ANNO 17 - NUMERO 1 - 2017
Osteoreport
Osteopatia diabetica Aspetti di pratica clinica Alberto Falchetti Servizio di Endocrinologia ed Osteoporosi, Centro Hercolani, Bologna (Centro S.I.O.M.M.M.S.); Sezione Malattie del Metabolismo Minerale EndOsMet, Villa Donatello, Firenze (Centro S.I.O.M.M.M.S.)
osteoporosi.it ANNO 17- NUMERO 1 - 2017 Registrazione del Tribunale di Milano n. 664 del 17 ottobre 2000 Direttore editoriale Giorgio Maggiani Direttore responsabile Massimo Padula Comitato scientifico Mario Barbagallo (PA), Sebastiano Bartolone (ME), Francesco Bertoldo (VR), Gerolamo Bianchi (GE), Renata Caudarella (BO), Antonio Del Puente (NA), Ombretta Di Munno (PI), Bruno Frediani (SI), Davide Gatti (VR), Sandro Giannini (PD), Diego Giuntini (TS), Andrea Giusti (GE), Giancarlo Isaia (TO), Quirico Mela (CA), Giovanni Minisola (RM), Luigi Molfetta (GE), Oreste Moreschini (RM), Maurizio Muratore (LE), Alfredo Nardi (RO), Ranuccio Nuti (SI), Luigi Sinigaglia (MI), Lorenzo Ventura (MN), Francesco Versace (SV). Progetto grafico Dynamicom srl Coordinamento editoriale Dynamicom - Milano tel. 02.89693750 - fax 02.201176 e-mail:
[email protected] Stampa Grafismi Direzione, redazione e amministrazione Via S. Gregorio, 12 - 20124 Milano - tel. 02.89693750 Sito Internet www.osteoporosi.it Editore Dynamicom edizioni Nessuna parte di questa pubblicazione può essere fotocopiata o riprodotta anche parzialmente senza l’autorizzazione dell’editore. Norme per gli Autori La rivista pubblica contributi (articoli originali, di aggiornamento, casi clinici, ecc.) relativi alla patologia dell’osteoporosi. Gli Autori dei contributi sono gli unici responsabili del loro contenuto e della riproduzione nelle immagini allegate. L’accettazione dei contributi è comunque subordinata alla revisione del comitato scientifico, all’esecuzione di eventuali modifiche dettate da esigenze redazionali ed al parere del direttore responsabile. Norme generali Il testo dovrà essere composto in lingua italiana, dattiloscritto in duplice copia con pagine numerate e dovrà essere corredato da: 1. Titolo; 2. Nomi per esteso degli autori e istituto di appartenenza, indirizzo e recapito telefonico dell’Autore cui è destinata la corrispondenza; 3. Bibliografia essenziale; 4. A discrezione degli Autori è gradita la memorizzazione del testo e di eventuali immagini su supporto ottico (CD-ROM) per PC DOS o Apple Macintosh. Il materiale da pubblicare va indirizzato a: Osteoporosi.it c/o Dynamicom srl Via S. Gregorio,12 - 20124 Milano. Avvertenze ai lettori L’Editore declina ogni responsabilità derivante da errori od omissioni in merito a dosaggio ed impiego di prodotti eventualmente citati negli articoli, ed invita il lettore a controllare personalmente l’esattezza, facendo riferimento alla bibliografia relativa.
osteoreport Osteopatia diabetica - Aspetti di pratica clinica Alberto Falchetti Servizio di Endocrinologia ed Osteoporosi, Centro Hercolani, Bologna (Centro S.I.O.M.M.M.S.); Sezione Malattie del Metabolismo Minerale EndOsMet, Villa Donatello, Firenze (Centro S.I.O.M.M.M.S.)
Introduzione In una mia precedente monografia (1), sono state delineate le basi fisiopatologiche che sottendono all’osteopatia diabetica che rende ragione del fatto per il quale soggetti affetti da diabete mellito (DM) presentano un rischio fratturativo da fragilità elevato. Questo dato, come noto, ha indotto anche l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) a considerare nella revisione della Nota 79 la previsione di accesso alla terapia, in prevenzione primaria, per i pazienti che sono a rischio di frattura per la presenza di comorbilità aggiuntive rispetto a quelle reumatiche (artriti ed altre connettiviti) tra cui DM sia di tipo 1 che 2), in quanto una documentata significativa condizione osteoporotica, associata ad una di queste comorbilità, oltre che a familiarità per fratture di vertebre o femore, giustifica un trattamento a carico del Servizio Sanitario Nazionale (SSN). In realtà, però, vi sono ancora diverse ombre da illuminare più dettagliatamente per una più efficace conoscenza pratica da applicare nella clinica quotidiana di ciascuno di noi. In questa monografia, ci
prefiggiamo attraverso dei semplici “flash”, partendo da un caso clinico semplice, di aiutare a comprendere, attraverso comuni quesiti, alcuni concetti pratici che potranno essere di aiuto nella gestione clinica, e non solo, di questi pazienti.
dieta prescrittale dal servizio nutrizionale dal centro antidiabetico di riferimento. Anamnesi patologica remota: non sono riferite malattie sostanziali oltre al DM di tipo 2, diagnosticatole all’età di 54 anni. Tuttavia, la Signora BS riferisce che all’età di 54 anni subisce una frat-
tura, scomposta, di Colles del radio dx. (Fig. 1), trattata con osteosintesi e, comunque, con buona guarigione della stessa. Anamnesi patologica prossima: circa 3 mesi prima della visita presso il Centro, si frattura la caviglia dx. a seguito di caduta (Fig. 2), an-
Caso clinico Donna, caucasica, di 64 anni di età con diagnosi di DM di tipo 2 10 anni prima. La Signora BS è inviata dal proprio medico di medicina generale (MMG) ad una consulenza presso il Centro della Malattie del Metabolismo Osseo e Minerale per una non meglio specificata osteopenia. Anamnesi familiare: storia familiare positiva per malattia cardiovascolare ad insorgenza precoce (prima dei 50 anni di età). Padre, deceduto a seguito d’infarto miocardico acuto all’età di 68 anni, affetto da DM di tipo 2. Anamnesi fisiologica: menarca a 13 anni, cicli regolari per ritmo, intensità e durata; 1 gravidanza a termine, allatta per 6 mesi. Menopausa spontanea a 52 anni e, per la paura di vasculopatie legata alla sua storia familiare di malattie cardio-vascolari, non esegue terapia ormonale sostitutiva (TOS). Segue la
Figura 1 - Frattura scomposta radiale dx.
Figura 2 - Frattura scomposta tibio-peroneale dx. osteoporosi.it - NUMERO 1 - 2017
3
Informazioni sulla scansione: Data scansione: 13 Aprile 2016; ID: A04131605; Tipo di scansione: a Lombare; Analisi: 13 Aprile 2016 15:57 Versione 13.3:3 - Lombare; Modello: Delphi A (S/N 70509)
Riepilogo risultati DXA
k = 1.127, d0 = 44,0 116 x 124 DAP: 4,4 cGv*cm2
T-score vs. Bianco Femminile, Z-score vs. Bianco Femminile. Origine: BMDCS/Hologic
1,2 1,0 BMD
BMC BMD T-score PR Z-score AM (g) (g/cm2) (%) (%) 12,22 0,843 -1,3 85 0,4 105 10,21 0,815 -1,9 79 0,0 100 9,63 0,768 -2,9 71 -0,8 89 10,14 0,789 -2,5 74 -0,4 95 42,21 0,805 -2,2 77 -0,2 97
Totale BMD CV 1,0%, ACF = 1,027, BCF = 1,008, TH 8,068 Classificazione CHI: Osteopenia Rischio fratture: Aumentato
L1-L4
1,4
Area Regione (cm 2) L1 14,49 L2 12,53 L3 12,54 L4 12,85 Totale 52,42
Riepilogo risultati DXA: L1-L14
0,8
Data esame 13/04/2016 11/11/2013 16/05/2011 02/02/2009
0,6 0,4 0,2 60
65 Età
70
Modifica BMD Età BMD T-score (g/cm2) vs linea di base vs precedente 67 0,805 -2,2 2,4% -7,3%* 65 0,869 -1,6 10,5% 8,0% 62 0,804 -2,2 2,3% 2,3% 60 0,786 -2,4
* Denota variazione significativa a livello di confidenza del 95%, LSC è 0,022326 g/cm2 Informazioni sulla scansione: Data scansione: 13 Aprile 2016 ID: A04131606; Tipo di scansione: a Femore sinistro; Analisi: 13 Aprile 2016 15:56 Versione 13.3:3 - Femore; Modello: Delphi A (S/N 70509)
Riepilogo risultati DXA
k = 1.127, d0 = 48,3 105 x 112 COLLO: 4,4 cGv*cm2 HAL: 112 mm DAP: 3.0 cGv*cm2
BMD
Totale BMD CV 1,0%, ACF = 1,027, BCF = 1,008, TH 6,334 Classificazione CHI: Osteopenia Rischio fratture: Aumentato
Totale To
1,4
Area BMC BMD T-score PR Z-score AM Regione (cm 2) (g) (g/cm2) (%) (%) Collo 5,50 3,80 0,691 -1,4 81 0,2 104 Troc 11,24 6,73 0,599 -1,0 85 0,2 103 Inter 20,26 17,67 0,872 -1,5 79 -0,4 94 Totale 37,00 28,20 0,762 -1,5 81 -0,1 98 di Ward 1,23 0,58 0,470 -2,3 64 0,2 104
1,2
T-score vs. Bianco Femminile, Z-score vs. Bianco Femminile. Origine: BMDCS/NHANES
1,0
Riepilogo risultati DXA: Data esame 13/04/2016 11/11/2013 16/05/2011 02/02/2009
0,8 0,6 0,4 60
65 Età
70
Modifica BMD Età BMD T-score (g/cm2) vs linea di base vs precedente 67 0,762 -1,5 -3,5% -8,7%* 65 0,835 -0,9 5,8% 6,1% 62 0,787 -1,3 -0,3% -0,3% 60 0,790 -1,2
* Denota variazione significativa a livello di confidenza del 95%, LSC è 0,0226675 g/cm2
Figura 3 - MOC DXA lombare e femorale sn, con Least Significant Change (LSC) rispetto alle precedenti scansioni. 4
osteoporosi.it - NUMERO 1 - 2017
ch’essa trattata con osteosintesi. Riferisce, stavolta, difficoltà nella formazione di callo osseo. Prima di venire alla visita presso il Centro, su richiesta del proprio MMG esegue mineralometria ossea computerizzata (MOC) a doppia emissione di raggi X (DXA) (Fig. 3). Il risultato a livello lombare (L1-L4) e femorale è compatibile con una condizione di osteopenia, in accordo ai criteri dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Da notare, comunque, che secondo l’International Society for Clinical Densitometry (ISCD), i criteri di una DXA lombare per la diagnosi possono prendere in considerazione i risultati in due vertebre se tre non possono essere utilizzate e la possibilità di escludere dall’analisi vertebre anatomicamente anormali se esiste una differenza di oltre 1,0 deviazione standard (DS) nel T-score tra la vertebra in questione e le vertebre adiacenti (2). In questo caso, due vertebre, L3 e L4, mostrano valori di T-score inferiori alle -2.5 DS, ma giova ricordare che il risultato medio del T-score, calcolato dall’apparecchio, non è rappresentato dalla semplice media aritmetica della somma dei singoli valori e pertanto, come in questo caso, il risultato finale non necessariamente raggiunge valori suggestivi per inclusione nella fascia osteoporotica. Come noto, massa ossea la BMD, ridotta nel DM1, è normale o aumentata nel DM2 e il rischio di frattura comunque elevato nel DM2, nonostante l’iperinsulinemia sottostante, suggerisce possibili e probabili differenze qualitative ossee tra DM1 e DM2 (1).
Valutazione fisica e clinica La tabella 1 riassume i dati ottenuti. La terapia in atto consisteva di metformina, compresse da 850 mg, 1 cp x 3/die; simvastatina, compresse da 40 mg, 1 cp/die.
Alcune considerazioni generali La Signora BS ha quindi un Indice di Massa Corporea (IMC) che la identifica, secondo i criteri definiti dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), come obesa lieve o di 1° grado (IMC 30-34.9; eccedenza ponderale del 20-40%). In considerazione della durata del DM di 10 anni, l’obiettivo di compenso glicemico meno stringente [HbA1c ≤64 mmol/mol (≤8,0%)] non è adeguatamente raggiunto nella Signora BS secondo le Linee Guida SID (3). Osservando i valori pressori arteriosi sistemici possiamo definire, secondo le linee guida europee e nord-americane, presenza di uno stato d’ipertensione arteriosa resistente (o refrattaria) con
valori pressori ≥130/80 mmHg in paziente con diabete mellito (4, 5).
Quali domande ci dobbiamo porre? Almeno 3 sono le domande che devono trovare risposta:
Cos’è importante sapere in merito alle fratture riferite? Una semplice domanda da porre è: “a seguito di quale evento traumatico si sono verificate le sue fratture?” In questo caso specifico la risposta testuale è stata: “la frattura di polso è avvenuta perché mi sono semplicemente appoggiata sulla sabbia della spiaggia con la mano destra, in quanto stavo scivolando dalla sdraio dove ero seduta. La frattura alla caviglia destra, invece, perché sono scivolata su di un piccolo pendio erboso, su cui camminavo, e mi si è distorta la caviglia.” IMC PAS Colesterolo-LDL HbA1c 8.2% Glicemia Funzione renale Neuropatia Retinopatia
1 quali rischi per complicanze attenderci? 2 BS ha l'osteoporosi? 3 BS dovrebbe ricevere trattamento anti-fratturativo?
Risposte in breve 1 Certamente, complicanze del diabete e dell'obesità tra cui accelerata aterosclerosi, nefropatia e retinopatia ed anche “osteopatia diabetica” (Fig. 4). 2 La Signora BS ha di fat-
31 kg/m2 140/92 mm Hg 101 mg/dl 66 mmol/mol 189 mg/dl normale con microalbuminuria minimale ridotta sensazione vibratoria in entrambi i piedi No
Tabella 1 - Valutazione fisica e clinica di BS.
6a Causa di morte Aspettativa media di vita: 5 - 10 anni
I. R.*
Cecità*
Rischio per malattia cardio-vascolare aumenta di 2 - 4 volte
Diabete
Neuropatie nel 60% - 70% dei pazienti
Amputazione* OSTEOPATIA DIABETICA
Figura 4 - Impatto del diabete sulla salute. (6) osteoporosi.it - NUMERO 1 - 2017
5
Già nella precedente monografia (1) abbiamo stressato il concetto che mentre nel DM1 la massa ossea (BMD) si riduce, nel DM2 questo non si verifica o addirittura la stessa può essere incrementata. Il concetto espresso lo si può evincere anche dalla figura 5 (7)
Rischio di fratture di femore nel DM DM1 Il rischio di fratture di femore nei soggetti con DM1 è elevato. Nella meta-analisi di Janghorbani et al. Am J Epidemiol 2007 (8, 1), si dimostra come nei pazienti con DM1 vi sia un aumento di 6-7 volte del rischio di frattura di femore vs. soggetti appaiato per sesso ed età, non diabetici e studi trasversali, prospettici indicano che il rischio di frattura da fragilità aumenta anche in altri siti scheletrici, sia in soggetti di sesso maschile che femminile. (1) DM2 Sempre la stessa meta-analisi (836.000 partecipanti), suggerisce che il rischio di fratture di femore nei soggetti di sesso femminile sia superiore di 1,7 volte.
Base concettuale per l’osteopatia indotta dal diabete (DIO)
6
90 80
p < 0,05
70 60 50 40 30 20 10 0
0
DM2
Controlli
Femmine
80
p < 0,005
70 60 50 40 30
Rischio di frattura nel DM2 e durata della malattia
20
Già nel 2005, era stato descritto che il rischio di frattura era più basso nei nuovi casi diagnosticati di DM o nei soggetti prediabetici, nonostante uguale BMD, ri-
10 0
0
DM2
Controlli
Figura 5 - BMD: ridotta nel DM1, ma non nel DM2.
Rischio fratture osteoporotiche
Rischio fratture per DM
-4 DS
Vi è analogia con l’osteoporosi indotta da glucocorticoidi (GIO): grande componente del rischio di frattura
Maschi
100
Osteoporosi indotta da DM
Considerazioni in merito alla massa ossea nel DM
attribuibile all'osteoporosi relativa all’età. Nella Fig. 6, si vede come il DM2 sposta in alto, “upshifts”, il rapporto BMD/frattura: c'è un aumento nel rischio di frattura maggiore di quello previsto dalla sola BMD e, conseguentemente, nella stima del peso supplementare di rischio frattura attribuibile a DM2. DM e danno osseo La patogenesi dell’osteopatia diabetica è chiaramente multifattoriale, con fattori che agiscono concorrenzialmente con peso diverso nel suo determinismo (Fig. 7). Una domanda che, però, non ha ancora una risposta è se le terapie anti-DM e anti-osteoporotiche possano prevenire gli effetti deleteri degli AGEs e ROS sulle cellule ossee. (11)
Rischio relativo per frattura
to un’osteoporosi clinica in considerazione della storia di fratture di fragilità o meglio da basso trauma o trauma inefficiente. 3 Si, ha bisogno di trattamento anti-fratturativo.
-3 DS
-2 DS -1 DS BDM, T-SCORE
Figura 6 - Rischio di frattura, BDM e DM. (9) osteoporosi.it - NUMERO 1 - 2017
0 DS
1 DS
CADUTE ALTERAZIONI METABOLISMO/FORZA MUSCOLARE
CROOSSLINK (non enzimatici) e COLLLAGENICI
PPARa Tessuto adiposo
RUNX2
Osteoblasti
Cellula mesenchimale staminale (MSC)
COMPLICCANZE
FUNZIONALITÀ SISTEMA INCRETINICO
DISPONIBILITÀ DI CA++ (siero, tessuto/cellule)
STATO INFIAMMATORIO Citochine pro-infiammatorie (IL-1, TNF_…)
IPERGLICEMIA/PRODOTTI TERMINALI AVANZATI DI GLICAZIONE (AGEs) /SPECIE NO REATTIVE (ROS)*, ** D’OSSIGEN Osteoclasta
DEFICIENZA INSULINICA
IPERINSULINISMO/INSULINO-RESISTENZA
* Iperglicemia: ROS e AGEs hanno efffetti negativi sulla maturazione del collageno, alterandone la stabilità, elasticcità e deformabilità. A tutte le età: glicazione non enzimatica, l’ossidazzione, o glicossidazione, tra residui di LYS L o OH-LYS e lo zucchero. “CROSS-LINKS CON GLI AGEs DETER RIORANO LE FUNZIONI BIO-MECCANICHE OSSEE” Vashishth D. Curr Osteoporos Rep. 2007 ** MSC del midollo osseo, osteoblastti ed osteoclasti esprimono il recettoree degli AGEs (RAGEs) che lega gli AGEss con elevata affinità, alterando la normale omeostasi cellulare. Il leg game AGE/RAGE: riduce il potenziale oosteogenico di MSC, inibisce la formazione ossea, con diminuzione a lungo termine del reclutamento e dell'atttività degli OCL, anche con danni al maacro- e microcircolo. (McCarthy AD et al. 2013)
Figura 7 - Vie metaboliche alla base della fragilità ossea nel DM. (10) spetto ai soggetti con patologia diabetica in trattamento (12). Successivamente, l’associazione fra rischio di frattura e DM2 si è dimostrata più forte quando si sono valutate solo coorti di soggetti con frattura dell'anca con follow-up superiore ai 10 anni [RR 1.7 (1.3-2.2) vs RR 2.7 (1.7-4.4)] (8). Dati successivi hanno confermato che più lunga è la durata del diabete e maggiore è l’aumento del rischio di frattura (13).
Complicanze del DM e rischio fratturativo È noto come in presenza di complicanze del DM (oftalmiche, nefrologiche, neurologiche e cardio-vascolari) sia ulteriormente accresciuto il rischio di fratture dell'anca, come riportato fra donne ricoverate almeno una volta per DM, in una
coorte basata su di una popolazione di 24.605 pazienti (12.551 maschi e 12.054 femmine) (14 ).
nica ossea (BMS) (17) (Fig. 8).
Marcatori del turnover osseo (BTMs) nel DM
Già nel 2012, era stato descritto in letteratura che donne con DM2 esibissero un diametro medio dei pori nel network trabecolare al radio distale maggiore vs. controlli, suggerendo che ciò potesse spiegare il rischio elevato di fratture in questa popolazione (18). Successivamente, (19) Patsch et al., dimostrano che le fratture “diabetiche” si verificano in condizioni con deficit significativamente più alto, relativo ai pori in rigidità, nel carico di rottura e nella frazione di carico corticale a livello ultradistale e distale della tibia e al radio distale nel DM. Confrontando i fratturati non diabetici e i controlli appaiati, è stata
Molti lavori hanno messo in evidenza che i BTMs sono ridotti in DM2 e possono essere predittivi di fratture, indipendentemente dalla BMD, anche se un consenso unanime in merito a ciò non è stato raggiunto (15). Diversi autori suggeriscono che l’osteopatia diabetica sia una specie, con tutti i limiti inerenti una tale definzione, di “sindrome da basso turnover dell'osso” (16). Questo sembrerebbe essere un concetto importante, sollevando la possibilità che le fratture da fragilità nei pazienti con DM2 siano dovute principalmente ad una compromessa forza mecca-
Porosità corticale come espressione di una maggiore fragilità ossea (?)
osteoporosi.it - NUMERO 1 - 2017
descritta solo una tendenza non significativa con aumento nel volume dei pori (+38.9%) al raggio ultradistale. Questi dati suggeriscono che gravi deficit nella qualità dell’osso corticale siano responsabili per le fratture di fragilità nelle donne DM2 in postmenopausa.
Obesità e danno osseo In letteratura medica, i diversi studi disponibili non hanno fornito sufficienti evidenze per un consenso unanime in merito al rapporto esistente fra obesità e danno scheletrico. Infatti, alcuni lavori indicherebbero un effetto dannoso dell'obesità sulla salute dell'osso, mentre altri ne suggeriscono un potenziale ruolo protettivo. A dispetto di ciò, pare invece raggiunto un consenso in merito al fatto 7
ACCUMULO DI AGEs NEL COLLAGENO
DISOMOGENEITÀ DELLE STRUTTURE OSTEONALI ED INTERSTIZIALI
FRAGILITÀ TS.
INIZIO CRACK
ENERGIA CRACK TIP NON DISSIPATA
RIPARAZIONE MIRATA BMU
PERCORSO CRACK NON DEVIATO
PROGRESSIONE CRACK SENZA OSTACOLI
STRESS PERIOSTALE
DRAMMATICA LINEA “NERA” FRATTURATIVA
FRATTURA COMPLETA
Figura 8 - Esemplificazione schematica degli effetti di ridotto turnover osseo nel lungo termine. che esista un rapporto sotto forma di curva ad "U" (Ushape) tra indice di massa corporea (IMC) e rischio di frattura: più alto l’IMC, minore la protezione del peso sullo scheletro. Essenzialmente, l'obesità addominale/viscerale si associa ad una BMD ridotta. In particolare, l'infiammazione sistemica, causata da diverse condizioni quali invecchiamento, resistenza insulinica/sindrome metabolica/DM, unitamente a deficit ormonali sessuali, avrebbero un ruolo determinante nell’alterare l'equilibrio della composizione corporea che facilita la perdita, quantitativa e qualitativa, ossea (20, 21, 22). Da un punto di vista pratico, dovemmo iniziare a considerare gli indicatori comunemente associati alla salute metabolica, circonferenza della vita, glicemia 8
basale, assetto lipidico, concentrazioni sieriche della proteina C – reattiva, per identificare i soggetti obesi con elevato rischio di frattura (Tabella 2). In un’analisi di regressione lineare, a più variabili aggiustate per le co-variate, un più alto IMC è stato associato con più alta BMD ma con bassa resistenza ossea, suggerendo che anche se la BMD aumenta con un maggiore carico scheletrico, l'aumento non è sufficiente per compensare l'aumento delle forze d’impatto nella caduta (23). Inoltre, però, dobbiamo anche considerare che l'obesità può aumentare il rischio di frattura indipendentemente dalla BMD. Per questo speriamo che in un breve futuro, potremo avere a disposizione metodiche accurate per la valutaosteoporosi.it - NUMERO 1 - 2017
zione delle proprietà del materiale osseo in vivo come strumenti utili per ulteriori informazioni sul rischio fratturativo in questi soggetti (24).
La paziente deve dimagrire: come? Partendo dalla considerazione che non possiamo fare a meno del calo ponderale per il controllo diabetologico ed il rischio di complicanze, è, quindi, chiaro che la Signora BS deve dimagrire (IMC = 31 kg/m2). Partendo dal concetto che l'obesità aggrava il declino relativo all'età nella funzione fisica e provoca fragilità negli adulti più anziani, Villareal DT et al. (25) hanno effettuato uno studio di 12 mesi, randomizzato e controllato, valutando gli effetti indipendenti e combinati della perdita di peso ed eser-
cizio fisico in 107 adulti di oltre i 65 anni di età, o più anziani, e obesi. I partecipanti sono stati assegnati a un gruppo di controllo, un gruppo di gestione del peso (solo dieta), un gruppo di esercizio ed un gruppo di gestione del peso + esercizio fisico (dieta – esercizio). L'outcome primario era il cambiamento nel punteggio del “Physical Performance Test” modificato sugli esiti fisici. L’outcome secondario includeva altre misure di fragilità, composizione corporea, densità minerale ossea, funzioni fisiche specifiche e qualità della vita. Il peso corporeo diminuiva del 10% nel gruppo dieta e del 9% nel gruppo dieta – esercizio, ma non diminuiva nel gruppo di esercizio o nel gruppo di controllo. Massa corporea magra e densità minerale ossea, a li-
vello dell'anca, diminuivano di meno nel gruppo dieta – esercizio che nel gruppo solo dieta (riduzione del 3% e 1%, rispettivamente, nell'esercizio – dieta gruppo vs. riduzioni del 5% e 3%, rispettivamente, nel gruppo dieta). Forza, equilibrio e andatura costantemente miglioravano nel gruppo dieta – esercizio. Tutto ciò suggerisce che una combinazione di perdita di peso ed esercizio fisico fornisce un miglioramento maggiore della funzione fisica rispetto a qualsiasi intervento da solo. Successivamente, è stato descritto che la perdita di peso induce perdita ossea che però è impedita da abitudine
all’esercizio fisico. Tuttavia, il meccanismo alla base di ciò rimane poco chiaro. E’stato quindi suggerito che sclerostina, un inibitore di formazione dell'osso prodotto dagli osteociti, aumenti negli stati di scarico osseo e possa mediare i cambiamenti nel metabolismo osseo associati a esercizio fisico e perdita di peso. Infatti, l'aumento nei livelli di sclerostina ottenuti con perdita di peso è impedito dall'esercizio fisico che, parzialmente, può mediare gli effetti negativi della perdita di peso sul metabolismo dell'osso e l'effetto osteoprotettivo dell'allenamento fisico (26)
“POTENZIALI” INFLUENZE POSITIVE Carico meccanico Conversione da precursori androgenici in estrogeni Aumento in circolo degli ormoni sessuali “liberi” Secrezione di insulina ed amilina dalle cellule beta pancreatiche Aumento della produzione del “glucagon-like peptide-2” (GLP-2) Produzione di Leptina* Produzione di Adiponectina* “POTENZIALI” INFLUENZE NEGATIVE Citochine pro-infiammatore (IL-6, TNF-α…) Leptina* Adiponectina* Insufficienti/carenti livelli circolanti di 25OHD Aumento dei livelli sierici di PTH Insulino-resistenza Ipogonadismo Ridotta/alterata forza muscolare e ridotta/alterata produzione di miochine ed IGF-1 Malassorbimento di calcio e fosfati Co-morbidità e politerapie *dati da confermare.
Tabella 2 - Principali meccanismi con i quali l’obesità può influenzare la salute ossea.
Nel “Look AHEAD Trial” si è cercato di capire se uno stile di vita con intervento intensivo (ILI), progettato per sostenere la perdita di peso e migliorare la forma fisica in persone sovrappeso o obese con DM2 fosse associato con perdita d'osso dopo 4 anni di follow-up. Il dato conclusivo dello studio è stato che un intervento di perdita di peso di 4 anni associa significativamente con un modesto aumento nella perdita dell'osso dell'anca negli uomini ma non nelle donne (27), anche se tutto ciò resta sempre da verificare in considerazione anche dell’attendibilità degli strumenti impiegati.
Le variazioni del peso corporeo possono influenzare i siti di frattura In un’analisi post-hoc dei risultati emersi dallo studio osservazionale WHI e studi clinici controllati si riporta il ruolo che può avere la variazione di peso postmenopausale e incidenza delle fratture in rapporto al sito d’occorrenza delle stesse. Un aumento di peso (≥ 5% del peso corporeo in tre anni) è associato con tassi d’incidenza aumentati delle fratture degli arti superiori e inferiori. La perdita di peso (≥ 5% del peso corporeo in tre anni) si associa con un tasso marcatamente aumentato di frattura dell'anca, come pure di fratture centrali e degli arti superiori, rispetto al peso stabile. Questi risultati hanno implicazioni cliniche e di ricerca e sfidano il tradizionale paradigma clinico del guadagno di peso come protezione contro le fratture. I clinici dovrebbero essere informati che la perdita di peso anche intenzionale è associata con tassi aumentati osteoporosi.it - NUMERO 1 - 2017
di fratture agli arti inferiori. Trial d’intervento di perdita di peso dovrebbero considerare i potenziali effetti sull'incidenza di frattura (28).
Come valutare il rischio reale di frattura nel DM? Quale ruolo per BMD FRAX e TBS? La misurazione DXA della BMD e l’algoritmo FRAXR possono essere usati per stratificare rischio di frattura in DM2, ma non sono in grado di spiegare il perché del maggiore rischio di frattura in questi soggetti. In particolare, il FRAX è soltanto parzialmente efficace nella predizione del rischio di fratture in diabete (7). Più recentemente è stato visto come il Trabecular Bone Score (TBS) lombare catturi una porzione più ampia del rischio di fratture associato al DM2 rispetto alla sola BMD. Il TBS predice le fratture nei soggetti con DM (Hazard Ratio aggiustato per età, IMC, terapia per osteoporosi, trattamento con glucocorticoidi, fratture precedenti, artrite reumatoide, BPCO, abuso di alcol) e senza DM (29). L’ISCD nella sua Official Position del 2015, stabilisce che il DM2 rappresenta una condizione speciale in cui il TBS può essere utilizzato per valutare il rischio fratturativo (30). Tuttavia, diversi aggiustamenti del punteggio FRAX possono essere fatti come “deleghe” per informare i medici sull'uso di FRAX nel DM2. Esempi di ciò includono l'utilizzo dell’artrite reumatoide come input, (come una “delega” per DM2), del TBS lombare (per regolare la probabilità del FRAX) o un alterato Tscore femorale (abbassato di 0.5 DS rispetto al valore 9
osservato). Questi aggiustamenti possono migliorare la previsione di rischio di frattura nel DM2 e contribuire ad evitare una sottovalutazione sistematica del rischio di frattura correlato all'osteoporosi nei soggetti con DM (31).
PREDIZIONE FRATTURA può essere difficile soprattutto nel paziente con DM2.
Fattori di rischio per fratture sotto-trocanteriche e diafisarie di femore: lo studio delle fratture osteoporotiche (SOF Study).
TRATTAMENTO DM: ha un possibile impatto sulla salute dell'osso e le decisioni di trattamento dovrebbero essere individualizzate*.
La revisione dei referti radiografici ottenuti in donne nello studio SOF (1986-2010) mostra 45 donne con fratture atipiche per un follow-up totale di 140.000 persone/anno; 3.2 fratture atipiche vs. 110 fratture totali dell'anca per 10.000 persone/anno. Tipici fattori di rischio sono stati associati con fratture del collo femorale e intertrocanteriche, mentre solo età,
Importante: evitare ipoglicemia.
Valori BMD e punteggio FRAX: da interpretarsi con cautela. HbA1c: non ci sono evidenze consistenti da trials clinici che uno stretto controllo glicemico influenzi (positivamente o negativamente) l’incidenza di fratture ossee da fragilità. È noto che HbA1c < 7% previene: complicanze croniche, possibilmente riducendo così il rischio di cadute e di fratture.
Perdita di peso nei pazienti con DM2: dovrebbe essere accompagnata da aumento dell'attività fisica per prevenire la perdita ossea.
* Giova ricordare che la “nuova” NOTA AIFA 79 nella prevenzione primaria di fratture da fragilità in donne in menopausa o maschi di età ≥ 50 anni con rischio di frattura elevato, fra le varie co-morbidità da considerare in questi soggetti, contempla anche il DM. Certo è che il criterio di rimborsabilità con “necessaria” presenza di un T-score della BMD a livello lombare o femorale ≤ -3.0 DS in un soggetto con DM2 è difficilmente riscontrabile, dal momento, come già scritto, questi pazienti hanno una BMD normale o aumentata.
Tabella 3 - Alcuni suggerimenti da considerare nella gestione di soggetti con DM2. BMD totale dell’anca e storia di DM erano fattori di rischio indipendenti per le fratture atipiche (32).
Consigli pratici Nella Tabella 3 sono riassunti alcuni consigli utili nella gestione clinica di
questi pazienti, seppur ancora restino molte domande che non hanno una risposta chiara o definitiva.
BIBLIOGRAFIA 1 1 Falchetti A. Diabete e osteoporosi: patologie coesistenti o correlate? (www.osteoporosi.it 2 www.iscd.org/official-positions/2015-iscd-official-positions-adult 3 Standard italiani per la cura del diabete mellito 2016. www.standarditaliani.it 4 Mancia G, et al. J Hypertens 2007; 25:1751-62 5 Chobanian AV, et al. JAMA 2003; 289:2560-72 6 Diabetes Statistics 2000; https://www.diabetes.org.uk 7 Schwartz AV et al. JAMA 2011; 305(21):2184-2192 8 Janghorbani M et al. Am J
10
9
10 11 12 13 14 15 16 17
Epidemiol. 2007; 166 (5): 495-505 Leslie WD et al. J Clin Endocrinol Metab. 2007;92 (1): 77-81 Palermo et al. Calcified Tissue International 2016 McCarthy AD et al. J Diabetes Metab 2013; 4:6 de Liefde II et al. Osteoporos Int. 2005;16(12):1713-20 Mosenzon O. Diabetes Care. 2015;38(11):2142-50 Miao J et al. Diabetes Care 2005;28:2850-2855 xxxx xxxx xxxx
osteoporosi.it - NUMERO 1 - 2017
18 Pritchard JM et al., 2012 19 Patsch et al., 20 Caffarelli C, et al. Clin Interv Aging. 2014;9:1629-36 21 Greco EA. Ther Adv Endocrinol Metab. 2015;6(6):27386 22 Palermo A et al. Int J Environ Res Public Health. 2016;13:544 23 Ishii S et al. J Bone Miner Res. 2014; 29(12): 25612570. 24 Sundh D et al. J. Bone Miner. Res. 2016; 31:749-757. 25 Villareal DT, et al. N Engl J Med. 2011;364(13):12181229 26 Armamento-Villareal R et al.
27
28 29
30
31
32
J Bone Miner Res. 2012;27(5):1215-1221. Edward W et al. Diabetes Care. 2014;37(10): 28222829 Carolyn J et al . BMJ. 2015;350:h25 Leslie WD et al. J Clin Endocrinol Metab. 2013;98(2):602-9 Silva BC, et al. J Clin Densitom. 2015 JulSep;18(3):309-30 Schacter GI, et al. Calcif Tissue Int. 2017;100(2):150164 Napoli N et al, J Clin Endocrinol Metab, February 2013, 98(2):659–667