decompressione in miscele fortemente iperossigenate dopo tali eccessi d’esposizione. Decompression

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3.2 Tabella Ean32

Esempio: Pianifica due immersioni in Ean32. La prima a 36m per 30’ e la seconda a 29m, l’intervallo fra le due è di 2 h e 26’. Quale sarà il tempo massimo di fondo nella seconda immersione al fine di non superare i 15m di decompressione? 54

Decompression

Prima Sezione: Scelta tabella, profondità, tempo e gruppo di appartenenza della prima immersione: profondità 36m, tempo 30’ - poichè un’immersione di 30’ a 36m è fuori curva, devi utilizzare la prima sezione per decompressione. Prima Sezione per Decompressione Scelta tabella, profondità, tempo e gruppo di appartenenza della prima immersione: individua la profondità di 36m - individua il tempo di 30’ segui la riga verso destra sino a incontrare un numero nei tre spazi verticali sotto i riferimenti 9m.\6m.\3m.: questo numero corrisponde ai minuti della prima sosta decompressiva; per definirne la profondità devi ricercarla spostandoti verticalmente verso l’alto. La sosta risulta quindi essere di 3’ a 3m e il gruppo di appartenenza per l’Azoto residuo alla fine dell’immersione corrisponde alla lettera I. Seconda Sezione: Determinazione nuovo gruppo di appartenenza dopo l’intervallo di superficie: il nuovo gruppo di appartenenza si determina seguendo la riga corrispondente a I fino a trovare l’intervallo di superficie che è stato effettuato. Poiché non è riportato l’intervallo di 2 : 26 scegli quello immediatamente inferiore: 2 : 03. Il gruppo di appartenenza per l’Azoto residuo all’inizio dell’immersione successiva corrisponde alla lettera E. Terza Sezione: Determinazione dell’Azoto residuo rimasto nel corpo espresso in minuti: il nuovo tempo di Azoto residuo si determina seguendo la colonna della lettera. E verso il basso fino a intersecare la riga relativa alla profondità prevista. Poichè non è riportata la profondità di 29m, scegli quella immediatamente inferiore: 27 m. Nel punto di intersezione troverai l’Azoto residuo espresso in minuti dopo l’intervallo di superficie da sommare al tempo reale della seconda immersione: 23’. Dato che ti viene richiesta una seconda immersione con decompressione, utilizza la prima sezione per decompressione. Prima Sezione per Decompressione: Determinazione della durata della seconda immersione e nuovo gruppo di appartenenza: Poichè non è riportata la profondità di 29m scegli quella immediatamente superiore: 30m Immediatamente alla destra della profondità di 30m vi sono diversi tempi di fondo. Seguendo verso destra le righe dei tempi di fondo incontri dei numeri negli spazi verticali sotto i riferimenti 9m.\6m.\3m. Questi numeri corrispondono ai minuti di sosta alle tre profondità. Se su una riga vi sono più numeri questi vanno sommati per ottenere il tempo totale di decompressione. Il quesito ti chiede di non superare i 15’ di decompressione, quindi in questo caso il tempo di fondo che ti interessa è 40’. Avevi 23’ di Azoto residuo della precedente immersione: 40 - 23 = 17’ spendibili nella tua seconda immersione. Una seconda immersione nell’arco delle dodici ore sarebbe da evitare nel caso la prima fosse risultata particolarmente impegnativa

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3.3 Tabella Ean36

Esempio: Pianifica due immersioni in Ean36. La prima a 32m per 40’, la seconda a 28m, l’intervallo fra le due è di 1 h e 28’. Quale sarà il tempo massimo di fondo nella seconda immersione al fine di non superare i 20’ di decompressione? 56

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Prima Sezione: Scelta tabella, profondità, tempo e gruppo di appartenenza della prima immersione: profondità 32 m, scegli quella superiore: 33 - Tempo 40’. Poichè un’immersione di 40’ a 33 m è fuori curva, devi utilizzare la prima sezione per decompressione. Prima Sezione per decompressione: Scelta tabella, profondità, tempo e gruppo di appartenenza della prima immersione: Profondità 32m, scegli quella superiore: 33. Individua il tempo di 40’. Segui la riga verso destra sino a incontrare un numero nei tre spazi verticali sotto i riferimenti 9m.\6m.\3m.: questo numero corrisponde ai minuti della prima sosta decompressiva; per definirne la profondità devi ricercarla spostandoti verticalmente verso l’alto. La sosta risulta quindi essere di 7’ a 3m e il gruppo di appartenenza per l’Azoto residuo alla fine dell’immersione corrisponde alla lettera J. Seconda Sezione: Determinazione nuovo gruppo di appartenenza dopo l’intervallo di superficie: il nuovo gruppo di appartenenza si determina seguendo la riga corrispondente a J fino a trovare l’intervallo di superficie che è stato effettuato. Poichè non è riportato l’intervallo di 1 : 28 scegli quello immediatamente inferiore: 1 : 20. Il gruppo di appartenenza per l’Azoto residuo all’inizio dell’immersione successiva corrisponde alla lettera G. Terza Sezione: Determinazione dell’Azoto residuo rimasto nel corpo espresso in minuti: il nuovo tempo di Azoto residuo si determina seguendo la colonna della lettera G verso il basso fino a intersecare la riga relativa alla profondità prevista. Poiché non è riportata la profondità di 28m, scegli quella immediatamente inferiore: 27m. Nel punto di intersezione troverai l’Azoto residuo espresso in minuti dopo l’intervallo di superficie da sommare al tempo reale della seconda immersione 37’. Dato che ti viene richiesta una seconda immersione con decompressione, utilizza la prima sezione per decompressione. Prima Sezione per decompressione: Determinazione della durata della seconda immersione e nuovo gruppo di appartenenza: Poiché non è riportata la profondità di 28m scegli quella immediatamente superiore: 30m. Immediatamente alla destra della profondità di 30m vi sono diversi tempi di fondo. Seguendo verso destra le righe dei tempi di fondo incontri dei numeri negli spazi verticali sotto i riferimenti 9m.\6m.\3m.. Questi numeri corrispondono ai minuti di sosta alle tre profondità. Se su una riga vi sono più numeri questi vanno sommati per ottenere il tempo totale di decompressione. Il quesito ti chiede di non superare i 20’ di decompressione, quindi in questo caso il tempo di fondo che ti interessa è 60’. Avevi 37’di Azoto residuo della precedente immersione: 60’ – 37’ = 23’ spendibili nella tua seconda immersione. Una seconda immersione nell’arco delle dodici ore sarebbe da evitare nel caso la prima fosse risultata particolarmente impegnativa Decompression

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Modulo 3 • Le Tabelle

3.4 Le immersioni ripetitive Esempio con procedimento analitico: Pianifica due immersioni. La prima in Ean32 a 32 m per 31‘, la seconda in Ean36 a 29 m per 25‘; I’intervallo fra le due è di 2 h e 20‘. Quale sarà il gruppo di appartenenza al termine delle due immersioni? Prima Sezione — Tabella Ean32. Profondità 32m, scegli quella superiore: 33m. Tempo 31‘. L’immersione è fuori curva: cambia sezione. Prima Sezione per Decompressione Profondità 33m. Tempo 31‘, scegli quello superiore: 40‘. L’immersione corrisponde quindi a 40’ alla profondità di 33m. Richiede una tappa di decompressione di 15’ a 3m e il gruppo di appartenenza corrisponde alla lettera K. Seconda Sezione Gruppo di appartenenza K, intervallo di superficie 2 : 20, scegli quello immediatamente inferiore 2 : 04; nuovo gruppo di appartenenza F Prima di passare alla sezione 3 controlla che miscela stai per usare ! Sbagliando tabella potresti incorrere in gravi rischi di PDD ! Ricordati di cambiare le tabelle facendo attenzione al diverso colore, alla stellina, alla freccia e al riquadro che devono attirare la tua attenzione sulla miscela usata per l’immersione successiva Terza Sezione — Tabella Ean36. Lettera F, profondità 29 m: scegli 27m. Trovi quindi 31’ di Azoto residuo. Prima Sezione Profondità 29 m, scegli quella superiore: 30m. Il tempo da considerare è 31 + 25 = 56‘. 56‘, fuori curva; cambia sezione. Prima Sezione per Decompressione Profondità 29m, scegli 30m. Tempo 56‘, scegli 60‘. L’immersione corrisponde quindi a 60’ a 30m. Richiede una tappa di decompressione di 17’ a 3m e il gruppo di appartenenza è L.

Esercizio: ricalcola la prima immersione degli ultimi tre esercizi: gas respirato EAN 21. Confronta i risultati con quelli ottenuti in precedenza

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Quando nel modulo uno hai appreso i vantaggi dell’EANx fuori dalla curva di non decompressione, hai letto che "il già noto conservativismo delle tabelle Nitrox aumenta ancora di molto un altro grande fattore di conservazione si aggiunge". Nell’enunciare questo ti rimandavamo a questo modulo per la sua spiegazione. Ora infatti, dopo avere familiarizzato con il Gradiente Desaturativo ed avere operato in tutti i modi possibili con le tabelle, puoi capire perché. Come sai già dal precedente corso Nitrox, le tabelle Eanx NOAA sono state estrapolate dalle U.S. Navy per Aria usando l’EAD. E’ stata quindi equiparata un’immersione in EANx ad una certa profondità con un’altra in Aria a differente profondità: per esempio avevamo già calcolato che un’immersione in Ean32 a 40m corrisponde come saturazione a una in Aria a 33m.

Infatti osserva la tabella NOAA per Ean32 e la tabella U.S. Navy per Aria: raffronta la profondità di 39m della tabella EAN32 con la profondità di 33m della tabella a Aria. Non a caso si equivale il tempo massimo concesso in curva: 20‘.

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Modulo 3 • Le Tabelle

3.5 Note importanti sul calcolo dell’ EAD

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Supponi ora di effettuare un’immersione sempre a 40m in Ean32 per 40‘, cioè al di fuori della curva. Vai a vedere che decompressione ti impone la tabella Ean32 e quale decompressione la tabella ad Aria (quest’ultima sempre ovviamente a 33m): entrambe ti obbligano a una sosta di 2’ a 6m e a un’altra di 21’ a 3m. Dunque si equivalgono anche i tempi decompressivi.

Così è ovviamente per tutti gli altri esempi che vorrai calcolarti da solo per meglio rendertene conto, del resto non può essere diversamente visto che le tabelle Eanx, dentro o fuori curva, sono calcolate sempre riferendosi a quelle a Aria con il sistema dell’EAD e la motivazione è che hanno identica saturazione al momento della risalita. Se questa dunque non è ne una novità ne una stranezza, dobbiamo però fare un’importante considerazione: Se è vero che le due immersioni si equivalgono come saturazione (sul fondo), non è altrettanto vero che si equivalgono come desaturazione (in decompressione): il diverso Gradiente dell’Eanx permette come sai una desaturazione molto più rapida dell’Aria. In altre parole in ambedue le immersioni ti stacchi dal fondo con lo stessa quantità di Azoto disciolta nell’organismo, che però viene espulsa con velocità diversa a seconda del Gradiente ovverosia: nelle due immersioni avremo un’identica saturazione sul fondo ma diversa desaturazione in risalita e in decompressione (maggiore per l’Eanx). E visto che nelle tabelle Eanx NOAA sono stati mantenuti gli stessi tempi desaturativi dell’Aria, esse ci offrono un grande fattore di conservazione in più.

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Modulo 1 • La Decompressione

MODULO 4 L’EQUIPAGGIAMENTO

Panoramica • Attrezzatura standard e specifica • Bombola decompressiva • Configurazione dell’attrezzatura

Obiettivi Al termine di questo modulo sarai in grado di: • Scegliere l’attrezzatura ideonea allla tua immersione • Gestire ed usare correttamente la bombola decompressiva • Configurare ed assemblare correttamente l’attrezzatura

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Informazioni generali

L’immersione avanzata richiede di affidarsi a sistemi che nulla lascino al caso, basati sulla razionalità e la sicurezza. Superando i livelli operativi della subacquea ricreativa non è più possibile trascurare qualcosa, ne trincerarsi dietro abitudini ingiustificate e certezze presunte. Oltre alla programmazione generale e alla pianificazione specifica dell’immersione, assume pertanto grande importanza la configurazione, ossia la corretta scelta delle proprie attrezzature e il modo in cui vengono assemblate, indossate e disposte. Le varianti possono essere infinite, in dipendenza del programma, della decompressione prevista, di determinate condizioni ambientali e individuali, infine degli orientamenti di ciascuna organizzazione didattica. Devono tenere conto di dove si va e con chi si va, date le radicali differenze tra un cristallino mare del sud e un lago con scarsa visibilità. Per tali motivi non sarebbe logico dettare una standardizzazione rigida, riferita ai singoli particolari. Importa che la configurazione risponda a determinati requisiti oggettivi ed inequivocabili esigenze tecniche. Questo non toglie che, all’interno di ciascun gruppo, sia indispensabile una buona uniformità relativamente a tutto quanto concerne la salvaguardia reciproca. In un momento di vera necessità non puoi perdere tempo nell’individuare il secondo erogatore del compagno, nel capire quale rubinetto chiuder per bloccare la perdita di una frusta; é necessario andare a colpo sicuro negli interventi e negli scambi, cosa impossibile non avendo con la sua attrezzatura la stessa confidenza acquisita con la propria. L’importanza di possedere un adeguato equipaggiamento deve prevedere di avere ben chiaro anche il concetto di saperlo indossare adeguatamente e di saperne ottimizzare le relative funzioni. Non si tratta solamente di una semplice questione di comfort ma piuttosto di saperne applicare il corretto funzionamento ed utilizzo per evitare e/o limitare una pericolosa confusione od errori procedurali durante l’esecuzione di altri compiti. In caso di necessità non possiamo concederci il lusso di non individuare la frusta lunga dell’erogatore d’emergenza o non saper lanciare correttamente in superficie un pallone di segnalazione. Per noi subacquei avanzati sarà d’obbligo attenersi ai canoni fondamentali validi che ci verranno trasmessi dalle ore d’addestramento in acqua e dall’esperienza personale ed altrui Partendo da questi presupposti, analizziamo una per una le componenti destinate a far parte del tuo equipaggiamento e le motivazioni che suggeriscono come e dove sistemarle. Archivio PTA

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Attrezzatura standard e specifica

E’ importante per un buon subacqueo avere abilità, conoscenza e manutenzione della propria ed altrui attrezzatura subacquea. Scopo di questo paragrafo, oltre che focalizzare la tua attenzione sul classico elenco di attrezzature da portare in immersione, vuole mostrare gli aspetti anche meno conosciuti dei singoli componenti. Un subacqueo deve essere in grado di utilizzare e gestire la propria attrezzatura con efficienza, destrezza e comodamente; quando ciò non è attuabile si rischia di non essere in grado di saper gestire situazioni normali già con un basso profilo di disagio; ciò può portare a gravi conseguenze Un giusto equipaggiamento deve adeguarsi ad ogni tipologia d’immersione, e nel contempo, ogni tipologia d’immersione richiede un adeguato equipaggiamento; un’immersione nelle calde acque del mar Rosso è decisamente diversa da quella effettuata in un lago o in una grotta. Come subacqueo esperto ricercherai la sua migliore configurazione cercando di alterarla il meno possibile per aumentarne la confidenza. La ricerca della configurazione ottimale deve avere la sua logica ed applicazione ancor più in un team (per team intendiamo anche una semplice coppia si subacquei). Vedrai con il tuo Istruttore PTA gli Standard e Procedure per i limiti operativi e le soluzioni migliori da adottare

Le bombole

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Per le profondità e i tempi operativi a cui prepara il Corso PTA Decompression, la scelta sarà in funzione dei propri personali consumi, in talune situazioni puoi optare per un classico e ricreativo monobombola da 15 litri. Nel caso prevedi di effettuare immersioni con un consumo previsto leggermente superiore rispetto a quello ipotizzato, puoi optare per un monobombola da 18 litri, a suo sfavore vi è la constatazione che le sue dimensioni lo rendono disagevole, di conseguenza risulta poco consigliabili, in tal caso puoi utilizzare una bombola di 3/5 litri da agganciare lateralmente alla bombola principale, sempre secondo criteri di assetto, necessità e comfort. Le bombole ovviamente saranno dotate di doppia rubinetteria, per potervi montare doppi erogatori, la scelta migliore, se non obbligatoria, prevede l’utilizzo Decompression

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di rubinetterie con attacchi D.I.N. (Deutches Industrie Norm) in quanto hanno un collegamento bombola/erogatore filettato, con l’O-ring interno, il chè li rende più affidabili del sistema INT (Internazionale).

Gli erogatori

Sfatiamo una leggenda: la maggior parte dei subacquei è convinta che per immergersi occorrano gli erogatori migliori e i più costosi. Innanzi tutto, non sempre il prezzo elevato corrisponde alla migliore qualità,in più da quando esiste la normativa europea En250, tutti gli erogatori devono superare dei test così severi per essere venduti in Europa, da fornire a 50 m e con 50 bar nella bombola volumi d’aria irraggiungibili da qualunque livello d’affanno, il tutto mantenendo gli sforzi respiratori entro livelli molto bassi. Tradotto in pratica, significa che qualunque erogatore reperibile in commercio va bene non solo a 50 m, ma anche a 60 m, che è il limite d’utilizzo dell’Aria. Se scendiamo più in profondità, utilizzeremo miscele ternarie a base di Elio che permettono una ventilazione molto più agevole, rendendo idoneo anche alle massime profondità qualunque erogatore bilanciato. Viene invece taciuta quasi sempre quella che dovrebbe essere la regola base nella scelta di un erogatore, ovvero che sia semplice e robusto, e aggiungiamo anche che la manutenzione sia facile ed economica, in modo da poterla fare spesso.Gli erogatori devono disporre anche di un sistema di regolazione dello sforzo inspiratorio. Un regolatore dello sforzo inspiratorio permette di eliminare piccole autoerogazioni dovute all’usura della pastiglia, allo snervamento della molla o a principi di ossidazione dell’ugello e della sede valvola, tanto più frequenti quanto più gli erogatori sono tarati al limite, proprio per ben piazzarsi nell’assurda gara al “più morbido a tutti i costi“. Un’altra caratteristica da prendere in considerazione è l’uniformità dei modelli, in quanto avendo la possibilità di dotarsi di erogatori uguali ( anche come team), basterà un unico kit di ricambi per risolvere ovunque possibili inconvenienti. L’octopus è bandito nelle immersioni avanzate, e con essi certe abitudini irrazionali, quali tenere lo snorkel appeso alla maschera e la console penzolante. Gli erogatori saranno dunque indipendenti, di ottima qualità e con attacco DIN 200 o 300, da preferire all’INT in quanto esclude il rischio di estrusione dell’OR, oltre a essere più compatto e robusto. Diventa infine una necessità pensando a bombole con pressione di esercizio di 250 bar o superiori, non tollerate dall’INT. Il modello 300 bar, ricordiamo, pur avendo la filettatura più lunga per adattarsi alle rubinetterie collaudate per la stessa pressione (la massima di esercizio ammessa in Italia), funziona perfettamente sugli attacchi usuali. I due filetti in eccedenza non devono preoccupare. Non vi sono priorità di scelta tra tipi a pistone o a membrana, tra downstream o up-stream, semmai la preferenza verrà data ai primi stadi poco ingombranti, che permettano di essere assemblati correttamente alla rubinetteria e lascino ampia libertà nell’orientamento delle varie fruste. Uno di essi sarà dotato di una frusta lunga 180 - 250 cm di colore giallo per essere immediatamente riconosciuta, la lunghezza della frusta risulterà essere molto utile nel momento in cui ti trovassi costretto a risalire o a fare decompressione dividendo il gas con il tuo compagno rimasto senza. Il tuo Istruttore saprà indicarti e consigliarti la migliore e razionale collocazione degli erogatori, delle fruste ed accessori 64

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Il manometro

Il manometro, per quanto da molti sia considerato un accessorio e parte integrante dell’erogatore, fa parte della strumentazione ed è, sicuramente, uno strumento, la cui lettura, deve essere precisa, veloce e comoda. Nella scelta si consiglia un modello poco ingombrante e che abbia un quadrante con una impostazione grafica semplice per avere una lettura immediata; nel posizionamento si consiglia la massima comodità di accesso. Ricordiamoci che in immersione, possibilmente sotto stress o narcosi, tendiamo a semplificare al massimo le operazioni ed una non buona accessibilità ad uno strumento ne può diminuire la frequenza di lettura. Gli strumenti, anche se con ottime caratteristiche di visibilità e anche se posizionati in maniera eccellente, possono non essere letti a causa di scarsa visibilità (per sospensione), poca luce, calo della nostra vista in particolari condizioni.

Il Gav: Il sacco

Al Gav si chiede di garantire una spinta positiva proporzionata alla massima situazione idrostatica negativa in profondità. Quindi rapportata alle proprie caratteristiche fisiche e all’equipaggiamento, con un ampio margine per qualunque evenienza. La capacità minima di galleggiamento non dovrebbe mai essere inferiore ad una ventina di kg di spinta. Per avere un termine di confronto, un classico jacket ricreativo ha una reale spinta di galleggiamento compresa in genere tra 10 e 15 kg per una taglia M. La scelta delle varie tipologie di jacket, tradizionali, a volume posteriore, ad ala, con elastici di contenimento, mono o bisacco, viene lasciata all’utente, pertanto la sceglierai in funzione delle tue necessità, bisogni e utilizzo nonchè dell’assetto e bilanciamento complessivo delle bombole indossate e dell’attrezzatura. Un gav “tecnico” a differenza di uno ricreativo ha la sacca posizionata posteriormente al subacqueo. Questo sistema consente di gonfiare la sacca evitando la tipica costrizione degli altri sistemi. Altra caratteristica è quella di poter avere due distinte sacche (per sacche distinte si intendono due sacche indipendenti con due comandi per immettere gas e non una sacca più una seconda di protezione) le quali permettono di avere un sistema di sicurezza in più nel caso di un malfunzionamento rispetto ai gav con un solo sacco. Decompression

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L’imbracatura La funzione di una imbracatura è molto importante nelle immersioni avanzate, è di solito realizzata in robusto materiale adatto a sorreggere il peso di una o più bombole ed un eventuale bombola da decompressione. Vi si trovano alloggiati degli anelli in acciaio a forma di D (d-ring) utili per fissare le bombole da decompressione, le torce di scorta, secondi erogatori ed altri eventuali utili accessori. La piastra

La piastra a cui unire il gav alla bombola può essere realizzata in vari materiali: acciaio inox, alluminio, carbonio, ABS, ovviamente la scelta del materiale usato avrà una conseguenza sull’assetto del subacqueo. Rispetto a delle semplici fasce di nylon il sistema imbracatura più piastra più sacca consente di avere un sistema più rigido e più equilibrato sulle spalle perciò meno soggetto a movimenti fastidiosi. La piastra è dotata anche di fori laterali i quali consentono di fissare i pacchi batterie delle lampade o il bombolino dell’Argon per la muta stagna. La posizione della piastra, deve seguire i criteri di una corretta configurazione dell’attrezzatura: devi regolare in maniera corretta gli spallacci per evitare che la bombola si muova sulla schiena o, che siano troppo stretti da non consentire un comodo utilizzo di una eventuale muta stagna. La zavorra Leggero è comodo, ma certe teorie non vanno affatto sempre d’accordo con esigenze reali. La zavorra deve essere tale da mantenere un assetto di poco negativo a meno 3 m con le bombole quasi vuote, pensando all’eventualità di trovarsi costretti a fare decompressione in acqua libera. La sua entità si definisce con prove effettive e naturalmente varia a seconda del proprio peso specifico, della muta, dell’attrezzatura, dell’essere in mare o in acqua dolce. All’usuale cintura da serrare in vita, con i piombi da infilare o chiusi nelle apposite tasche può essere associato un apposito piombo da inserire fra le due bottiglie (nel caso di un bibombola) oppure, utilizzare il sistema dei pesi integrati. E’ importante notare come la zavorra non si limiti semplicemente a bilanciare le galleggiabilità della nostra attrezzatura ma, per il modo in cui è disposta e distribuita rappresenta uno strumento decisivo per un assetto ottimale. Le maschere La maschera deve offrire un ampio campo visivo nella zona inferiore, tale da permettere di vedere perfettamente tutte le attrezzature fissate sul petto, come le bombole decompressive, l’aggancio della frusta della muta stagna, erogatori vari, moschettoni e accessori. Naturalmente una buona maschera deve essere prima di tutto adatta al nostro contorno facciale e garantire una perfetta tenuta stagna, altrimenti passeremmo buona parte dell’immersione a svuotarla. Ovviamente occorre disporre anche di una maschera di scorta, meglio se piccola e leggera, da portare sempre con 66

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sé, infilata in una tasca del gav o in apposite tasche accessorie da portare in vita o poste sulla coscia della muta. Le pinne IIn ogni tipo di immersione esiste la possibilità di in incontrare correnti impegnative, Le pinne devono eessere pertanto adeguate a fronteggiare la ssituazione, anche in considerazione del fatto che i ttempi di fondo possono essere prolungati e quindi a aumentata l’esposizione alla fatica. la scelta deve ccadere su pinne a cinghiolo e molto reattive, cche siano in grado di esprimere tutta la loro p potenza nelle situazioni d’emergenza. Non sono p purtroppo molte le pinne con queste caratteristiche p presenti sul mercato e non ne fa certo parte la m maggioranza di quelle che vanno per la maggiore ssul mercato ricreativo, dove la scelta sembra d dettata più dal concetto di pinneggiare senza fatica, che dall’effettiva capacità propulsiva della pinna. Controlla spesso lo stato di usura di fibbie e cinghioli che devono ovviamente essere perfetti e portate sempre a bordo un ricambio di entrambi; per ovviare ad inconvenienti che immancabilmente avvengono nei momenti meno opportuni. È consigliabile sostituire i cinghioli con particolari molle che si dimostrano molto più pratiche e resistenti, nel caso scegliere modelli di pinne già dotati. La muta La scelta della muta è dettata prevalentemente dalla temperatura dell’acqua. Se questa è accettabile (> 20°) e le decompressioni non sono troppo lunghe è senz’altro preferibile una muta umida, per la maggiore libertà di movimenti che permette rispetto alla stagna. Nel caso della muta umida sono da preferire i modelli realizzati con sovrapposizione di vari strati di neoprene, come sottomuta più monopezzo, più giacca, per totalizzare un elevato spessore di neoprene sul corpo, attenzione però che la sovrapposizione dei vari pezzi non crei dei punti di pressione che potrebbero ostacolare la circolazione verso gli arti, con tutte le conseguenze che ciò comporta. Umide o stagne? Sotto questo aspetto e naturalmente sotto quello termico sono preferibili le mute stagne. Neoprene o trilaminato? La diatriba tra neoprene e trilaminato è ancora aperta, a favore del secondo materiale c’è la costanza di assetto alle varie quote (ovviamente a parità di gas insufflato) in quanto il materiale stesso è incomprimibile e richiede quindi la stessa zavorra in superficie come sul fondo, cosa invece non vera con le stagne in neoprene. C’è da dire che il problema è stato largamente ridimensionato dalla comparsa sul mercato di modelli in neoprene ad alta densità o precompresso, che subiscono compressioni ridotte all’aumentare della pressione. A nostro parere il miglior prodotto è quello che garantisce la migliore libertà di movimento. Dato che l’acqua non è mai esageratamente fredda in mare, optiamo, anche nel campo delle stagne, per modelli che non ci facciano perdere quell’acquaticità e quella facilità a nuotare e a muoverci tanto importante in ogni situazione. Decompression

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Gli attrezzi da taglio Forse la cosa che maggiormente ci spaventa in immersioni su pareti o relitti è di rimanere impigliati in quella moltitudine di lenze, reti, cime, sagole che spesso sono presenti sul fondo. Gli strumenti da taglio devono pertanto essere almeno due, sempre riposti pe nelle loro custodie fissate in punti strategici dell’attrezzatura e fissati alle loro custodie con un sottile sagolino, in modo da poterli semplicemente abbandonare in acqua nelle emergenze, per essere riposti solo in un secondo tempo, a emergenza ormai passata. La sagolina ha ovviamente anche lo scopo fondamentale di non permettere la perdita dell’attrezzo. Gli strumenti da taglio devono essere assolutamente efficaci e sotto questo aspetto i classici coltelli da sub non eccellono affatto. Ricorda che è sempre il lato seghettato della lama che va impiegato, mai quello liscio. Recentemente sono comparsi sul mercato piccoli coltelli con ottime lame seghettate, ma i migliori strumenti da taglio restano a nostro avviso altri tipi d’attrezzi. Ottime sono le forbici da sub e le cesoie, che permettono di tagliare in tutta sicurezza sagole, lenze e cime fino a 10-12 mm di diametro. Risultano efficaci anche per tagliare velocemente reti da posta e a strascico. Un altro ottimo attrezzo è il tagliareti (o tagliacime), una specie di uncino munito di una o due affilatissime lame da tagliabalsa. Il tagliareti risulta il migliore attrezzo se l’impiglio è dietro la testa, all’altezza della rubinetteria. Basta agganciare e tirare, eventualmente ruotando in senso verticale lo strumento (attenzione alle fruste). Il difetto del tagliareti è che non può tagliare cime troppo spesse, che non riescono a entrare nella “U” dell’attrezzo, dove si trova la lama. Scegli perciò un modello grosso e robusto. I sistemi di illuminazione La necessità di una sorgente di luce dipende dalle condizioni di visibilità dell’acqua e dalla profondità, ma non solo, in quanto la torcia è un attrezzo utilissimo anche per comunicare tra subacquei e possiamo ritenerlo p e r t a n t o indispensabile per ognii tipologia i l i d’i d’immersioni, i i iin particolar i l modo d quelle ll avanzate. Le caratteristiche principali di una buona torcia o di un faro

Foto A. Bellati

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sono innanzi tutto quelle di una totale impermeabilità e robustezza. La seconda caratteristica da prendere in considerazione è la reale autonomia di luce. Molti faretti dell’ultima generazione, apprezzabilissimi per il ridotto peso e per le minime dimensioni, hanno al lato pratico un’autonomia buona soltanto dopo una perfetta ricarica e con accumulatori nuovi, per diventare invece insufficiente dopo un certo numero di ricariche. Ci sono attualmente in commercio svariate tipologie di batterie: nichel - cadmio, nichel - idrati metallici, al piombo,alcaline. I primi due tipi hanno maggiore potenza in proporzione al peso e alle dimensioni, per contro hanno lo svantaggio di una rapida caduta di potenza quando giungono alla fine della loro durata. Le batterie al piombo ed alcaline perdono meno rapidamente la loro potenza. In commercio puoi trovare due tipi di sistemi d’illuminazione: a blocco unico, che includono in un unico pezzo lampada e batterie e con batterie separate dalla lampada ma unita con un cavo stagno. Le prime consentono di non avere cavi che potrebbero impigliarsi ma per contro hanno lo svantaggio di pesare molto e limitare nei movimenti la mano del subacqueo. Avere le batterie separate consente pertanto di distribuire il suo peso ed avere in mano solo la “testa” più leggera e comoda da brandeggiare (meglio se l’impugnatura è a staffa). Il pacco batterie può comodamente trovare posto fissato alla piastra, fra le bombole o sulla cintura del gav, in questo caso se il pacco ha un peso importante dovrai verificare il tuo assetto in acqua. Non fissate le lampade con piccole cimette al polso, possono creare dei pericolosi impigli

Se la visibilità rende l’uso della torcia indispensabile, dovremo averne sempre una di scorta, che potrà essere anche un modello di ridotte dimensioni a pile alcaline monouso, fissato con moschettoni all’attrezzatura o riposto nelle tasche porta accessori. Non si dimentichi, infine, che, in acqua torbida e in ambienti ricchi di sospensione, la luce più penetrante e più utile è quella concentrata Come utilizzare correttamente le lampade subacque • non dirigere la lampada negli occhi di altri subacquei • muovi lentamente la lampada per non creare confusione • non dirigere la lampada direttamente sugli strumenti, sfruttando la fosforescenza dei quadranti per non restare abbagliati dalla luce riflessa • sfrutta la luce riflessa della lampada per indicare i segnali • codificare l’uso della lampada per segnali particolari • movimenti circolari equivalgono ad un OK • movimenti orizzontali servono per richiamare l’attenzione • indirizza la luce della lampada davanti al subacqueo se vuoi attirare la sua attenzione

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Strumenti di misura tempo/profondità

Nelle immersioni avanzate è fortemente consigliato non usare sistemi detti a “consolle”si deve optare per una disposizione separata degli strumenti che misurano il tempo (orologio) e la profondità (profondimetro) d’immersione. Si consiglia un orologio digitale in quanto prevedono anche la funzione di cronometro, molto utile per determinare il run time e/o le tappe di decompressione. E’più confortevole e pratica la lettura di un profondimetro se anch’esso è in versione digitale. Sia l’orologio così come il profondimetro possono essere usati senza l’ausilio di un computer subacqueo quando si utilizzano le tabelle d’immersione oppure con funzione di riserva qual’ora utilizzassi il computer come strumento principale.

Il computer da immersione: Computer per Aria Il classico computer ormai diffuso anche tra i neofiti, semplice nell’uso ma non consente di utilizzare un altro gas in immersione. Computer per EANx Consente di poter impostare, oltre all’Aria, uno o due miscele Eanx sia come gas di fondo sia come miscela per la decompressione, compreso anche l’Ossigeno, permettendo di estendere t d il limite li it della d ll decompressione d i e di ottimizzarla grazie alla possibilità di calcolare i cambi gas con miscele Eanx Computer multimiscela Permettono di impostare tre miscele o più miscele, sia come gas di fondo sia come miscele decompressive. Oltre a poter impostare percentuali di Ossigeno è possibile inserire anche miscele a base di Elio (Trimix) per contro hanno lo svantaggio di un prezzo ancora elevato. In netto contrasto con le tabelle di decompressione, che forniscono al subacqueo un profilo decompressivo standard basato su un’esposizione predeterminata e presunta, il computer d’immersione segue l’effettiva esposizione del subacqueo e fornisce un profilo decompressivo basato sulla reale esposizione, aggiornandolo continuamente col progredire dell’immersione. Il computer è ormai entrato come accessorio indispensabile nell’attrezzatura del subacqueo moderno, è molto affidabile, ma richiede alcune semplici regole da rispettare, e forse non tutti le conoscono bene. Osservando il quadro di un computer a volte la visualizzazione dei dati potrebbe sembrare molto affollata invece, in fase di utilizzo, la maggior parte di questo strumento mostra solo i dati essenziali di quel dato momento dell’immersione. In seguito, mediante la pressione di alcuni tasti si può passare alla visualizzazione di altre informazioni. In generale, è necessario che siano disponibili le informazioni prioritarie: tempo d’immersione, tempo residuo di non decompressione, profondità massima, profondità attuale. Inoltre, la maggior parte dei computer in commercio fornisce molte altre informazioni, quali la temperatura dell’acqua, la velocità di risalita, ecc.

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Passando alle immersioni con decompressione, avremo il tempo totale di decompressione, la quota della prima tappa deco e il relativo tempo da trascorrervi. Una delle caratteristiche che rende un computer più o meno interessante da parte di un subacqueo avanzato è, per esempio, la possibilità di poter cambiare la miscela respirata durante le fasi di decompressione, piuttosto che rimanere regolato solo per l’Aria o solo per EANx. Infatti, le nostre decompressioni saranno caratterizzate sempre più dall’utilizzo di Ossigeno, EANx o ambedue, per una decompressione più efficace e sicura. Una delle regole basilari, nell’uso del computer subacqueo, è quella di non eseguire immersioni sempre al limite della curva di non decompressione. È effettivamente più sicuro avere qualche minuto di tappa decompressiva a fine immersione, piuttosto che risalire al limite della zona “no deco“. é intuibile che il riemergere proprio sul filo del rasoio dei tempi di non decompressione ci porta a essere maggiormente a rischio di PDD, infatti i nostri tessuti, vuoi per un po’ di lavoro in più, vuoi per la temperatura un po’ bassa dell’acqua, piuttosto che per un fattore fisiologico, potrebbero essere in una condizione di eccessiva sovrasaturazione, portandoci ad accusare un qualche sintomo di PDD. Non dimenticarti comunque di portare sempre strumenti di scorta (back up) affiancati alle indispensabili tabelle. La bussola L’uso della bussola deve essere considerato come strumento indispensabile nelle immersioni, in particolar modo sui relitti e nelle immersioni profonde. E’ facile infatti perdere l’orientamento durante la discesa in acqua libera. Se conosci la disposizione dello scafo e ne hai rilevato in superficie la direzione sulla bussola, sarà un attimo avere chiara la direzione da prendere, appena giunti sul fondo. Si dice che l’ago magnetico delle bussole venga influenzato dalla massa ferrosa del relitto, cosa sicuramente vera ma non tanto da inficiare una lettura di massima della bussola e di stravolgere il valore in gradi dell’ago. In ogni caso basta tenersi a una distanza di 3-5 m sopra le strutture del relitto per vedere ridotto in gran parte il problema. Purtroppo non è facile trovare in commercio buone bussole subacquee, meglio spendere qualcosa in più ma acquistare un modello affidabile e funzionale. I sistemi di rientro

Abbiamo scelto di chiamare “sistemi di rientro” i mulinelli ad uso subacqueo in quanto possono essere utilizzati vari attrezzi per scopi comuni. I sistemi possono prevedere diversi attrezzi chiamati in diversi modi: reel, mulinello, rocchetto/spool, G-bag. Per chi si dedica all’esplorazione di relitti sono assolutamente obbligatori, come del resto per tutta la subacquea tecnica i loro usi possono essere i più disparati. Il mulinello ha un ruolo specifico nel quale eccelle: quello di far ritrovare la “strada di casa“, sia essa un percorso tortuoso all’interno di un relitto, la cima di risalita al termine di un’esplorazione in condizioni di precaria visibilità, o la cima dell’ancora. Decompression

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Tutti gli usi in cui il reel si rivela prezioso per la sua capacità di contenere molti metri di sagola e quindi di tracciare un lungo percorso. La forma del reel è studiata per permettere un lento svolgimento della sagola dal tamburo, senza problemi particolari, a patto che questa non subisca brusche accelerazioni o strappi improvvisi. Nell’uso inverso, ovvero nel recupero della sagola svolta, il rocchetto deve funzionare bene, pochi sono i modelli di reel ben costruiti, tra i tantissimi reperibili sul mercato, i costruttori sembrano preoccupati solo di far stare il maggior numero possibile di metri di sagola sottilissima su un piccolo attrezzo. Un buon mulinello deve invece avere un tamburo di giusto diametro onde scongiurare che la cima salti giù” involontariamente. Il mulinello va benissimo per svolgere una sagola in condizioni normali, mentre diventa inadatto quando la sagola è sottoposta a una forte tensione, con le relative accelerazioni e i bruschi strappi che ne conseguono. Queste problematiche tipiche di un pallone che viene gonfiato e lanciato da alte profondità, impongono un’accelerazione al tamburo del mulinello che tenderà a srotolarsi a folle velocità. Se questo non viene adeguatamente frizionato con un dito, si creeranno con estrema facilità nodi e inceppamenti del mulinello, con due sole, possibili soluzioni: mollare tutto, perdendo il sistema di risalita, oppure farci tirare a galla in una pericolosa pallonata. Un altro grosso difetto del reel in queste situazioni è che non funziona in modo automatico, ma dobbiamo guidarne saggiamente e sapientemente lo srotolamento, con tutti i rischi che comporta l’avere tra le mani una sottile sagola che si srotola a folle velocità e che può impigliarsi in mille parti dell’attrezzatura, trascinandoci involontariamente a galla. Un ulteriore difetto è dato dalla sagola troppo sottile per permettere una comoda risalita non offrendo quella sicurezza che può fornire una cima di diametro maggiore. Il rocchetto o spool aperto è costituito da un tamburo di avvolgimento simile a quello del mulinello. La sagola viene avvolta a mano e distribuita uniformemente lungo il tamburo al cui asse viene fissato il capo iniziale; sul capo terminale, invece, viene ricavato un anello al quale legare l’aggancio del pallone, tutto poi verrà riposto in una tasca apposita. Il G-bag (G come Ghisotti, il suo inventore) non è altro che un’evoluzione in chiave moderna dell’antica tanichetta da corallaro. Il principio è molto semplice. Un sacchetto in speciale materiale plastico microforato e autodrenante contiene tutta la sagola necessaria alla risalita (60-100 m). Questa sagola è costituita da una cimetta non galleggiante da 5 mm di diametro, in grado di resistere a una fortissima trazione. Un’estremità della sagola è annodata all’interno del G-bag, con interposizione di un grosso moschettone munito di girella, per il fissaggio all’attrezzatura. La sagola viene lasciata cadere per gravità all’interno della sacca e viene annodata all’altra estremità a un pallone da risalita di grosso volume (idealmente 57 litri). Questo pallone, accuratamente ripiegato e svuotato dell’aria residua, viene inserito nella sacca come “tappo“, prima che quest’ultima venga chiusa con l’apposito sistema elastico a strangolo. La messa in opera della cima di risalita è velocissima: si sgancia il G-bag, si apre il sistema di chiusura e si estrae il pallone. Il G-bag e la sagola contenuta al suo interno vengono gettati lontano dal subacqueo, per impedire 72

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ogni possibile impiglio con l’attrezzatura. Il G-bag, grazie al suo assetto negativo, cade sul fondo. Tenendo l’apertura del pallone sopra lo scarico dell’erogatore principale, si espira 4-5 volte nel pallone (in assetto leggermente negativo) e si lascia partire il pallone verso la superficie. La sagola scorrerà dolcemente e automaticamente fuori dalla sacca. Il fatto che la sagola scorra automaticamente e senza inceppamenti fuori dal G-bag ne fa uno strumento ideale per molti altri impieghi. Un’estremità della cima può per esempio venire annodata all’ancora caduta di fianco al relitto per creare un filo d’Arianna tra questa e il relitto e l’operazione può anche essere effettuata in completo automatismo, mentre le mani sono impegnate alla guida di un veicolo subacqueo. Il grosso diametro della sagola permette inoltre di utilizzarla come cima di recupero, utile in molteplici circostanze. Avrai modo di provare le varie tecniche d’uso durante l’addestramento in acqua

I palloni Di risalita (colore rosso) Il pallone a paracadute o pallone ascensionale è un attrezzo obbligatorio nella subacquea avanzata e tecnica, dove può rivelarsi preziosissimo in numerose situazioni. Il suo impiego principale è quello di stendere tra fondo e superficie una cima di risalita, che permetta di concludere l’immersione nel punto voluto, senza dover necessariamente tornare alla cima di discesa. La scelta del pallone deve seguire delle regole ben precise. Devi scegliere solo palloni che abbiano un sistema a “becco d’anatra” o un particolare aggancio “libero” per l’ingresso del gas, ovvero un sistema che funga da valvola di non ritorno, lasciando entrare il gas nel pallone, senza più permetterne la fuoriuscita. Ovviamente questi palloni devono disporre anche di una valvola di sovrapressione, per evitare la lacerazione del sacco in seguito all’espansione del gas in risalita. Vanno tassativamente banditi tutti i palloni aperti, che rischierebbero di svuotarsi una volta giunti in superficie, con il grosso pericolo di offrire un sostentamento scarso o nullo alla squadra in risalita. Altra condizione da valutare nella scelta del pallone è quella di avere un buon volume in quanto potrebbe funzionare da boa di galleggiamento d’emergenza per il subacqueo, il suo compagno e, nel caso anche per il team d’immersione. Non si dimentichi anche l’importante funzione del pallone nel malaugurato caso di rottura del gav. Se il pallone lanciato in superficie è di notevole capacità, sarà possibile tirarsi fino in superficie sulla cima di risalita anche in assetto pesante, cosa impossibile coi palloni ricreativi.

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D’emergenza (colore giallo) Questo pallone, ha di solito dimensioni inferiori e colore nettamente diverso da quello che segnala la risalita, viene usato per comunicare alla superficie l’insorgere di un problema e quindi la necessità di una immediata comunicazione. In relazione alle procedure di emergenza stabilite può anche essere usato per delle precise comunicazioni come, per esempio, la perdita di contatto con il team, da parte di un diver e la conseguente risalita in solitario. Viene, di solito, abbinato ad un sistema di comunicazione manuale (lavagnetta o scheda emergenze) e dovrebbe essere tenuto in una area dell’attrezzatura specifica.

La Jon line

Accessorio che serve per agevolare la permanenza in quota deco in presenza di corrente (anche se si consiglia di trascorrere il tempo della decompressione in assetto, mantenendo comunque un costante contatto con la cima o la stazione decompressiva).

Lo scooter

Lo scooter subacqueo è un mezzo fantastico che può cambiare totalmente il modo di condurre una immersione. Esso ti trascinerà anche se sei appesantito dall’attrezzatura, ostacolato dalla corrente facendoti risparmiare preziose energie, riducendo i consumi, tenendo basso il tasso di CO2 e garantendoti un raggio d’azione altrimenti inimmaginabile. Come con tutte le attrezzature subacquee, l’affiatamento non è immediato e occorrono alcune immersioni prima di scoprirne tutti gli innumerevoli vantaggi. Sul mercato esistono vari tipi di veicoli che vanno da quelli di piccole dimensioni concepiti per un uso abbastanza ricreativo, fino a quelli professionali biposto a lunghissima autonomia. Le caratteristiche da prendere in considerazione quando si acquista uno scooter subacqueo sono tante e precisamente: la profondità operativa, il peso fuori dall’acqua, l’assetto in acqua, l’autonomia, le dimensioni, la possibilità di variare la velocità, la maneggevolezza, la semplicità costruttiva, la rete di assistenza tecnica e, non ultimo, il costo d’acquisto. Nessun veicolo presente sul mercato riunisce in sè tutte queste caratteristiche e la scelta sarà giocoforza un compromesso tra quelle che riteniamo più importanti e quelle invece considerate accessorie. Tra i tanti vantaggi che offre uno scooter subacqueo ci sono anche degli inconvenienti. In discesa e risalita, per esempio, può impacciarti parecchio, soprattutto se sei in assetto pesante, con le bombole da fase ed erogatori e fruste ovunque. In questo caso è meglio legare il veicolo ad una sagola munita di moschettoni e lasciarlo penzolare per proprio conto sotto i nostri piedi. Se l’assetto e il tipo di immersione lo consentono e se sei ormai abile nell’uso del veicolo, potrai utilizzarlo anche durante la discesa, con brevi pressioni sul pulsante d’avviamento, alternate alle pause necessarie alla compensazione e 74

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alla regolazione del gav. Attenzione a quest’ultimo punto. Non arrivare mai sul fondo con il gav completamente scarico, sostenuto dalla spinta di avanzamento del veicolo. Un malfunzionamento al veicolo precipiteresti a peso morto sul fondo, in una stiva tenebrosa o in una delle tante diaboliche reti che costellano i relitti, magari con visibilità ridotta a zero …! Le regole generali di assetto devono valere anche alla guida di uno scooter subacqueo. Dunque assetto neutro, sempre pronti a fermarsi a mezz’acqua. Quando arrivi in vista del fondo, concentrati un attimo su dove è fissata la cima di discesa o su dove è caduto il peso del pedagno, se è qui che vorrai iniziare la successiva risalita. Poi potrai partire esplorando in lungo e in largo. Lo scooter, come dicevo, ti permetterà un raggio d’azione impensabile, con un solo, grosso se: se il veicolo si dovesse allagare, guastare o se esaurisse l’autonomia, come me la caverei? Non si deve mai prescindere da questa domanda. Qualche precauzione va presa anche in condizioni di scarsa visibilità. In questi casi si usa il veicolo a scatti, una breve pressione sul pulsante e via, giusto quanto basta a percorrere un metro o due di strada e poi permetterci di verificare che la via sia sgombra di reti, lenze e altri ostacoli. In risalita è meglio non usare il veicolo, data la difficoltà di adeguare la velocità a quella delle tabelle. Meglio agganciare il veicolo a una cima e lasciarlo penzolare, come già visto, sotto i tuoi piedi. Ultima raccomandazione di carattere pratico: se hai erogatori in temporaneo non utilizzo, come quello della miscela da viaggio oppure un secondo stadio aggiuntivo con frusta lunga, nell’impossibilità di tenere chiuso il rubinetto sulla bombola, come si fa con le bombole fai attenzione ad accidentali fuoriuscite di gas (auto erogazione) causate dal movimento dello scooter.

4.2

Bombola decompressiva

Il Nitrox ottimizza la decompressione in quanto permette di migliorare l’efficienza della decompressione sfruttando un minor contenuto di gas inerte (Azoto) a fronte di un maggior contenuto di Ossigeno (argomento più diffusamente trattato nel modulo relativo alla teoria della decompressione di questo manuale). Al termine di questo corso, dopo aver conseguito il relativo brevetto, pianificando un immersione con la relativa decompressione in Eanx, avrai modo di constatare che utilizzare una bombola da decompressione mobile in talune situazioni si conferma come la soluzione ottimale. L’uso delle bombole da decompressione è ad uso delle immersioni avanzate e tecniche dove vi sono tempi di fondo più lunghi, quando si utilizzano più miscele ed anche quando l’immersione contempla una risalita stabilita già in partenza in un punto diverso da quello d’ingresso (la barca ad esempio); oppure in presenza di visibilità tanto scarsa da mettere in dubbio il ritrovamento della stazione decompressiva fissa. La bombola per la decompressione mobile può essere portata in diversi modi, tenuta sul fianco (se in lega d’alluminio) o in posizione ventrale (se di poco volume). La scelta deve essere dettata da principi di praticità, semplicità, abitudine, facilità di utilizzo e senza creare alcun impedimento. Non è consigliato posizionarla posteriormente alla bombola in quanto ti obbligherebbe ad aprire i rubinetti prima del tuffo con l’impossibilità di poter intervenire personalmente alla loro chiusura Decompression

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in caso di necessità e di conseguenza dover dipendere dal tuo compagno, con il rischio di perdere tutto il gas contenuto e necessario per effettuare le tappe di decompressione; mentre averla su un fianco o davanti significa potere intervenire in un attimo sul suo rubinetto, poterla cedere ad altri in acqua, passarla a bordo da solo per non appesantire il gruppo, ecc. Davanti non darà alcun fastidio tenendola all’altezza del fascione di un Gav ricreativo classico, appeso con moschettoni in acciaio agli anelli spesso presenti in corrispondenza del bordo superiore delle tasche oppure ad altri eventuali anelli (sempre meglio se in metallo) presenti sugli spallacci. La scelta del tipo di moschettoni deve essere anche in questo caso rivolta alla sicurezza di chi poi li utilizza e cioè scegliere m o d e l l i a pistone piuttosto che quelli da alpinismo o altre forme che a disastrosi f h possono condurre d di i impigli. i i li Nell’uso N ll’ di Gav “tecnici” invece risulterà più pratico poterle agganciare agli anelli a D specificatamente predisposti. I sistemi di fissaggio delle decompressive al jacket dovrebbero sempre prevedere la possibilità di tagliare via il moschettone di aggancio in caso di impiglio, nessun collegamento rigido quindi tra bombola e moschettone Un paio di elastici (robusti, tipo camera d’aria, manterranno in aderenza le fruste del suo manometro e dell’erogatore. Quanto alla ridondanza di rubinetterie ed erogatori, la temperatura sempre piuttosto mite dell’acqua di mare scongiura il pericolo di congelamento di un erogatore. Sulle decompressive monterai quindi un solo rubinetto e un solo erogatore con attacco Din e relativo manometro, corredato magari di un secondo stadio d’emergenza con frusta di 1.8-2.5 m. Gli erogatori per le decompressive dovrebbero essere piccoli, semplici, leggeri e molto affidabili. Montando un secondo stadio, se possibile ambidestro, e con una frusta lunga almeno 120 cm, quest’ultimo riuscirà sempre comodo da usare e non creerà impacci nel passarlo ad altri; optando per un doppio erogatore o un octopus il secondo dovrà avere una lunghezza di almeno 180 cm per potere essere donato al compagno in caso di necessità. La scelta del metallo della bombola ha importanza in quanto varia il suo assetto in acqua e di conseguenza influenzerà quello del subacqueo. Nel caso tu volessi scegliere una bombola in lega d’alluminio, il suo peso in acqua diventa quasi irrisorio, fino a renderlo positivo quando la pressione interna scende oltre un certo livello, cosa da Archivio PTA

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tenere in conto nella valutazione della zavorra. In caso contrario, utilizzando una classica bombola in acciaio la sua disposizione influenzerà notevolmente il subacqueo in quanto tenderà a spostare il suo peso nella direzione in cui si trova. metallo o lega

peso (kg/dm3) Metallo o lega

peso (kg/dm3)

acciaio comune

7.8 - 7.9

Mercurio

13.6

acciaio inox

7.48 - 8

metallo antifrizione

9.3 - 10.6

acciaio laminato

7.85

metallo bianco

7.1

alluminio laminato

2.70 - 2.75

metallo delta

8.6

alluminio fuso

2.56 - 2.64

Molibdeno

10.2

bronzo (8-14% stagno)

7.4 - 8.9

ottone laminato e trafilato

8.43 - 8.73

bronzo fosforoso

8.78 - 8.92

Piombo

11.34

bronzo di alluminio (3-10% Al)

7.7 - 8.7

Platino

21.4

bronzo al piombo

8.8 - 9.5

Rame

8.93

ferro

7.85

rame al berillio

8.1 - 8.25

ghisa

6.8 - 7.8

Stagno

7.28

leghe leggere a base Mg

1.76 - 1.87

Tungsteno

19.1

leghe leggere a base Al

2.56 - 2.8

Zinco

7.1

Tavola 6 - pesi specifici metalli e leghe

Tutte le bombole devono essere codificate o con un scritta che identifichi il gas contenuto (ad esempio Nitrox/Ossigeno) anche se in un primo momento, specie in una situazione d’emergenza, non permette di identificare la percentuale di Ossigeno presente; sarebbe meglio apporre su entrambi i lati la relativa MOD (Maximum Operative Depth). Avrai modo, durante l’addestramento di questo corso, di preparare una bombola da decompressione, la sua migliore disposizione ed il suo comportamento in acqua, sotto l’attento controllo del tuo Istruttore PTA Procedure per l’uso della bombola da decompressione • Aggancia la bombola, tramite i propri moschettoni, ai relativi anelli del GAV, verificando che non vi siano rimasti impigliati fruste, palloni di segnalazione, mulinello e quant’altro, operazione da fare in acqua, a terra o in barca a secondo le procedure previste o secondo le proprie esigenze • Preparati durante la risalita al fine di arrivare alla tappa prevista già pronto al cambio di miscela per la decompressione senza perdere tempo prezioso • Agisci contemporaneamente con il proprio compagno • Identifica la bombole e controlla che sia la miscela giusta ed alla giusta profondità (MOD scritta su bombola) • Estrai l’erogatore sfilando completamente la sua frusta ed apri tutto il rubinetto, controllando la pressione del manometro Decompression

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• Controlla la corretta procedura anche del proprio compagno d’immersione • Togli l’erogatore della miscela che si sta utilizzando e mettiti in contatto con quello della bombola da decompressione segnalando il cambio al compagno • Non abbandonare l’erogatore della miscela di fondo • Verifica che non vi siano malfunzionamenti • Fai partire il tempo previsto per la decompressione.

Foto A. Bellati

4.3

Configurazione dell’attrezzatura

Per Configurazione si intende il modo di disporre l’equipaggiamento che userai per una determinata immersione. In particolare Configurare significa applicare determinate regole, finalizzate a gestire al meglio la tua attrezzatura dal punto di vista della: • sicurezza (mezzi per gestire un’emergenza) • operatività (facilità nei movimenti – buona idrodinamicità– possibilità di compiere un lavoro) • comfort (facile accesso ai singoli elementi che compongono il nostro equipaggiamento – corretta distribuzione delle masse).

Sarà cura del tuo Istruttore PTA verificare la tua configurazione e fornirti indicazioni e consigli per eventuali modifiche o correzioni

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Le regole che determinano una configurazione, pur dovendo rispondere tutte a requisiti di Sicurezza, Operativita’ e Comfort, si diversificano tra loro nella fase applicativa dando origine a configurazioni differenti. A ciò, si aggiunge il fatto che le aree occupate rispettivamente da Sicurezza, Operativita’ e Comfort, spesso si sovrappongono generando così la necessità 78

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di dover avvantaggiare l’una rispetto all’altra. Riferendoci all’elenco di tutta l’attrezzatura utilizzabile, dovrai attuare un processo logico che porterà a definire una configurazione personale (tagliata su misura per te e le tue esigenze) ricordandoti che essa dovrà sempre rispondere a requisiti di Sicurezza, Operativita’, Comfort (Obiettivi Primari) e alle generali esigenze logistiche, personali e/o di team (Obiettivi Logistici).

Ridondanza Nelle immersioni avanzate non sono solamente consigliate attrezzature particolari e specifiche, ma è anche precisamente richiamato il concetto di “Ridondanza”. La mentalità di alcuni vecchi subacquei è di scendere in acqua con la minor attrezzatura possibile, perchè ritengono che così ci siano meno possibilità di incidenti. In effetti riducendo al minimo gli oggetti che lavorano, si riduce certamente anche l’incidenza di malfunzionamenti. Peccato che quando questi si verificano siano spesso fatali a causa dell’impossibilità di porvi rimedio data appunto l’esiguità dell’attrezzatura. Le attrezzature sono diventate molto più comode e la disposizione delle stesse estremamente più razionale. Abbiamo un compattamento delle stesse che rende, quello che qualche decennio fa si poteva chiamare “albero di Natale”, un subacqueo dove tutta la sua attrezzatura è resa più vestibile ed ergonomica. Pertanto possiamo distinguere due modi di interpretare l’approccio minimo alla quantità di attrezzatura da indossare: • minimale, cioè lo stretto necessario, come ad esempio il classico octopus in ambito ricreativo • minimalista, dove avremo anche qui solo quello che necessita ma mantenedo comunque più sistemi di correzione per eventuali problematiche. Nelle immersioni profonde ridondanza significa avere più sistemi di correzione problemi. Per esempio significa avere una tabella adatta e un orologio oltre al computer (se si rompe?), avere un jacket bisacco o jacket più muta stagna per le immersioni in libera (come si risale se il jacket si rompe o sopravviene un Decompression

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malfunzionamento alla valvola?), avere sistemi segnalazione subacqueo con rocchetto e cima guida per la risalita (cosa succede se perdo la cima di risalita?), avere scorta di gas protetta (cosa succede se mi scoppia un “o” ring?), ecc. La ridondanza deve essere la regola nell’Immersione avanzata. Come hai già potuto capire, la parola “ridondanza” è una risposta alla classica domanda che si deve porre un subacqueo avanzato: “cosa succede se …?”. Ovvero la ridondanza dipende dalla visualizzazione dell’immersione, vale a dire che anticipatamente al momento prossimo dell’immersione il subacqueo, o meglio il team di subacquei partecipanti dovrà visualizzare tutta la sua immersione e di conseguenza pensare alla sua realizzazione e all’attrezzatura/configurazione da adottare. La Ridondanza porta all’Autosufficienza, materia assai complessa che necessita di un training specifico del Corso PTA Solo E’ indispensabile provare la vostra configurazione in acque basse e sicure prima di tuffarvi in immersioni impegnative

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Elenco dei componenti dell’attrezzatura

1. Maschera principale: con poco volume interno per facilitare la compensazione e ridurre lo sforzo nel debba essere svuotata dall’acqua. 2. Cinghiolo della maschera:robusto da non rompersi accidentalmente e che permetta una rapida e comoda regolazione, si consiglia quelli a velcro 3. Maschera di scorta: da posizionare nelle tasche del Gav o in quelle poste sulla muta 4. Erogatore principale: di qualità 5. Frusta corta: lunga quanto basta per muovere la testa e respirare comodamente ma non da creare pericolosi archi o attriti 6. Erogatore secondario o di scorta: della stessa qualità di quello principale (ricordati che dovrà essere usato in situazioni critiche) 7. Frusta lunga: necessaria per la sua estrema comodità quando si deve rendere necessario condividerla con il compagno d’immersione, lunghezza consigliata 1.80/2.5 m 8. Luce principale: composta da due componenti, il pacco batterie separato e la testa illuminante 9. Luci di scorta: facilmente identificabili ma messe in modo tale da non creare intralcio od attrito 10. Muta: adeguata alla temperatura dell’acqua e al comfort del subacqueo 11. Sottocoscia: serve a regolare e a tenere il Gav in posizione impedendo che lo stesso si alzi 12. Cappuccio: sempre per il comfort del subacqueo 13. Collarino di ritenzione:serve a tenere l’erogatore vicino alla bocca del subacqueo, così è facilmente raggiungibile 14. Tubo corrugato: serve a gonfiare il Gav; può essere uno solo in caso di utilizzo di un Gav con un solo sacco oppure due laddove si usino Gav con due sacchi 15. Frusta di gonfiaggio del Gav: lunga quanto basta ma non da creare pericolosi archi o attriti 16. Anelli a D: posizionati strategicamente in modo da facilitare l’aggancio delle bombole decompressive e di eventuali accessori 17. Manometro: di qualità e di facile lettura, con una frusta che ne permetta l’uso ma senza creare pericolosi archi o attriti 18. Coltello: posizionato in modo tale che sia facilmente identificabile e raggiungibile 19. Sistema di taglio: ulteriore accessorio che insieme al coltello ci possono aiutare in situazione critiche 20. Tasche sul Gav: ideali per contenere eventuali accessori come una maschera di scorta, pedagni, piccoli rocchetti block notes ecc. 21. Tasche sulla muta: utili come sopra, possono essere più comode da raggiungere e danno meno intralcio nella zone del Gav, devono essere posizionate in modo corretto 22. Manopole: in gomma, leggermente più lunghe per facilitare l’operazione di chiusura ed apertura 23. Rubinetterie: con doppi attacchi (DIN) e con separatore (manifold) centrale 24. GAV: adatto, per forma e capacità di sollevamento, alle esigenze del subacqueo, alla tipologia dell’immersione e della configurazione dell’attrezzatura 25. Bombola/decompressiva: adatte alle esigenze ed alla tipologia dell’immersione 26. Pallone di segnalazione/sollevamento: posizionato in modo tale che sia facilmente estraibile 27. Pallone d‘emergenza:come sopra 28. Computer/orologio/timer: al polso per una facile ed immediata lettura (back-up) 29. Bussola:come sopra 30. Pinne: robuste 31. Mulinello: posizionato per un facile ed immediato utilizzo e che non costituisca intralcio con il resto dell’equipaggiamento 32. Rocchetto/Spool:in tasca nella muta o gav 33. Tabelle/lavagnette. Dove scrivere il piano d’immersione

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12. Cappuccio 2. Cinghiolo della maschera 1. Maschera principale 22. Manopole 13. Collarino di ritenzione 25. Bombole 16. Anello a D 27 Pallone d'emergenza 4. Erogatore principale 7. Frusta lunga 8. Luce principale 29. Bussola 18. Coltello

33. Tabelle

25. Bombola decompressiva 11. Sottocoscia

3. Maschera di scorta

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21. Tasche sulla muta 32. Rocchetto/Spool

5. Frusta corta 23. Rubinetteria 6. Erogatore secondario 1. Maschera principale

4. Erogatore principale 15. Frusta GAV 19. Sistema di taglio

14. Tubo corrugato 10. Muta

17. Manometro 9. Luce di scorta 28. Computer di backup 3. Maschera di scorta 20. Tasche sul GAV 28. Computer 26. Pallone di segnalazione 30. Pinne

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31. Mulinello

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MODULO 5 SOFTWARE HLPLANNER

Panoramica • Conoscenza Software HLPlanner • Come personalizzare il software • Esempi di programmazione

Obiettivi Al termine di questo modulo sarai in grado di: • Conoscere e programmare il software HLPlanner • Pianificare con il software HLPlanner

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Informazioni generali In questa parte del manuale apprenderai la conoscenza e l’uso del softwareHLPlanner, fornito nel tuo kit allievo; attraverso gli insegnamenti e gli esempi che ti verranno forniti dal tuo Istruttore PTA potrai pianificare le tue future immersioni. Consulta le informazioni fornite con il software prima di pianificare le tue immersioni. Se pensi di non essere sufficientemente preparato al suo uso puoi ottenere un addestramento aggiuntivo partecipando ad un Corso Software Planner PTA Hai già scoperto, e andando avanti capirai sempre di più, che pianificare, programmare correttamente l’immersione, le scorte dei gas, le procedure di emergenza e di bailout, il piano decompressivo, i piani di riserva è una abilità richiesta e fondamentale per un subacqueo avanzato. Durante questo corso imparerai le basi per pianificare correttamente la tua immersione. Scegliere i gas migliori per l’immersione e per la decompressione, il piano decompressivo ottimale, l’algoritmo da usare, la tipologia e la durata delle soste, le procedure di emergenza rappresentano una vera e propria arte per il subacqueo che pratica l’immersione tecnica in sicurezza. La filosofia di PTA prevede di iniziare l’immersione ben prima di entrare in acqua protraendola fino alla riemersione, in particolar modo curando nei minimi dettagli la pianificazione e la programmazione con il software, tanto da aver realizzato uno specifico Corso, denominato Software Planned Deco il cui obiettivo è raffinare le tecniche di pianificazione, illustrare vari software e modelli decompressivi e tecniche di decompressione, un programma lavora in maniera approfondita su tutti quelli che sono gli aspetti della pianificazione analizzando nuove moderne metodologie decompressive, fornendo al subacqueo gli strumenti per analizzare, valutare e scegliere il metodo per lui ottimale. Il Corso Software Planned Deco non è riservato solo a chi pratica immersioni molto profonde od estreme ma a tutti coloro che vogliono costruire basi culturali solide che, unitamente ad una corretta pianificazione di un immersione, costituiscono elementi fondamentali per la propria sicurezza

5.1

Conoscenza software HLPlanner

Vediamo ora l’HlPlanner il software decompressivo che trovi nel kit didattico. HLPlanner è un sofware decompressivo per miscele che utilizza l’algoritmo VPM-B. Il modello a permeabilità variabile (Varying Permeability Model o VPM) è un algoritmo di decompressione definito da D.E. Yount e usato nella subacquea sportiva e commerciale. È stato definito in seguito all’osservazione della formazione di bolle gassose nei sistemi esposti a pressione. 86

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Nel 1986 questo modello è stato applicato dai ricercatori della University of Hawaii per calcolare alcune tabelle di decompressione. Il VPM presume che microscopici nuclei gassosi sia sempre presenti sia nell’acqua che nei tessuti che la contengono. Ogni nucleo più grande di una dimensione critica specifica, relativa alla massima profondità raggiunta, crescerà durante la decompressione (e quindi durante la risalita). Il modello ha lo scopo di minimizzare il volume totale di queste bolle mantenendo la pressione esterna larga e la pressione parziale dei gas inerti respirati bassa durante la decompressione. VPM-B è un evoluzione di VPM che si adatta bene al subacqueo tecnico di oggi. I profili decompressivi che iniziano piu’ in profondita’ rispetto ai modelli tradizionali, il tener conto delle micro bolle, danno una decompressione migliore. Il modello VPM-B e’ il modello a bolle oggi più ampiamente usato dai subacquei tecnici. I modelli a bolle stanno rapidamente diventando la modalità futura per fare immersioni profonde e tecniche. Al loro interno, i modelli a bolle usano la matematica per simulare e misurare la crescita delle micro bolle e ne fissano i limiti di conseguenza. L’output di un modello a bolle è notevolmente simile a molte pratiche usate da subacquei, come i Pyle Stops, quelli usati dai pescatori di perle, tecniche usate nelle immersioni in grotta in Florida ed altre. Ad un recente Workshop sulle soste profonde, le presentazioni di Comex e di ricercatori della U.S. Navy (tra gli altri), hanno indicato che il profilo in stile modello a bolle e’ l’approccio preferito alla decompressione. In VPM-B, i tetti in risalita sono determinati dai gradienti permessi per la formazione della bolla piuttosto che sui Valori-M. Questi gradienti di sovrasaturazione sono determinati tracciando gli insiemi dei nuclei VPM (semi della bolla) di un determinato raggio critico iniziale. Queste sono le strutture fisiche microscopiche che stabilizzano il gas in fase libera e come puo’ svilupparsi in pieno la bolla quando il gradiente di super saturazione e’ sufficiente per la condizione di Laplace per formazione della bolla. Il modello di permeabilita’ variabile e’ stato sviluppato da Yount e da Hoffman nel 1986. E’ stato ulteriormente sviluppato da David Yount, Eric Maiken ed Erik baker dal 1999 al 2001. Nel 2002, dopo molteplici esperienze condivise da altri subacquei, il modello fu ulteriormente sviluppato da Erik Baker, arrivando al modello corrente VPM-B. Il programma HlPlanner e’stato sviluppato da Marcin Caluza, ma reso possibile grazie al contributo di un grande numero di programmatori e subacquei tecnici. La versione italiana è stata resa possibile grazie alla collaborazione di Maurizio Lucchini Istruttore e Trainer PTA HlPlanner permette di utilizzare l’algoritmo VPM-B con un programma per piattaforma Windows.di decompressione per Windows. Puoi trovare approfondimenti sul modello VPM ai seguenti indirizzi internet: www.decompression.org/maiken/VPM/VPM_Program_Site_Map.htm e www.decompression.org/baker/home.htm Decompression

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5.2

Come personalizzare il software Prima di iniziare a lavorare sul programma dovrai preoccuparti di personalizzare il software inserendo alcuni dati personali

Eseguendo il programma HlPlanner ci comparirà la schermata iniziale con l’accordo di licenza d’uso, accettandone le condizioni si accederà al programma.

Fig 1 HLP

La schermata principale è molto intuitiva

Fig 2HLP

presenta il programma suddiviso in quattro aree. Il quadrante (1) in alto a sinistra ci permette di inserire il nostro profilo di immersione (e relativi gas di fondo). Il quadrante (2) in alto a destra ci consente di impostare quali gas utilizzeremo per la decompressione. I quadranti (3) e (4) rappresentano la zona nella quale il programma visualizzerà i dati elaborati. Più precisamente nell’area (3) sarà mostrato il profilo decompressivo e l’area (4) mostrerà il volume di gas usato per ciascuna miscela impiegata. 88

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Il subacqueo si limiterà ad inserire i dati nelle zone (1) e (2) e otterrà i risultati nelle aree (3) e (4). Per prima cosa il programma può lavorare sia in unità imperiale che metrica. Tu utilizzerai il sistema metrico. Dati da impostare: velocità di discesa e di risalita la profondità dell’ultima sosta decompressiva la distanza tra le soste il tempo minimo da trascorrere alla sosta e il tempo minimo alla sosta quando sono previsti cambi di gas i consumi di fondo e decompressione. Dare l’OK per confermare le nostre impostazioni.

Fig 3 HLP

Decidi di effettuare un immersione a 45 m per 40’ impiegando Ean 25.

Fig 4 HLP

Nella prima riga trovi la fase di discesa. Inserisci nella prima riga / seconda colonna la profondità di arrivo e il programma, in maniera automatica in base alle impostazione che hai precedentemente messo come velocità, ci calcola il tempo di discesa. Dopo 2’ e quindici secondi sei sul fondo, respirando una miscela Nitrox con una pO2 di 1,38 bar. Nella seconda riga imposta il tempo che intenda rimanere sul fondo. Quindi inizio 45 m (prima colonna) rimani a 45 m (seconda colonna) fino al runtime di 40’(quarta colonna). Il software calcola automaticamente il tempo che rimani a quella profondità (i 40’ infatti includono anche la fase di discesa). Decompression

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Trascorsi i 40’ è giunto il momento di risalire. Prima però dovrai informare il programma su quali gas impiegherai per la decompressione.

Fig 5 HLP

Decidi di usare due gas decompressivi: Ean 50 che respirerai a 21 m, e Ossigeno che respirerai a 6 m. Quanto sopra è solo una simulazione per capire il funzionamento del programma al termine di questo corso sarai abilitato ad usare una sola bombola decompressiva indossata e ad immergerti con una END (Profondità Narcotica Equivalente) di 40 m Nella tua simulazione inserisci nella prima riga seconda colonna il valore di 50 (Ean 50 infatti è la miscela che hai deciso di usare). Nella terza colonna lascia 0 (infatti la nostra miscela non contiene Elio). Nella quarta colonna indica a quale profondità passerai a respirare questa miscela. Imposterai il valore di 21 m. Il software ti indicherà (prima colonna) la MOD della miscela. Procedi allo stesso modo nella seconda riga ad inserire la seconda miscela decompressiva. Ossigeno che andrai a respirare giunti alla prodondità di 6. Nelle impostazioni personalizzate hai impostato 6 m come profondità dell’ultima sosta per poter sfruttare al meglio la finestra dell’Ossigeno (vedi relativo capitolo di questo manuale). Hai inserito ora tutti i dati necessari alla generazione del piano decompressivo. Premendo il pulsante raffigurante la calcolatrice indicherai al programma che è giunto il momento di calcolare il profilo decompressivo.

fig 6 HLP 90

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Vai a vedere cosa ha generato HlPlanner, guardando i quadranti 3 e 4

Fig 7 HLP

Nel quadrante 3 trovi il profilo decompressivo con profondità (prima colonna), tempo da trascorrere alla sosta (seconda colonna), runtime (terza colonna), gas utilizzato (quarta colonna). In più ti vengono mostrati CNS% e OTU. Nel quadrante 5 avrai bisogno di 4475.2 litri di Ean 25 (la miscela di fondo), 643.6 litri di Ean 50 e 463.9 litri di Ossigeno. Avendo scelto di usare un bibombola da 12+12 litri caricabile a 250 bar la pressione in bombola dovrà essere di almeno 106.42 bar, usando per la decompressione due bombole:la prima da 7 litri, richiederà 91.95 bar di Ean50, la seconda 86.27 bar di Ossigeno. Dopo questo corso, tu sarai abilitato ad usare una sola bombola decompressiva indossata, l’eventuale seconda bombola dovrà essere posta su una stazione decompressiva fissa Chiaramente questi valori con i decimali li abbiamo scritti solo per similitudine con programma, è assai difficile misurare 86.27 bar oppure 106.42. Arrotonderemo per eccesso. Nota che nei dati mostrati per il consumo non è inclusa la riserva di gas. Apprenderai durante questo corso che il rispetto dei tempi e delle profondità pianificate è fondamentale, non è accettabile cambiare il piano d’immersione in acqua. Frequentando un Corso PTA Technical Air o Technical Trimix avrai modo di apprendere il rispetto del piano d’immersione ed i relativi motivi per cui devi rispettare i tempi e la profondità pianificati Decompression

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Modulo 5 • Software HLP

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Durante le immersioni reali possono avvenire delle problematiche che potrebbero farti superare profondità o tempi stabiliti. Questo non costituisce un problema se in fase di programmazione dell’immersione pianificherai anche cosa fare in queste situazione di emergenza (ribadiamo che il superamento dei parametri della pianificazione devono avvenire solo a causa di un’emergenza). HlPlanner ti viene incontro permettendo di rigenerare il piano decompressivo (e relativi consumi) in caso di superamento di profondità e/o tempo. Nella barra dei pulsanti in alto nel programma noterai quattro caselle: due rappresentanti delle freccie (una rivolta verso il basso e l’altra verso l’alto) e due orologi (uno col simbolo + e l’altro col -). Il primo significa aumenta e il secondo diminuisci la “profondità massima”, i rimanenti due aumentano o diminuiscono il tempo di fondo. Ricalcolando immediatamente il profilo di immersione. Di quanto aumenta/ diminuisce la profondità o il tempo ad ogni click del pulsante dipende dalle impostazioni del programma (impostazioni personalizzabili). Ad esempio in una determinata immersione prevedo che nel caso peggiore posso superare la profondità massima di 2 m e il tempo di fondo di 2’. In altre situazione potrei aumentare tempi e profondità differenti.

fig 8 HLP Premendo una volta il pulsante “freccia in giù” e una volta il pulsante “orologio +” ottengo il nuovo piano decompressivo

Fig 9 HLP

Si può vedere che ora il sofware ha generato un piano decompressivo per la nostra situazione di emergenza con profondità 47 m e tempo di fondo 42’ (2 m e 2’ in più del piano principale).

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La nostra decompressione in termini di tempi e profondità è variata, cosi come i consumi e la scorta di gas necessaria

Occorre ricordarsi sempre di aggiungere alla scorta di gas la riserva secondo il metodo che apprenderai durante il corso (per esempio utilizzando la regola dei terzi il consumo di ciascun gas va moltiplicato per 1,5). Il tuo istruttore saprà darti tutte le informazioni necessarie ad un corretto calcolo della riserva di gas Può succedere (e tu dovrai pianificare questa evenienza) che un gas decompressivo (o l’altro) non sia utilizzabile. Per esempio arrivato alla profondità di 21 m ho un problema alla mia bombola decompressiva contenente Ean 50 (il rubinetto non si apre, oppure l’erogatore ha un problema, etc). Devi quindi pianificare di poter risalire fino alla successiva bombola decompressiva usando la miscela di fondo. Nell’area in alto a destra dove hai impostato le miscele decompressive da utlizzare nell’immersione togli il flag (la spunta) alla miscela EAN50.

Fig 10 HLP

Deselezionando la miscela Ean 50 i quadranti sottostanti diventano grigi ad indicare che sono stati apportati dei cambiamenti all’immersione che necessitano un ricalcolo del profilo decompressivo. Vai a premere col mouse sul pulsante “calcolatrice” e HlPlanner rigenererà il profilo decompressivo. Questo è quello che ottieni dopo aver rigenerato il piano:

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Modulo 5 • Software HLP

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Modulo 5 • Software HLP

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Fig 11 HLP

La decompressione fino alla tappa dei 6 m sarà effettuata respirando la miscela di fondo (Ean 25), i tempi di decompressione e il consumo di gas saranno aumentati. In questo caso essendo richiesti 260 bar di una bombola da 12+12 litri (senza comprendere la riserva) col tuo bibombola 12+12 a 250 bar l’immersione non potrà essere effettuata. I consumi (compreso il calcolo della riserva) devono essere calcolati sul caso peggiore: Esempio: se pensi di poter perdere entrambi i gas decompressivi, la scorta di gas di fondo necessaria sarà quella che ti permetterà di effettuare tutto il tempo di fondo, la risalita e tutte le soste respirando Ean 25. A questo valore andrà aggiunta l’opportuna riserva per le emergenze. Lo stesso ragionamento si deve effettuare per i gas decompressivi, ad esempio la scorta di Ean 50 deve essere sufficiente anche per effettuare la decompressione a 6 m nel caso la bombola di Ossigeno sia inutilizzabile. Quanto illustrato sopra è solo un accenno all’utilizzo del software decompressivo per evidenziare le funzionalità base del programma ed enfatizzare l’importanza di una attenta e scupolosa pianificazione I valori inseriti sia nelle impostazioni (anche in quelle che non abbiamo analizzato ora), le scelte di prodondità, tempo e gas sono puramente a scopo didattico sull’uso dello strumento “software decompressivo”. Non usare per alcuna ragione i piani mostrati nelle foto precedenti per effettuare immersioni reali! Questa è solo una trattazione “per grandi linee” del programma e soprattutto della pianificazione che non ti mettono assolutamente in grado con la semplice lettura di questo testo di pianificare immersioni reali. Il tuo Istruttore PTA, tramite spiegazioni, esercitazioni e simulazioni ti fornirà invece tutte le conoscenze necessarie alla pianificazione di un’immersione con software decompressivo

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Modulo 4 • L’Equipaggiamento

MODULO 6 PROGRAMMAZIONE E PREVENZIONE

Panoramica • La programmazione e pianificazione di un’immersione avanzata • Calcolare e gestire consumi e scorta di gas necessari • Conoscere le norme di prevenzione e le procedure d’emergenza

Obiettivi Al termine di questo modulo sarai in grado di: • Programmare e pianificare un immersione avanzata • Calcolare e gestire consumi e scorta di gas necessari • Conoscere le norme di prevenzione e le procedure d'emergenza

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Modulo 6 • La Programmazione

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Informazioni generali La pianificazione di un’immersione viene insegnata sin dai primi corsi ricreativi con l’intento di attuarla ancor prima di immergersi; purtroppo tale pratica a volte viene completamente disattesa e non attuata. Nella subacquea avanzata invece la programmazione diventa ancor più importante, in quanto è un elemento essenziale del suo svolgimento; sarà più laboriosa, ricorda che dovrai effettuare delle tappe di decompressione obbligatorie, coinvolge tutti i partecipanti anche nel calcolo dei gas necessari all’immersione, nella scelta dei profili decompressivi e dei suoi sviluppi con l’uso di opportuni programmi per tabelle personalizzate. Una buona programmazione, infine, non può considerarsi completa se non prevede l’elaborazione di aree potenzialemente pericolose e le relative procedure di prevenzione e risoluzione. PLAN YOUR DIVE - DIVE YOUR PLAN (Pianifica la tua immersione - Immergiti secondo il tuo piano)

6.1

La Programmazione dell’immersione

L’organizzazione generale delle immersioni avanzate deve tenere conto di alcuni fattori fondamentali che caratterizzano le immersioni profonde fuori curva di non decompressione: • Necessità di tappe decompressive • Impossibilità di pensare alla superficie come prima via di fuga in caso di problemi • Presenza di sintomi lievi di narcosi d’Azoto • Esposizione all’O2 • Scorte miscele di gas Tutto questo richiede che tu agisca in modo decisamente anticipatorio, attuando una corretta programmazione generale e un’accurata pianificazione, di cui é essenziale capire l’importanza, imparare a eseguirle correttamente e, soprattutto, attuarla sempre. E’ infatti assolutamente necessario che si faccia, da questo punto in poi del tuo cammino didattico–formativo, un decisivo passo avanti in questi aspetti dell’immersione considerati fondamentali. Per programmazione intendiamo tutte quelle scelte che vanno poste in essere nel momento stesso in cui stabilisci di voler fare un’immersione, indicandole ad esempio come delle domande a cui dare una risposta prima di ogni tuffo, ovvero: • Con quale obiettivo? • Con chi? • Dove? • Come? • Quando?

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Alla programmazione di un’immersione devono partecipare tutti i partecipanti alla stessa, onde avere disponibili le opinioni e le perplessità di tutto il team. Ciò che verrà deciso deve essere chiaro per tutti e soprattutto accessibile a tutti Quale obiettivo — Le immersioni, evidentemente, non sono tutte uguali. Visitare un relitto a profondità impegnativa, con un discreto carico di stress iniziale, non é esattamente la stessa cosa come scendere in acqua libera a quote tranquille. Ed anche immersioni di tipologia identica possono differire l’una dall’altra in modo sensibile. Se analizzi la programmazione di un’immersione che prevede una ricognizione generale su una parete a 45 m, con acqua limpidissima, temperature estive e corrente quasi assente, risulterà ben differente da quella necessaria per un’immersione effettuata nell’identico posto in condizioni di scarsa visibilità bassa temperatura e presenza di corrente. Con chi — L’obiettivo dell’immersione deve essere ben chiaro e accettato da tutti i partecipanti. Inoltre, per la piena soddisfazione di ciascuno, bisogna creare gruppi omogenei che condividano gli stessi scopi, senza alcuna forzatura. Le esigenze di fotografi e video operatori, per esempio, mal si adattano con chi si prefigge soprattutto di esplorare rapidamente un lungo tratto e non desidera fermarsi per improvvisarsi modello. Riguardo alla sicurezza, non si enfatizzerà mai abbastanza l’importanza che devi avere nella scelta di compagni adeguati. L’adeguatezza, oltre a quella banalmente primaria del possesso di un brevetto che abiliti ad effettuare le immersioni che stiamo programmando, cioè a profondità non ricreative e fuori curva di non decompressione, va cercata anche nella capacità reale di gestirle. Soggetti in possesso di certificazioni adeguate, ma che si dimostrano refrattari nell’applicare una buona pianificazione, oppure sono scettici sulla sua importanza, o addirittura assumono un atteggiamento supponente verso di essa, mostrano inequivocabilmente scarsa attitudine. Tali subacquei, se considerati parte di un team, non vanno ritenuti idonei, in quanto potenzialmente pericolosi in immersione per sé e per gli altri. Da evitare con cura tutti coloro che hanno tendenza alla faciloneria, alla improvvisazione ed alla spacconeria. L’esperienza insegna che, purtroppo, costoro rischiano di mettersi in situazioni difficili coinvolgendo loro malgrado anche altri subacquei. Dove — Stabilito l’obiettivo dell’immersione e con chi andare, è il momento di scegliere dove farla. Tolti i casi nei quali la scelta è obbligata perché determinata dall’obiettivo stesso (quel determinato relitto, quel determinato punto), decidere “dove” non significa, ovviamente, la mera scelta di un luogo geografico in cui sia presente acqua di mare o lago, ma dovrà essere il più idoneo possibile alle finalità stabilite. Se la finalità é il puro addestramento e non si hanno particolari esigenze, é bene individuare i punti più adatti da raggiungere con la barca, oppure i più comodi e sicuri per entrare e uscire dall’acqua partendo direttamente dalla riva. Se invece le finalità sono altre, é chiaro che bisognerà andare a colpo sicuro, cercherai una zona nota o avendo informazioni precise che la dichiarino adatta ai propri scopi. Tieni presente, come al solito, che le esigenze di un fotografo possono essere molto diverse da quelle di un biologo, o del semplice curioso Decompression

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Modulo 6 • La Programmazione

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Modulo 6 • La Programmazione

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che desidera solo guardarsi intorno. La presenza di corrente é spesso ritenuta un fattore negativo ma, se si va per esplorare una determinata zona, si può trasformare in un comodissimo “mezzo di trasporto“. Lasciandoti portare da essa, infatti, riuscirai a compiere un lungo percorso con pochissima fatica. La barca al seguito eviterà ogni preoccupazione per il rientro e la decompressione. Da escludere in ogni caso di pinneggiare contro corrente, sia all’andata che al ritorno. Come — Un’immersione può essere autogestita, con l’entrata in acqua direttamente dalla riva o avvalendoti di una barca propria, oppure effettuata appoggiandosi ad un diving. Vediamo le diverse situazioni: Immersione autogestita — Qualora decidi di non usufruire dei servizi di un diving e preferisci fare da solo dovrai provvedere autonomamente a tutto quanto necessita affinché l’immersione risulti correttamente organizzata. E’ meglio razionalizzare i compiti, non sovraccaricando di responsabilità e incarichi una sola persona. Ciò riduce la possibilità di eventuali errori, imprecisioni o dimenticanze. Poni la giusta attenzione su alcuni aspetti, apparentemente banali o che appaiono scontati, può fare la differenza. Oltre alle informazioni di carattere generale da raccogliere, tu e o tutto il team deve predisporre le attrezzature aggiuntive, quali: • Bombole di scorta • Stazione decompressiva • Ossigeno per emergenze • Kit di pronto soccorso • Ricambi e quant’altro specificamente necessario per il tipo d’immersione prevista Molto spesso, chi é abituato ad immergersi con l’assistenza di strutture organizzate tende a trascurare la predisposizione e l’attenta verifica di questi particolari. E’ utile stilare accurate liste da spuntare con evidenziato chi deve fare cosa e quando. Per evitare inconvenienti o fastidiosi contrattempi, lavora con giusto anticipo, ciò eviterà l’imprecisione e l’approssimazione derivanti dalla fretta dell’ultimo momento. Immersione dalla barca — Nel caso si renda necessario o comunque prevedi l’uso di un natante, prima di prendere il mare dovrai effettuare accurati controlli funzionali. Assicurandoti della sua perfetta efficienza e della presenza delle obbligatorie dotazioni di bordo, quindi di quanto serve a rendere agevole e sicura l’uscita programmata. Se la barca non è già attrezzata in modo specifico, occorre posizionare a bordo in modo facilmente accessibile quanto si é detto sopra, ricordandosi di aggiungere acqua da bere, elenco dei numeri di emergenza, telefono cellulare e un apparecchio radio VHF qualora si esca dalla zona di copertura dei telefoni. Possono risultare molto utili un buon ecoscandaglio e il GPS, ad integrazione delle carte nautiche relative al sito di nostro interesse. Emergenza Sanitaria 118, DAN 800-279802 per emergenze nazionali in Italia, Guardia Costiera 1530

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Particolare importanza deve essere data all’assistenza di superficie, quindi alla scelta di chi avrà il compito di fornircela. Non è infatti sufficiente che a bordo ci sia semplicemente “qualcuno”. A bordo ci deve essere una persona capace, tra l’altro, di calare la stazione deco, di utilizzare le attrezzature di emergenza, che sia pratico delle tecniche di CPR - First Aid e dei sistemi d’immersione. L’assistente di superficie, inoltre, dovrà essere dettagliatamente informato sullo scopo e sul piano d’immersione, sulla composizione delle coppie, sui profili deco, ecc. Lasciare a bordo qualcuno inidoneo significa esporre tutti i componenti del gruppo a gravi rischi, potresti, infatti, trovarti nella scomodissima situazione di avere bisogno di assistenza in acqua e non poterne fruire, perché colui o coloro che sono in superficie non sanno gestire la conduzione del battello, non sanno disancorare, mettere in moto e spostarsi, calare correttamente una bombola, ecc. Oppure potresti trovarti ad avere a che fare con persone capaci sotto il profilo meramente manuale, ma inidonee sotto il profilo attitudinale: un buon assistente di superficie non si distrae, non si sdraia al sole, non si mette a leggere il giornale, disinteressandosi di chi è in immersione. Al contrario sta continuamente attento, orologio alla mano, seguendo virtualmente, dalla superficie, ciò che sta accadendo sott’acqua. Vigila sull’eventuale emersione di palloni da lancio o di altri segnali provenienti dai sub, ne decodifica il significato e agisce tempestivamente di conseguenza. Con lui, in caso di correnti, si concorderà il recupero dei subacquei in un punto diverso da quello di inizio immersione. Ciò sarà possibile usando opportuni mezzi di segnalazione di superficie quali, appunto, palloni segnasub o palloni da lancio, di cui si parla nel capitolo dedicato alle attrezzature.

Foto C. Mueller

E’ disponibile uno specifico Corso PTA per l’assistente di superficie, il Surface Tek Assistant

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Modulo 6 • La Programmazione

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Modulo 6 • La Programmazione

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Immersione da terra — L’accesso al punto previsto non dovrà essere ne difficile ne faticoso. Oltre a una discesa in acqua agevole, dovrà consentire un facile ritorno a terra, anche se le condizioni meteo marine dovessero repentinamente cambiare, cosa tutt’altro che inusuale specialmente nei mesi invernali. É pertanto opportuno scegliere calette o zone ridossate rispetto ai venti dominanti, non esposte al mare frangente Inoltre, dover trasportare faticosamente per lunghi tragitti attrezzature pesanti non solo è inopportuno prima dell’immersione, ma è soprattutto fortemente sconsigliato dopo l’immersione, tanto più se si ha un consistente carico decompressivo alle spalle. Nelle fasi immediatamente successive alla riemersione devi evitare qualsiasi faticoso esercizio fisico, quale scaturirebbe ad esempio dalla necessità di trasportare tutta l’attrezzatura in auto risalendo una scogliera. In definitiva, bisogna ricordarsi che gli sforzi e la fatica necessari all’andata aumenteranno ancora più al ritorno. Immersione con un diving — Nelle zone più interessanti si registra quasi sempre la presenza di uno o più diving. Scegliendo di appoggiarsi ad uno di essi, bisogna porre attenzione ad alcuni aspetti che è meglio analizzare preventivamente: • la stragrande maggioranza dei diving è organizzata per effettuare esclusivamente immersioni ricreative. • la tipologia di immersioni che stiamo prendendo in esame va oltre il concetto dell’immersione cosiddetta ricreativa, per entrare a far parte del settore dell’immersione avanzata. Configurazioni a parte, ben esplicitate in altra parte del manuale, le differenze sostanziali risiedono nel fatto che le tue immersioni necessitano di decompressione e che le quote operative superano, spesso di parecchio, la profondità di 40 m generalmente assunta come limite invalicabile per le immersioni gestite dai diving. Queste sostanziali differenze rischiano, di fatto, di rendere impossibile l’immersione programmata e il raggiungimento dello scopo preposto. Può accadere di dovere quindi ripiegare su un programma alternativo, proposto e in un certo senso obbligato da altri. Addirittura, ti potrebbe capitare di dover rinunciare del tutto a causa del rifiuto dei responsabili della struttura di partecipare all’immersione, o semplicemente di accompagnarti sul sito con loro mezzo nautico. Qualora il diving sia invece disposto ad accompagnarti sul sito d’immersione, bisogna minutamente concordare in anticipo, con chi ci condurrà, la fattibilità dell’immersione programmata, esplicitando in modo inequivocabile il suo profilo e le conseguenti necessità in termini di attrezzature e assistenza. Saranno a questo punto i responsabili del diving, con la tua supervisione, a doverti assicurare il corretto funzionamento degli apparati e di tutta la logistica. Ogni dettaglio va concordato preventivamente, facendo particolare attenzione a che si possa usufruire di: • stazione decompressiva • bombole aggiuntive • attrezzature di emergenza (bombola di Ossigeno, kit di Pronto Soccorso) • adeguata assistenza di superficie 100

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Quando — Il “quando“, ovviamente non intende la data di calendario. E’ fin troppo chiaro che, se a fare l’immersione è un gruppo di persone, la data dovrà stare bene a tutti. Quello che va ora definito è l’orario, da scegliersi soprattutto in base alle informazioni raccolte sulle condizioni ambientali locali. Tieni presente che uno stesso sito può presentare condizioni molto differenti tra estate e inverno, tra mattina e pomeriggio.

Archivio PTA

Pianifica sempre l'immersione con il Team

6.2

La Pianificazione di un’immersione

Le tue immersioni oltre che di un’attenta programmazione, necessitano di una precisa pianificazione. La pianificazione ti deve consentire di costruire una credibile ipotesi di immersione, in modo da potere modellare tutta una serie di scelte operative e tecniche che la rendano possibile all’interno di accettabili parametri di sicurezza, con la necessaria consapevolezza, agendo sulle possibili problematiche in modo anticipatorio. Vanno quindi individuati quei “punti salienti” sui quali porre la massima attenzione, in conseguenza dei quali operare scelte ben precise. Punti indispensabili per la pianificazione: • Profondità massima • Tempo di fondo • Decompressione necessaria • Esposizione all’O2 • Scorte di gas • Scelta delle attrezzature • Attitudine dei partecipanti • Condizioni ambientali • Segnali • Assistenza di superficie • Piani d’emergenza Profondità massima — L’immersione deve prevedere una quota massima che va assolutamente rispettata. Essa deve essere stabilita, accettata e annotata da tutti i componenti del gruppo e deve tenere conto, ovviamente, delle capacità reali di coloro che vi partecipano. Tempo di fondo — Si ricorda che il tempo di fondo si calcola dal momento in cui si inizia la discesa fino al momento in cui ci si stacca dal fondo e si inizia la risalita. Decompression

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Decompressione necessaria — Stabiliti tempo e profondità, ne scaturirà la necessità di una determinata decompressione, da definire esattamente con l’ausilio di tabelle/software opportuni, oppure approfittando della possibilità offerta da molti computer sub di simulare l’immersione. Se l’immersione é programmata a tabelle, i dati relativi alla profondità massima, al tempo di fondo, ai tempi e alle quote della o delle tappe individuate, vanno trascritti fedelmente sulla lavagnetta o sul notes subacqueo di ciascuno. Se invece é stata simulata col computer subacqueo, trascriverai solo la profondità massima e il tempo di fondo stabiliti, purché tutti utilizzino computer uguali o basati su algoritmi analoghi. In risalita, comunque, faranno fede le indicazioni del computer più conservativo. Scorte di gas — Stabilite profondità, tempo di fondo e decompressione, sarà possibile calcolare le scorte di gas necessarie per l’effettuazione dell’immersione; per poter calcolare il gas occorrente dovrai effettuare il calcolo del tuo T.C.S. (Tasso di Consumo Personale). Il TCS più alto viene utilizzato come dato di riferimento e su quello si baserà il calcolo delle scorte di gas. Le scorte, oltre a provvedere alle necessità individuali, devono potere essere utilizzate anche per gestire una improvvisa emergenza quale ad esempio una repentina e inarrestabile perdita di gas dall’attrezzatura di un compagno. Pertanto, il ragionamento da fare tra i componenti di una coppia o di un team deve seguire la regola per cui il gas di scorta di cui potrebbe avere bisogno uno dei due deve essere trasportato dall’altro. Tieni conto del TCS dei diversi componenti del gruppo e su quelli operare le opportune scelte

Il risultato di questo importantissimo aspetto della pianificazione ti consentirà di fare scelte operative conseguenti e di valutare la giusta capacità delle bombole. A questo proposito ti rimandiamo, per la scelta delle attrezzature, alla lettura del modulo cinque di questo manuale relativo alle attrezzature. Attitudine dei partecipanti — La qualità più importante per un subacqueo è l’attitudine, ovverosia l’approccio che il subacqueo utilizza nei confronti di questa tipologia di’immersioni e, più in generale, verso questo tipo di subacquea. Chi non si sa limitare, vuole strafare, non ammette i propri errori, ecc. denunzia gravi problemi di Ego e mette a repentaglio la propria sicurezza, quella del compagno e dell’intero team!!! Ogni attività, deve essere accompagnata dalla giusta filosofia d’approccio, la quale rappresenta la strada maestra sulla quale poi costruire e direzionare la preparazione teorica e pratica. Il Subacqueo, specialmente quello che si spinge molto più in là del “normale”, deve conoscere e rispettare i propri limiti oltre a quelli degli altri componenti e le regole di questa delicata attività. Devi avere un approccio rispettoso delle varie problematiche che si possono 102

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presentare, non puoi essere superficiale ne sottovalutare particolari propri o altrui che in acqua potrebbero innescare meccanismi perversi e a spirale crescente. Devi essere ordinato, attento, dare il giusto valore all’attrezzatura e all’assistenza di superficie, alle dotazioni di sicurezza, ai piani di emergenza. Non devi annoiarti nel pianificare ogni cosa. Segnali — In fase di pianificazione é bene non avere dubbi sui segnali da utilizzare in immersione. Non intendersi sott’acqua potrebbe generare situazioni tutt’altro che piacevoli: non si deve dare per scontato che ci si capirà comunque. A differenza dell’approccio ricreativo, dove é diffuso scambiarsi in modo continuo il segnale di OK, nella tipologia d’ immersioni prese in esame si preferisce l’uso della comunicazione cosiddetta a doppio filo. Dunque, non accetterai il semplice e solo segnale di OK generico nella risposta, ma essa dovrà contenere la ripetizione della comunicazione posta e di seguito la risposta che si intende dare. Se, ad esempio, si deve chiedere di fermarsi, la comunicazione dovrà essere la seguente: Tu (un gesto), fermati (un gesto), in questo punto (un gesto), OK? (un gesto) e necessiterà della seguente risposta: Io (un gesto), mi fermo (un gesto), in questo punto (un gesto), OK (un gesto). Il tuo Istruttore PTA ti darà dimostrazione di come eseguire correttamente i segnali a doppio filo Questo modo di scambiarsi i segnali é assolutamente necessario a quote dove lo stress e l’insinuarsi della narcosi possono creare scenari sgradevoli; dove, quindi, non c’è spazio e tempo per malintesi. Concorda accuratamente i segnali e accertati che tutti i partecipanti all’immersione abbiano ben compreso il loro significato e il loro corretto uso. Assistenza di superficie — Come già detto ampiamente in precedenza, é estremamente importante che chiunque si occupi di questo incarico sia messo in grado di svolgerlo con il massimo dell’efficacia.

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E’assolutamente necessario che l’assistente di superficie abbia chiaro il piano e gli scopi dell’immersione

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Accertati che siano ben chiare le procedure di assistenza e recupero, specialmente se si necessita di stazione decompressiva e quando la risalita di fine immersione è pianificata in un punto diverso da quello di inizio. Si devono seguire, osservandole in continuazione, le bolle fin dall’inizio dell’immersione. Qualora le condizioni di superficie non consentano di seguirle agevolmente, bisogna agire in modo anticipatorio, osservando bene la direzione presa da chi é in immersione e la direzione della corrente, avendo ben chiaro il punto stimato di emersione. Quando possibile, é utile mettersi in condizione di avere il sole alle spalle, in modo da potere osservare la superficie dell’acqua, anche per tempi non brevi, senza molta difficoltà. Il binocolo è uno strumento che può tornare senz’altro utile in circostanze come queste. Non si deve comunque mai dimenticare di porre estrema attenzione nella conduzione del natante che, se dotato di eliche in movimento come la stragrande maggioranza, é un potenziale grosso pericolo per chi si trovi in acqua in sua prossimità. Usare dunque il minimo indispensabile l’apparato motore e sempre a velocità ridotta, in special modo nelle manovre di avvicinamento e di approccio con i sub in acqua (ovviamente è consigliato non avere le eliche in moto durante il recupero dei subacquei). Una volta che si è individuato il pallone lanciato dai sub al momento della risalita, agire con calma e tempestività portandosi sulla verticale del punto, filando in acqua le cime o la stazione deco. Con l’ausilio di uno “specchio” (batiscopio), o di una semplice maschera, ci si può facilmente accertare di come stanno andando le cose sotto la superficie. Alcuni diving particolarmente bene attrezzati utilizzano, per questo scopo, una telecamera subacquea collegata a un monitor sulla barca. Ad esempio, si potrà verificare con esattezza se tutti hanno iniziato correttamente la decompressione e, se la visibilità lo consente, sarà possibile scambiarsi qualche segnale. Il battello dovrà, tassativamente, tenere l’elica ferma in presenza di subacquei nelle vicinanze o sotto lo scafo.

6.3

Calcolo e gestione dei gas

Il rischio massimo per un subacqueo é di ritrovarsi senza gas e per questo motivo che il calcolo di quanto ne serve deve basarsi su dati personali, non su medie standard. Così da scendere con la tranquillità proveniente dalla certezza di avere una scorta sufficiente anche per gli imprevisti e le emergenze, proprie e del compagno, senza per questo arrivare a eccessi sempre negativi. Il ricorso a bombole inutilmente gravose e ingombranti servirebbe, infatti, soltanto a rendere meno agili sott’acqua e faticoso il muoversi a terra. Il volume di gas, oltre a essere adeguato alle profondità proprie dell’immersione avanzata, deve considerare le tappe di decompressione, ora trasformatesi da brevi fermate prudenziali in soste inderogabili a volte lunghe. Devi terminare la tua immersione e riemergere una volta raggiunto il tempo di fondo e/o la scorta minima di gas programmata 104

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Il tempo di fondo e la scorta di gas programmati devono essere considerati come dei limiti assoluti, al cui raggiungimento devi interrompere l’immersione e risalire secondo il piano e programma decompressivo pianificato. Per calcolare il fabbisogno devi innanzitutto conoscere con buona approssimazione il tuo consumo medio, accertabile soltanto a seguito di prove pratiche. E’ allora opportuno dedicare un po’ di tempo alla verifica della sua entità nelle diverse fasi di un’immersione, rapportandolo poi a quota zero per ricavarne il tasso di consumo in superficie (TCS). Al fine di raggiungere risultati obiettivi, non influenzati da particolari situazioni ambientali, sceglierai una zona priva di corrente sensibile e una profondità di assoluta tranquillità, che nello stesso tempo non faccia avvertire l’eventuale moto ondoso. Ideale una parete verticale, lungo la quale sia agevole nuotare per un tempo di 10’ mantenendosi costantemente a 20 m. Individuato il campo e segnati sulla lavagnetta il momento della partenza e l’esatta pressione della bombola, oltre alla quota precisa, effettuerai il percorso nei due sensi ad andatura tranquilla. Andata e ritorno servono ad annullare l’influenza di correnti a favore o a sfavore, mentre la definizione di andatura tranquilla va intesa secondo l’interpretazione personale. Il pinneggiamento sarà quindi quello ritenuto adatto a se stessi, tale da non dimostrarsi affaticante e nemmeno eccessivamente lento. Alla fine rileverai nuovamente il tempo e la pressione residua, per cui diventa facile accertare il consumo/minuto individuale alla profondità nota e tradurlo in normal-litri. Ripetendo la prova mantenendo una pinneggiata decisamente sostenuta e poi effettuando gli stessi rilevamenti in fase di decompressione, rimanendo fermi su un basso fondale per almeno tre o quattro minuti, sarà possibile ottenere una serie di dati preziosi, capaci di fare finalmente conoscere con esattezza il proprio consumo medio. Tempo Tot. Pinneggiata = 10’ (andata + ritorno) Consuno (bar) per Volume Bombola (lt) = Consumo (bar) Consumo (lt) = Consumo reale (lt/min) 10’ x Profondità Test (ata) Tieni presente, a questo proposito, che il consumo dipende dalla conformazione fisica, dalla statura, dalla preparazione atletica e dall’attrezzatura utilizzata (configurazione ed assetto). Chi ha una capacità vitale di sette litri, per soddisfare i suoi polmoni ha bisogno evidentemente di una maggiore quantità di gas di chi fa rilevare allo spirometro un volume espiratorio massimo di 4.5 litri. Altrettanto, a parità di conformazione e impegno fisico, un atleta brucia meno Ossigeno di un quasi sedentario, quale però non dovrebbe mai essere un sub. Ottenendo, per esempio, 18 normal-litri al minuto nel pinneggiamento moderato, 23 in quello veloce e 14 in decompressione, nelle successive programmazioni verranno sempre adottati questi parametri. Riferendosi al primo in condizioni normali e al secondo prevedendo di incontrare nel percorso sensibili correnti contrarie, di dover fare uno sforzo per sollevare qualcosa, o sapendo di scendere con ingombranti attrezzature accessorie. I calcoli richiedono di determinare il fabbisogno per discesa, fondo, risalita e decompressione, aumentando infine la somma ottenuta Decompression

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Modulo 6 • La Programmazione

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della percentuale riservata agli imprevisti. Variabile da stimare in rapporto alle difficoltà e alla pianificazione dell’immersione, ricordandoti che il tuo gas di scorta potrebbe servire al compagno, mentre il suo potrebbe essere indispensabile per una tua necessità. Procederai ora, con il tuo Istruttore, ad effettuare alcuni calcoli per la programmazione dei consumi dei gas necessari ad un’immersione ed alla sua relativa decompressione Calcolo del consumo a profondità variabile Occorre attuare anche il calcolo dei consumi nei trasferimenti verticali (discesa e risalita) nonché nelle tappe di decompressione per avere una reale situazione del consumo totale dei gas. Quasi tutti tendono a esagerare nel conservativismo.Ottenuto il TCS devi rapportarlo alle quote decompressive, e di conseguenza alla pressione assoluta, per avere il reale consumo. Per il calcolo dei trasferimenti puoi scegliere se considerare il tutto alla quota massima oppure utilizzare una profondità media e il suo relativo valore pressorio. Calcolo della scorta per emergenze Il calcolo dei gas non serve solo a stabilire se un’immersione può essere fatta con un determinato numero di litri, ma anche a determinare a quanto deve ammontare la scorta da usare per le emergenze. Dato per scontato che con l’equipaggiamento richiesto in questo corso e relative immersioni, pur avendo una dotazione di attrezzatura di qualità superiore al classico ricreativo non si è autosufficienti, molta della propria sicurezza si deve anche al compagno e alla sua dotazione. Il principio dell’autosufficienza viene soddisfatto con un equipaggiamento diverso, sovrabbondante, e operato a partire dal Corso PTA Solo Nella specificità del discorso che in questo capitolo stiamo affrontando (pianificazione della scorta dei gas), dovrai quindi prevedere a quanto deve ammontare la scorta dei gas da usare per le emergenze non solamente tue ma anche del compagno, e viceversa; verificherai allora che la miscela di fondo, sia sufficiente a svolgere l’immersione con l’aggiunta della relativa decompressione senza tenere conto della miscela presente nella bombola decompressiva cosi’, in caso di perdita del gas, il subacqueo potrà terminare la sua immersione ed uscire dall’acqua facendo la dovuta decompressione con la miscela di fondo. Concetto questo di ridondanza: il subacqueo ha la possibilità, in caso di perdita del gas, di terminare l’immersione in sicurezza. Il principio di base è: Se succede il peggior problema nel peggior momento dell’immersione, il mio compagno ha la sufficiente scorta di gas per terminare l’immersione correttamente? Se così non fosse, se si verificasse quel problema in quel momento non sarebbe possibile porvi rimedio, e l’immersione aprirebbe già in partenza una o più possibilità di incidenti gravi e certi in alcune condizioni, e questo è totalmente inaccettabile. 106

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Riassumendo: conosciuto il proprio TCS, lo devi adattare all’immersione che si sta pianificando, eventualmente modificandolo ai seguenti parametri: • Attitudine mentale e stress • Attrezzatura • Acquaticità • Richiesta di lavoro (per esempio in presenza di corrente o lavori per fotocineriprese) • Narcosi d’Azoto • Freddo • Condizioni fisiche/allenamento Concludendo: come rimarcato all’inizio, la tipologia delle immersioni avanzate qui prese in esame si differenzia decisamente da quelle cosiddette ricreative. Le immersioni ricreative sono, purtroppo, nella stragrande maggioranza dei casi caratterizzate da un’attenzione superficiale, la programmazione e pianificazione, sono spesso delegate ad altri, ad esempio al diving o agli Istruttori; omettendo talvolta la loro attuazione. Le tue immersioni si dovranno dunque differenziare da quelle ricreative non solo per profondità, tempi di fondo e decompressione, ma anche e soprattutto per come vengono organizzate e gestite. Abituandoti ad una corretta programmazione e pianificazione aumenterai in modo deciso il livello di sicurezza globale, prenderai consapevolezza e porrai solide basi per la tua esperienza, indispensabili per affrontare eventualmente i più impegnativi traguardi dell’immersione tecnica vera e propria.

6.4

La Prevenzione

Così come per le immersioni ricreative, anche nella subacquea avanzata dovrai osservare delle regole di sicurezza quali ad esempio: • non volare dopo un immersione • il sistema di coppia • immergersi entro i propri, ed altrui, limiti A maggior ragione nella subacquea avanzata, dove si estendono i tempi e le quote di fondo e di conseguenza il dover effettuare delle tappe di decompressione obbligatorie il rispetto di queste ed altre regole diventa tassativo. Tuttavia l’imprevisto è sempre dietro l’angolo, occorre perciò attuare una serie di azioni al fine di prevenire eventuali problemi nonché conoscere e sapere attuare le opportune procedure per eventuali emergenze. La prevenzione si basa sull’attento rispetto di tutte le norme di sicurezza, quindi sulla scrupolosa osservanza dei vari fattori che le determinano Condizioni fisiche: Chi pratica l’attività subacquea, soprattutto quando il livello operativo richiede particolare impegno, deve porre debita attenzione alle proprie condizioni di salute, é quindi estremamente importante accertarsi, con appropriate visite mediche periodiche, della propria Decompression

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efficienza fisica e dell’assenza di patologie incompatibili con la nostra attività. Non si darà mai abbastanza risalto al fatto che condizioni fisiche non buone anticipano e accrescono la narcosi d’Azoto, aumentano il livello di stress e i rischi di PDD. Tolti i casi di verificata e conclamata inabilità all’attività subacquea, o a temporanee patologie, in genere è bene: • non fumare • non fare abuso di alcool • non fare uso di droghe di alcun tipo • non assumere medicinali nelle 12/24 ore precedenti l’immersione • praticare attività fisica regolarmente • avere sane abitudini alimentari In definitiva, la vita sedentaria, la mancanza di attività fisica con l’aggiunta di fumo, alcool, disordini alimentari, uno stile di vita incontrollato, può essere causa di insorgenza di problemi in acqua. E’ necessario dunque accertarsi preventivamente che tutti siano in condizioni di salute compatibili con il programma. Porre attenzione alle temporanee inabilità quali influenze, raffreddori, indigestioni, che a volte sono molto debilitanti e vengono trattate con massicce dosi di farmaci, spesso con l’aggravante di una convalescenza mal condotta o arbitrariamente accorciata, pur di non rinunciare all’immersione programmata.

Nelle condizioni appena descritte è assolutamente necessario rinunciare all’immersione Condizioni ambientali: Verifica sempre che sussistano, al momento dell’immersione, le condizioni meteo marine e generali previste nella programmazione. é sempre possibile rimodellare obiettivi e profili d’immersione in modo conservativo e adeguato alle nuove, inaspettate condizioni. È obbligatorio rinunciare se la situazione si presenta a rischio! Sistema di coppia: In immersione è necessario usare uno stretto ed efficacie sistema di coppia. Vale sempre la pena ribadire preventivamente i concetti essenziali: • controllo reciproco dell’attrezzatura subito prima di immergersi • rispetto sott’acqua della posizione stabilita • controllo costante del compagno • mantenimento di una distanza dal compagno tale da rendere immediato qualsiasi eventuale intervento: un metro va bene, cinque metri significano l’impossibilità di intervenire con l’indispensabile tempestività richiesta nei casi più gravi, ossia annullano l’efficienza del sistema di coppia. Compagni adeguati: ogni persona facente parte del team d’imersione deve essere in grado di far fronte a un’emergenza specifica correlata all’attività subacquea che viene svolta. Numero dei partecipanti: deve essere limitato per evitare la confusione 108

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Immersioni ripetitive: non effettuare immersioni profonde troppo vicine nel tempo. Attrezzature personali: verifica che tutti i partecipanti usino le attrezzature necessarie e che queste siano in perfetto stato di funzionamento. Inoltre, fai attenzione che siano indossate correttamente e in modo da essere velocemente e comodamente utilizzabili. Evita assolutamente le eccezioni. Un’attrezzatura inidonea può essere fonte di problemi seri che si ripercuoterebbero sull’intero gruppo. Attrezzature di uso comune: verifica che le attrezzature di rispetto e quelle componenti la stazione decompressiva siano efficienti. Di quest’ultima, controlla le cime, i galleggianti, la zavorra, i moschettoni, oltre naturalmente alla pressione e la piena efficienza delle bombole decompressive.. Attrezzature di emergenza: Controlla la pressione della bombola di Ossigeno, il funzionamento della rubinetteria e dell’erogatore. Controlla lo stato di efficienza del kit di pronto soccorso. Verifica l’efficienza di eventuali apparati radio e la copertura dei telefoni cellulari. Oggi, con la capillare diffusione di questi ultimi, è facile far partire una richiesta di soccorso sul punto d’immersione, o allertare i soccorsi a terra per un qualsiasi scenario, ma occorre ricordarsi che a una certa distanza dalla costa, o all’ombra di un promontorio, potrebbero risultare inutilizzabili. Ogni partecipante deve usare l’attrezzatura necessaria e in ottimo stato di funzionamento. Le eccezioni sono di solito causa di incidenti. Nelle immersioni profonde non devi sentirti a disagio per problemi causata da un’attrezzatura non funzionale o non adeguata al tuo scopo Piani di emergenza: concorda con tutti i partecipanti le manovre che vanno poste in essere in caso di necessità o emergenza. Ribadita e sottolineata l’importanza di un perfetto sistema di coppia con funzioni preventive è bene che sia a tutti chiaro cosa fare in caso di: • segnalazione di aborto immersione • insorgenza di narcosi di livello medio /alto • smarrimento del compagno o di una coppia • perdita di contatto con il punto previsto per la riemersione • perdita di gas repentina • malfunzionamenti di varie componenti dell’attrezzatura E’ bene inoltre accertarsi della presenza in zona di camere iperbariche operative, di strutture di soccorso generico (Ospedale, Guardia Medica, Dan) verificando la loro idoneità e disponibilità (potrebbero non essere operative per manutenzione o altro) e strutture di sicurezza (Guardia Costiera, Forze dell’Ordine). Esiste la possibilità di interrompere in ogni istante l’immersione, previo apposito segnale, il quale deve essere ben compreso ed accettato da tutti. Accertati, infine, che tutti conoscano le procedure di emergenza, come segnalare correttamente situazioni a rischio, sia quelle sott’acqua così come in superficie e quali sono le procedure da applicare. Decompression

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Esplicita cosa fare in caso di sospetta o conclamata PDD. Ribadisci che si deve: • somministrare Ossigeno puro • somministrare liquidi • mantenere la condizione di normalità della temperatura corporea (36,8°) dell’infortunato • allertare immediatamente i numeri della Emergenza Sanitaria ed eventualmente del DAN. Ultime precauzioni — Qualora tu ti immerga con l’ausilio di un natante, specialmente nei mesi invernali quando il traffico della nautica da diporto é drasticamente ridotto, si raccomanda di informare le autorità competenti o qualcuno di fiducia a terra dell’attività che si intende svolgere, specificando il numero dei componenti il gruppo, il luogo prescelto, l’orario previsto di partenza e di arrivo. Ciò consentirà, in caso di mancato rientro per avarie o altro, di mettere in moto l’apparato di sicurezza previsto. Numeri di telefono utili: ➤ Emergenza medica 118, ➤ Dan Italia 800 279802, ➤ Guardia Costiera 1530

6.5

Procedure per la prevenzione ed emergenze

Qualora non sia stato possibile attuare la necessaria prevenzione o anche per un evento eccezionale, conoscere e saper attuare le necessarie procedure da adottare in caso di emergenze, è il sistema migliore per controllare incidenti ed evitare o ridurre possibili tragedia. PLAN YOUR DIVE - DIVE YOUR PLAN (Pianifica la tua immersione - Immergiti secondo il tuo piano) Un aiuto considerevole viene fornito al subacqueo infortunato, se all’interno del proprio team d’immersione vi è qualcuno abilitato alla CPR-First Aid e alla somministrazione di Ossigeno (Dan Oxygen Provider). Patologie da Decompressione In un manuale che tratta della Decompressione è d’obbligo riprendere e trattare della Patologia Da decompressione: La prevenzione, abbiamo già avuto modo di apprenderlo, è la migliore forma di cura pur tenendo conto di tutto ciò che possiamo considerare imponderabile; una corretta forma di prevenzione potenzialmente allontana i rischi di incorrere in una possibile PDD. La prevenzione della PDD prevede diversi aspetti: Prima di ogni immersione: • Frequenta corsi d’immersione con Istruttori qualificati • Partecipa a corsi di aggiornamento, Salvamento e di Primo Soccorso con Ossigeno nelle emergenze subacquee 110

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• Effettua una visita medica specialistica ogni anno • Porta sempre con te un kit per la somministrazione di Ossigeno o accertati che sia presente sulla barca • Prevedi un giorno di riposo ogni 3-4 d’immersione • Idratati correttamente con liquidi non gassati prima e dopo l’immersione, evitando alcolici • Non affaticarti ed evita stress psicofisici eccessivi • Non assumere farmaci e sostanze stupefacenti • Associati al DAN Durante la immersione: • Sempre con un assistente in superficie • Tieni conto della corrente e della marea • Non superare i 9-10 m/min al minuto di velocità in risalita Non trattenere mai il respiro durante la risalita • Rispetta i limiti di tempo e profondità • Rispettare la pianificazione dell’immersione, in particolare modo il piano decompressivo • Evita o riduci l’affaticamento in immersione che sono la causa di un aumento dell’assorbimento di Azoto • Evita variazioni frequenti di quota di immersione rispettando il profilo pianificato • Proteggerti adeguatamente dal freddo che è causa di vasocostrizione e disidratazione per incremento della diuresi e un ulteriore fattore di stress con aumento dell’attività cardiocircolatoria Durante la risalita: • Mantieni una velocità di 9/10 m/min fino alla prima tappa e, possibilmente, rallenta ancora negli ultimi metri • Mantieni la quota decompressiva richiesta dal profilo decompressivo • Evita continui cambi di quota controllando la propria posizione e l’assetto, limitando il lavoro muscolare Dopo la riemersione: • Proteggiti dalla perdita di calore con indumenti adeguati • Non effettuare mai tentativi di ricompressione in acqua in caso di sospetto incidente decompressivo • Evita sforzi, non trasportare subito dopo la riemersione la tua attrezzatura pesante • Non sottovalutare mai l’insorgenza, anche tardiva, di qualsiasi sintomo dopo un’immersione e consulta il DAN per valutare la situazione • Lascia trascorrere il giusto intervallo di tempo dall’ultima immersione prima di volare (durante la tua pianificazione devi tenere conto se devi volare) Segui le raccomandazioni del DAN: almeno 12 ore dopo una singola immersione in curva di sicurezza, almeno 24 ore dopo immersioni ripetitive o immersioni con decompressione • Evitare immersioni in apnea dopo un’immersione con autorespiratore

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In caso di emergenza (anche sospetta): • Assistere l’infortunato • Posizionarlo supino se è incosciente, ma respira, metterlo in posizione di sicurezza (lato sinistro) • Controllare le funzioni vitali: pervietà vie aeree – respirazione – circolazione • Avviare la RCP se si è addestrati e se si rende necessario • Somministrando liquidi ma solo se cosciente • Coprire l’infortunato per mantenere la giusta temperatura corporea e/o posizionandolo in luogo ventilato se esposto al sole • Offrire Ossigeno normobarico al 100%, la somministrazione di qualsiasi tipo di farmaco o altro è di esclusiva competenza medica. • Procedere all’esame neurologico (vedi tabella fine modulo) • Nel caso in cui sia conclamata o, si abbia anche il solo sospetto di una PDD occorre agire con tempestività: allerta il pronto intervento (118 – 1530 Emergenza in mare –DAN Europe Emergenze+39 06 42118685 ) Considerazioni Pur adottando tabelle e profili decompressivi adeguati (computer-computer multimiscela-software decompressivi) va sempre tenuto conto che sono la risultanza di calcoli ed esperienze empiriche applicate su un modello biologico pertanto suscettibili di infinite ed imprevedibili variabili, spesso non quantificabili. Per tali motivi ogni subacqueo avanzato deve acquisire la necessaria consapevolezza dei propri limiti e delle proprie capacità e conseguentemente adottare tutte le opportune procedure per aumentare il margine di sicurezza per se e per i propri compagni di immersione. Problematiche e rimedi Valutiamo ora alcune situazioni e problematiche suggerendo il loro possibile rimedio. Tabelle – Programma sempre la tua immersione e riporta le tabelle su apposite lavagnette subacquee, non affidarti al solo computer per immersioni. Prevedi delle tabelle per emergenze che tengano conto di una eventuale quota e o tempo di fondo superiore da ciò che hai programmato e non immergerti mai ai limiti della pO2. Nel caso tu dovessi perdere le tue tabelle o i dati in esse scritte, ricordati che il tuo compagno ha il tuo stesso profilo perciò dovrete terminare l’immersione consultando le sue tabelle. Primo Soccorso e CPR – Ogni subacqueo avanzato dovrebbe essere addestrato a praticare la CPR, le tecniche di primo soccorso. ed a somministrare Ossigeno normobarico.Tale addestramento è fornito ad esempio dal D.A.N. (Dive Alert Network). Raggiungimento limite di esposizione all’Ossigeno – Se raggiungi il limite di esposizione per una singola immersione la NOAA suggerisce di aspettare almeno due ore respirando Aria in superficie, se viene raggiunto il limite delle 24 ore attendere almeno dodici ore. Superamento limite di esposizione all’Ossigeno – In caso di superamento per tempo e profondità, risali immediatamente e respira Aria. Procedura da farsi anche nel caso si sospetti un sintomo di avvelenamento da Ossigeno. 112

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Un subacqueo in crisi convulsiva rischia l’annegamento se non raggiunge la superficie immediatamente. Controlla in seguito i segni vitali ed eventuali forme di PDD, se necessario tieniti pronto per praticare la CPR se addestrato. Controlli di superficie – Attua sempre, immediatamente prima di ogni tua immersione, i controlli di superficie che apprenderai in questo corso, sono la garanzia che tutto è stato controllato immediatamente prima di lasciare la superficie. Perdita del gas di fondo – Richiedi immediata assistenza dal tuo compagno d’immersione che, se necessario, dovrà cedere la sua frusta lunga. L’immersione deve obbligatoriamente terminare e risali condividendo il gas con il tuo compagno. Prevedi la necessaria scorta di gas anche per l’eventuale decompressione se prevista con la stessa miscela di fondo. Segnala in superficie tramite il pallone per l’emergenze (giallo) la necessità di gas. Perdita del gas per la decompressione – Nel caso prevedi l’uso di una bombola da decompressione mobile o da viaggio, è necessario condividere la miscela ( pianificare scorta) tramite la respirazione da un secondo erogatore (se presente) o utilizzando il sistema di respirazione a due (narghilé). Segnala sempre in superficie tramite il pallone per l’emergenze (giallo) la necessità di gas, ancor di più se prevedi che la miscela non sia sufficiente per entrambi. Secondo stadio in erogazione continua o malfunzionamento di un erogatore – Richiedi immediata assistenza dal tuo compagno d’immersione che, se necessario, dovrà cedere la sua frusta lunga e aiutarti, se non risolvi da solo, alla chiusura del rubinetto al quale è collegato l’erogatore difettoso. Se mantieni l’opportuna calma, dovrai sostituire l’erogatore da cui stai respirando con l’erogatore d’emergenza; procedi poi alla chiusura del rubinetto in cui è presente l’erogatore in continua o il separatore centrale della rubinetteria. L’immersione deve obbligatoriamente terminare e risali eventualmente condividendo il gas con il proprio compagno respirando dalla frusta lunga. Perdita della bombola per la decompressione Perdere e/o non trovare la propria bombola di decompressione ti pone in una seria situazione che deve indurre sempre a pensare in termini di prevenzione. Nel caso dovessi lasciare le tue bombole (es penetrazione in un relitto) devi lasciarle in un posto sicuro che ti dia la certezza di ritrovarle. Non devono galleggiare, rotolare o essere confuse con bombole di altri subacquei. Nel caso, una volta che si è valutata la situazione, si dovrà stabilire di avere una scorta sufficiente nella bombola del nostro compagno (pianificazione scorta gas). Nel caso si usi Aria come miscela di fondo e Eanx come sola miscela decompressiva puoi ricalcolare la decompressione solo con la miscela di fondo, ovviamente se hai scorta di gas sufficiente, se hai un computer che permette i cambi gas e, se usi le tabelle, che tu abbia previsto delle tabelle per l’emergenze. Il tuo Istruttore PTA ti dimostrerà come fare a sviluppare le opportune tabelle nel modulo dedicato al software decompressivo HLPlanner

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Problematiche del gav – Mancanza di spinta o gonfiaggio continuo. La mancanza di spinta può dipendere da svariati motivi. Il sacco si è bucato o lacerato, la valvola di scarico/sovrapressione non tiene, o può essere rimasto incastrato il cordone dello scarico rapido, sono problemi che difficilmente si possono risolvere sott‘acqua e pertanto richiedono un‘alternativa. Un giusto ed appropriato assetto sono condizioni essenziali in acqua, anche perchè ti consentono di gestire un gav malfunzionante con risultati migliori. Un secondo sistema di gonfiaggio abbinato ad una seconda sacca presente nel gav e o l’utilizzo di una muta stagna ti possono fornire un ulteriore sistema ridondante. Altra possibilità è quella di lanciare un pallone verso la superficie ed usare la cima per tirarsi a braccia (soluzione non facile dato il diametro delle cime spesso usate). In caso di gonfiaggio continuo della frusta di bassa pressione occorre, rapidamente, passare al suo sganciamento e contemporaneamente premere la valvola di scarico per evitare pericolose pallonate. Malfunzionamento del computer – Utilizza uno strumento di scorta (computer o timer) e pianifica sempre l’immersione con le tabelle. Superamento del tempo o della profondità pianificata – Un subacqueo avanzato non deve superare i valori pianificati, deve avere un buon controllo dell’assetto; tuttavia quest’eventualità deve essere prevista durante la pianificazione procedendo nel redigere le opportune “tabelle di sforamento”. Ritardo, in risalita, verso la tappa di decompressione – Può capitare che per una serie di imprevisti si accumuli ritardo alla tappa di decompressione, resta il fatto che il ritardo non deve avere valori significativi. Se il ritardo è alla prima tappa si deve aggiungere il ritardo al tempo di fondo e passare alla relativa tabella di sforamento. Perdita della cima o del punto di risalita – Anche i migliori subacquei possono, per svariate condizioni perdere il punto in cui iniziare la risalita, in immersioni con decompressione ciò può generare parecchi inconvenienti e causa di incidenti quali: risalite incontrollate, incapacità di gestire le tappe di decompressione per problemi di assetto, mancanza di gas di scorta o pianificato. In questi casi devi mantenere la calma e l’auto controllo, dopo il segnale di fine immersione procedi con una risalita controllata: il buon funzionamento del sistema di coppia permetterà ad un subacqueo di mantenere il controllo della quota mentre all’altro di attivare il lancio controllato del pallone per segnalare in superficie il punto di riemersione e l’eventuale richiesta di assistenza o di gas per la decompressione Separazione dal compagno – Partendo dall’assunto che mai si dovrebbe perdere il proprio compagno d’immersione, vediamo, nell’eventualità, quale comportamento adottare. Come subacqueo avanzato devi “lavorare” per avere una minima forma di indipendenza dagli altri subacquei, ciò non vuol dire essere autosufficienti, concetto e addestramento che si raggiunge attraverso il Corso PTA Solo ma essere in grado gestire autonomamente le situazioni critiche come ad esempio concludere l’immersione ed iniziare la risalita senza l’assistenza del compagno.

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Prima di iniziare un’immersione, durante la sua pianificazione è necessario accordarsi anche sulle procedure di separazione sia essa casuale o volontaria (esempio due sub con compiti diversi: fotografa il primo e il secondo disegna la mappa di un particolare del relitto) Procedure: • osserva con attenzione i particolari del punto in cui si è perso il contatto • controlla la pressione del gas di fondo, il tempo e la quota raggiunta • alzarti di uno/due metri girandosi a cerchio per vedere eventuali bolle o luci • usa dei richiami sonori (es picchiare sulle bombole o su parti di metallo se ci si trova su un relitto) • ritorna all’ultimo punto in cui avevi ancora il contatto, nel caso non ci sia nessuna risposta positiva attendi non più di un minuto (se sei ancora nei tempi previsti dal piano) altrimenti se sei giunto alla fine del tempo pianificato inizia la risalita, forse vi ritroverete sulla cima) Una volta giunti in superficie, se non hai segni della presenza del tuo compagno, attiva le procedure di ricerca di un subacqueo disperso.

Archivio R. Menzaghi

PTA suggerisce di conseguire il brevetto Rescue (salvamento), parlane con il tuo Istruttore

Affanno: allenamento, diminuire o rallentare il lavoro, effettua respiri lenti e profondi, mantieniti in assetto e nel caso se fosse possibile appoggiati sul fondo; comunicalo al compagno nel caso “non se ne fosse accorto”. Mutamento condizioni ambientali – Situazioni impreviste, quali scarsa visibilità, cambi di corrente, sedimento possono mutare le condizioni del luogo in cui ti immergi e possono essere fonte di incidenti. Anticipa la discussione di questa eventualità con tutto il team già durante la fase di programmazione e pianificazione, ciò ti permetterà di individuare sia le eventuali problematiche cosi come le soluzioni per risolvere gli imprevisti. Decompression

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Comunicazioni fra subacquei e il punto di risalita – In caso di visibilità limitata o quasi nulla (ma a questo punto fatti una domanda: cosa ci stai a fare ancora lì?) potresti usare la tua Jon line come mezzo di comunicazione e di contatto, ma fai attenzione ad eventuali impigli. In caso di visibilità buona o accettabile le forme di comunicazioni cui fare uso possono essere le lampade subacquee, richiami sonori e notes plastificati per eventuali comunicazioni scritte. Per mantenere il contatto con il punto di riemersione, ad esempio la cima di risalita di una barca, nel caso la visibilità non lo consentisse, potresti usare il tuo mulinello per stendere un filo d’Arianna con l’ancora o il punto in cui è fissata la cima di discesa. Prendi i riferimenti della quota e bussola e inizia l’immersione srotolando la cima del mulinello mantenendola sempre in tensione, lontana dal corpo e in mezzo alla coppia dei subacquei o mettendoti in fila indiana ( chi ha il mulinello resta davanti) se la situazione lo richiedesse, facendo attenzione a non impigliarsi. Riconoscere e controllare lo stress – Se il tuo compagno d’immersione denuncia evidenti segni di tensione e stress già prima dell’immersione, una volta in acqua questo suo malessere potrebbe degenerare e portare a situazioni incontrollati e pericolose anche per la tua incolumità. Il termine stress indica una condizione nella quale non ci sentiamo a nostro agio; la sua azione è applicabile a tutte le manifestazioni della nostra vita, anche se i significati che assume nei vari contesti sono abbastanza diversi. Devi essere tempestivo nel riconoscere i segnali ed intervenire prontamente già prima di dare il segnale: Io – Ok - Giù!!! Se noti qualcosa che non va stagli vicino, fagli il segnale:tu sei ok? E sii pronto ad intervenire dando eventualmente tu il segnale di aborto immersione. Cosa provoca lo stress? Possiamo individuare due condizioni per sapere quando si può verificare una situazione di stress: • quando ritieni il compito da svolgere sovradimensionato alle tue capacità, lo stress si presenterà come angoscia. • quando ritieni molto importante l’azione che devi compiere: lo stress, in questo caso, sarà apprensione. La fase ascendente dello stress non finisce qui: angoscia e apprensione possono evolversi sino al grado di panico, se ti ritrovi incapace di gestire un problema in immersione. Questo momento finale, nell’evoluzione dello stress, rappresenta il limite critico di gestione dell’immersione, raggiunto il quale le tue facoltà di azione e reazione vengono del tutto compromesse e sfuggono al tuo controllo; più realisticamente, potremmo dire che non esiste più un tuo controllo. Il panico si può manifestare sia con azioni scoordinate, che con passività assoluta.

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La p perdita totale di controllo in immersione ci espone a rischi gravissimi

Se in un’immersione ricreativa a bassa profondità e in curva di non decompressione una rapida risalita in superficie può rappresentare la soluzione migliore del problema, in profondità il discorso cambia; la superficie non è la scelta migliore, anzi significa l’inizio di guai più seri, tali da poter mettere a rischio la nostra vita. Il controllare l’incontrollabile istinto a risalire in superficie, in preda al panico, è di una difficoltà estrema, avendo ormai perduto gli ultimi brandelli di volontà. Gestione dello stress, cenni tecniche di salvataggio Prevenire è meglio che curare! Devi allenarti a valutare lo stress presente nelle varie situazioni che si possono presentare, così come nei tuoi compagni ma, soprattutto, capire i tuoi limiti operativi nei confronti delle immersioni che stai per fare. La possibilità di sopravvivere, tua e quella del tuo compagno, dipendono dalla propria capacità di autocontrollo: non farti prendere dal panico.

Il panico sott’acqua uccide!!!

Un sub in preda al panico perde ogni forma di autocontrollo, la sua sopravvivenza dipende dalla capacità del proprio compagno di sapersi gestire. Adotta le tecniche di salvamento subacqueo (ogni subacqueo avanzato dovrebbe essere addestrato a queste tecniche). Cura la respirazione e termina l’immersione dando l’apposito segnale di aborto immersione, se durante la stessa senti che la tua capacità di gestire lo stress e il controllo viene a mancare. Se il tuo compagno dimostra segni di tensione intervieni prontamente prima che perda il suo autocontrollo. Richiama la sua attenzione con gesti chiari, decisi, sii fermo e deciso in ogni tua azione, non tentennare Avvicinalo con prudenza e se denota segni di non autocontrollo avvicinalo da dietro per evitare che si aggrappi a te strappandoti gli erogatori o gonfiando il Gav in modo esagerato mettendovi a rischio di pallonare verso la superficie Tienilo per la rubinetteria lontano dalle sue braccia: ricorda che il soccorritore non deve diventare una vittima!

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Procedura di emergenza per omessa decompressione PTA sconsiglia assolutamente la ricompressione in acqua, da utilizzare solo come ultima alternativa al peggio

Nel caso in cui, durante un’immersione ad Aria o Nitrox (non con altre miscele) con decompressione, sei costretto per qualsiasi ragione ad omettere la decompressione, puoi seguire la procedura seguente ricavata dalle tabelle Fructus–Sciarli. Ricorda che hai a disposizione (al massimo) 2/3’ per tornare sott’acqua. Dopo essere tornati sott’acqua: • ritornare a –12 m ed eseguire 1/4 della deco richiesta alla tappa dei 3 m • passare a –9 m per 1/3 della deco richiesta alla tappa dei 3 m • passare a –6 m per 1/2 della deco richiesta alla tappa dei 3 m • passare a –3 m per la deco richiesta alla tappa dei 3 m + 1/2 della deco richiesta alla tappa dei3 m Se si emerge da una quota superiore (in effetti la tabella prevede una profondità massima di 42 m) con immersione fuori curva: • ritornare a –24 m per 10’ • passare a –12 m ed eseguire 1/4 della deco richiesta alla tappa dei 3 m • passare a –9 m per 1/2 della deco richiesta alla tappa dei 3 m • passare a –6 m per 2/3 della deco richiesta alla tappa dei 3 m • passare a –3 m per la deco richiesta alla tappa dei 3 m + 1/2 della deco richiesta alla tappa dei 3 m. Questa procedura dovrebbe evitare spiacevoli conseguenze. Se in un qualsiasi momento durante il breve periodo in superficie, o durante le fermate per decompressione, dovessi avvertire sintomi propri di PDD, la procedura va immediatamente sospesa. Risali lentamente in superficie e attiva immediatametne le procedure di emergenza. Così pure se rimani in superficie per un periodo superiore ai tre minuti, anche se non si avvertono al momento sintomi specifici. Questa importante e utile procedura è di facile utilizzo con le tabelle, non certo con i computer che danno il tempo totale e solamente il tempo della 1a tappa. Di qui l’importanza di programmare l’immersione anche in forma tabellare, o avere sempre con sè anche le tabelle e ricordarsi la massima profondità e il tempo speso sul fondo prima della risalita Dal computer potrai dedurre il tempo base su cui impostare la procedura (cioè il tempo di decompressione a 3 m) solo se hai decompressioni sino a 6 m: sottrai al tempo totale il tempo di deco ai 6m. Col computer, pertanto, non vi è sistema se la decompressione inizia a 9 m e oltre.

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Decompression

Molti incidenti avvengono perché si superano i limiti della propria preparazione fisica e psichica e dell’esperienza

Qui di seguito vengono inserite delle tabelle che riassumono schematicamente le tre principali forme di incidenti subacquei facilitandone la loro comprensione (causa-effetto-rimedio), nonché l’indispensabile Flow Chard delle emergenze del DAN. INCIDENTI: avvenimenti improvvisi e imprevisti i che alterano il corso di eventi pianificati INCIDENTI FISICI (in relazione al comportamento dei gas disciolti nell'organismo o agli effetti della temperatura) IPOTERMIA causa

perdita rapida di calore

IPERTERMIA - aumento eccessivo della temperatura corporea

- 36°: freddo, brividi - stordimento - 35°: diminuisce metabolismo

- mal di testa

- 34°: meno battiti e respiro - eccessiva sudorazione effetto

- 33°: confusione mentale

- difficoltà respiratorie

- 30°: perdita conoscenza

- crampi

- 28°: arresto respiratorio

- perdita di conoscenza

- 25°: morte - adeguata protezione termica - coprire l’infortunato in superficie rimedio - bagno in acqua calda - non dare alcool da bere ma solo bevende calde

PDD - presenza di bolle di azoto in un tessuto o circolo (non permettono gli scambi gassosi con le cellule) Sintomi lievi mdd - cutanea: pruriti, formicolii - osteoarticolare - linfatica: formicolii Sintomi gravi mdd - polmonare: occlusione di Ossigeno ai polmoni - cerebrale - midollare: paresi agli arti inferiori - otovestibolare

- non indossare la muta - prevenire la troppo presto non restare disidratazione a lungo restare al sole - proteggersi dalle basse con l’attrezzatura temperature indossata - evitare droghe e alcool - evitare affaticamento - svestire l’infortunato e - evitare immersioni jo-jo farlo mettere in un posto - rispettare le tabelle e la fresco e ombreggiato velocità di risalita - evitare sforzi dopo - far bere una soluzione immersione, no apnee salina dopo l’immersione

Decompression

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Modulo 6 • La Programmazione

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INCIDENTI CHIMICI (in relazione alla tossicità dei gas respirati) AFFANNO

causa

- intossicazione da eccesso di CO2 (ipercapnia) - respirazione veloce e superficiale

EBBREZZA DA PROFONDITA’

IPEROSSIA

- narcosi d’Azoto dovuta alla quota raggiunta in immersione

- avvelenamento da Ossigeno dovuto alla elevata pressione parziale dell’O2 - tremori sparsi

effetto

- avvelenamento da anidride carbonica

- distacco dalla realtà

- disturbi visivi

- confusione mentale

- cefalee

- euforia

- contrazioni

- crampi

- azioni incontrollabili

- perdita di conoscenza

- sincope

- nausea

- morte - autocontrollo rimedio

INTOSSICAZIONE DA CO2

- panico

- fermarsi e fare profondi respiri - piccole pause inspiratorie

- allenamento a quote profonde - risalire di qualche metro

- immersioni a quote rispettose della corretta pO2

- morte

- attenzione a come e dove si ricarica la bombola

INCIDENTI MECCANICI (in relazione alla variazione delle pressioni e dei gas respirati)

causa

BAROTRAUMI timpani/denti/occhi

VERTIGINE SOVRADISTENALTERNOBARICA SIONE INTESTINALE

- mancata o ritardata compensazione dei timpani o della maschera

- rapide e frequenti variazioni di quota - compensazione unilaterale

- alimenti (cibi o bevande che possono fermentare)

SOVRADISTENSIONE POLMONARE

EGA embolia gassosa arteriosa

- apnea in - apnea in risalita risalita con con autorespiratore autorespiratore

- dolore orecchio / denti

effetto

- rottura del timpano / sangue dalla bocca - colpo di ventosa: presenza di sangue negli occhi per la rottura dei capillari

- perdita di orientamento

- produzione gas intestinali

- movimenti non coordinati

- dolori addominali violenti

- compensaree

- compensare

rimedio - terminare l’immersione

- fermarsi e guardare un punto fisso

120

- rottura alveoli polmonari

- elimanare naturalmente i gas: - espirare scendere e risalire durante piano, piegare le la risalita gambe sull’addome

Archivio R. Menzaghi

Modulo 6 • La Programmazione

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Decompression D ecompresssio on

- Aria nel circolo arterioso: Embolia

- espirare durante la risalita - rispettare la velocità di risalita

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Respirazione subacquea?

Modulo 6 • La Programmazione

Flow chard emergenze

Non incidente da autorespiratore Recarsi al più vicino ospedale

NO

SI Sintomi lievi? (stanchezza insolita, prurito)

NO

1. Ossigeno 100% 2. Posizione orizzontale 3. Dare acqua (1 litro ca.) 4. Osservare + esame neurologico rapido 5 minuti

NO Sintomi gravi: dolori, problemi cutanei, debolezza insolita, intorpidimenti, formicolii, difficoltà respiratoria, problemi vista - udito - parola, vertigini, nausea, paralisi, disturbi) della coscienza, coma. Ricorda: ogni sintomo in profondità è sempre serio.

PRIMO INTERVENTO 1. Rianimazione Cardio Polmonare (RCP) se necessaria 2. Mantenere vie aeree aperte 3. Porre il sub in posizione orizzontale 4. Dare ossigeno 100% con maschera oronasale per il maggior tempo possibile 5. Proteggere il sub da freddo o caldo eccessivi

Sollievo completo in 30 minuti?

NO Trattare come sintomi gravi.

SI Consultare medico subacqueo. Osservare 24 ore.

6.

Se il sub è cosciente e capace di bere automaticamete, dareacqua (1 litro ca.) 7. Se c’è un medico: Ringer lattato, fisiologica, glucosata 5% in fisiologica EV (non glucosata 5% in acqua) 8. Consultare DAN Europe 9. Programmare trasferimento al centro iperbarico 10: Se necessario trasporto aereo, massima pressurizzazione possibile in cabina

Esame Neurologico Far seguire, con entrambi gli occhi, un vostro dito (devono muoversi con

1. coordinazione)

Far stringere le vostri mani con le mani dell’infortunato (una stretta

2. debole potrebbe essere causa di un problema)

Far chiudere gli occhi all’infortunato , fargli stendere le braccia

3. invitandolo a toccarsi il naso con il dito indice e piegando i gomiti 4. Verificare se l’infortunato riesce a stare in equilibrio su un solo piede

Schioccare le dita, su entrambi i lati della testa per verificare se c’è

5. differenza di percezione del suono (fare attenzione alla presenza di acqua nell’orecchio o ad un eventuale barotrauma)

Decompression

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Modulo 1 • La Decompressione

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122

Decompression

Modulo 1 • La Decompressione

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APPENDICE •

Breve storia della decompressione



Corsi PTA



Iter didattici



Bibliografia

Decompression

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Modulo 2 • La Miscela EANx

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Breve storia della decompressione 1878 1900

1908

1912 1915-16 1935 1960

1960

1960 124

Paul Bert dimostrò la presenza di bolle gassose nel sangue e nei tessuti dopo decompressione; inoltre, raccomandò la ricompressione usando O2 come terapia delle patologie da decompressione. Heller — Mager — Von Schrotter misero a punto un’equazione matematica che permetteva di calcolare gli scambi gassosi fra organismo e ambiente al variare della pressione, basandosi sui seguenti punti: • lo scambio gassoso è regolato dalla Legge di Henry: Vol (N2) = P (N2) · K (N2) • la curva di assorbimento di un gas ha un andamento esponenziale • la condizione di equilibrio è detta saturazione Il fisiologo Inglese J.S.Haldane postulava che i tessuti fossero in grado di tollerare elevate pressioni di gas disciolto (tensione), maggiori della pressione ambiente fino al rapporto di 2:1 prima di manifestare sintomi di PDD. Stabilì quindi il concetto dei vari compartimenti di “tessuti” del corpo, nei quali l’accumulo di gas si comporta in accordo con la legge del decadimento naturale (vedi appendice). Haldane stabilì anche il concetto di “criterio di limitazione della risalita”, in questo caso attraverso i rapporti di sovrasaturazione. Il gruppo di lavoro di Haldane notò che l’incidenza di PDD aumentava con l’aumento del tempo di esposizione fino a 7 ore, poi rimaneva costante. Fu stabilito che 5 compartimenti tessutali fossero sufficienti per rappresentare l’organismo umano e gli stessi furono caratterizzati dai loro mezzi–tempi, pari a 5, 10, 20, 40 e 75 minuti, in quanto il tessuto con periodo di 75 minuti impiega 7,5 ore a saturarsi per il 98,44%. Il suo sistema decompressivo funziona in questo modo: si calcola il grado di saturazione dei compartimenti tessutali al termine del tempo di fondo e quale di questi tessuti non permetta una diminuzione di pressione pari a un fattore 2. Una volta individuato, quello diviene il cosiddetto “tessuto guida”, quello cioè che guida il ritorno in superficie o alla prossima sosta. A questo punto, si calcola fino a quale profondità si può risalire (primo stop). Una volta determinato il primo stop, il tempo da trascorrere a questa fermata è quello necessario affinché la tensione di gas inerte nel tessuto in questione scenda a valori tali da permettere la risalita all’eventuale stop successivo, senza superare il suddetto rapporto di sicurezza. Questi calcoli vengono effettuati tante volte quante necessarie per arrivare finalmente in superficie. Sir Leonard Hill elaborò l’ipotesi della “pressione critica”: le bolle si formerebbero quando la tensione del gas inerte nei tessuti supera quella ambiente di un determinato valore. French e Stillson elaborarono le prime tabelle U.S. Navy basate sulle tabelle di Haldane Hawkins, Shilling e Hansen verificarono sperimentalmente che i tessuti più veloci erano in grado di sopportare rapporti di sovrasaturazione superiori a quello fisso proposto da Haldane. Con il lavoro di Workman furono assegnate tensioni limite separate per ogni singolo compartimento (valori—M), cambiato il valore del compartimento da 75 minuti in 80 minuti e inserito un ulteriore compartimento da 120 minuti (quest’ultimo fu inserito specificamente per il calcolo delle immersioni ripetitive, di cui la US Navy aveva assoluto bisogno). Schreiner spiegò il modello decompressivo in termini di elementi fisiologici e stabilì l’importantissimo concetto che la pressione totale di gas inerte in un compartimento è la somma delle pressioni parziali di tutti i gas inerti in quello specifico compartimento, anche se hanno differenti emitempi. Un altro grande contributo fu quello di risolvere l’equazione differenziale per gli scambi di gas quando la pressione ambiente cambia a velocità costante, ciò che rende possibile calcolare direttamente la pressione parziale di un gas in un compartimento durante la discesa/risalita. Bühlmann iniziò a elaborare tabelle decompressive per immersione Decompression

considerando che l’assunzione e l’eliminazione di gas avvenissero esponenzialmente e a velocità identiche. Osservò che la differenza tra la pressione di gas inerte nei tessuti e la pressione ambiente che potrebbe essere tollerata senza produrre sintomi di PDD, aumenta approssimativamente in modo lineare con l’aumentare della pressione ambiente. Inoltre, considerò che i tessuti con emitempi più lunghi (tessuti lenti) tollerassero, a una determinata pressione ambiente, un minor quantitativo di gas inerte in eccesso rispetto ai tessuti con emitempi più brevi (tessuti rapidi). Il suo più grande contributo fu quello di aver pubblicato il suo libro, in quattro edizioni dal 1983 al 1995, come una guida quasi completa al calcolo decompressivo, che divenne la base di molti computer decompressivi mondiali, così come di programmi per computer (vedi appendice). 1960 Brian Hills, australiano, introdusse un metodo per minimizzare la formazione e crescita delle bolle, utilizzando calcoli “termodinamici” per la produzione di tabelle decompressive, culminato nella pubblicazione “Decompression Sickness” del 1977. Qui, diede una chiara spiegazione di concetti come la sottosaturazione intrinseca dei tessuti (oxygen window), oltre che a fornire i dettagli del suo metodo per decomprimere i subacquei a sovrasaturazione zero. Le tabelle di Hills inserivano gli stop iniziali molto più profondi che quelli delle tabelle U. S. Navy. Egli era convinto che le tabelle USN incoraggiassero la formazione di bolle nella risalita verso un primo stop relativamente poco profondo e che il lungo stop a 3 metri servisse come terapia, per ridurre le bolle formate durante le soste precedenti. 1979 VPM, Yount e colleghi – Il Modello della Permeabilità Variabile enuncia che esistono nell’organismo dei nuclei da cavitazione consistenti in microbolle sferiche, con membrana permeabile formata da molecole attive superficialmente (surfattanti), abbastanza piccole da rimanere in soluzione e al contempo abbastanza forti da non collassare sotto il peso della pressione. Nel corpo di un subacqueo in decompressione possono esservi cavitazioni nei tessuti causate dal movimento, dalla frizione tra tessuti, dalla frizione delle membrane sinoviali dovuta alle sollecitazioni delle articolazioni. Da qui, la raccomandazione di evitare forti movimenti dopo l’emersione (vedi appendice). 1980-90 EXTRA DEEP STOPS – Uno dei primi adattamenti nati nel settore dell’immersione tecnica, per ovviare alla scarsa attendibilità dell’algoritmo di Bühlmann quando viene utilizzato al suo limite per immersioni profonde e ripetitive con decompressione, è quella conosciuta come dei Pyle Stops o Deep Stops. In breve Pyle, provandolo sulla sua pelle, mise a punto un sistema empirico per aumentare la sicurezza nelle immersioni tecniche con decompressione, basato sulla pratica dell’inserire una quota arbitraria a mezza via tra la massima profondità del subacqueo e la prima sosta obbligata, generata dal computer d’immersione. Validando così nella comunità Tek un concetto che, per sua stessa ammissione, era già utilizzato nell’oceano pacifico e nel mediterraneo ben più di dieci anni prima (vedi appendice). 1990 RGBM – Il Reduced Gradient Bubble Model, sviluppato da Bruce Wienke, è basato su studi di laboratorio sulla crescita e nucleazione delle bolle (prima che una bolla possa crescere, deve formarsi o nucleare) ed evoluto da un modello simile, il VPM. Mentre i modelli classici (Haldane, Bühlmann) limitano l’esposizione richiedendo che la tensione tissutale non ecceda mai la tensione critica (valore M, vedi più avanti in questo capitolo), l’RGBM limita inoltre il gradiente di sovrasaturazione attraverso la fase di costrizione del volume della bolla. Il gradiente di eliminazione dei modelli basati sulle bolle è massimizzato con l’aumentare della profondità, mentre quello dei gas disciolti è massimizzato con il decrescere della profondità. Negli ultimi anni si sono affacciati alla ribalta nuovi algoritmi basati su teorie termodinamiche, probabilistiche, che prendono spunto da ben altri concetti. Decompression

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Modulo 2 • La Miscela EANx

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Modulo 5 • Software HLP

Corsi PTA • NITROX DIVER: Abilita all’utilizzo di miscele iperossigenate con concentrazioni di Ossigeno dal 22% al 40% • DECOMPRESSION DIVER: Corso di approfondimento delle miscele iperossigenate, abilita all’utilizzo di miscele con concentrazioni di Ossigeno dal 22% a 100%, utilizzate entro i 45 m, in forma variabile (Best Mix) e con sosta di decompressione • TEK-IN: Corso di introduzione alla Subacquea Tecnica, abilita all’utilizzo di Aria in immersioni condotte sino a profondità di 47 m che richiedono soste di decompressione • TECHNICAL DIVER: Corso in cui si diventa Subacquei Tecnici, abilita all’utilizzo di Aria in immersioni condotte sino a profondità di 60 m che richiedono soste di decompressione • SOLO DIVER: Corso in cui il Subacqueo Tecnico diventa autosufficiente, abilita alle immersioni multimiscela che richiedono soste di decompressione in completa autonomia • EXTENDED TECHNICAL DIVER: Corso che conduce il subacqueo Tecnico ai massimi livelli, abilita alle immersioni in autosufficienza con miscele Trimix e Heliox che richiedono soste di decompressione condotte fino alla profondità di 100 m • WRECK EXPLORER: Corso che abilita il subacqueo alle immersioni sui relitti • SPELEO: Corso che abilita il subacqueo alle immersioni in grotte marine, risorgenze e sifoni, ad esclusione di progressione all’asciutto e/o in grotta che richiede superamento di pozzi con corda • SURFACE TECH ASSISTANT: Corso che abilita a prestare assistenza e soccorso dalla/sulla superficie per immersioni con un massimo di 6 subacquei durante sessioni didattiche, esplorative, di ricerca, spedizioni, record, ecc • BLENDING & MIXING: Corso che abilita alla produzione di miscele binarie e ternarie ad uso subacqueo • SOFTWARE-PLANNED DECO: Corso che abilita all’uso di software per la produzione di tabelle decompressive personalizzate • SCIENTIFIC DEEP: Corso che abilita a eseguire rilievi, riprese foto-video e campionamenti in ambiente subacqueo finalizzati allo studio biologico, geologico, archeologico, oceanografico e delle scienze naturali • HUMAN FACTOR: Corso che abilita a prevenire, valutare e gestire i comportamenti propri e di chi coinvolto nell’immersione attraverso lo studio del “fattore umano” • REBREATHER: Corso che addestra il subacqueo all’immersione tecnica sia in Aria che in miscela utilizzando macchine a circuito chiuso e semichiuso

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Decompression

Iter didattici ITER 1

ITER 2

ITER 3

ITER 4

ITER 5

ITER 6

Tek-in

Tek-in

Nitrox (Open Circuit Rebreather)

Nitrox (Open Circuit Rebreather)

Nitrox (Open Circuit Rebreather)

Tek-in

Technical (Air)

Nitrox (Open Circuit Rebreather)

Tek-in (Open Circuit Rebreather)

Decompression (Open Circuit Rebreather)

Tek-in (Open Circuit Rebreather)

Nitrox (Open Circuit Rebreather)

Nitrox (Open Circuit Rebreather)

Technical (Air)

Technical (Air)

Tek-in (Open Circuit Rebreater)

Decompression (Open Circuit Rebreather)

Decompression (Open Circuit Rebreather)

Decompression (Open Circuit Rebreather)

Decompression (Open Circuit Rebreather)

Decompression (Open Circuit Rebreather)

Technical (Air – Trimix Open Circuit/ Rebreather)

Technical (Air – Trimix Open Circuit/ Rebreather)

Technical (Air – Trimix Open Circuit/ Rebreather)

Solo (Open Circuit Rebreather)

Solo (Open Circuit Rebreather)

Solo (Open Circuit Rebreather)

Solo (Open Circuit Rebreather)

Solo (Open Circuit Rebreather)

Solo (Open Circuit Rebreather)

E x t e n d e d Technical (Open Circuit Rebreather)

Extended Technical (Open Circuit Rebreather)

E x t e n d e d Technical (Open Circuit Rebreather)

E x t e n d e d Technical (Open Circuit Rebreather)

E x t e n d e d Technical (Open Circuit Rebreather)

Extended Technical (Open Circuit Rebreather)

Decompression D ecompresssio on

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Modulo 5 • Software HLP

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Modulo 1 • La Decompressione

Pure Tech Agency

BIBLIOGRAFIA Baker. Erik C. Understanding M—values, Immersed Vol. 3 N° 3, 1998. Baker. Erik C. Clearing Up The Confusion About “Deep Stops”, Immersed.Vol. 3 N° 4, 1998. Baker Erik C., Yount David E., Maiken Eric B. Implications of the Varying Permeability Model for Reverse Dive Profiles, Reverse Dive Profiles Workshop October 29 and 30, 1999 Smithsonian Institution, Washington, D.C.. Baker. Erik C. Some Introductory “Lessons” About Dissolved Gas Decompression Modeling, s.l., 2000. Boycott A. E., Damant G. C. C., Haldane J. S., The Prevention Of Compressed Air Illness, 1908, J. Hyg. Bonuccelli Corrado, ing. Criteri d’uso dei software decompressivi, L’utilizzo dei software decompressivi nel calcolo della decompressione Workshop Ravenna 18/05/2002, Braga Marco Manuale Technical Deep Air, Gallarate, PTA, 2003 Manuale Nitrox Avanzato, Gallarate, PTA Manuale Tek in PTA, Gallarate Brian Johnny E. Jr., M. D. Gas Exchange, Partial Pressure Gradients, and the Oxygen Window, s.l., 2001 Bühlmann, A. A. Decompression — Decompression Sickness, Berlino, Springler—Verlag, 1983 Department of the U.S. Navy. US Navy Diving Manual, revision 4, s.l., 1999. Faralli Fabio, C. F. Dott. Evoluzione delle tabelle decompressive da Haldane fino a Bühlmann. L’utilizzo dei software decompressivi nel calcolo della decompressione Workshop Ravenna 18/05/2002, Hamilton Robert W., Thalmann Ed. Decompression Practice, papers, s.l., s.d. Le Messurier D. H., Hills B. A., Decompression Sickness: A Study Of Diving Techniques In The Torres Strait, 1965, Hvaldradets Skrifter. Parret Christopher M. Abyss ADPS, Manual, Lake Havasu City, 1998—2003 Powell R. P., Rogers R. E. Doppler Ultrasound Monitoring Of Gas Phase Formation And Resolution In Repetitive Diving, 1989, Undersea Biomed. Res. Pyle Richard L. The Importance of Deep Safety Stops: Rethinking Ascent Patterns From Decompression Dives. http://www.cisatlantic.com/trimix/pile/deepstops.html Priolo U., Longobardi P. L’immersione sportiva con autorespiratore, Bologna, Modulo M, 1995. Slaviero Gianni Manuale di immersione Fuori Curva di Sicurezza, Vicenza, Slaviero s.a.s. , 1999. Wienke Bruce The Reduced Gradient Bubble Model and phase mechanics — DeepTech Journal, Issue 3 1995. Wienke Bruce Physics, Physiology and Decompression Theory for the Technical and Commercial diver © 1998 NAUI Worldwide. Wienke Bruce, O’ Leary Timothy, Neal Jan RGBM Deep Stop Modelling — ReSources the Business Journal for Diving Professionals July /August 2000 © NAUI Worldwide. 128

Decompression

Modulo 4 • L’Equipaggiamento

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Modulo 4 • L’Equipaggiamento

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Decompression

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