Il libro di Giuditta e la connessione con la figura

ISTITUTO SUPERIORE DI SCIENZE RELIGIOSE DI PORTOGRUARO Il libro di Giuditta e la connessione con la figura biblica di Ester. Approfondimento all’ inte...

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I STITUTO S UPERIORE DI S CIENZE R ELIGIOSE DI

P ORTOGRUARO

Il libro di Giuditta e la connessione con la figura biblica di Ester.

Approfondimento all’ interno del corso “L’utilizzo della Bibbia nella Didattica dell’Insegnamento della Religione Cattolica a scuola.”.

Studente: Elisa DE SALVADOR Docente: prof. Stefano VIDUS ROSIN

Portogruaro, 2012-13

INDICE:

1. Introduzione.

2. Il testo biblico di riferimento.

2.1. Datazione, autore e versioni del testo.

2.2. Schema, trama e genere letterario.

3. La figura di Giuditta in riferimento ad alcuni testi. 3.1 Giuditta l’autentica giudea.

3.2 Il Cantico di Giuditta.

4. Connessione con la figura biblica della regina Ester.

5. Percorso interdisciplinare.

6. Bibliografia.

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1. INTRODUZIONE. La figura di Giuditta mi ha sempre affascinato, è un’eroina che con grande audacia salva l’intera nazione e lo fa affidandosi completamente a Dio nella preghiera. Non si lascia trascinare nello sconforto della comunità che pur di sopravvivere decide di mettere un limite temporale alla volontà di Dio. Il racconto soprattutto nella seconda parte è incalzante e piacevole da leggere, per questo ho scelto di progettare il percorso interdisciplinare per la scuola primaria: in particolare, lo vedrei inserito alla fine della storia dei Patriarchi, così da creare un continuum con le grandi figure maschili. Ma il Libro di Giuditta è un approfondimento che offre varie possibilità anche negli altri ordini di scuola: lo studio dell’A.T., del contesto sociale, il tema dell’emarginazione e della schiavitù sono ad esempio solo alcuni dei possibili spunti. Avendo quindi in mente i bambini delle elementari, ho deciso che fosse preferibile scegliere solo due dei brani del libro: il testo della preghiera di Giuditta e il suo Cantico di lode. In particolare il secondo brano è un riassunto di tutta la vicenda, narrato dalla voce stessa della protagonista e permette di focalizzare meglio l’attenzione sul messaggio principale del libro: Dio salva e lo fa scegliendo i più deboli per portare a compimento il proprio piano. L’apporto interdisciplinare in questo caso è più che mai azzeccato perché la lode e il ricordo della vicenda sono sopravvissuti nei secoli attraverso molteplici forme: letterarie quali sonetti, testi teatrali, racconti allegorici; artistiche come opere pittoriche, sculture; musicali, come ad esempio l’opera di Vivaldi. Nella mia ricerca ho voluto inserire anche un parallelo con la figura della regina Ester che come Giuditta, opera nel piano di salvezza di Dio. Ho scelto questo tema in particolare perché la tradizione cristiana ha visto in germe, in queste due donne, la figura di Maria.

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2. IL TESTO BIBLICO DI RIFERIMENTO.

2.1 Datazione, autore e versioni del testo. È difficile datare con una qualche precisione la composizione ed indicare l’autore del libro di Giuditta: il problema nasce in ordine ai dati storici e geografici in cui la vicenda è inserita. Infatti, alcuni dei nomi e degli eventi riportati sembrano indicare il periodo persiano, tuttavia, se così fosse, il racconto sarebbe stato successivamente rimaneggiato alla luce della persecuzione avvenuta durante il regno di Antico Epifane e della vittoria di Giuda Maccabeo. Si può quindi dedurre che il libro sia stato scritto nella sua forma definitiva probabilmente verso il 150 a.C., dopo che la rivolta maccabaica aveva già raggiunto alcuni decisivi obiettivi e circa novant’anni prima della nascita di Gesù. Determinata così l’epoca di composizione, per quanto riguarda l’autore è da pensare che possa essere stato un ebreo della Palestina, non della diaspora, che si rivolge alla «comunità giudaica, divisa tra fedeli jahvisti e collaborazionisti filoellenisti»1, per incitare alla resistenza di fronte ai tentativi di snaturare la loro fede nel Dio unico.. La maggioranza degli studiosi ipotizza che alla base del testo ci sia stato un originale semitico in aramaico o in ebraico, tuttavia il principale testimone pervenutoci è in lingua greca e mostra una variegatura di forme che si distinguono in quattro tipologie testuali secondo quattro codici greci diversi: 1. C. Vaticano (IV sec. d.C.); 2. C. Sinaitico (IV sec. d.C.: manca Gdt 11,13-13,9); 3. C. Alessandrino (V sec. d.C.); 4. C. Venetus (VIII sec. d.C.). In più si deve aggiungere la forma latina della Vulgata di Girolamo e i tre testi ebraici classificati in due midrašîm del XIV d.C. e un manoscritto del sec. X-XI d.C.2 La varietà delle forme si spiega col fatto che Giuditta era un libro piuttosto popolare che «affascinava e conquistava i lettori e ciò spingeva alla sua diffusione»3.

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A. BONORA, «Il libro di Giuditta», in Libri Sapienziali e altri scritti, A. Bonora – M. Priotto e coll.,

Logos vol. IV, Elledici, Torino 2008, pp.173-181 2

ivi, p. 175

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II cattolici usano definire il libro come “deuterocanonico”, distinto dai protocanonici dell’ Antico Testamento riconosciuti sia dagli Ebrei che dai protestanti che hanno privilegiato solo i libri scritti esclusivamente in ebraico.

2.2 Schema, trama e genere letterario. Il racconto è diviso in due parti: nei primi sette capitoli (1-7) viene introdotto lo scenario “storico”, dal capitolo 8 al 16 si svolge l’azione vera e propria di Giuditta. In particolare lo schema della narrazione si articola di quattro parti: Cc. 1-7: lo sfondo del racconto; Cc. 8-9: entra in scena Giuditta; Cc. 10,1-15,13: la vittoria su Oloferne; Cc. 15,14-16,25: inno finale ed epilogo. Il protagonista della prima parte è Nabucodonosor che, iniziando il governo, ha il proposito di vincere l’impero Medo-Persiano, con Arfacsad suo re. Il fatto che Arfacsad si opponga e resista, provoca in Nabucodonosor l’ira e lo spinge a battaglia. Arfacsad viene sconfitto. Nabucodonosor, inorgoglitosi della vittoria, si propone di diventare re di tutta la terra e di sostituire ogni divinità. Con il suo enorme esercito, prima vince i popoli dell’Oriente, poi si porta verso l’Occidente per vincere anche quelle nazioni. I popoli terrorizzati dalla ferocia del suo esercito, si piegano alla sua volontà: piuttosto che la distruzione preferiscono la schiavitù. Solo il piccolo popolo di Giuda resiste e si prepara a difendersi dall’attacco. I giudei si preparano a resistere all’offesa sui valichi delle montagne presso Betulia (il luogo geografico esatto è ignoto, è un nome che evoca la parola ebraica Betel che significa casa di Dio), rivolgendosi a Dio con preghiere e lamenti, con digiuni, indossando vesti di sacco e coprendosi il capo di cenere. L’unico combattimento è proprio la preghiera, ma Dio tace e tutto sembra procedere verso la catastrofe. Qui si inserisce un personaggio secondario rispetto alla trama ed è Achior, il capo del contingente ammonita. Questo pagano è colui che spiega ad Oloferne, il generale dell’esercito di Nabucodonosor, la teologia che sta sotto alla storia del popolo di Israele: urge chiedersi se il popolo ha o non ha peccato nei confronti del proprio Dio. 3

GIANFRANCO RAVASI, Rut, Giuditta, Ester. Ciclo di conferenze tenute al centro culturale S. Fedele

di Milano. EDB, Bologna 2012, p. 66

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«…20Ora, mio sovrano e signore, se vi è qualche aberrazione in questo popolo perché ha peccato contro il suo Dio, se cioè ci accorgiamo che c'è in mezzo a loro questo inciampo, avanziamo e diamo loro battaglia. 21Se invece non c'è alcuna trasgressione nella loro gente, il mio signore passi oltre, perché il Signore, che è il loro Dio, non si faccia loro scudo e noi diveniamo oggetto di scherno al cospetto di tutta la terra» (5, 20-21).

Oloferne si irrita per le parole dette da Achior e decide di farlo legare e consegnare ai cittadini di Betulia perché lo prendano come schiavo. Achior verrà invece tenuto in grande considerazione dalla comunità giudea per la sua intelligenza in campo teologico e alla fine lui, da pagano si convertirà. Achior viene quindi introdotto nella città e di fronte al consiglio degli anziani e al comandante Ozia riporta i discorsi fatti da Oloferne. Gli abitanti già tanto provati, invocano quindi la resa al nemico e visto le circostanze disperate, Ozia e gli anziani concedono a Dio cinque giorni per agire, trascorsi i quali sono d’accordo di arrendersi. Fino a qui la narrazione risulta essere quella di una «storia tradizionale di guerra e di conquista»4 in cui gli attori principali sono tutti uomini. Al capitolo 8 si fa avanti l’eroina del libro, Giuditta, presentata con una genealogia di sedici nomi, la più lunga attribuita ad una donna nella Bibbia (8,1). È una vedova, di devozione esemplare, sollecita nel digiuno e nella preghiera, donna bella, indipendente e ricca. Giuditta, che in ebraico vuol dire donna giudea, è l’emblema dell’atteggiamento di tutte le donne ebree, la donna ideale e maestra di spiritualità5 che non condivide la libertà che si prendono i capi della città di mettere un ultimatum a Dio entro il quale dovrà intervenire: « 16E voi non pretendete di impegnare i piani del Signore Dio nostro, perché Dio non è come un uomo che gli si possan fare minacce e pressioni come ad uno degli uomini. 17Perciò attendiamo fiduciosi la salvezza che viene da lui, supplichiamolo che venga in nostro aiuto e ascolterà il nostro grido se a lui piacerà» (8, 16-17).

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«Scritti apocrifi o deuterocanonici: Giuditta», in La Bibbia delle donne. Un commentario. Vol II. A

cura di C. A. Newsom e S. H. Ringe, Claudiana, Torino, p. 274 5

G. RAVASI, Rut, Giuditta, Ester., op. cit. pp. 69-74

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Giuditta ottiene dalle autorità che ne hanno riconosciuto la veridicità delle sue parole, la libertà di operare per salvezza del popolo, non solo con la preghiera ma con «un’impresa che passerà di generazione in generazione ai figli del popolo» (8,32). Esce con la sua serva, di notte, e va nel campo nemico; viene introdotta presso Oloferne che loda, come del resto hanno fatto anche gli anziani prima e le sentinelle e i soldati poi, la sua bellezza. Oltre al bell’aspetto, ha dalla sua parte una tale saggezza che i suoi discorsi risultano essere dei veri capolavori di ironia che tra le altre cose, le permettono di mettere a punto un piano che le consente di uscire dall’accampamento per andare a pregare. Il quarto dei cinque giorni richiesti da Giuditta per poter portare a termine il suo progetto, Oloferne che cercava di sedurla, la invita ad un banchetto. Rimasta sola nella tenda insieme ad Oloferne ubriaco, Giuditta supplica Dio di concederle la forza di decapitare il generale, poi raccoglie la testa, la infila nella bisaccia e sfruttando il permesso di uscire dall’accampamento per la preghiera si dirige con la serva verso Betulia. Gli assiri alla scoperta del corpo del generale, in preda al panico cercano la fuga, ma vengono uccisi dai giudei. Giuditta rimasta a capo di tutta l’azione vittoriosa, viene lodata da tutto il popolo e ne conseguono circa tre mesi di festeggiamenti. Infine, lasciata libera la sua serva, si ritira dalla vita pubblica, vivendo in modo indipendente, onorata e rispettata da tutti fino alla vecchiaia. Il libro di Giuditta si presenta quindi come una “deliziosa novella”6 il cui insegnamento è: se i giudei rimarranno fedeli al proprio Dio e coraggiosamente gli si affideranno, egli li salverà dai loro nemici. Nonostante l’apparente quadro in cui la vicenda bellica è inserita, si può intuire che la preoccupazione dell’autore sia di ordine didattico-teologico e non di tipo storiografico: lo sfondo storico è fittizio e rimanda a Nabucodonosor (VI sec. a.C.) re dei Babilonesi che viene invece presentato come re degli assiri, residente a Ninive, la capitale assira distrutta da suo padre Nabopolassar. È possibile quindi definire il genere letterario del libro come un racconto teologico dai toni liturgici7, una parabola in cui i personaggi acquistano un carattere soprastorico, quasi escatologico: da una parte Nabucodonosor, il nemico per eccellenza che si oppone

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A. BONORA, Il libro di Giuditta, op. cit., p. 176

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Ivi, pp. 173-181

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a JHWH e si arroga prerogative divine; dall’altra Giuditta, simbolo della potenza di Dio e della fedeltà del suo popolo.

3. LA FIGURA DI GIUDITTA IN RIFERIMENTO AD ALCUNI TESTI. 3.1 Giuditta l’autentica giudea.

Fin qui, sono stati introdotti alcuni riferimenti riguardanti il personaggio di Giuditta come la lunga genealogia che la pone in continuità con Abramo , il suo status civile di vedova e ciononostante l’alta considerazione di cui godeva all’interno della comunità giudaica, dovutale soprattutto per la sua ineccepibile fede. Giuditta è fedele, osserva i digiuni, prega sia durante il giorno che di notte e così diviene simbolo del “vero”8 Israele cioè non di tutto il popolo, quanto piuttosto della forza degli emarginati: «la donna più inerme e più debole è l’arma più forte per abbattere la macchina da guerra assira, perché JHWH è il Salvatore degli oppressori e il difensore dei deboli»9. La preghiera di Giuditta ha una forza intrinseca che si fonda sulla sua speranza nel Signore.

Preghiera di Giuditta 1

Allora Giuditta cadde con la faccia a terra e sparse cenere sul capo e mise allo scoperto il sacco di cui

sotto era rivestita e, nell'ora in cui veniva offerto nel tempio di Dio in Gerusalemme l'incenso della sera, Giuditta supplicò a gran voce il Signore…Dio, Dio mio, ascolta anche me che sono vedova. 5Tu hai preordinato ciò che precedette quei fatti e i fatti stessi e ciò che seguì. Tu hai disposto le cose presenti e le future e quello che tu hai pensato si è compiuto. 6Le cose da te deliberate si sono presentate e hanno detto: Ecco ci siamo; perché tutte le tue vie sono preparate e i tuoi giudizi sono preordinati. 7Or ecco gli Assiri hanno aumentato la moltitudine dei loro eserciti, vanno in superbia per i loro cavalli e i cavalieri, si vantano della forza dei loro fanti, poggiano la loro speranza sugli scudi e sulle lance, sugli archi e sulle fionde e ignorano che tu sei il Signore che disperdi le guerre; 8Signore è il tuo nome. Abbatti la loro forza con la tua potenza e rovescia la loro violenza con la tua ira: fanno conto di profanare il tuo santuario, di contaminare la Dimora ove riposa il tuo nome e la tua gloria, di abbattere con il ferro il corno del tuo 8

DIVO BARSOTTI, Meditazione sul libro di Giuditta, Queriniana, Brescia 1985, p. 80

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A. Bonora, Il libro di Giuditta, op. cit., p. 178

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altare.9Guarda la loro superbia, fà scendere la tua ira sulle loro teste; infondi a questa vedova la forza di fare quello che ho deciso. 10Con l'inganno delle mie labbra abbatti il servo con il suo padrone e il padrone con il suo ministro; spezza la loro alterigia per mezzo di una donna.

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Perché la tua forza non sta nel

numero, né sugli armati si regge il tuo regno: tu sei invece il Dio degli umili, sei il soccorritore dei derelitti, il rifugio dei deboli, il protettore degli sfiduciati, il salvatore dei disperati. 12Sì, sì, Dio del padre mio e di Israele tua eredità, Signore del cielo e della terra, creatore delle acque, re di tutte le tue creature, ascolta la mia preghiera; 13fà che la mia parola e l'inganno diventino piaga e flagello di costoro, che fanno progetti crudeli contro la tua alleanza e il tuo tempio consacrato, contro il monte elevato di Sion e la sede dei tuoi figli. 14Dà a tutto il tuo popolo e ad ogni tribù la prova che sei tu il Signore, il Dio d'ogni potere e d'ogni forza e non c'è altri fuori di te, che possa proteggere la stirpe d'Israele» (Gdt 9,1.5-14).

Questa preghiera è centrale perché tutto viene sapientemente affidato al Signore, il problema del popolo è diventato ora il problema di Dio (9,14). In quest’ottica è messo in evidenza ciò che il potere di Dio può fare: la debolezza non è un limite, ma un arma se associata all’astuzia umana (9,11.13). La parte dell’inganno inserita nella preghiera però pone dei problemi a un cristiano: il libro sembra quasi giustificarlo, è attraverso l’inganno che Giuditta pensa di salvare il suo popolo (9,10). In realtà va sottolineato che la morale dell’Antico Testamento non è già quella cristiana, il modo di pensare e di sentire è legato alla cultura dei beduini 10

nella quale la “furberia” è una strategia apprezzata e premiata: si veda il racconto in

cui Giacobbe ottiene dal padre la primogenitura (cfr. Gen 27). Giuditta smaschera l’obiettivo di Oloferne di sedurla, con sottile e acuta ironia mette in luce la vanità del generale, passo fondamentale che le permetterà di soggiornare nell’accampamento nemico rimanendo libera. Qui l’eroina si comporta dignitosamente, con fede intrepida, con un’ audacia e una padronanza di sé tipicamente femminili.11 Questa preghiera di supplica prende spunto da ciò che Achior afferma di fronte ad Oloferne a proposito della fede dei Giudei (crf. Gdt 5), Giuditta prega Dio sia per comprendere quello che deve fare, sia perché Lui l’aiuti ad agire.

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D. BARSOTTI, Meditazioni sul libro di Giuditta, op. cit. pp. 90-91

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A. Bonora, Il libro di Giuditta, op. cit., p. 179

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3.2 Il Cantico di Giuditta. 1

Giuditta disse:

«Lodate il mio Dio con i timpani, cantate al Signore con cembali, elevate a lui l'accordo del salmo e della lode; esaltate e invocate il suo nome. 2

Poiché il Signore è il Dio che stronca le guerre;

egli mi ha riportata nel suo accampamento in mezzo al suo popolo, mi ha salvata dalle mani dei miei persecutori. 3

Calò Assur dai monti, giù da settentrione,

calò con le torme dei suoi armati, il suo numero ostruì i torrenti, i suoi cavalli coprirono i colli. 4

Affermò di bruciare il mio paese,

di stroncare i miei giovani con la spada, di schiacciare al suolo i miei lattanti, di prender come preda i miei fanciulli, di rapire le mie vergini. 5

Il Signore onnipotente li ha rintuzzati

per mano di donna! 6

Poiché non cadde il loro capo contro giovani forti,

né figli di titani lo percossero, né alti giganti l'oppressero, ma Giuditta figlia di Merari, con la bellezza del suo volto lo fiaccò. 7

Essa depose la veste di vedova

per sollievo degli afflitti in Israele, si unse con aroma il volto, 8

cinse del diadema i capelli,

indossò una veste di lino per sedurlo. 9

I suoi sandali rapirono i suoi occhi

la sua bellezza avvinse il suo cuore e la scimitarra gli troncò il collo. 10

I Persiani rabbrividirono per il suo coraggio,

per la sua forza raccapricciarono i Medi. 11

Allora i miei poveri alzarono il grido di guerra

e quelli si spaventarono;

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i miei deboli alzarono il grido e quelli furono sconvolti; gettarono alte grida e quelli volsero in fuga. 12

Come figli di donnicciuole li trafissero,

li trapassarono come disertori, perirono sotto le schiere del mio Signore. 13

Innalzerò al mio Dio un canto nuovo:

Signore, grande sei tu e glorioso, mirabile nella tua potenza e invincibile. 14

Ti sia sottomessa ogni tua creatura:

perché tu dicesti e tutte le cose furon fatte; mandasti il tuo spirito e furono costruite e nessuno può resistere alla tua voce. 15

I monti sulle loro basi insieme con le acque

sussulteranno, davanti a te le rocce si struggeranno come cera; ma a coloro che ti temono tu sarai sempre propizio. 16

Poca cosa è per te ogni sacrificio in soave odore,

non basta quanto è pingue per farti un olocausto; ma chi teme il Signore è sempre grande. 17

Guai alle genti che insorgono contro il mio popolo:

il Signore onnipotente li punirà nel giorno del giudizio, immettendo fuoco e vermi nelle loro carni, e piangeranno nel tormento per sempre». (16,1-17)

Il sigillo del racconto è posto da questo canto: dopo la vittoria scoppia la lode al Signore. Lo scontro fra Giuditta e Oloferne è arrivato alla fine, il popolo è stato salvato per «mano di donna» (16,5) una sola donna e per giunta vedova. Come Mosè intonò un canto di trionfo dopo la liberazione dall’Egitto (Es. 15, 1-18), così si innalza il Cantico di Giuditta, ma la dimensione di quest’ultimo è ancora più vasta se si tiene conto del fatto che il racconto non ha carattere storico ma ha più un «carattere apocalittico»12. La struttura del cantico si basa sui due appelli che invitano a partecipare alla lode, richiami che scandiscono l’inno: il primo invitatorio è di Giuditta (16,1) al quale segue 12

D. Barsotti, Meditazioni sul libro di Giuditta, op. cit. pp. 90-91

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la motivazione della lode, cioè la gioia per Dio che ferma le guerre; il secondo invitatorio, che si trova al versetto 13, è invece un «io collettivo corale»13. Dopo questi richiami, Ravasi nella sua analisi vede due movimenti nell’inno: da 16,212, Giuditta canta la sua azione benedetta e la reinterpreta sottolineando l’amore di Dio per gli ultimi, per i più poveri; l’altro movimento (16,13-17 ), di tipo cosmicosapienziale, è la lode di Dio che è creatore e reggitore della storia.14 Il brano assume in particolare una dimensione escatologica al versetto 17 che inizia con “guai”: è il modo che l’autore sceglie per rimandare sapientemente al giorno del giudizio, giorno in cui il Signore onnipotente si troverà davanti coloro che si sono messi contro di Lui.

4. CONNESSIONE CON LA FIGURA BIBLICA DELLA REGINA ESTER. Sono molte le donne che si incontrano nella storia del popolo ebreo, tuttavia negli ultimi libri dell’ A.T., donne come Susanna, Ester, la madre dei sette fratelli e Giuditta assumono ruoli più decisivi e dominanti tanto da «impersonare la nazione santa»15 sottomessa dai governanti stranieri. La figura di Rut, Ester e Giuditta assume un rilievo particolare, tanto che i tre libri prendono proprio il nome da loro. Nella prima parte del libro di Giuditta, si vede che le donne prendono parte alla decisione della comunità di arrendersi (7,23), tuttavia alla guida rimangono gli uomini. La comparsa della figura di Giuditta è una svolta: lei che da sola salverà l’intera nazione senza alcun aiuto diretto da parte di uno zio o un congiunto di sesso maschile, l’unico uomo della sua vita rimane sempre il marito defunto Manasse. Il femminismo veterotestamentario è estremamente accentuato in questo testo tanto che per tre volte viene sottolineato il genere femminile con la frase «per mano di donna» (9,10; 13,15; 16,5). Risulta estremamente disonorevole il fatto che sia una donna a vincere la guerra contro Nabucodonosor, come si evince dal grido di Bagoa alla

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Ravasi, Rut, Giuditta, Ester., op. cit. pp. 94-101

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Idem.

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D. BARSOTTI, «La donna nell’Antico e Nuovo Testamento.», in Rivista di ascetica e mistica anno

XIX n. 2-3 aprile-settembre (1994), pp. 147-159

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scoperta del cadavere di Oloferne. (14,18) Ma la storia di Israele non si è del tutto risolta, continua anche dopo l’impresa di Giuditta. Nel libro di Ester infatti si ha davanti il popolo di Dio che ha perso la sua indipendenza ed è rassegnato all’idea di poterla riconquistare, quasi fosse ritornato allo stato di deportazione. Con Ester il popolo si riscopre nell’alleanza con Dio che l’ha reso nazione santa e riscopre anche la preghiera per ottenere la salvezza. Ester, come anche Giuditta, rischiano la vita per il bene di Israele, e divengono modelli nella fede e nella preghiera. Il fatto che siano le due donne a liberare il popolo da ciò che lo minaccia, rimanda a uno dei temi cari alla Bibbia: la scelta di Dio di servirsi degli ultimi, di coloro che la società non avrebbe interpellato (Efraim rispetto a Manasse, Davide rispetto ai fratelli e Mosè che è chiamato a tornare in Egitto a salvare il suo popolo). Il piano divino prende vita: il destino viene ribaltato da coloro che Dio ha scelto per confondere i potenti. (1Cor 1, 27-28) Il messaggio comune dei libri di Giuditta e di Ester è una lezione sulla grazia: la storia ha esiti inaspettati e distruttivi per i potenti; esiti pieni di speranza invece per gli umili. La tradizione cristiana prefigura nelle due donne la figura femminile per eccellenza, quella della Vergine Maria professata nel Magnificat con le parole: «Ha rovesciato i potenti dai troni e innalzato gli umili» (Lc 1,52).

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5.PERCORSO INTERDISCIPLINARE. IRC: La figura di Giuditta, modello di fede e di saggezza, paradigma della lotta di liberazione del popolo. Individuare il contesto sociale del tempo ponendo particolare attenzione alla categoria del femminismo veterotestamentario (crf. libro di Giuditta, Ester, e Rut) e correlandolo alle principali figure maschili (Abramo, Isacco; Giacobbe, Giuseppe, Mosè…). ARTE E IMMAGINE: Analisi delle opere pittoriche di Artemisia Gentileschi, Caravaggio, Klimt, Botticelli,… e della loro attinenza al testo biblico di riferimento e riproduzione in scala. MUSICA: Ascolto di brevi brani tratti da L'oratorio Juditha triumphans (1716) di A. Vivaldi. ITALIANO: Lettura di sonetti, brani e ricostruzioni allegoriche della vicenda di Giuditta e sulla sua figura. EDUCAZIONE ALLA CITTADINANZA: L’emarginazione nella società al tempo di Giuditta, e oggi. Nuove forme di solidarietà. STORIA: Nell’ambito della giornata della memoria, lettura di testimonianze riguardanti la prigionia nei campi di concentramento; Lettura e/o testimonianza di coloro che hanno vissuto il periodo della Resistenza partigiana, privilegiando la presenza di personaggi conosciuti nel territorio. Al termine, montaggio di un video in cui rientrano i vari apporti e riflessioni che sono emersi nel corso del percorso interdisciplinare.

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6. BIBLIOGRAFIA. BONORA A. – PRIOTTO M. E COLLABORATORI, Collana Logos vol. IV, Elledici, Torino 2008. BARSOTTI DIVO, Meditazione sul libro di Giuditta, Queriniana, Brescia 1985 BARSOTTI DIVO, Meditazione sul libro di Ester, Queriniana, Brescia 1981 NEWSOM C. A. – RINGE S. H. ( a cura di), La Bibbia delle donne. Un commentario. Vol II , Claudiana, Torino. RAVASI GIANFRANCO, Rut, Giuditta, Ester. Ciclo di conferenze tenute al centro culturale S. Fedele di Milano. EDB, Bologna 2012. Rivista di ascetica e mistica anno XIX n. 2-3 aprile-settembre (1994)

SITOGRAFIA. http://www.aracneeditrice.it/pdf/9788854852365.pdf http://www.disp.let.uniroma1.it/fileservices/filesDISP/19_COSENTINO.pdf http://www.ilritaglio.it/2012/cultura/oloferne-e-giuditta-la-donna-che-ti-fa-perderela-testa/ http://www.sebastianointurri.it/1/upload/giuditta.pdf

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