libretto per estrapolazione materiali - Associazione Filarmonica

ASSOCIAZIONE FILARMONICA DI ROVERETO. 26. SALA FILARMONICA. VENERDÌ 1 DICEMBRE 2017 - ORE 20.45. GIULIO TAMPALINI chitarra. Joaquín RODRIGO. Tiento An...

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ore 18.30

MOmenti MUsicali incontri con gli interpreti:

Giulio Tampalini segue momento conviviale

SALA FILARMONICA VENERDÌ 1 DICEMBRE 2017 - ORE 20.45

GIULIO TAMPALINI chitarra Joaquín RODRIGO (1901-1999)

Tiento Antiguo Tres piezas españolas Fandango Passacaglia Zapateado Adagio dal Concierto de Aranjuez Toccata

Francisco TÁRREGA (1852-1909)

Capricho Arabe Gran Vals Adelita - mazurka Marieta - mazurka Recuerdos de la Alhambra Fantasia sobre la Traviata de Verdi Variaciones sobre el Carnaval de Venecia de Paganini

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Giulio Tampalini è oggi uno dei più carismatici chitarristi classici europei. Vincitore del Premio delle Arti e della Cultura nel 2014, si è imposto in alcuni dei maggiori concorsi, DFRPLQFLDUHGDOSULPRSUHPLRDO&RQFRUVR,QWHUQD]LRQDOH³1DUFLVR
NOTE AL PROGRAMMA Joaquín Rodrigo, marchese dei giardini di Aranjuez (Sagunto, 22 novembre 1901 – Madrid, 6 luglio 1999), rappresenta una GHOOH YRFL SL VLJQL¿FDWLYH GHOOD PXVLFD spagnola di sempre. Lo stile di Rodrigo è frutto dell’intreccio fra il passato glorioso della Spagna seicentesca e una vivace aspirazione verso la modernità, senza mai perdere di vista le proprie radici culturali. Il brano di Rodrigo con cui Giulio Tampalini inaugura questa serata è il Tiento Antiguo, basato su una serie di arpeggi e frasi accordali che richiamano antichi misteri e melismi dimenticati. Il pezzo fu eseguito per la prima

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volta nel 1942 dal chitarrista e virtuoso spagnolo Regino Saínz de la Maza, che fu tra l’altro il primo interprete del Concierto de Aranjuez due anni prima. Il trittico delle Tres piezas españolas descrive una Spagna moderna e cavalleresca, in cui melodie danzanti fanno da teatro a momenti di raccoglimento e strappi improvvisi. Le dissonanze giungono spesso all’orecchio in maniera grottesca, come improvvise folate di vento sulla strada di un Don Chisciotte che si prodiga nella sua battaglia contro immaginari mulini a vento. Il Fandango iniziale e un brillante Zapateado incorniciano

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la Passacaglia centrale, lenta e meditativa, dentro cui aleggiano le atmosfere del cante MRQGRÀDPHQFR Il Concierto de Aranjuez è certamente l’opera più nota di Joaquín Rodrigo. Scritto all’inizio del 1939 a Parigi, in un’atmosfera tesa da una parte per gli ultimi echi della guerra civile spagnola e dall’altra per l’imminente inizio della seconda guerra mondiale, è la prima opera di Rodrigo per chitarra e orchestra. L’Adagio del Concerto possiede un’impressionante capacità comunicativa ed è semplicemente il brano più famoso di tutta la letteratura per chitarra e orchestra. Come racconta lo stesso Rodrigo, «l’atmosfera malinconica del secondo movimento mi ricorda anche della triste epoca in cui lo scrissi, che coincise con la perdita del bambino che io e mia moglie stavamo aspettando nel 1939». /¶DXWRELRJUDILD GHOOD PRJOLH GL -RDTXuQ Rodrigo, Victoria Kamhi, sembra confermare queste impressioni, proponendoci l’immagine del compositore straziato per la VRUWHGHO¿JOLRSHUGXWRFKHDFFHQQDGXUDQWH ODQRWWHODPHORGLDFKHKDUHVRFRVuFHOHEUH questo Adagio nella storia della musica per strumento solista e orchestra. Questa sera ascolteremo l’Adagio nell’elaborazione per chitarra sola di Giulio Tampalini. La Toccata para guitarra di Rodrigo è uno dei brani più complessi mai composti per chitarra e rappresenta in questo senso un precursore della scrittura virtuosistica che caratterizza l’intera opera chitarristica del compositore spagnolo. Scritta nel 1933, è stata eseguita in prima esecuzione solamente 66 anni dopo, nel 2006, quasi a simboleggiare il risveglio di una principessa dopo un lungo sonno. Tuttavia, il suo compositore non rimase certo a riposo tutto quel tempo, vista la mole di opere musicali che

IXLQJUDGRGLSRUWDUHDFRPSLPHQWRFRVu nonostante avesse smarrito la copia originale del brano, consegnata a un chitarrista anni prima, ebbe l’intuito di conservarne il manoscritto originale. Nel frattempo decise che sarebbe stato meglio utilizzare quest’opera, trasformandola nel primo movimento del Concierto de Estío per violino e orchestra, che fu composto ed ebbe la sua prima esecuzione pubblica nel 1943. Giulio Tampalini *** /D¿JXUDHO¶RSHUDGLFrancisco Tárrega (Vilareal, 21 novembre 1852 – Barcellona, 15 dicembre 1909) sono, nella storia della chitarra, da un lato legate a un’ epoca di decadenza dello strumento (il tardo romanticismo), dall’altro lato esaltate da una mitologia che ha fatto, del maestro spagnolo, una sorta di simbolo di una rinascita della chitarra che, per la verità, egli non fece in tempo a vedere. Nato a Villareal de los Infantes, nella regione valenciana, Tárrega fu nell’infanzia e nell’adolescenza un chitarrista autodidatta poco piè che dilettante, anche se le sue doti prodigiose lasciavano intravedere il musicista che sarebbe divenuto. Nella prima giovinezza, si iscrisse al Conservatorio di Madrid nelle classi di pianoforte e di solfeggio, e quest’istruzione – sebbene un poco tardiva – valse ad aprire la sua fertile, istintiva musicalità verso orizzonti meno limitati. La sua vocazione di chitarrista si manifestò appieno proprio in concomitanza con gli studi musicali che dalla chitarra avrebbero potuto allontanarlo. /D VXD YLWD WUDVFRUVH WUD JOL D൵HWWL IDPLliari, una passione semiclandestina (e ardentemente corrisposta, con le inevitabili

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turbolenze) per una gentildonna che fu anche la sua mecenate, un’attività concertistica che raramente, e solo per brevi periodi, lo condusse fuori dalla Spagna e la tranquilla residenza in patria – per lo piè a Barcelona – dove esercitava la sua attività didattica in privato e da dove si muoveva, per dare concerti in provincia, piuttosto PDOYROHQWLHUL0RUuSUHPDWXUDPHQWHGRSR aver patito, negli ultimi nove anni di vita, le conseguenze di una paralisi che non gli LPSHGuGHOWXWWRGLVXRQDUHPDFKHLQÀXu sulla sua ricerca tecnica, di per se stessa già abbastanza travagliata. Nella sua opera per chitarra troviamo SXQWXDOPHQWH ULÀHVVL DOFXQL GHJOL DVSHWWL principali del romanticismo minore: l’intimismo, l’esotismo, il popolarismo. Inoltre, coltivò il genere dello studio da concerto, ispirandosi spesso a composizioni di altri autori, scritte per altri strumenti, che egli, piè che trascrivere, ricreava per sé e per LO VXR VWUXPHQWR FRQ XQD ¿QDOLWj DQFKH didattico-virtuosistica, ma soprattutto con motivazioni estetiche. La vena intimistica, esercitata nei suoi studi del repertorio pianistico, si manifesta nelle composizioni armonicamente piè dense e melodicamente piè forti, e tocca il suo vertice nella raccolta dei Preludios. Durante l’esistenza dell’autore, ne furono dati alle stampe soltanto nove; in seguito, essi aumentarono di numero, ¿QR DL WUHQWDFLQTXH GL FXL FRQVWD OD SLq recente edizione delle opere complete (Soneto Ediciones Musicales, Madrid). Come WXWWL JOL DXWRUL URPDQWLFL 7iUUHJD VXEu LO fascino dell’esotismo, una corrente letteraria, pittorica e musicale di marca francese che fece presa anche sul romanticismo, appartato e un poco provinciale, dei compositori spagnoli. Gli esponenti di questa tendenza vedevano nel mondo della tenda e del deserto una via di fuga dallo spleen

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metropolitano e, nell’Andalucia, la regione VSDJQRODJHRJUD¿FDPHQWHHFXOWXUDOPHQWH piè vicina alla loro immaginaria Arabia, una sorta di avamposto di quel paradiso, che peraltro essi si guardavano bene (salvo casi rarissimi) di visitare, forse nel timore di scoprire che esisteva soltanto nelle loro fantasie. Nel romanticismo spagnolo, questa WHQGHQ]DVHPEUzWURYDUHQHOO¶HGL¿FLRHQHL giardini dell’Alhambra di Granada una sorta di emblema, ed è dunque del tutto pertinente ODGH¿QL]LRQHGLDOKDPEULVPRFRQLDWDGDDOcuni studiosi spagnoli per i maestri ottocenteschi che, per origine e formazione, erano in realtà piè vicini alla Francia che al mondo islamico: primo fra tutti, Tomás Breton, non a caso dedicatario di quel Capricho Arabe con il quale si collocava senza esitazione tra i cultori di un esotismo bonario e quasi familiare – potremmo dire, noi italiani, salgariano. Granada, visitata da Tárrega in compagnia della sua ardente patronessa nel 1899, gli dettò poi quell’evocazione, molto propriamente intitolata Recuerdos de la Alhambra, in cui, piè che l’anelito all’Oriente, si manifesta la suggestione eserFLWDWDVXOO¶DXWRUHGDOODPXVLFD³VSDJQROD´GL Georges Bizet: pagina destinata a diventare XQRGHLWULRQ¿XQLYHUVDOLGHOODFKLWDUUDFRQ ODVXD¿OLJUDQDGLQRWHULEDWWXWHFKHVRVWHQgono una melodia chiaramente debitrice a una romanza de I pescatori di perle. Danza Mora e Danza Odalisca completano questo quadro esotizzante, dipinto a tinte vivaci da un valenciano-barcellonese che conosceva la Francia meglio del Sud della Spagna. ,O¿ORQHSRSRODUHVFRRFRPXQTXHOHJDWRDOOH aspettative di un pubblico che non poteva permettersi esaltazioni per pagine delicate quali le Mazurke o i Preludi fu coltivato in parte per necessità – cioè per alimentare il repertorio con i quale doveva esibirsi nei pueblos spagnoli – ma anche per una sua

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inclinazione al divertimento. Infatti, anche QHOOH SDJLQH SLq H൵HWWLVWLFKH O¶DXWRUH QRQ scade mai nella volgarità. Le Variaciones sobre el Carnaval de Venecia de Paganini sono un esempio monumentale di questo entusiastico popolarismo tarreghiano: una sontuosa introduzione seguita dal noto tema, da sette ornamentazioni ridanciane e da una codetta, il tutto all’insegna di un virtuosismo che era l’unica arma che il virtuoso di allora aveva a disposizione per IDUDFFHWWDUHODFKLWDUUD³FROWD´DXQSXEEOLFR che la conosceva soltanto per la sua presenza nelle feste paesane e nelle taverne. Come quasi tutti i chitarristi-compositori, anche Tárrega si dedicò alla trascrizione, e seppe imprimere ai suoi lavori il marchio della sua estetica. Fu un’intuizione quella che lo spinse a trascrivere per chitarra la Barcarola Veneziana op. 19 n. 6 di Mendelssohn e, in

generale, nelle sue incursioni in campo piaQLVWLFRSRVVLDPRYHGHUHJOLH൵HWWLGHLVXRL studi al Conservatorio di Madrid, dove gli autori romantici venivano letti solitamente attraverso selezioni antologiche delle loro pagine celebri. Nel genere della parafrasi, fu invece parsimonioso, e non si impegnò con lo stesso ardore di un Giuliani o di un Mertz. La Fantasia sobre la Traviata de Verdi è una elaborazione di un precedente lavoro di Julián Arcas, il grande predecessore di Tárrega, colui che avrebbe dovuto essergli maestro. L’incontro non fu possibile o non fu fortunato, ma i due grandi del romanticismo chitarristico iberico si incontrano idealmente in questa Fantasia scritta a quattro mani. Chissà se Verdi l’avrà mai ascoltata…

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Angelo Gilardino

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