IL CONCETTO OSTEOPATICO DI MALATTIA”

SCUOLA DI FORMAZONE IN OSTEOPATIA C.E.R.D.O. ROMA ... diagnosi clinica, e della salute in generale. ... elemento continuamente ricercato e regolato da...

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TESI PER IL CONSEGUIMENTO DEL D.O. IN OSTEOPATIA SCUOLA DI FORMAZONE IN OSTEOPATIA

C.E.R.D.O. ROMA

ANNO ACCADEMICO 2003 / 2004

“ IL CONCETTO OSTEOPATICO DI MALATTIA”

_____________________________________________________________ RELATORE

CANDIDATO

DE MARCO PIERFRANCESCO D.O. 1

CLAUDIO CIVITILLO

INDICE

CAPITOLO 1 1.1 INTRODUZIONE E SCOPO DELLE TESI_____________ 5-6 1.2 INTRODUZIONE ALLA MALATTIA________________7-16 1.3 IL CONCETTO OSTEOPATICO DI MALATTIA_____17 - 24

CAPITOLO 2 2.1 LA DISFUNZIONE OSTEOPATICA_______________ 25 - 33 2.2

LE

BASI

SCIENTIFICHE

DELLA

DISFUNZIONE

OSTEOPATICA___________________________________ 34 - 40 2.3 IL SEGMENTO MIDOLLARE FACILITATO________ 41 - 46

CAPITOLO 3 3.1 IL RUOLO DEL SISTEMA NERVOSO SIMPATICO NEL CONCETTO OSTEOPATICO________________________ 47 - 68 3.2 QUADRO CLINICO DI MALATTIA NEL CONCETTO OSTEOPATICO___________________________________69 - 77

2

CAPITOLO 4

4.1 CONCLUSIONI_________________________________78 - 81 4.2 BIBLIOGRAFIA________________________________82 - 85

3

Il meglio di un buon lavoro per la cura degli esseri umani sarà dato da quello che sappiamo,e da come le nostre mani,le nostre menti, e il nostro cuore lo applicano.

Alla mia famiglia

4

CAPITOLO 1 1.1 INTRODUZIONE E SCOPO DELLA TESI

Definire un quadro generale di malattia in relazione alla tipologia e la sua

eziologia è compito quotidiano

per ogni professionista che si occupa di

diagnosi clinica, e della salute in generale.

E’ evidente che la diagnosi e la terapia finale adottata sono frutto del tipo

di formazione prescelto per la propria attività professionale.

E’ importante allora, in quest’ottica valutare e analizzare i vari punti di

vista che cercano l’eziologia della malattia, e la cura della malattia, su una

base delle conoscenze anatomiche fisiologiche e patologiche del corpo

umano, proponendo una terapia che stimoli la guarigione naturale.

Scopo della tesi è introdurre il quadro generale di malattia, con gli

elementi che portano alla diagnosi e

alla terapia

su base eziologica,

presentare il concetto osteopatico di malattia, analizzare le basi scientifiche

della disfunzione osteopatica

attraverso l’analisi 5

del sistema nervoso

simpatico dal punto di vista osteopatico, e definire il quadro clinico

osteopatico di malattia.

6

1.2 INTRODUZIONE ALLA MALATTIA

Lo stato di salute è individuale, non solo sulla base della sensazione

soggettiva di benessere fisico e psichico ma anche sulla base di determinati

parametri di obiettivo riscontro, indicanti che l’organismo è in grado di

mantenere costante la sua composizione.

E’ opportuno a tal proposito comprendere il significato del concetto di omeostasi 1 , elemento continuamente ricercato e regolato dalla pratica

osteopatica.

L’omeostasi indica l’insieme dei meccanismi messi in atto da ogni essere vivente per mantenere costante, sia sotto l’aspetto costitutivo 2 che sotto quello funzionale 3 , i propri costituenti.

1

IL FISIOLOGO FRANCESE, CLAUDE BERNARD (1813-1878) sviluppò il concetto di un “ milieu intériur” cioè uno stato interno costante, in cui sono mantenute stabili la temperatura e la composizione chimica all’interno delle cellule, a dispetto dell’ambiente esterno. Il fisiologo americano WALTER CANNON (1871-1945) chiamò questo processo OMEOSTASI. 2 COSTITUTIVO il cuore è costituito da cellule cardiache. 3 FUNZIONALE la funzione principale del cuore è quella di pompare sangue sotto pressione nel sistema vascolare per mantenere un flusso adeguato alle esigenze dell’organismo. 7

Piccole variazioni di queste condizioni, occorrono con molta frequenza con

la conseguenza che, le reazioni omeostasiche sono continuamente messe in

atto per ripristinare la condizione originaria che si è modificata.

Com’esempi si ricordano i meccanismi fisiologici che presiedono al

mantenimento dell’equilibrio idrico salino, di quello acido basico, e della temperatura corporea 4 , ma in realtà, non esiste alcuna funzione vitale che

non sia sottoposta al controllo dei meccanismi regolatori.

Lo stato di salute normale è, quindi, un requisito biologico risultante dal

coordinamento d’attività fisiche e psichiche, controllate da tutta una serie di

processi anatomo funzionali, chimici e quindi, molecolari.

E’ il coordinamento di attività e processi che nel loro insieme,

consentono

all’uomo

di

vivere

con

disinvoltura nel proprio ambiente, in quanto lo mettono in grado di 4

LE VARIAZIONI DI TEMPERATURA registrate all’interno del corpo e sulla cute sono integrate nell’ipotalamo. L’ipotalamo da inizio a risposta fisiologiche che modificano l’accumulo e la dispersione di calore, riportando la temperatura interna e cutanea a valori regolari.

8

ristabilire con rapidità la condizione fisiologica ogni qual volta questa

subisce sollecitazioni di contenuta intensità, provenienti sia dall’ambiente

esterno, che da quello interno dell’organismo stesso.

Tutto ciò viene definito

compensazione o adattamento,

intendendo la

capacità che hanno le cellule di modulare alcune loro funzioni in occasioni di eventi stressanti 5 di vario tipo, in modo da raggiungere una condizione di

equilibrio diversa da quella originaria.

Esempi di adattamento sono l’aumento delle dimensioni delle fibre muscolari 6 di un determinato distretto conseguente ad una maggiore

richiesta funzionale, oppure il passaggio in circolo di un numero maggiore

di globuli rossi e l’aumento della frequenza respiratoria e cardiaca, in coloro che vivono in alta montagna7 .

5

EVENTI CAPACI DI TURBARE LE CONDIZIONI DI EQUILIBRIO es. sostanze nocive, il freddo intenso, traumi esterni di natura meccanica. 6 IPERTROFIA MUSCOLARE causata da allenamento intenso e ripetuto , ne è un es. tipico l’ipertrofia ventricolare sx del cuore di atleta, in professionisti che praticano sport di fondo. 7 ADATTAMENTO questo processo fisiologico attuato dalle persone che vivono in montagna, fa parte dell’acclimatizzazione che da un aumento dell’inspirazione, per catturare più ossigeno, un aumento della frequenza cardiaca per pompare più sangue ossigenato ai tessuti, la compensazione renale dall’alcalosi respiratoria e l’aumento dei globuli rossi per aumentare la capacità di trasporto del 9

Coloro che vivono in montagna con le risposte omeostasiche fanno si

che si mantenga costante la concentrazione ematica di ossigeno che,

altrimenti, si ridurrebbe a causa della ridotta pressione atmosferica che

limita gli scambi respiratori a livello polmonare.

Le manifestazioni patologiche, dette anche morbose

8

, intese come

deviazione dello stato di salute non sono tutte della stessa entità per cui la

terminologia varia a seconda della gravità.

Il fenomeno morboso rappresenta la deviazione più semplice della

norma di un carattere morfologico, biochimico o funzionale di un organo, la

quale può essere presente anche senza provocare sintomatologia di rilievo. Come esempi si ricordano: abrasione9 , ipertrofia

rigenerativa 10 ,

arrossamento della cute 11 , il pallore 12 .

sangue. Sono un esempio tipico gli Sherpa , una popolazione di montagna che si adatta in modo eccezionale all’ambiente a bassa pressione d’ossigeno delle alte quote del NEPAL. ( Cap. 29, Pag. 956 da Fisiologia Ambientale, FISIOLOGIA GENERALE UMANA , 2004.) 8 MORBUS uguale malattia. 9 ABRASIONE cioè la perdita degli strati più superficiali dell’epidermite provocata da un lieve trauma che non abbia determinato rottura dei vasi presenti nel derma. 10 IPERTROFIA DELL’EPITELIO cioè che subentra all’abrasione per sostituire le cellule distrutte . 11 ARROSSAMENTO DELLA CUTE prodotto dalla dilatazione dei vasi superficiali indotta dall’innalzamento della temperatura ambientale. 10

La malattia è all’apice delle manifestazioni patologiche, essa è una

condizione dinamica evolutiva, che si manifesta con l’alterazione anatomica

o funzionale di uno o più organi, che turba la condizione omeostasica

originaria ed induce uno stato di reattività all’interno dell’organismo

evolvendo in uno dei tre eventi.

1) Guarigione, consiste nell’eliminazione della causa che ha indotto

alla malattia e nella reintegrazione dello stato di normalità.

2) Cronicizzazione che si verifica quando la causa non è eliminata, o lo

è solo parzialmente, comportando l’instaurarsi di una condizione di

equilibrio diversa tra capacità reattiva dell’individuo ed aggressività della

noxa patogena, cioè la causa che rende la

12

malattia persistente.

PALLORE prodotto dalla vasocostrizione indotta dall’abbassamento della temperatura ambientale. 11

3) La morte che si verifica quando la reazione dell’organismo

diventa insufficiente a controbattere tutti

gli effetti dannosi provocati

dall’agente eziologico 13 .

Riporto di seguito i principali criteri di classificazione delle malattie

della scienza medica allopatica :

TABELLA 1.1. Principali criteri di classificazione delle malattie CRITERI Topografico (sulla base della regione del corpo prevalentemente interessata)

13

ESEMPI Malattie dell’addome,del sistema nervoso centrale e periferico, del tronco, ecc.

Anatomico (sulla base del tessuto o dell’organo prevalentemente interessato

Malattie dello stomaco, del rene, del fegato, del sangue, del cuore

Funzionale Sulla base della/e funzione/i maggiormente compromesse

Malattie psichiche, respiratorie, del metabolismo, muscolo scheletriche paralizzanti,ecc.

Patologico (sulla base della natura del processo patologico)

Malattie degenerative,neoplastiche,ecc

Eziologico (Sulla base della causa)

Malattie infettive virali, batteriche,parassitarie

Patogenetico

Malattie professionali,infiammatorie

L’EZIOLOGIA è la disciplina che studia le cause delle malattie. 12

Epidemiologico Malattie stagionali, professionali, (sulla base di dati statistici ricorrenti, occasionali, ecc. Dimostranti la maggiore incidenza in determinate categorie o in determinanti periodi dell’anno)

_____________________________________________________ La malattia provoca quasi sempre la comparsa di fenomeni soggettivi

avvertiti dal paziente, e obiettivi individuabili dalla visita o dalle indagini

strumentali e di laboratorio, che vanno sotto il nome di sintomi.

Il riscontro e l’analisi critica di questi dati consente la diagnosi, il

riconoscere il tipo di malattia, di formulare la prognosi, cioè di predire la

durata e gli esiti, e di indicare l’idonea terapia.

L’eziologia

studia le cause delle malattie che si suddividono

essenzialmente in cause esogene ed endogene.

Per gli effetti delle malattie indotte nell’organismo le cause possono

essere:

coadiuvanti e cioè quando facilitano le azioni di altre cause;

recettivo se ne subisce le conseguenze;

13

refrattario se non subisce nessuna conseguenza, perché geneticamente

incapace di contrarre una determinata malattia come è nel caso dell’ uomo

che non può ammalarsi di cimurro, perchè possiede poteri di difesa dell’immunità naturale 14

che bloccano gli agenti patogeni sin dal primo

momento, e attivano i meccanismi

dell’immunità specifica

15

che sono

molto potenti.

Per la patogenesi invece,

i meccanismi di comparsa della malattia

vengono innescati dagli agenti eziologici che sono responsabili della

manifestazione patologica. La professione medica allopatica nella sua coscienza razionalista 16 si

focalizza anzitutto sul sintomo e si orienta verso la malattia e su tutti i

parametri che vi sono connessi, classificandola nelle terminologie,

14

IL TERMINE IMMUNITA’ deriva dalla parola latina immunis, che significa “esente”. La risposta immunitaria dell’organismo nei confronti del tentativo di invasione da parte di un agente patogeno in grado di generare malattia,chiamato patogeno, o nei confronti della presenza all’interno dell’organismo stesso che riconosce come estraneo e pericoloso. Tale sostanza provoca una risposta immunitaria e viene definita “antigene”. La risposta può comprendere l’attivazione di meccanismi di difesa chimici, come la produzione di un “anticorpo” capace di reagire con “l’antigene” per arginare gli effetti nocivi e attivare un’azione di cellule di difesa che fanno parte del sistema immunitario. 15 IMMUNITA’ SPECIFICA affronta e distrugge tipi specifici di agenti patogeni, un es. sono la maturazione dei Linfociti T a livello timico.

14

privilegiando la chimica applicata al corpo e la sua risposta ai preparati

farmaceutici, in relazione alle malattia vedi Tab 1.1. Essa Sviluppa in modo particolare la Semeiotica 17 ,

ed è migliorata

notevolmente negli strumenti diagnostici, nella ricerca genetica, debellato

pericolose malattie infettive, affinato notevolmente le tecniche chirurgiche,

allungato notevolmente i tempi di vita.

Ma l’eccessiva modernizzazione e il progresso hanno allontanato l’uomo

dalla natura, dividendolo, ricorrendo singolarmente a branche specialistiche

otorino, pneumologo,

cardiologo, epatologo, gastroenterologo, ecc,

delimitando sempre di più la visione d’insieme dell’uomo.

La Medicina Osteopatica, invece nel corso dei suoi centododici anni di esistenza 18 , nella sua presa di coscienza 19 non riduzionista si è piuttosto

orientata verso una entità: il malato, che, nella maggior parte dei casi

16

RAZIONALISTA dividere per capire “CARTESIO” SEMEIOTICA studio di sintomi che permettono di fare la diagnosi delle malattie, vale a dire di differenziarle, e di indicare il probabile decorso, di fare cioè la prognosi. 18 LA PRIMA SCUOLA DI MEDICINA OSTEOPATICA è stata fondata a Kirksville nel Missouri (1892) 17

15

presenta un insieme di fenomeni complessi.

Ha studiato e sviluppato il concetto di malattia sempre su base eziologica,

orientandosi verso il paziente con un approccio olistico, si è sviluppata

estendendo i suoi procedimenti di diagnosi differenziale

migliorando le tecniche di trattamento

di base,

osteopatico specifico in modo

naturale, utilizzando come supporti primari tre principi che regolano sia il

processo di diagnosi che quello di trattamento:

i supporti di questi principi sono l’anatomia, la fisiologia e la patologia, basati sui principi delle intuizioni del suo fondatore il Dr.Still 20 .

19

20

PASCAL Un insieme rappresenta più della somma delle sue parti, e conoscere ognuna di queste parti separatamente non è sufficiente per conoscere l’insieme. DR.ANDREW TAYLOR STILL fondatore della Medicina Osteopatica (1828-1917) i principi delle sue intuizioni sono 1) la struttura governa la funzione 2) l’unità del corpo 3) l’autoguarigione 4) la legge dell’arteria. 16

1.3 IL CONCETTO OSTEOPATICO DI MALATTIA

L’osteopatia è lo studio degli effetti interni provocati dalla struttura e si

basa sull’anatomia, fisiologia e fisiopatologia, trova l’eziologia della

malattia primariamente nella struttura, e considera le strutture delle diverse

parti del corpo:

le ossa, i muscoli, le fasce, i visceri, le ghiandole, la pelle come un tutt’uno

indivisibile, e sono gli elementi governanti delle funzioni, cioè l’attività di

ognuna delle sue parti, quali la funzione respiratoria, la funzione cardiaca,

la funzione digestiva, la funzione renale ecc.

La malattia si può prevenire se la struttura è armonica, considerando

all’origine della malattia un cattivo funzionamento della struttura /

funzione.

17

Definizione del concetto Osteopatico: per l’AAO 21 è un sistema di guarigione che pone essenzialmente l’accento

sull’integrità strutturale del corpo.

Questa integrità strutturale è il fattore più importante da preservare, poiché

proprio da essa dipendono le buone condizioni di salute dell’organismo,

evitando in questo modo la malattia. Per il CATO 22 il concetto osteopatico fa parte della scuola della

medicina, che si basa sulla teoria secondo cui il corpo è un organismo vitale

la cui struttura e funzione sono coordinate.

La malattia consiste in una alterazione dell’una o dell’altra e segue le vie

dell’unità del corpo, mentre la terapia è essenzialmente un recupero in

seguito ad una precisa manipolazione di queste anomalie.

Il corpo umano ha la facoltà di trovare il suo equilibrio fisico chimico e

biochimico, in altre parole la sua omeostasi.

21

(AAO) Associazione Americana di osteopatia.

18

Il concetto osteopatico situa questa unità a livello del sistema neuro

muscolo scheletrico, sistema che è in grado di memorizzare i traumi.

es. Nell’orecchio interno si trovano i canali semicircolari che insieme ad

altri elementi possono condizionare il nostro equilibrio, e che impongono al

corpo di conservare il piano degli occhi orizzontale, indipendentemente

dalla colonna vertebrale.

Prendiamo l’esempio di una persona che riceva un colpo laterale sinistro

alla testa, dopo questo colpo il corpo si adatta alla nuova situazione di fatto.

22

(CATO) Comitato Americano della terminologia osteopatica. 19

Il corpo compenserà il trauma a livello della colonna

vertebrale

cervicale, per poter mantenere costante il piano orizzontale degli occhi.

Si creerà in questo caso una scoliosi di compensazione con convessità

destra a livello dorsale, e una convessità sinistra a livello del bacino, il

bacino seguirà la scoliosi adattativa e si posizionerà in adattamento sacro iliaco posteriore destro 23 , trovando un arto inferiore destro più corto.

Il soggetto avrà una andatura anomala o potrà avere dolori multipli che

dipenderanno dal suo colpo laterale sinistro avuto in precedenza alla testa.

Il corpo è capace di autoguarirsi avendo a disposizione tutto i mezzi per

controllare

le malattie,

a condizione che i mezzi a sua disposizione

possano funzionare correttamente, sono

principi delle difese naturali

dell’organismo che vengono confermate dalle ricerche in materia di

immunologia, biochimica, e fisiologia .

Il sangue e i nervi, sono il mezzo di trasporto di tutti gli elementi che

23

L’OSSO ILIACO rispetto al SACRO si posiziona in una situazione posteriore . 20

permettono di assicurare un’immunità naturale e di conseguenza di lottare

contro le malattie.

Alterazioni a livello delle arterie che possono trovare la causa primaria nella

disfunzione osteopatica, provocheranno una cattiva circolazione arteriosa

anche non apprezzabile ad occhio nudo, che di conseguenza darà un ritorno

venoso rallentato, si verificheranno cosi stasi venose e accumulo di tossine. Prendiamo l’esempio di una disfunzione osteopatica di gruppo 24 relativa

alle vertebre D4-D5-D6.

Queste vertebre corrispondono all’innervazione ortosimpatica e alla

vascolarizzazione dell’esofago inferiore, dello stomaco, e la prima parte

dell’intestino tenue , e all’innervazione parasimpatica e vascolarizzazione

provenienti dal nucleo motore dorsale dei nervi vaghi che innervano

esofago inferiore, stomaco e la seconda parte dell’intestino tenue.

Le conseguenze saranno quindi le seguenti:

21

• Il sangue arterioso arriverà più difficilmente allo stomaco; • L’influsso nervoso vegetativo risulterà perturbato; • Il ritorno venoso risulterà rallentato; • Lo stesso accadrà per la circolazione linfatica.

Tuttavia il tubo digerente e lo stomaco non risultano ancora malati, ma

funzionano con maggiore difficoltà e di conseguenza sono più vulnerabili.

Elementi primari che in questo caso predispongono il terreno alla

malattia sono in parte i rami esofagei dei nervi vaghi, e

il sistema

ortosimpatico che fornisce le fibre al plesso di Auerbach 25 e al plesso di Meissner 26 .

I due plessi sono responsabili a livello del tubo digerente e gastrico della

contrazione rilasciamento della muscolatura liscia, e del diametro dei vasi

sanguigni, e perciò del flusso ematico che in questo caso può risultare

24

PER DISFUNZIONE OSTEOPATICA DI GRUPPO si intende che un gruppo di almeno 3 (tre) vertebre hanno una restrizione di mobilità in uno dei parametri tridimensionali. 25 PLESSO NERVOSO di AUERBACH o “ Plesso Mioenterico”, situato tra la tonaca muscolatura longitudinale e quella circolare dell’esofago, e tra lo strato intermedio e superficiale della tonaca muscolare dello stomaco.

22

diminuito, e le fibre del sistema parasimpatico che a livello della motilità e

tono danno una diminuzione, una contrazione a livello degli sfinteri, e una

inibizione a livello della secrezione.

La malattia si manifesta sempre a livello di un organo indebolito, è la

legge del minor sforzo, basta una sollecitazione importante che lo stomaco

non riesca più a rispondere in maniera corretta.

Questo complesso di turbe funzionali di origine vertebrale, in quanto come

si è visto si diffondono e si irradiano a tutto l’organismo partendo da un

gruppo di vertebre, costituisce il gruppo della disfunzione osteopatica vertebrale centrifuga27 .

Ovviamente questo meccanismo disfunzionale può essere anche inverso,

cioè essere presente in periferia attraverso un tessuto colpito:

articolare, viscerale,

ecc,

e viene definito disfunzione osteopatica

26

PLESSO NERVOSO di MEISSNER o “Plesso Sottomucoso”, situato nella tonaca Sottomucosa di esofago e stomaco. 27 PER DISFUNZIONE OSTEOPATICA CENTRIFUGA si intende la disfunzione dalla quale si irradiano o si diffondono le informazioni di origine neurologica da cui dipendono, a vari gradi, le alterazioni.

23

centripeta 28 .

Gli impulsi elettrici percorrono i nervi al punto di partenza di questa

disfunzione fino al segmento vertebrale da cui dipende questo tessuto.

Questo segmento di midollo, raccoglie i molteplici impulsi nervosi che

provengono dai vari tessuti periferici: cute, muscoli, vasi, organi, ghiandole

ecc, da esso innervati.

tessutali. E’ DEFINITA ANCHE DISFUNZIONE primaria è può dipendere da svariati fattori : “ TOSSINICO, EMOZIONALE, MECCANICO,VISCERALE,CRANIO SACRALE”. 28 DISFUNZIONE OSTEOPATICA CENTRIPETA quando una disfunzione osteopatica è presente in periferia è una disfunzione generalmente secondaria, che adatta le zone( cute, muscoli, articolazioni, visceri) in relazione al segmento midollare in stato di facilitazione . Viene definita disfunzione secondaria. 24

CAPITOLO 2 2.1 LA DISFUNZIONE OSTEOPATICA

La disfunzione osteopatica corrisponde alla scomparsa della mobilità

tridimensionale di un qualunque elemento connettivo.

Questa disfunzione è caratterizzata da una restrizione di mobilità molto spesso dolorosa, a livello di uno o più parametri fisiologici29 e in generale è

in disturbo funzionale di una articolazione, di un organo, di una ghiandola , di un tessuto e, più generalmente dell’emodinamica 30 ,

e

dell’omeostasi, nell’ambito del movimento volontario e involontario.

Quando uno stimolo doloroso, meccanico chimico o infettivo si esercita

su una zona relativamente sensibile, questo stimolo si

proietta

istantaneamente, tramite il sistema nervoso autonomo, sulla zona sensibile

29

PER PARAMETRI FISIOLOGICI si intendono le capacità funzionali senza nessun tipo di restrizione di mobilità di ogni singolo elemento connettivo, il parametro fisiologico di mobilità si altera quando c’è riduzione di mobilità almeno su di un asse di libertà di movimento. 30 EMODINAMICA in riferimento ad un buon funzionamento della circolazione sanguigna. 25

corrispondente anatomicamente, con tutte le conseguenze sui visceri

innervati da questo segmento. •

La disfunzione osteopatica ha una componente neuromuscolare in

relazione con diversi tipi di recettori: KORR 31

31

¾

I recettori sensitivi capsulo-legmentosi ;

¾

I fusi neuromuscolari.

IRVIN M. KORR Ph.D NeuroFisiologo, ricercatore al Kirksville College di osteopatia Missouri, ricercatore che ha evidenziato in particolare le scoperte sul fuso muscolare, il ciclo gamma, il feedback, e la sensibilizzazione del midollo spinale. E’ stato il portavoce della sua èquipe a convalidare le basi scientifiche della disfunzione osteopatica. 26

27

28

29

E’ anche legata in modo particolare ai centri midollari. “ Il Metamero, fisiologia e patologia secondo Irvin Korr” .

30

La somma

patologica delle disfunzioni osteopatiche, che presenta il

paziente in un determinato momento della sua esistenza, da una disfunzione

osteopatica totale che può essere così riassunta :

SOMMA PATOLOGICA = DISFUNZIONE OSTEOPATICA1 + D. OSTEOPATICA2 + D.OSTEOPATICA3 =…… ____________________________ DISFUNZIONE OSTEOPATICA TOTALE

Il potenziale vitale 32 del paziente dipende dall’età dell’individuo, e dalla

sua somma patologica disfunzionale accumulata.

Arbitrariamente per spiegare questo concetto si può fissare la resistenza

del paziente a mille unità, ammettendo che il paziente sarà sfinito quando

avrà utilizzato tutto il suo potenziale.

Questo paziente considerato ad un determinato momento della sua vita,

presenta la somma patologica seguente:

31



Infezione dentaria ………………………………….100 unità



Ansietà e ripercussioni psicologiche………………..200 unità



Trattamenti allopatici………………………………..100 unità



Chirurgia……………………………………………..200 unità



Carenze alimentari…..……………………………….50 unità



Disturbi endocrini……………………………………50 unità



Fatica generale e stress……………………………….100unità



A quel momento, sorge una polmonite e la morte……200unità

Il paziente ha utilizzato tutta la capacità di resistenza, vale a dire 1000

unità, muore e l’atto di decesso notifica che questo individuo è morto a

causa di una polmonite.

32

POTENZIALE VTALE O RESISTENZA si tratta dell’energia che ci viene data al momento della nascita, con tutta la carica ereditaria propria ad ogni specie ed individuo, che rappresenta la resistenza individuale alle malattie. 32

In effetti il paziente, in considerazione di un diverso punto di vista, non è

morto per la polmonite, ma per la sua disfunzione totale , nella quale la

polmonite ha rappresentato l’evento finale.

Se la somma patologica disfunzionale fosse stata meno importante,

probabilmente la polmonite non avrebbe provocato il decesso, e il suo

organismo avrebbe avuto ancora una resistenza sufficiente per lottare contro

la polmonite, reagire e autoregolarsi.

E’ chiaro che, questo concetto di lavoro è diretto alla salute generale, e

mira a riconoscere e valutare la somma patologica preesistente del paziente

senza occuparsi in modo particolare dell’affezione del momento, mirando a

sopprimere la maggiore parte delle sequenze disfunzionali osteopatiche

accumulate, e ai fenomeni accumulati connessi.

33

2.2 LE BASI SCIENTIFICHE DELLA DISFUNZIONE OSTEOPATICA

Nella pratica le mani dell’osteopata tendono a fermarsi in aree particolari,

nelle quali l’esperienza clinica personale, suggerisce la presenza delle

condizioni disfunzionali.

Nell’era moderna, se si volesse trovare il momento in cui inizia la ricerca

nell’ambito osteopatico, lo si potrebbe identificare alla fine degli anni

trenta.

Le prime ricerche furono condotte dal

Dr Denslow 33 riguardanti

le soglie di eccitazione riflessa dei diversi segmenti spinali dell’uomo.

33

J.S. DENSLOW Ph.D Neurofisiologo “ The central exitatory stade associaded with postural abnormal malieties” (J. NEUROPHYSIOL n 5 : 393-402, 1942) J.S. DENSLOW Ph. D. “ Analysis of the variability of spinal reflex thresholds” ( J. NEUROFHYSIOL n 7 : 207-216, 1944 ) dell’equipe di Korr. 34

Il Dr Denslow, si diede il compito di attuare una misurazione oggettiva di

queste lievi variazioni della risposta tessutale, articolare e muscolare che la

diagnosi osteopatica rileva con la mano.

Nelle ricerche fu ideato un dispositivo di valutazione della qualità di

pressione predefinito, che sostituiva la mano diagnostica dell’osteopata.

Simulando la mano dell’osteopata fece uso dell’elettromiografia, allo scopo

di misurare l’inizio della risposta dei muscoli paravertebrali.

La dimostrazione fu che nelle aree interessate alla disfunzione

osteopatica trovata dalla diagnosi , la soglia del riflesso motorio era bassa,

cioè la strada che conduceva al centro attraverso il midollo era modificata e

rallentata dalla disfunzione osteopatica.

collegamento

tra

la

disfunzione

dall’osteopata, e quello strumentale.

35

Questo costituì, il primo

osteopatica

soggettiva

ricercata

Su questa strada proseguì Louisa Bourns 34 , che fu la prima ad analizzare

in laboratorio le modifiche che intervengono sui tessuti a seguito di un

trauma o restrizione di mobilità, e a porre le basi scientifiche al processo

che parte dalla disfunzione osteopatica : iperemia, congestione, edema,

emorragia, fibrosi .

Studia ciò che caratterizza la restrizione di mobilità, sui conigli gatti e persone, raccogliendo le ricerche in un testo purtroppo mai ristampato. 35

La restrizione di mobilità, che è il fondamento della disfunzione

osteopatica, cerca di diffondersi nei tessuti circostanti.

Se l’articolazione interessata dalla disfunzione è un gruppo di vertebre, i

legamenti, i tendini e i tessuti circostanti assumono uno stato di difesa, e iniziando a proteggere eccessivamente l’articolazione 36 .

34

DOTTORESSA LOUISA BOURNS D.O. comincia le prime sperimentazioni nel 1904 e le continua per 40 anni, “dimostrando che la disfunzione della 3 e 4 dorsale eseguita su animali e pazienti, da un polso discontinuo, debole, un battito del cuore irregolare e un ritorno alla calma lento” 35 IL TESTO AVEVA PER NOME “Pathogenesis of the visceral disordes in the patologic diseases”. 36 MODELLO DI DISFUNZIONE SOMATICA : il trauma produce una disfunzione della capsula articolare e dei tessuti morbidi adiacenti. La reazione sinoviale produce cambiamenti nella mobilità articolare del segmento e alla palpazione, attivando nocicettori che producono una stimolazione simpatica, una inibizione dei muscoli profondi del segmento e la produzione di dolore. (Dr VAN BUSKIR Fisiologo, 1990) 36

I tessuti connettivi molli, semiliquidi, all’intero dei quali avvengono gli

scambi cellulari, reagiscono in forma di protezione locale, facendo affluire

più sangue, i capillari si congestionano, essudano plasma che forma un

edema, la cui pressione blocca l’articolazione.

Se la disfunzione permane, interviene l’infiammazione

37

. L’organismo

tenta di riorganizzarsi a questa nuova situazione e se non vi riesce i tessuti

sottoalimentati perdono la loro flessibilità, l’elasticità e il tono, formando

masse fibrose dure e resistenti che sono ostili alla vita biochimica. Tendenzialmente l’organismo, con il fenomeno di autoprotezione38 locale

comandato dal sistema nervoso centrale cerca di eliminare la disfunzione,

organizzandosi nei confronti della nuova situazione per finire nella

degenerazione dei tessuti.

37

IL PROCESSO EVOLUTIVO DEI TESSUTI DELLA DOTTORESSA BOURNS cioè iperemia,congestione, edema,emorragia, fibrosi. 38 AUTOPROTEZIONE quando l’organismo è messo di fronte una disfunzione osteopatica reagisce e si organizza, con lo scopo di ridurre la disfunzione cercando di arrivare alla omeostasi, queste reazioni tessutali sono definite autocorrettive, scopo di queste reazioni è guarire la disfunzione. 37

La disfunzione osteopatica se è riuscita ad installarsi in modo permanente

non resta isolata a lungo, e sfrutta la legge dell’unità del corpo per

diffondersi in altre sedi, utilizzando come mezzi di conduzione : le fasce,

vasi sanguigni e linfatici, e vie nervose di ogni tipo sfociando nella via

della compensazione o adattamenti.

Quindi la disfunzione osteopatica , si può estendere a qualsiasi struttura o segmento corporeo utilizzando le vie dell’unità del corpo 39 , a seconda del

terreno che trova.

I lavori avviati furono proseguiti dal Dr I. Korr. che si occupò delle cause di tale adattamento 40 .

Le prove scientifiche

di questi studi erano mirate a stabilire che la

disfunzione si può estendere a qualsiasi struttura o segmento corporeo , e

che le soglie di eccitabilità erano basse nelle aree del disturbo metamerico.

39

PER UNITA’ DEL CORPO nel concetto osteopatico nell’organismo umano si intendono meccanismi e strutture che compongono il movimento e che hanno tra di loro un rapporto proporzionale è diretto. Il vettore di trasmissione delle forze che li animano l’uno rispetto all’altro, è un vettore meccanico. Nell’organismo umano questi vettori sono materializzati dalle leve ossee, dalle articolazioni, dalle membrane interossee dai vasi sanguigni e nervi, dalla fascie dai muscoli e tendini, dai legamenti ecc.

38

Si progettò, una ricerca che misurava la risposta elettromiografica di

quattro segmenti midollari contemporaneamente, attraverso la stimolazione

dei processi spinosi.

I segmenti prescelti furono T4, T6, T8, T10 in modo che ciascuna

registrazione fornisse 16 archi riflessi .

Poi si anestetizzarono i tessuti dei processi spinosi della zona in

disfunzione, es. T8, e non si fu più in grado di produrre attività in quel

segmento applicando una pressione.

Mentre effettuando pressioni su di un segmento normale si notò, es. T9,

che il segmento in disfunzione T8 che era stato anestetizzato, e che non

dava più segni di attività, continuava a dare attività quanto prima.

40

ADATTAMENTO. Il nostro organismo compie a nostra insaputa un enorme lavoro di autoguarigione, affinché tante piccole disfunzioni non ci rendano la vita impossibile. Questi importanti meccanismi non sono obbligatoriamente avvertiti come dolorosi, ma sono generalmente asintomatici. 39

Naturalmente accadeva qualcosa all’interno che continuava a disturbare

quel segmento, e fu utilizzato per la prima volta il termine segmento in stato di facilitazione 41 .

41

J.S. DENSLOW - I.M. KORR, “ Quantitative studies of chronic facilitation in human motoneuron pools” J. PHJSIOL 105: 229-238, 1947. O Faclitazione Segmentale Cronica. Un segmento di midollo diventa

40

2.3 IL SEGMENTO MIDOLLARE FACILITATO

Il quesito che si posero le ricerche era capire cosa accadesse negli stimoli

normali.

Al fine di analizzare il problema si utilizzarono diversi tipi di reazioni

naturali, come l’apprensione e la tensione iniziale dei soggetti analizzati, le

reazioni di allarme ad un forte rumore improvviso o ad uno stimolo

doloroso, e la tensione evocata da domande imbarazzanti o da false cattive

notizie.

In ciascun caso le tensioni si manifestavano in quei segmenti che avevano

mostrato una soglia bassa, mentre i muscoli corrispondenti erano gli ultimi

a detendersi una volta sopravvenuto il rilasciamento della tensione. Si valutarono anche l’accumulo di Biossido di Carbonio 42 per mezzo di

un respiratore e si constatò che quando il respiro si mostrava più profondo,

facilitato, ossia suscettibile di reagire più rapidamente ad impulsi nervosi anche se di debole intensità. 42 BIOSSIDO DI CARBONIO, gas incolore e inodore veleno tipico dei globuli rossi, provoca asfissia. 41

tanto da convogliare i muscoli respiratori accessori, i primi livelli ad essere

reclutati erano quelli della soglia bassa.

Queste scoperte definirono il tipo di fenomeno, e lo si descrisse come uno

stato di facilitazione segmentale cronica riferita alle cellule delle corna

anteriori che innervano la muscolatura vertebrale.

Era dunque presente sempre un risposta a livello del segmento midollare

facilitato. Questo fenomeno fu paragonato ad una lente neurologica 43 , la quale

focalizza l’irritazione sul segmento in lesione e ne amplifica le risposte.

E sono questi segmenti che subiscono, giorno dopo giorno, i colpi degli

impulsi provenienti da qualsiasi fonte, compresi i centri superiori del

sistema nervoso.

La fase successiva della ricerca era stabilire se l’attività simpatica riflessa

era anch’essa facilitata nei segmenti in lesione.

43

IRVIN. M .KORR “The Basis of Ostheopathic Lesion.” JAOA 47: 191-198, 1947 42

Si rivolse l’attenzione alla cute dei soggetti in studio poiché erano state

già stabilite cartografie dermatografiche in modo da identificare

rapidamente i rapporti di tipo segmentale.

Pertanto si prese in considerazione come sistema di misura della resistenza

elettrica la cute , il numero di ghiandole sudoripare in secrezione in un dato

momento e in una area determinata.

L’obiettivo era trovare aree situazionali parallele a quelle riscontrate nei

muscoli striati, dato che le ghiandole sudoripare in situazione di fresco e

riposo restano inattive.

Attraverso un elettrodo montato su di un pantografo che percorre avanti e

dietro un soggetto si raccolgono le variazioni di flusso di corrente attraverso

la cute.

Alla fine questi tracciati, ricavano una registrazione grafica dello stato di

attività simpatica delle ghiandole sudoripare e dal flusso sanguigno cutaneo,

in una determinata area in un preciso momento. 43

Dimostrando che la configurazione nelle aree a bassa resistenza elettrica

cioè le aree di attività simpatica, corrispondono all’effettiva distribuzione

del nervo del segmento in disfunzione del midollo.

Un altro metodo sperimentato fu utilizzare uno strumento simile alla

diagnosi manuale dell’osteopata, cioè due dita che percorrono in modo

costante e ripetuto la colonna vertebrale verso il basso fino al comparire di

una striscia rossa su ciascun lato, la quale indica la formazione di eritema.

Le aree in cui l’arrossamento diminuisce fino a scomparire rapidamente

indicano una vasocostrizione dovuta all’iper attività del simpatico.

Lo strumento messo a punto fu un quantificatore di pressione con velocità

costante che fu in grado di rilevare le aree di intensa vasocostrizione .

Dopo aver stabilito la natura dell’iperriflessia e tracciato i modelli in

rapporto ai segmenti spinali coinvolti, si presero in considerazione i modi

per indurre perturbazioni muscoloscheletriche.

44

Uno dei modi era far indossare un rialzo di 2cm facendo camminare il

soggetto per due giorni e poi riesaminarlo, l’obiettivo delle perturbazioni

era osservare le variazioni del sistema simpatico sulla circolazione e le

ghiandole sudoripare.

Negli anni si notarono le correlazioni tra disturbi viscerali e le

perturbazioni dell’attività simpatica, con corrispondenze evidenti in modo

particolare nei disturbi

spiccati di dolorabilità come calcoli renali,

pancreatite, ulcera peptica, dismenorrea, e disturbi colici.

In pratica si notò, che la presenza di segmenti del midollo spinale che

mantengono uno stato di facilitazione e di iper eccitabilità, rispondono

prematuramente e in modo esagerato anche a stimoli di poca rilevanza ma

che sono la causa dell’attività simpatica, che sembra essere correlata con i

disturbi della funzione dei visceri.

45

Se si osserva la ghiandola sudoripara allo stesso modo di un viscere o di

un vaso ematico di un viscere, del cervello o di altre parti del corpo, si può

intuire la sua importanza da un punti di vista clinico e terapeutico.

Di fatto significa che vi è un segmento del midollo spinale che si trova in

uno stato di allarme continuo, e che ogni organo o cellula risponde in

maniera specifica per ciò che è preposta dalla natura.

Tale condizione può essere rilevante o meno in base alle circostanze in

cui si trova a vivere la persona, dove ha vissuto, e sulle qualità della sua

vita.

Vedi stato tossinico, stress meccanici o psicologici della disfunzione ecc.

46

CAPITOLO 3 3.1 IL RUOLO DEL SISTEMA NERVOSO SIMPATICO NEL CONCETTO OSTEOPATICO DI MALATTIA

Nel trattare dell’ambito articolare, viscerale, fasciale, emozionale o cranio

sacrale, benché questa scissione teorica non corrisponda alla realtà, bisogna

valutare il sistema nervoso autonomo simpatico sotto un punto di vista

diverso dal classico.

Bisognerebbe sfatare l’impressione generale che la vita è essenzialmente

una ricerca di continuo equilibrio tra il sistema simpatico e parasimpatico.

Ciascuno dei due opera nella propria zona e non agiscono allo stesso

modo, a beneficio però dell’omeostasi generale dell’organismo .

Dall’inizio della storia della medicina, le ricerche hanno prestato

attenzione particolare ai visceri, e al nostro ambiente interno.

La medicina tradizionale si è da sempre concentrata sulla fisiopatologia

viscerale, sui metodi diagnostici e terapeutici, e tutto ciò va considerato

47

importante ma non sovrastimato, altrimenti si corre il rischio di pensare che

la vita dipenda solo dall’attività dei visceri.

Questa grossa corrente di pensiero non ha

dato al sistema muscolo

scheletrico, e al suo comando simpatico, l’importanza che la prospettiva

osteopatica di questo lavoro considera un elemento di base.

Nel concetto osteopatico se si considerano le attività della vita

quotidiana, come scrivere, il parlare ,il camminare , il lavorare ecc, in

modo oggettivo, ci si accorge che il corpo è in movimento e che in ogni atto

della vita intervengono i muscoli e le articolazioni del corpo.

Come la macchina ha bisogno di benzina per camminare, così il sistema

muscolo scheletrico per essere operativo deve essere fornito di energia

motrice, e deve includere il ruolo del sistema nervoso.

Il sistema nervoso simpatico rappresenta l’unico comando autonomo del

sistema muscolo scheletrico.

48

E’ il sistema vasomotorio del corpo, e quindi il suo ruolo è essenziale nel

concetto osteopatico.

Il sistema viscerale, influenzato soprattutto dal nervo vago parasimpatico,

rappresenta il meccanismo di sostegno, responsabile dell’equilibrio interno

e dell’omeostasi che si adegua sempre alle esigenze muscolo scheletriche.

La funzione viscerale, organizza le migliori situazioni possibili per

servire il meccanismo muscolo scheletrico, fornisce e consegna, non appena

sono consumate le materie prime di cui fa parte, l’ossigeno che serve per

dare combustibile per il rinnovo cellulare.

Inoltre essa elimina i prodotti del metabolismo appena si accumulano,

dissipa il calore prodotto, controllano le proprietà chimiche dell’ambiente

interno nel quale vivono le cellule, assume un ruolo di protezione alle

aggressioni esterne.

La salute esige che le funzioni viscerali siano regolarmente e

armoniosamente adeguate alle attività muscolo scheletriche, e viceversa, 49

risulta allora evidente che la malattia è caratterizzata da una risposta

viscerale o ancor un servizio che non è più proporzionale ai bisogni, alle

esigenze, e alla domanda del sistema muscolo scheletrico.

In queste condizioni, le funzioni del meccanismo muscolo scheletrico sono

colpite, e quando questa alterazione raggiunge una soglia limite l’individuo

deve rallentarsi per ridurre il dispendio, e questa è un situazione favorevole

di terreno per lo sviluppo della malattia.

Il sistema nervoso simpatico agisce incessantemente in risposta ai

comandi provenienti dai centri superiori, i quali per una specifica attività

fisica richiedono l’appropriato adattamento funzionale dei visceri in modo

da rendere possibile tale attività.

Il sistema simpatico risponde continuamente anche ad afferenze

sensoriali provenienti da varie porzioni corporee attraverso le radici dorsali

del midollo spinale.

50

Inoltre è sensibile alle sia pur minime variazioni delle componenti

chimiche del sangue.

In sintesi la sua funzione dipende dall’entità delle informazioni che

provengono dai centri maggiori, dalle afferenze che passano nel midollo

spinale e dai cambiamenti chimici che si verificano nel flusso ematico.

Questi concetti generali sono chiari, e lo scopo di questo lavoro è

considerarli da un punto di vista più ampio.

I concetti concernenti il punto di vista osteopatico del sistema nervoso

autonomo e in particolar modo della porzione simpatica, sono la capacità

del sistema nervoso simpatico nell’armonizzare la funzione viscerale in

ogni istante, adattare la circolazione, il metabolismo ed altre funzioni alle

esigenze corporee e della mente, ed a ciò che il corpo impone in un preciso

momento.

L’interpretazione riflette la capacità del sistema nervoso simpatico sulla

fisiologia delle cellule. 51

In precedenza si è sfatato il mito della convinzione generale che la vita

consista essenzialmente in un tiro alla fune dei sistemi simpatico e

parasimpatico, e che invece sono due sistemi totalmente differenti, con aree

e modi di azioni differenti, ma che entrambi confluiscono nell’omeostasi

dell’individuo.

Per chiarire, il sistema nervoso parasimpatico è stato denominato dal fisiologo Hess 44 Trofotropico 45 . Il sistema Nervoso simpatico viene definito Ergotropico 46 .

Esso infatti è coinvolto nell’esecuzione del lavoro del corpo, inteso come

unità, nella rapida utilizzazione di energia dei muscoli e nello scambio di

energia tra il corpo e l’ambiente.

Il sistema simpatico è inoltre coinvolto nelle nostre funzioni mentali ed emotive 47 , riguardo tale attività nella nostra risposta alle forze ambientali.

44

HESS W.R. FISIOLOGO AMERICANO. “Diecephalon-Automatic and Extrapyramidal Functions. New York e Stratton”, 1954. 45 TROFOTROPICO. Che si orienta verso il nutrimento delle cellule o dei tessuti. 46 ERGOTROPICO. Che si orienta verso il lavoro delle cellule o tessuti. 52

Nell’organizzazione funzionale del sistema autonomo,

esaminandolo

schematicamente, se si osserva la sezione di un singolo elemento del

midollo spinale, si possono notare le fibre afferenti della radice dorsale, le

quali trasmettono informazioni provenienti dalla pelle, dalle articolazioni,

dai muscoli, dai propriocettori, ed altre porzioni dei visceri stessi, e le

cellule del corno ventrale che fornisce l’innervazione ai muscoli scheletrici.

47

FUNZIONI MENTALI ED EMOTIVE, la risposta al rilassamento è caratterizzata da una diminuzione dell’attività del sistema simpatico, una diminuzione che può derivare dal condizionamento e dall’allenamento, si ritiene che la risposta al rilassamento modifichi la via attraverso al quale gli stimoli stressanti interessano il sistema nervoso simpatico. Studi clinici dimostrano che la risposta di rilassamento possono alleviare i disturbi del ritmo cardiaco, ridurre il dolore, e diminuire la

53

La disposizione schematica delle origini del sistema nervoso autonomo, può essere paragonata a quella di un termometro clinico Figura A 48 :

il bulbo rappresenta il tronco cerebrale e il tubo graduato in segmenti,

raffigura il midollo spinale, e i numeri romani corrispondono ai nuclei

parasimpatici cranici.

I numeri arabi rappresentano l’origine toraco lombare del sistema

simpatico, e l’origine sacrale del sistema parasimpatico. Figura B 49 , catena gangliari simpatiche paravertebrali ,

le fibre pre-

gangliari lasciano il midollo spinale, da T1 a L2, tramite le radici ventrali e

il ramo comunicante bianco.

I gruppi di gangli circondati da un anello ovale indicano le fusioni che

spesso si riscontano.

pressione in soggetti ipertesi. Es. di induzione al rilassamento è la pratica di varie religioni orientali come il Buddismo e lo Zen. ( Cap 10 , pag 368, Il Sistema Nervoso Autonomo, FISIOLOGIA GENERALE UMANA, 2004) . 48 Pag 57 ( 1° gruppo) 49 Pag 57 ( 1° gruppo) 54

Figura C 50 , questo schema illustra le strutture viscerali divise in quattro

gruppi: cefalico e cervicale, toracico, lombare, pelvico e genitale. Soltanto

l’innervazione parasimpatica viene rappresentata su questo schema.

Le linee continue in questo schema illustrano gli assoni pregangliari, e le

linee tratteggiate raffigurano gli assoni postgangliari.

Il principale interesse risiede nella cellula della colonna laterale come raffigurato nel Figura D 51 , che mostra le efferenze globali simpatiche dalla

prima vertebra toracica al segmento lombare, e le relazioni strutturali tra

questa organizzazione e quella del parasimpatico.

La prima impressione è che i visceri prevalgono.

Nello schema è possibile osservare due lunghe colonne che rappresentano

l’intera origine spinale e del sistema nervoso simpatico e, per il

parasimpatico, un gruppo di nuclei separati nel tronco cerebrale e nelle

sezioni sacrali del midollo spinale.

50

Pag 57 ( 1° gruppo)

55

L’interesse di questo lavoro è rivolto alla doppia innervazione di tali

organi, cioè quella tradizionalmente enfatizzata, perché è presentata

esclusivamente l’innervazione viscerale, e non l’innervazione

delle

struttura somatica.

Quindi se nella rappresentazione vengono incluse anche le strutture

somatiche del corpo, Figura

F 52 , risulta chiara l’innervazione nervosa

simpatica di tali strutture.

51 52

Pag. 57 ( 2° gruppo) Pag. 57 ( 3° gruppo ) 56

Non vi è innervazione parasimpatica verso la struttura muscolo scheletrica .

In tale meccanismo il sistema di controllo autonomo è completamente a

carico del sistema nervoso simpatico.

57

Ancora più in dettaglio si può notare che dalle origini centrali, dove i corpi

cellulari ossia i neuroni pregangliari ricevono influssi da ogni parte del

corpo, il sistema parasimpatico dirige i suoi neuroni pregangliari verso i

visceri.

Al contrario, si osserva come il sistema nervoso simpatico abbia la

predominanza dei suoi punti di origine in una catena di gangli posta vicino

alla colonna vertebrale, che si estende dalla regione sub occipitale verso

l’estremità caudale della colonna vertebrale.

La rilevanza è che i neuroni post gangliari sono molto lunghi, inoltre

nella cavità addominale vi sono dei plessi composti da neuroni post

gangliari corti che si dirigono verso gli organi.

Altra rilevanza è la distribuzione delle fibre post gangliari simpatica

lungo tutto il corpo.

Riguardo alla visione diversa e più ampia del sistema nervoso simpatico

tre sono i punti rilevanti: 58

1) Non vi è un singolo tessuto del corpo che non riceva una innervazione

simpatica che abbia una sua origine primaria nel midollo spinale

ed

un’origine secondaria nei gangli, la maggior parte dei quali sono allineati

nelle catene paravertebrali.

2)

L’influenza del parasimpatico è interamente riservata agli organi

viscerali, in armonia con la funzione endolinfatica e trofotropica di tale

sistema.

3) IL sistema simpatico è il sistema vasomotore del corpo umano, questo

terzo punto forse indica la distinzione più importante del simpatico e del

parasimpatico.

Il sistema simpatico innerva i vasi sanguigni del corpo, i vasi di

resistenza e quelli di capacitanza e dunque ha molta influenza sul flusso e

sul volume ematico circolante.

All’interno del cuore, esso influenza profondamente sia il ritmo che la

forza di contrazione. 59

Il sistema parasimpatico, per mezzo del vago, esercita un forte controllo

sul ritmo del cuore, mentre regola di minor misura i componenti vascolari

del sistema cardiovascolari, ad eccezione naturalmente dell’area pelvica.

In questo modo il sistema simpatico inducendo selettivamente l’attività

vasomotoria in varie parti del corpo ed influenzando il ritmo e la forza del

cuore, è in grado di alterare non solo la qualità del flusso ematico, ma anche

la distribuzione del sangue da una parte all’altra del corpo.

In altri termini il sistema simpatico influenza e controlla le funzioni vitali

del corpo, la sua capacità di funzione e sopravvivenza, enfatizzando in

modo particolare uno dei concetti primari del Dr. Still “il ruolo dell’arteria è

supremo”.

Alla luce di tale attività e degli scambi associati di energia, si noterà, come indicato nella Figura F 53 che il sistema simpatico occupa realmente

una posizione strategica tra i visceri e i tessuti somatici, sintonizzando la

53

Pag 57 ( 3° gruppo) 60

funzione del corpo in rapporto all’ambiente come evidenziato dai maggiori

consumatori di energia, i muscoli scheletrici ,che compiono attività

momento in momento.

Questo è il fondamento in questa ottica, che vede il sistema simpatico

elemento di influenza cruciale della pratica osteopatica.

Se il simpatico risulta sensibile all’ambiente, alle richieste del corpo, ed

al modo in cui l’individuo vive ed interpreta tali richieste, è chiaro che sarà

sensibile agi impulsi inviati dai centri superiori, che organizzeranno gli

schemi motori di adattamento patologici, che saranno di interesse della

diagnosi e pratica osteopatica.

Se tutto questo si rileva interessante in condizioni normali, sarà

essenziale in condizioni di alterazione patologica.

Tutto ciò ripeto non vuole sminuire le funzioni e l’importanza del sistema

parasimpatico per la salute, ma vuole come obiettivo del lavoro porre il

sistema simpatico nella giusta prospettiva come primo mediatore e 61

modulatore dell’attività viscerale, e delle sue risposte agli influssi periferici

ed esterni.

Numerosi sono stati gli studi sul modo di azione del sistema simpatico e

parasimpatico, il concetto classico sembra che si soffermi sulla funzione

autonoma che comprenda due branche uguali ed opposte che hanno il

compito di regolare l’attività dei visceri e l’attività secretoria, l’una

attraversala stimolazione e l’altra attraverso l’inibizione.

Così che tutto ciò che si richiede per una buona salute è il mantenimento

dell’equilibrio dei due sistemi.

In anni recenti il termine dei due sistemi responsabili del sistema

autonomo, sembra che sia stato modificato in sistemi integrati invece che

antagonisti.

Studi rivolti a branche specialistiche differenti, sembra che abbiano dato

una considerazione più ampia al sistema nervoso simpatico.

62

Tra le prime osservazioni non conformiste ricordo quella di

Orbeli 54 , gli

studi di Hutter e Loewenstein 55 in riferimento alla Facilitazione della Trasmissione del Simpatico, gli studi di Dell e Bonvallet 56 , gli studi sui Meccanismi Cerebrali 57 influenzati dal Sistema Simpatico, gli studi sull’Inibizione della Riparazione Tessutale 58 , gli studi sulle Risposte Immuno Endocrine 59 , gli studi sulle Influenze su altre Risposte dei Tessuti 60 . Alla facoltà di Medicina di New York, Gutstein 61 è riuscito a riprodurre

varie tipologie di lesioni aterosclerotiche e arteriosclerotiche attraverso una

54

FISIOLOGO RUSSO “ Dimostrò che dopo la stimolazione del nervo sciatico al punto di fatica del muscolo e la conseguente contrazione, l’introduzione della stimolazione simpatica riconduceva il muscolo alla sua condizione originaria”. 55 HUTTER, O.R. and W. LOEWENSTEIN “ Nature of neuromuscular facilitation by sympathetic stimulation in the frog” . Am J. Physiol. 130: 559-571, 1955 56 DELL, P. M. BONVALLET and A. HUGELIN. “ Tonus sympathique , adrenalina et controre reticulaire de la motricitè spinale”. Electroecph. And Clin. Neurophysiol. 6 : 599-618, 1954 57 ALEKSANYAN, A. N. “ The effect of sympathetic nerves on the electrical activity of the brain” . Procceding of the Academy of Sciences USSR 125 : 236, 1959. 58 BAKER, GEORGE S. and CORNELIUS M. GOTTLIEB. “ The prevention of corneal ulceration in the denervated eye by cervical sympathectomy: an experimental study in cats” Proc. Staff Meeting Mayo Clinic 34: 474-478, 1959. 59 WURTMAN, RICHARD J. JULIUS AXELROD and JOSEF E. FISCHER. “Melatonin synthesis in the pineal gland: Efffect of the light mediatel by the sympathetic nervous system” Science 143: 13281329, 1964. 60 GULLICKSON, GLEN JR. W. C. KUBICEK and F. J. KOTTKE. “Effects of stimulation of lumbar sympatethic nerves on longidudinal bone growth in dogs” Fed, Proc. 10: 56, 1951. 61 GUSTEIN, WILLIAM H. JEAN N. LATAILLADE and LEON LEWIS. “Role of vasoconstriction in experimental arterisclerosis”. Circulation Reserch 10: 925-932, 1962. 63

stimolazione continua del nervo splancnico, comprese quelle che vengono

riscontrate nell’uomo.

Studi presentati all’università di Medicina del Michigan nel 1977 hanno dimostrato gli effetti clinici della simpaticotonia 62 : • sintomatologia e fisiopatologia ; • effetti della stimolazione sperimentale cronica; • effetti della diminuzione e della soppressione dell’attività simpatica; • modifiche morfologiche dei gangli e altri componenti simpatici.

Questi studi sono stati condotti nell’ambito del quadro delle ricerche sui

meccanismi neurobiologici della terapia manipolativa.

La comparsa dell’edema polmonare neurogeno, consecutivo ad un

importante trauma cranico, a delle lesioni cerebrali, all’ossigeno iperbarico,

fa intervenire la distribuzione simpatica destinata ai polmoni.

62

SIMPATICOTONIA . Classicamente la simpaticotonia viene caratterizzata da una sensibilità particolare del sistema nervoso simpatico, riconoscibile clinicamente dalla tachicardia, dimagrimento, dall’irritabilità del carattere, dalla secchezza delle pelle, dalla midriasi, e dal restringimento della fessura palpebrale. 64

La congestione vascolare, l’atelettasia 63 , l’emorraggia

intraalveolare e l’edema possono essere provocati sperimentalmente,

tramite la stimolazione dei gangli stellati.

La gangliotomia o il blocco adrenergico, praticati prima del trauma

sperimentale, impediscono la comparsa dell’edema polmonare neurogeno.

Un’influenza simpatica è dimostrata anche nell’ulcera gastrica e nella

pancreartite, una stimolazione simpatica trasforma una pancreatine lieve,

provocata dalla bile in una forma emorragica e necrotizzante, al contrario, il

blocco della distribuzione simpatica la migliora

Se si vuole considerare ancora una volta l’importanza della struttura

concettuale , ricordo che Gutstein era interessato all’arteriosclerosi e quindi

ha indirizzato le sue tecniche all’aorta, ma ci sono stati anche altri studiosi

che hanno stimolato in maniera cronica il nervo splancnico, altri sono

interessati all’ipertensione ed hanno indirizzato i propri studi ai reni, altri

63

ATELETTASSIA . Riduzione di tutto o una parte del polmone per mancanza di area negli alveoli. 65

ancora hanno lavorato sul duodeno ed hanno preso in considerazione solo il

tratto gastrointestinale superiore.

Ciascuno di tali studi, su di un organo o funzione è di estrema rilevanza,

tuttavia se la divulgazione della stessa sono specializzate e ripartite a

seconda dell’ organo e funzione coinvolti, lo sforzo per la ricerca, come in

questo lavoro si raddoppia, ma quello che è più importante, i comuni

denominatori, vengono tralasciati.

Così il Gastroenterologo che legge principalmente la letteratura di

pertinenza non può essere consapevole, o meglio dire interessato, circa le

osservazioni di una intensa e sostenuta stimolazione simpatica sugli occhi,

sul cuore, o sui polmoni, osservazioni che vengono fatte su riviste

specializzate, e che hanno effetti simili a quelle che egli osserva nel

duodeno, oppure sulle osservazione della diagnosi clinica effettuata sul

sistema neuromuscoloscheletrico in relazione al sistema autonomo e in

questo lavoro il simpatico dall’osteopata, in relazione ai disturbi clinici. 66

Tutte queste influenze sono ascrivibili ai neuroni post gangliari del

sistema nervoso simpatico, dove risiede dunque la diversità?

Sembra chiaro che la risposta sia nei tessuti stessi, dove l’influenza

simpatica sia diretta.

Il concetto basilare è quindi che l’innervazione simpatica influenza in

maniera profonda la natura della cellula e a ciò che essa stia effettuando in

quel determinato momento.

Il fattore comune riguarda tutti i tessuti, una cellula miocardica avrà una

risposta come una cellula del cuore, una ghiandola sudoripara risponde

come una ghiandola sudoripara ecc, l’influenza simpatica è sempre la

stessa, e la risposta fisiologica della cellula sarà in base alla sua natura.

Gran parte degli studi riportati in molti stati di malattia hanno dimostrato

che la componente simpatica è riscontrata in aumento ed esagerazione.

Molte malattie viscerali sono dimostrabili da alterazioni neuropatologiche

nel sistema nervoso simpatico e spesso si ottengono ottimi risultati con la 67

soppressione degli impulsi simpatici la Gangliotomia 64 , e questo tipo di

approccio non costituisce una generica inibizione ma una influenza mirata

verso un particolare organo, attraverso una particolare branca dell’efferenza

simpatica.

64

GANGLIOTOMIA. Intervento di asportazione chirurgica specifica dei gangli simpatici che ha la proprietà

68

3.2 QUADRO CLINICO DI MALATTIA NEL CONCETTO OSTEOPATICO

Tutti questi studi clinici sperimentali permettono di capire i meccanismi

della comparsa della disfunzione osteopatica, come si può diffondere

nell’organismo, e quali vie utilizza per stabilirsi e trasformarsi in terreno

fertile per la malattia .

E’ chiaro che i meccanismi di comparsa della disfunzione osteopatica

variano dalla tipologia del paziente in esame, in relazione al suo vissuto, al

suo ambiente di vita, e all’età, vi sarà sempre una disfunzione osteopatica

con eziologia soggettiva, e vi sarà sempre una diagnosi, una prognosi, e un

cura manipolativa osteopatica

soggettiva, che si occuperà in modo

particolare di ristabilire l’omeostasi generale del paziente.

di eliminare la conduzione dell’impulso nervoso simpatico. 69

QUADRO CLINICO

Nome

X Cognome Y

Età 55 Attività Lavorativa Falegname Altezza

165 Peso 80 Stato Civile Coniugato Fumatore

MOTIVO

CONSULTO

: Dolore Cervico Brachiale SX da mesi tre con segni

blandi di parestesia al 4 e 5 dito, difficoltà digestive.

Cure effettuate per la patologia: cura farmacologica, Fisioterapia cervico

dorsale.

_____________________________________________________

ANAMNESI PATOLOGICA MEDICA : lieve ipertensione trattata con farmaco da anni 3, esiti di trauma cranico 7

anni fa, colpo di frusta 5 anni fa trattata con collare, artrosi lombare e

cervicale da 3 anni trattata con farmaci e fisioterapia distrettuale,

meniscopatia mediale ginocchio DX trattata con farmaco da 4 anni, diabete

70

alimentare,

faringite ricorrente, gastrite , stipsi da 4 anni trattata con

farmaci .

_____________________________________________________

INTERVENTI CHIRURGICI: appendicite a 16 anni , fistole sacro coccigea a 35 anni.

_____________________________________________________ ESAMI STRUMENTALI: biologici nella norma.

RX cervicale in A.P. e L.L. Diagnosi : artrosi intersomatica diffusa e

verticalizzazione del rachide.

RM cervicale Diagnosi : protusioni disco artrosiche C6 C7/ C7 D1, con

ernia paramediana SX di C7 D1 che impronta il sacco durale e la radice

omolaterale.

ECG Diagnosi : lieve aritmia atrio ventricolare sx.

71

RX

Torace

:

lieve

ipertrofia

ventricolare

SX

.

Gastroscopia : ipersecrezione della mucosa gastrica

_____________________________________________________ VISITA OSTEOPATICA Anamnesi patologica : esiti di trauma cranico 7 anni fa senza conseguenze,

colpo di frusta trattata con collare rigido 5 anni fa, miosi occhio SX, lieve

iperemia emifaccia SX, faringite ricorrente, gastrite ricorrente, esiti di

contrattura bilaterale ai trapezi, ipertensione arteriosa esiti di distorsione

ginocchio DX con blocco funzionale per una settimane 3 anni fa, stress

emotivo e psicologico 1 mese fa, astenia generalizzata.

Test Diagnostici Osteopatici Schema posturale anteriore, disfunzione osteopatica in add/rot interna del ginocchio DX, sacro SX/SX 65 , iliaco posteriore DX, L2 L3 in FRS SX , D5

D6 D7 in FRS SX, C7 D1 ERS SX, clavicola SX posteriore, C4 C5 C6

ERS SX, OM SX e DX in blocco, ritmo cranio sacrale rallentato 6/min.

72

Da questo quadro clinico i principali obiettivi che si propone il concetto

osteopatico sono :

1)

differenziare attraverso diagnosi di esclusione dei segni e sintomi di

un tumore all’apice polmonare SX 66 ,

espressione primaria silente al

momento del consulto sui canali del dolore di tipo tumorale, ma che può

dare una compromissione clinica del simpatico cervicale, in particolare il ganglio stellato, con la sindrome di Claude-Bernard-Horner 67 , o un Amartoma Polmonare 68 , sintomi clinici che vengono frequentemente

attribuiti a patologie artrosiche e radicolari, e che vengono trattati come tali,

con ripercussioni sulle possibilità di trattamento di questo particolare

tumore. Verificare l’eccessiva stimolazione del ganglio stellato da parte dei

65

SACRO SX/SX , è una disfunzione osteopatica del sacro, si denomina da test clinico di mobilità che mostra che il sacro si inclina a dx, e la sua base dx guarda il lato sx, su un asse obliquo sx. 66 PANCOAST , carcinoma che prende origine da residui della 5 tasca bronchiale può essere responsabile di una sintomatologia caratteristica : nevralgia del plesso brachiale con segni di atrofia muscolare. compromissione del Simpatico Cervicale . 67 SINDROME DI CLAUDE-BERNARD-HORNER. Si caratterizza per la presenza di Enoftalmo, Restringimento della Rima Palpebrale, Miosi, Iperemia dell’Emifaccia, con Anidrosi o Iperidrosi. 68 AMARTOMA POLMONARE . Malformazione di natura non neoplastica secondaria a sviluppo atipico del tessuto embrionale locale. 73

processi articolari C6 C7 D1 e k1, in relazione alla miosi , e alla iperemia

facciale SX.

2)

Analizzare

il potenziale vitale dell’individuo attraverso la

somma patologica disfunzionale accumulata.

Arbitrariamente per spiegare questo concetto, fissiamo la resistenza del

paziente a 1000 unità, considerando che il paziente potrà essere aggredito

dalla patologia quando avrà utilizzato tutto il suo potenziale.

74

SOMMA PATOLOGICA DISFUNZIONALE : _______________________________________________________________________

Disfunzione Osteopatica C4 C5 C6 ERS SX ( Colpo di frusta)

100 U.

Disfunzione Osteopatica Adduzione Rotazione interna ( dist. ginocchio )

150 U.

Disfunzione Osteopatica D3 D4 D5 Leg. Vert. pericardici ( Stress Emozionale) 200.U

Disfunzione Osteopatica D4 D5 D6 FRS SX ( Rifl. Viscero Somatico da Gastrite)200 U.

Disfunzione Osteopatica OM DX E SX in blocco funzionale ( Trauma Cranico)

100 U.

Disfunzione Osteopatica SX/SX Sacrale ( Esiti di chirurgia sacrale)

100 U.

Disfunzione Osteopatica C7 D1 ( Discoartrosi con Ernia discale)

150 U.

DISFUNZIONE OSTEOPATICA TOTALE

1000 UNITA’

Questo paziente all’età di anni 55 presenta la su indicata somma patologica

disfunzionale, e al momento della cervicobrachialgia il paziente ha già

utilizzato tutta la sua capacità di resistenza.

75

In effetti, il paziente soffre a causa della sua disfunzione osteopatica

totale, dove, la cervicobrachialgia da Ernia Cervicale rappresenta l’evento

massimo della sofferenza in questo momento, e il corpo non riesce ad

autoregolarsi.

La terapia , nel concetto osteopatico mira ad eliminare la somma

patologica preesistente, eliminando come primo obiettivo le disfunzioni

primarie, e poi le secondarie se ancora presenti, con il fine di sopprimere la

sequenza disfunzionale neurologica ad origine midollare e non, eliminare

gli adattamenti, e ristabilire l’emodinamica e l’omeostasi .

In questo caso l’omeostasi dei tessuti muscolo scheletrici, nervosi

periferici, autonomo parasimpatici e simpatici, vascolari, linfatici, e

funzionali gastrici.

La clinica osteopatica quindi utilizza le vie dell’unità del corpo, seguendo

segni e sintomi soggettivi e obiettivi, partendo dall’innervazione, la

vascolarizzazione, i linfatici, il tessuto muscolo scheletrico, e gli schemi 76

adattativi del paziente, mirando al trattamento delle sequenze disfunzionali

osteopatiche accumulate, e ai fenomeni accumulati connessi.

77

CAPITOLO 4 4.1 CONCLUSIONI

Questo lavoro ha evidenziato la teoria del Dott. Irvin Korr sul segmento

midollare facilitato ed il ruolo del sistema nervoso simpatico, allargando il

campo della disfunzione osteopatica .

Sulla base di queste teorie scientifiche, il Concetto Osteopatico di Malattia

in questo lavoro considera di particolare importanza l’interazione dinamica

tra anatomia, biochimica e fisiologia, nello sviluppo della malattia.

La malattia quindi nel concetto osteopatico può essere riassunta come;

il risultato d’ interazione di anomalie anatomiche e biochimiche , a cui fa

seguito una fisiologia disarmonica o alterata.

Con la diagnosi e il trattamento manipolativo osteopatico, si è in grado di

modificare tale interazione anomala con lo scopo di: • modificare le funzioni viscerali e somatiche;

78

• normalizzare il controllo neurologico; • migliorare la circolazione arteriosa; • migliorare il drenaggio nervoso e linfatico;

il tutto rivolto sia a scopo preventivo, sia con quadro clinico compromesso.

Quindi è da considerare : • che la Disfunzione Osteopatica crea un disturbo funzionale di una

articolazione, un organo, una ghiandola, un tessuto, e più in generale

un disturbo che può alterare l’omeostasi; • che la Disfunzione Osteopatica si accompagna da un certo numero di

fenomeni specifici, che ci permette di capire a partire da una

determinata disfunzione, i sintomi generati, e da questi sintomi

supporre la diagnosi e la terapia Osteopatica; • che ad una restrizione di mobilità cranio sacrale, fasciale vertebrale o

viscerale,

corrisponde a distanza nel segmento corrispondente,

tramite il sistema nervoso autonomo simpatico e inversamente; 79

• che la disfunzione Osteopatica provoca iper attività ortosimpatica o la

limita, dando riflessi somato simpatici patologici, provocando

ripercussioni circolatorie, metaboliche, nervose e viscerali, dando

terreno fertile alla malattia sulle cellule degli organi e le loro

funzioni.

E’ chiaro che tutto ciò non deve essere considerato assoluto, perchè

ancora grosse ricerche devono essere condotte nel campo dell’elettro

fisiologia, nella influenza psicosomatica, e l’influenza del sistema nervoso

centrale,

che porteranno maggiori informazioni sui riflessi somato

simpatici, sulla diagnosi Osteopatica, e che potranno dare una migliore e

diversa comprensione dei vari processi eziologici di malattia nel campo

della medicina funzionale.

Ma tutto ciò, allo scopo di evidenziare in tale ottica il grosso ruolo che

occupa

il sistema nervoso simpatico nelle implicazioni

cliniche di

malattia nel Concetto Osteopatico, in relazione alle sue funzioni di: 80

• mediatore e modulatore tra il sistema viscerale e il sistema

somatico; • al ruolo che occupa nelle risposte dell’ambiente; • al ruolo che occupa nella richiesta funzionale di ogni cellula e

tessuto; • al ruolo che occupa in relazione allo stato chimico del sangue , e

allo stile di vita dell’individuo;

e

in particolare al grosso ruolo che occupa,

come regolatore e

stimolatore dell’omeostasi degli esseri viventi.

Il ruolo del sistema nervoso simpatico in questa ottica di lavoro, può far

riflettere su come siano attuali le intuizioni dei principi del Dr. Still

enunciate più di un secolo fa ;

il ruolo dell’arteria è supremo, la struttura governa la funzione,

l’innervazione influenza la vascolarizzazione.

81

4.2 BIBLIOGRAFIA

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