“L’omicidio del Generale Niglio”
Non è certamente un omicidio commesso con dolo e coscienza. Ma un omicidio causato dalla colpa di qualcuno, questo sì. Come è morto il Generale dei Carabinieri, Gennaro Niglio, al momento della sua scomparsa Comandante della regione siciliana? Stava percorrendo l’autostrada Palermo Catania, in direzione di quest’ultima città. La sua autovettura di servizio, condotta da un ottimo autista (quanti comandanti ha trasportato nella sua lunga carriera, senza che nessuno si procurasse un solo graffio?), giunta alla grande curva prima dello svincolo di Scillato, esce dalla sede stradale, mentre imperversava un violento temporale, e il povero generale viene sbalzato fuori dall’abitacolo, procurandosi lesioni che poi risulteranno mortali. L’altro giorno mi sono trovato nelle sue stesse condizioni di tempo e di luogo. Stavo percorrendo la stessa autostrada, mentre diluviava. Dovevo raggiungere Catania. Ho trovato l’autostrada in condizioni disastrose: buche, alcune profonde, dappertutto, fondo stradale rattoppato alla meno peggio, erbacce ai bordi della carreggiata, acqua che, non defluendo invadeva il manto stradale, per cui la mia macchina incontrava spesso veri e propri laghi, sbandando paurosamente. Mi sono posto alcune domande: l’autovettura di Niglio ha sbandato, slittando su una di queste larghe chiazze di acqua? Le ruote hanno toccato queste erbacce? Oppure sono finite dentro una di queste buche? Mentre andavo con prudenza verso Catania mi sono altresì chiesto: ma i responsabili dell’autostrada hanno mai verificato il suo attuale stato di degrado? Come possono permettere la circolazione in una tale situazione di grave pericolo? Perché l’autostrada è in simili condizioni? Ve lo dico subito: perché non si paga il pedaggio. Alla sua manutenzione dovrebbe pensare l’organo pubblico competente. Ma 1
chiunque esso sia, se ne frega. Questa autostrada deve fare la stessa fine della Salerno Reggio Calabria, che è stata fatta morire lentamente, perché non si pagava il pedaggio. Invece di provvedere tempestivamente e sistematicamente alle riparazioni, si è lasciato che il fondo stradale, le gallerie e i viadotti degenerassero totalmente. Con piccole riparazioni, si sarebbe guadagnato poco, mentre con una bella ristrutturazione completa la spesa pubblica sarebbe arrivata alle stelle. Alla faccia del contribuente che paga tutto. E forse domani anche il pedaggio. E tutto nella logica aberrante che tutto ciò che non funziona è pubblico, mentre con il privato le cose vanno a gonfie vele. Nella logica degli ultimi governi che stanno svendendo ai privati preziosi patrimoni pubblici e la gestione di servizi, come l’acqua, che fra qualche anno costerà più del petrolio. Così qualcun altro, come per il caso Alitalia, si farà i soldi alla faccia nostra! E in tutto questo, qualcuno è convinto ancora che Gennaro è morto perché la sua autovettura correva troppo. Anzi, si mormora che lui aveva sempre una grande fretta perché voleva fare in poco tempo tutto. E allora bisognava correre sempre di più. Caro Gennaro, quante pallottole hai evitato e se qualcuna ti colpiva tu comunque sopravvivevi! Ma quella curva maledetta, in un’autostrada maledetta, con un tempo maledetto, non te l’aspettavi. Il criminale comune non ti ha mai fermato. Il criminale, che devasta il patrimonio pubblico, sistematicamente tutti i giorni, con il potere politico che guarda altrove perché nelle tasche di qualcuno finiscono copiose mazzette, quello sì. E non sappiamo quanti morti costoro fanno in un anno! Quante mafie ci sono in Italia? E quali sono le più pericolose? Antonio Pappalardo, Presidente “Italia Unita federale”
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